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domenica 26 agosto 2012

Il grande dilemma

21^ Domenica Tempo Ordinario
(Mc 7, 14) 


XXI domenica tempo ordinario
(Gv 6,63-68)

Quanto era difficile capire il linguaggio di Gesù. “ Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” Ma non solo quello! Lo stesso atteggiamento del Signore spesso si rivelava incomprensibile ai propri discepoli e famigliari. A Nazareth per esempio, non lo accolsero e non credettero in Lui. Quel bravo giovane “tutto casa e sinagoga”, ad un certo punto lascia  casa e sinagoga, parte e va in giro a predicare; chissà che cosa s’è messo in testa… pensano i suoi. E infatti ad un certo punto vanno  a prenderlo per riportarlo a casa, pensando che abbia perso la tramontana ….
L’irruzione di Dio nel quotidiano crea sempre dei problemi. Dover scalfire quella quotidianità dimostrando che Egli è nientemeno che il Figlio di Dio mandato a salvare il mondo, è qualcosa che cozza contro la mentalità dominante: quella ebraica, ma anche quella di duemila anni dopo... Ed è un punto di capitale importanza su cui l’uomo deve pronunciarsi ed esercitare la sua libertà.

  • Vogliamo o non vogliamo?

Il tema della libertà lo troviamo anche nella prima lettura . “ Giosuè disse a tutto il popolo: “ Se vi dispiace di servire il Signore , scegliete oggi chi volete servire”. Scegliete oggi! Cioè decidetevi! Invito ineludibile a prendere posizione: o il Signore, o gli dei degli Amorrei. “Quanto a me e alla mia casa – dice Giosuè - vogliamo servire il Signore”.  Vogliamo! Dobbiamo esercitare questa facoltà volitiva che abbiamo: dobbiamo dire spesso “ voglio” e non “ non ho voglia” come si sente spesso dire dai nostri ragazzi… Questo “vogliamo” di Giosuè ha scatenato anche la buona volontà del suo popolo che disse:” Lungi da noi l’abbandonare il Signore per servire altri dei” . Ma perché prendono questa decisione? Perché “il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese d’Egitto , dalla condizione servile, ha compiuto quei grandi miracoli e ci ha protetti per tutto il viaggio”. Ecco il motivo: il ricordo dei benefici ricevuti dal Signore. E’ molto importante anche per noi “fare memoria”: ricordarci i benefici ricevuti dal Signore. Sono tanti: occorre riportarli alla memoria, quando magari ci sentiamo abbandonati da Lui. Questo stimola anche la gratitudine e ci fa scoprire sempre nuovi benefici ricevuti ogni giorno.

·         Da chi andremo? 

Nel Vangelo questo concetto di libertà torna fuori alla grande e mette i discepoli davanti a un’alternativa: andarsene o restare. “ Forse volete andarvene anche voi?” Gli rispose Simon Pietro : “ Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” . Anche Pietro fa memoria delle parole di vita eterna udite da Gesù. E da Lui solo! Nessun altro dice quelle parole di vita eterna che colmano la  sete d’infinito dell’uomo di tutti i tempi.
Questo dilemma dobbiamo risolverlo anche noi: da chi vogliamo andare? Scegliamo il Signore o altri signori che diventeranno i nostri tiranni? A volte l’ostacolo  è dentro di noi: dobbiamo scegliere la sua volontà, ma siamo attirati da tutt’altro. La vera libertà è quella dello spirito, non quella della carne. La liberta di spirito è fare la volontà di Dio, mentre quella della carne è fare la propria: è seguire l’istintività ; è fare ciò che pare e piace e così uno si illude di essere libero. L’istinto deve obbedire alla ragione non il contrario. E la ragione dev’essere sottomessa alla volontà di Dio, non il contrario!
Il Signore  poi dice anche a noi:  “ Volete andarvene anche voi?” Ecco il momento in cui ricordare tutte le parole di vita eterna udite da Lui e fare memoria di tutte le grazie ricevute, per poter rispondere come Pietro : “ Da chi andremo Signore, tu solo hai parole di vita eterna”.


Wilma Chasseur

domenica 19 agosto 2012

Il Dio delle sorprese

20^ Domenica Tempo Ordinario 
(Gv 6 ,51-58)

La prima lettura ci parla della sapienza che si è costruita la casa su sette colonne. E la seconda lettura ci mette in guardia contro la stoltezza che può farci precipitare sotto settanta colonne…
Questa sapienza è quella che ci fa aprire la porta giusta. E ci insegna il modo per aprirla. “Ecco sto alla porta e busso” dice il Signore. Ma quale porta?

• Da quale porta entra il Signore?

