Pages

domenica 20 maggio 2012

Video Vangelo: Ascensione

Domanda sull'Ascensione

ASCENSIONE DEL SIGNORE
(Mc 16,15-20) 

L’Ascensione di Gesù al Cielo mi pone delle domande e credo le ponga anche a voi. Oltre che invitarci a guardare in alto, l’Ascensione ci invita anche a guardare dentro, e a interrogarci sul suo significato profondo. In un mondo che ci invita a guardare dappertutto tranne che in alto e tranne che “dentro”, ci voleva proprio questo richiamo .
Così come ci è narrata negli Atti degli Apostoli, l’Ascensione, è tutta piena di segni celesti: la nube, gli Angeli, il cielo e Gesù che sale. E gli apostoli lo videro salire con i loro occhi perché -se alla Risurrezione era salito al cielo con l’anima e la divinità- ora vi sale con il Suo Corpo. E non ci sarà mai più un momento in cui nella Santissima Trinità, non ci sia Gesù anche in corpo ed anima, oltre che in spirito e divinità. Dopo 40 giorni di vita gloriosa, Gesù lascia dunque definitivamente la terra e va a sedersi alla destra del Padre. Anche questo sedere alla destra riguarda l’umanità di Gesù, perché per la divinità, purissimamente spirituale, non c’è né destra, né sinistra. Ma a questo punto io, anche a nome vostro, voglio porre qualche domanda a Gesù.

• Domande a Gesù

Caro Gesù: permettimi che ti faccia una domanda che mi pongo tutti gli anni proprio in occasione dell’Ascensione: ma perché hai voluto andartene da questa terra, proprio quel giorno? Te ne fossi andato alla Risurrezione capirei ancora, ma visto che eri ritornato sulla terra, per starci ancora 40 giorni con i tuoi discepoli, perché non prolungare quel tempo? Perché non rimanere quaggiù, in modo che anche noi, almeno una volta all’anno potessimo chiederti un appuntamento ed essere ricevuti in udienza privata direttamente da te, affiancato dal tuo Vicario in Terra? Se poi l’udienza potesse diventare anche più frequente, tanto meglio. Oppure, Signore, permettimi quest’altra domanda: se tu fossi rimasto e magari ogni domenica, nelle nostre parrocchie, la Santa Messa fosse celebrata direttamente da te, questo non contribuirebbe ad aumentare la nostra fede? Sai Gesù, queste domande non me le pongo solo io, ma anche altri. Ma mi sembra di sentire nel mio cuore la tua risposta:

• Gesù risponde…

Cara Wilma, capisco il tuo desiderio che è anche quello di tanti altri, di vedermi di persona, ma non ti ricordi che l’avevo spiegato il motivo per cui me ne dovevo andare quando dissi: “E’ meglio per voi che me ne vada se no non verrà a voi lo Spirito Paraclito”. E poi, come per rassicurarvi aggiunsi: “Pregherò il Padre, affinché Egli vi dia un altro Consolatore che rimanga con voi per sempre”. Ho voluto tranquillizzarvi e dirvi che anche che se me ne dovevo andare per compiere l’imperscrutabile disegno del Padre, non vi avrei lasciati soli, ma avrei mandato il mio Spirito.
Ecco il perché della mia dipartita. E’ meglio così anche per voi e non solo per gli apostoli: infatti conoscermi nello Spirito, è una conoscenza più perfetta che quella visibile e sensibile: i miei stessi apostoli mi avevano conosciuto poco finché era tra loro. Questo, per il semplice fatto che se la mia umanità è adorabile, non lo è tanto in sé stessa, quanto perché è congiunta ipostaticamente al Verbo. E’ la divinità, non l’umanità, il principio e la fonte del massimo bene, ed è la conoscenza in spirito e verità, la più vera e più perfetta conoscenza. Beati quelli che crederanno senza aver visto. Così, nello Spirito, cara figliola mia, puoi venire in udienza anche tutti i giorni. Anzi, appena ti svegli al mattino, se tu elevi la tua anima a Me, sei già davanti a me in udienza privata, anzi privatissima. Vedi che io faccio bene tutte le cose? Ora ti benedico assieme ai tuoi fratelli e sorelle di fede e benedico anche le… vostre domande. Venite pure che vi riceverò in udienza privata tutti i giorni.

Wilma Chasseur

domenica 13 maggio 2012

Video Vangelo: VI Domenica di Pasqua

Rimanete, non fuggite

6^ Domenica di Pasqua
(Gv 15, 9-17) 

Rimanere! Dove? Uniti alla vite, ci veniva detto domenica scorsa. Uniti alla vita, ci viene detto oggi. Solo se rimaniamo in Lui che è amore, cioè pienezza di vita, capiremo che siamo amati. Se non rimaniamo, come facciamo a capirlo? Se girovaghiamo ad anni luce di distanza come lo capiremo? Rimaniamo e, a forza di rimanere, qualcosa finiremo per capire. Un po’ per volta certo, non tutto alla volta, ma nella misura in cui cominceremo a capire, avremo sempre più voglia di rimanere.

• Fermate la corsa!

Ma se ci guardiamo attorno, vediamo sempre più un fuggi-fuggi generale. Provate a chiedere “ma dove fuggite?”. Nessuno ve lo saprà dire. Si continua a correre senza sapere perché si corre e dove si va! Addirittura il tempo s’è messo a correre pure lui: non diciamo forse sempre più spesso “coi tempi che corrono”… Siamo riusciti a far correre anche il tempo, come se stando fermo non passasse lo stesso. Altro che “rimanere”. E poi ci lamentiamo che non ci sentiamo amati da Dio. Il mondo è sempre perennemente fuori di sé o meglio: fuori da sé. Per capire di essere amati dal Padre, occorre rientrare in sé, cioè rientrare in casa e RIMANERVI. Fuori non si capisce niente!
L’altro grande comandamento è di amarci come Lui ci ha amati. Comando da vertigini! Come facciamo noi ad amare come ama lui!
Che dobbiamo amare non è affatto una novità, ma amare come LUI, questo sì che è sconvolgente. Come ha amato Gesù? Perdutamente; da perdere la stessa vita.
Se vogliamo amare come Lui, dobbiamo perderci, dargli il cuore, la vita, inabissarci, scomparire affinché sia Lui ad emergere; Lui a sorgere, Lui a brillare, Lui ad illuminare chiunque si trovi sul nostro cammino (“bisogna che io diminuisca affinché Lui cresca”). Mettiamo da parte questo nostro povero io che riesce solo a fare ombra e tanto fumo e nient’altro! L’uomo vecchio deve scomparire. Allora sì che sorgerà l’alba di un mondo nuovo, non più gestito dall’uomo vecchio e non più basato sul povero modo di amare umano sempre fragile e imperfetto, traballante e incostante, ma fondato sull’amore divino “come Io vi ho amati”.

• Meta vertiginosa

Certo, questa è una meta molto alta, da vertigini, ma visto che la nostra natura tende già a tirarci sempre verso il basso, dobbiamo perlomeno puntare molto in alto per restare poi appena un po’ più su del suolo!
Noi dobbiamo essere come le antenne paraboliche che riflettono una luce che viene da altrove. Non abbiamo nessuna luce propria, ma possiamo –anzi, dobbiamo– diventare puri ricettacoli della luce divina; pure scintille del suo fuoco che possono veramente illuminare ed accendere tante altre fiammelle ancora spente nella notte della disperazione, tanti cuori ancora assiderati nel gelo dell’assenza di Dio. E così tanti nostri fratelli ancora “pellegrini nella notte” troveranno quella luce e quel fuoco che Gesù è venuto a portare. “Sono venuto a portare un fuoco sulla Terra e come vorrei che fosse già acceso”. Aiutiamo il Signore ad accendere il fuoco e magari capiterà anche a noi come a San Simeone Nuovo Teologo, colpito da quel fuoco, di ritrovarci di colpo nuovi fiammanti dentro e fuori. E in più, la nostra gioia sarà piena e saremo chiamati amici e non più servi. E conosceremo anche i segreti del Padre, perché è proprio agli amici e non ai servi che si rivelano i segreti del cuore. E qui Gesù ci assicura che ci rivelerà non solo i segreti del suo cuore, ma anche quelli del Padre. Il servo non sa quel fa il padrone e tantomeno quel che pensa, ma l’amico sì. E proprio per questo la sua gioia sarà in noi e la nostra gioia sarà piena.