Mi ha colpito una riflessione di Paul Claudel diplomatico francese convertitosi la notte di Natale a Notre Dame ascoltando il canto del Magnificat. In una sua pagina molto suggestiva raccontando una sua esperienza interiore scrive :
“Ascoltando la spaventosa tempesta che sta scuotendo tutta la mia casa, non posso impedirmi di pensare al versetto dell’Apocalisse “Ecco sto alla porta e busso”. Di che porta si tratta se non di quella perduta in fondo alla nostra anima? Alla fine noi siamo soli in una notte di tempesta nella nostra casa solitaria e desolata e all’improvviso bussano! Ma non alla porta d’entrata, ma a quella vecchia porta che credevamo condannata per sempre! Ma non c’è da sbagliarsi: bussano, hanno bussato in noi e la cosa ci ha fatto sussultare. Chi ha bussato? Non c’è da sbagliarsi: è Colui che viene come un ladro nella notte. E noi ascoltiamo palpitanti… Ma è una tale seccatura alzarsi e dischiudere quella vecchia porta. È fissata da due chiavistelli: uno si chiama cattiva abitudine, l’altro, cattiva volontà. Quanto alla serratura, abbiamo perso la chiave. Ci vorrebbe anche un po’ d’olio per farla funzionare. E poi, che cosa succederebbe se si aprisse quella porta?. La notte, il grande vento primordiale che soffia sulle acque, Qualcuno che non si vede, ma che non ci permetterebbe più di starcene comodamente in casa nostra. Spirito di Dio non entrare, ho paura delle correnti d’aria! Eppure continuano a bussare… Ah Signore cercheremo di aprirti; sappiamo che il rifiuto ti fa male ”. (Paul Claudel in Positions et propositions, tome II).

• Come fare perché la porta si apra?

Anche nel Vangelo vediamo questo rifiuto dei Giudei “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” E addirittura molti discepoli di Gesù si tirarono indietro al punto da suscitare quella domanda :” Volete andarvene anche voi?” Domanda che ripete ad ognuno di noi e che sottolinea l’assoluta libertà con la quale il Signore vuole essere seguito. La libertà è un’arma a doppio taglio, ma il Signore non ce la toglierà mai: o con Lui o, -non sia mai!- contro di lui, ma sempre sovranamente liberi. Se stiamo con Lui, la libertà è una grazia, se ci allontaniamo diventa una disgrazia, se non addirittura una fregatura, ma finché siamo vivi, possiamo sempre fare dietrofront. Come fece quell’industriale, grande uomo di preghiera, che raccontava così la sua esperienza: “Pregavo il Signore e mi vedevo come dietro a una porta: per ottenere la grazia che cercavo, spingevo quella porta, ma non succedeva niente. Continuavo a spingere, all’inizio sempre più forte , poi sempre più debolmente, finché mollai la presa. In quel momento, con mia grande sorpresa, la porta si aprì e il Signore entrò. Allora capii che la porta si apriva in senso contrario; io dovevo solo scansarmi per permettere al Signore di poter aprire Lui la porta ed entrare nella mia vita”.
Quante volte anche noi, con le nostre insistenze, impediamo alla porta di aprirsi. Perché il Signore arriva sempre da un’altra parte: da quella che non ci aspettiamo. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese.

Wilma Chasseur

domenica 12 agosto 2012

Quando il cammino è troppo lungo...

19^ Domenica Tempo Ordinario 
(Gv 6, 41-51) 

Elia non ne può più: il mestiere di profeta è duro quando i risultati non ci sono e le esortazioni sono come parole al vento. L’idolatria della regina Gezabele sembra invincibile. Il popolo è di dura cervice e il profeta è tentato di gettare la spugna: ”Ora basta Signore! Prendi la mia vita perché io non sono migliore dei miei padri”. Ma ecco che dopo aver detto “non ce la faccio più” viene un angelo a dirgli: “su mangia perché è troppo lungo per te il cammino”. E’ come se, attraverso l’angelo che è sempre un messaggero di Dio, il Signore stesso gli dicesse “non contare sulle tue forze che non ti basteranno per percorrere tutto il cammino che è ancora troppo lungo, ma conta su di me, sulla mia forza che ti darò giorno per giorno” .

• Forze nuove spuntano…

Ed ecco allora che, improvvisamente, il profeta che non ce la faceva più, ce la fa di nuovo. Dopo aver riconosciuto la propria debolezza ecco che interviene la forza di Dio, ed Elia , dopo aver mangiato il cibo che, misteriosamente si trova davanti, riprende a camminare per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio.
E’ solo riconoscendo la propria debolezza davanti a Dio che si riacquistano forze nuove, mai sperimentate prima. “Quando sono debole, è allora che sono forte” diceva già san Paolo. E io aggiungerei: è solo allora che sono forte perché sperimento la forza stessa di Dio, mentre se conto sulle mie povere forze, il cammino sarà troppo lungo e si esauriranno prima. L’importante è manifestare al Signore il proprio stato d’animo. Con Dio ci si può lamentare (Giobbe e Geremia ce ne danno… l’esempio): lamentarsi con gli altri non serve a niente perché si rimane tali e quali, ma con Dio serve eccome, perché dopo se ne esce diversi, tante cose cambiano. E forze nuove spuntano!…

• Perché i Giudei non credono?