Wilma Chasseur

domenica 6 maggio 2012

Video vangelo: V Domenica di Pasqua

Dalla vite alla vita

5^ Domenica di Pasqua
(Gv 15,1-8)

Portare frutto! Come fare? Ce lo dice la seconda lettura “Figlioli, non amiamo a parole, né con la
lingua, ma coi fatti e nella verità; da questo conosceremo che siamo nella verità”. Un proverbio
indiano dice pressappoco così: “Ciò che fai grida così forte che mi impedisce di udire ciò che dici”.
Fatti ci vogliono; le parole, mai nessuna bilancia è ancora riuscita a pesarle. E Gesù lo ribadisce:
“Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio”.

• Senza di Lui, nulla!

Il Vangelo è il grande libro della vita, ma anche della… vite. Se vogliamo sentire fluire in noi la
Sua vita dobbiamo rimanere nella vite: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far
frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite,
voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”.
E’ solo rimanendo in Lui che si porta frutto! Staccati da Lui, si possono anche fare cose portentose
e avere successi strepitosi, ma si è come il ramo secco che viene buttato via e poi bruciato nel
fuoco. Gesù ha portato il massimo frutto quando ha accettato di morire sulla Croce della morte più
infamante e ignominiosa. E l’ha fatto quando aveva un successo strepitoso; le folle gli correvano
dietro: guariva i malati, risuscitava i morti e continuando ad esercitare i suoi poteri divini avrebbe
potuto conquistare il mondo intero, ma ha preferito aderire alla volontà del Padre e al suo
imperscrutabile disegno di salvezza. Volontà salvifica per eccellenza, dalla quale è scaturita la
salvezza per tutti: tutti se lo vogliono sono salvi, nessuno escluso!

• Volere la sua volontà è volere Lui

E’ dunque nell’unione alla volontà di Dio che si porta il massimo frutto: La norma suprema della
moralità è aderire alla sua volontà perché allora si è veramente uniti a Lui perché in Dio tutto
coincide: non c’è distinzione tra la sua volontà e il suo Essere. Per Dio volere è essere e essere è
volere in quanto, essendo semplicissimo, in Lui non c’è composizione di sorta. Per cui se siamo
uniti al suo volere, siamo veramente uniti al suo essere, cioè se facciamo la Sua volontà siamo
veramente uniti a Lui e siamo il tralcio che porta frutto. E se siamo uniti alla Sua volontà siamo
anche uniti al suo amore perché per Dio, volere e amare è tutt’uno e coincide perfettamente. E
questo amore produrrà amore anche in noi. L’amore divino infonde e crea bontà nelle cose e nelle
creature. Mentre noi amiamo le cose e le creature perché sono buone e belle, Dio è amandole che le
rende buone e belle.
E poi, il Vangelo conclude con questa consolantissima promessa, diretta conseguenza del rimanere
in Lui: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà
dato”.

• Quel che volete, sarà fatto!

Che meraviglia! Chiedete QUEL CHE VOLETE! Non “chiedete che la Sua volontà sia fatta”, ma
quel che volete! Qui, chiaramente non c’è più bisogno di precisare che sia fatta la sua volontà
perché se rimaniamo in Lui, non possiamo volere altro che quel che Lui vuole: c’è la perfetta
unione di volontà.
L’insistenza dei testi di oggi va dunque tutta sul “rimanere in Lui”, sulla comunione con Lui, fonte
suprema e imprescindibile della comunione tra di noi. Se non c’è quella, cioè la prima, è pura
illusione credere di realizzare la seconda, cioè la pace tra di noi, ma anche la pacifica convivenza tra
i popoli. “Senza di me non potete fare nulla”.
Wilma Chasseur