Il Vangelo ci mostra ancora una reazione dei giudei alla rivelazione di Gesù: “I Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano. ”Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre, come può dunque dire: sono disceso dal cielo? ”E dai che ci risiamo! Quei giudei, oltre che pescatori, di professione erano soprattutto mormoratori!… Ne avevano sempre una. E Gesù tenta, invano ahimè, di far cambiare loro mestiere dicendo: “Non mormorate tra di voi. I giudei non riuscivano a capire come potesse essere il pane disceso dal cielo. Visto che aveva un padre e una madre in terra, cosa c’entrava il cielo in tutto questo? Perché questa incredulità? La risposta la dà Gesù stesso: “Nessuno può venire a me se il Padre non lo attira. Chiunque ha ascoltato il Padre, viene a me”. Ma quei giudei non ascoltavano né Gesù, né il Padre.

• Chi ha mangiato la manna è morto lo stesso

E Gesù ribadisce ancora una volta a questo popolo di dura cervice, di essere lui il pane di vita, l’unico che sazia per sempre e dà la vita eterna. Sì, sì, i loro padri avranno anche mangiato la manna, ma erano poi morti lo stesso. Gesù stesso aveva ribadito così alla mormorazione della volta scorsa dei giudei che gli dicevano: ”I nostri padri hanno mangiato la manna, e tu che segno fai…?”
“I vostri padri hanno mangiato la manna e sono morti. Io sono il pane vivo disceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia”.
Ed è il pane che ci ridona forze nuove per riprendere il cammino. Anche quando questo cammino ci sembra troppo lungo. Anzi, forse proprio allora.

Wilma Chasseur

domenica 5 agosto 2012

Cosa cerchiamo quando cerchiamo Dio?

18^ Domenica Tempo Ordinario 
(Gv. 24 ,35) 

“In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù”. La folla non desiste dal correre dietro a Gesù: è una ricerca continua, un inseguimento serrato, incessante di Colui che può tutto e attira tutti.

• “Perché mi cercate?”

Nessun dottore della legge aveva tale autorità e tali poteri e questo inquietava i capi del popolo che dicevano: “Vedete come le folle gli corrono dietro”. Eppure erano più religiosi della folla -erano addirittura i detentori del potere religioso oltre che politico- ma si opponevano fermamente a Gesù. Non erano atei, anzi si ritenevano fedelissimi alla legge e alle scritture, ma di Gesù non ne volevano sapere. Invece la folla accorreva a Gesù, ma non ne aveva capito il mistero. Egli disse loro: “In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Evidentemente la gente non aveva saputo cogliere la realtà divina che si celava dietro gli atteggiamenti umani del Maestro, neanche quando faceva i miracoli perché, appena dopo aver assistito al prodigioso miracolo della moltiplicazione dei pani, gli dicono: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?” E’ il colmo! Avevano appena mangiato a sazietà il pane che Gesù aveva moltiplicato miracolosamente per loro e hanno la faccia tosta di chiedergli . “ Ma quale segno tu fai, perché possiamo crederti?”.

• Vista annebbiata

Evidentemente a stomaco pieno la vista è un po’ annebbiata e le fette di salame non sono solo nello stomaco, ma anche sugli occhi!… Talmente accecati che continuano: “I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, ma Tu che segno fai?” Da non raccapezzarsi! E i pani e i pesci appena mangiati? Spariti nel nulla? Sennonché dopo la spiegazione di Gesù: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo”, uno spiraglio di fede riprende a brillare nel loro cuore e gli dicono. “Signore, dacci sempre di questo pane”. Alla buon ora!!!
Vedete dunque come per la folla, Gesù era un profeta come un altro. Nulla più! Interessavano solo i benefici che se ne potevano ottenere, non la Sua Persona. E’ sempre lo stesso rischio che corriamo anche noi: cerchiamo Dio per i benefici, grazie o miracoli che ne possiamo ottenere, ma non per sé stesso. Vogliamo i doni, ma non ci interessa il donatore. E allora Dio ci fa aspettare.

• Preferire il donatore al dono

Quando diciamo: “Ma è una vita che chiedo una grazia e Dio non me la dà” è proprio questo che accade. Proviamo a non chiederla più per niente e ad interessarci più al datore della grazia, ed ecco che immediatamente la riceveremo. Che volete farci: Dio è fatto così! Del resto anche noi siamo fatti così: guai se uno si interessa a noi per i nostri beni, le nostre capacità e non per noi stessi! Gli sbattiamo la porta in faccia. Ed abbiamo ragione! E poi vogliamo negare a DIO questo diritto che per noi rivendichiamo a tutto spiano? L'amore deve essere gratuito se no non è più tale. Se non è gratuito è interesse, calcolo e tutto quel che volete, ma non certo amore.
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Andiamo dunque a Lui, non per non aver più fame del pane materiale, ma perché abbiamo scoperto e ci interessa di più il pane di vita eterna e le sorgenti d’acqua viva che ci disseteranno in eterno.

Wilma Chasseur