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domenica 29 luglio 2012

Pellegrinaggio alle "Sette Fonti"

17^ Domenica Tempo Ordinario
(6, 1-15) 

Oggi si va in pellegrinaggio. Dove? In un posto molto fresco e gradevole, particolarmente indicato in questo tempo di calura estiva. Pronti? Via: si va alle “Sette Fonti”. L’ideale vero? E perché andiamo lì? Perché è il posto dove avvenne la moltiplicazione dei pani. Quel miracolo Gesù lo fece proprio in un luogo sul lago di Tiberiade, chiamato Tabga, che in greco significa appunto “sette fonti” numero che simboleggia la pienezza. Il posto è magnifico, pacificante con quei declivi verdi che scendono fino al lago.

• Tirar fuori il poco che abbiamo

Gesù partì in barca: aveva intenzione di appartarsi per pregare, ma la gente saputolo, partì a piedi e
seguì la barca, arrivando addirittura prima, cosicché quando Egli scese vide tantissima gente venuta
dalle varie città, apposta per ascoltarlo: 5000 uomini senza contare le donne e i bambini. Folla
immensa per quei tempi: bastava a svuotare interi paesi. E Gesù sul far della sera, fece quel famoso
gesto di moltiplicare pochi pani e pochi pesci che poi non finivano più… Fatto che deve aver colpito tantissimo se lo riportano tutti e quattro gli evangelisti.
Venne dunque tutto un popolo che portava il peso e la fatica del vivere quotidiano. Venivano con i
loro cuori feriti, le loro angosce, i loro malati, davanti al Maestro –l’unico– che aveva detto: “Venite a me voi che siete affaticati e oppressi”.
E Gesù vide tutta questa pena che ognuno portava in fondo al cuore ed ebbe compassione di loro. E
guarì i loro malati e, per loro, moltiplicò i pani e i pesci. Per loro! Per sé stesso non lo fece,
quando dopo i 40 giorni di digiuno al deserto, ebbe fame e rispose al tentatore: “Non di solo pane vive l’uomo”. Ma ora a questi uomini affamati che ha davanti, non dice ‘non di solo pane vive l’uomo’, ma moltiplica per loro pani e pesci.

• Dov’è Tabga?

Tabga è la parrocchia, la casa, la comunità, insomma ogni luogo del tuo vivere quotidiano, dove hai
bisogno che il Signore moltiplichi i tuoi pochi pani e pesci: quelli dell’energia, dell’entusiasmo,
della pazienza per affrontare la tua battaglia di ogni giorno. Ognuno ha il suo fronte dove combattere la buona battaglia e condurla a buon fine. A volte vorresti usare “quintali di insetticida” contro le seccature e i seccatori… mentre ti occorrono quintali di pazienza per vincere la tua battaglia. Tabga, l’unica zona verde, cioè pacifica, vicino all’acqua, dove Dio ti aspetta per moltiplicare le tue riserve esaurite… e ridare pace al tuo cuore. Tabga, quel posto sul lago di Tiberiade che è presente in ogni luogo dove Cristo si fa presente. Dove si fa comunione.

• Radunate i frammenti

Alla fine Gesù disse: ”Raccogliete i pezzi avanzati” che in greco suona piuttosto “radunate i
frammenti”. Il significato è ben diverso: sta ad indicare il nostro essere che, dopo il peccato
originale e… post-originale (cioè il nostro), è esploso in mille schegge. Siamo frantumati: abbiamo
centomila desideri diversi e, spesso, contrastanti: la volontà vuole una cosa e la sensibilità vuole
l’esatto contrario; la ragione dice una cosa, il cuore ne dice un’altra e via di questo passo. Un giorno
vogliamo vedere gente, il giorno dopo, no: insomma non sappiamo ciò che vogliamo perché siamo
troppo in balia dei nostri alti e bassi. Per sfuggire alla frammentazione dobbiamo fissarci sul bene
che fa bene agli altri, non sui nostri comodi che pensiamo ci facciano star bene, ma in realtà ci
fanno stare tremendamente scomodi “dentro”. Se rendiamo felici gli altri con un’attenzione, una
parola buona, un gesto che magari ci costa anche, poi saremo più felici noi e diffonderemo gioia
tutto intorno: ecco la buona novella. Ma il primo da evangelizzare è il nostro cuore che va liberato da egoismi vari e fatto uscire da sé per renderlo attento all’altro.

Wilma Chasseur

domenica 22 luglio 2012

Un pò di relax...

15^ Domenica Tempo Ordinario
( Mc 6,30-34) 

Tempo di vacanze, tempo di relax: il Vangelo di oggi è in sintonia con l’attuale pausa estiva. “In quel tempo gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato”. Ed Egli li invitò anche ad andare in un luogo deserto per riposarsi un po’. Che bel tempo era quello! Potersi riunire attorno al Maestro in persona e fare revisione di vita con Lui. Raccontargli tutto ciò che si è fatto e sentirsi al centro della Sua attenzione. Sentirsi capiti, incoraggiati, spronati, ma anche invitati a riposarsi un po’, in un luogo appartato e solitario.

• Il Maestro tace e ascolta…

Oggi più che mai c’è un bisogno viscerale di sentirsi capiti, accolti per quel che si è, incoraggiati e non ostacolati; e il Vangelo odierno ci dice da CHI dobbiamo andare in quei momenti. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò, venite in disparte e riposatevi un po’”. Un po’ di relax… Quanta premurosa attenzione da parte del Maestro verso i suoi, attento alle loro esigenze come il migliore dei padri che comprende anche le loro stanchezze . Contento di ascoltare ciò che i suoi hanno da dirgli: questa volta è Lui che ascolta. Il Maestro che di solito insegnava, ora tace e ascolta...
La capacità di ascolto è forse ciò di cui ha più bisogno il mondo di oggi. L’uomo moderno stanco, stressato, non ha tanto bisogno di una parola quanto di… un orecchio che ascolti. E non solo l’uomo moderno, ma anche i contemporanei di Gesù erano tutti contenti che il loro Maestro li stesse ad ascoltare. E li invitasse a riposarsi un po’, perché “la folla che andava da loro era così tanta che non avevano nemmeno più il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.”

• Un bastone e una tunica, basta!

Domenica scorsa avevamo visto che il corredo per gli apostoli partiti a due a due ad annunciare la buona novella, doveva essere ridotto al minimo: un bastone e una tunica. Perché? Sicuramente perché non sono i mezzi, né i grandi apparati che convertono i cuori, ma la grazia che si manifesta nella semplicità di vita ed è più efficace di tanti discorsi altisonanti. E avevamo visto come l’apostolo non debba cercare altre garanzie e sicurezze al di fuori della grazia. Oggi vediamo che gli apostoli non devono appoggiarsi sul loro operato e sul bene fatto, ma devono risalire al donatore di ogni grazia: “Venite in disparte con me”. Cioè ristabilite la comunione con me e ricentrate il vostro obiettivo sull’unico necessario perché il vostro operato sia efficace. Non ricercate il consenso umano, che oggi c’è e domani chissà: all’osanna può sempre seguire un “crucifige”. Dio solo non delude mai!

• A piedi si arriva prima…

“Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le parti cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero”. Vedete che a piedi si va più veloci che in barca (e che a cavallo: san Paolo incominciò a percorrere le strade del mondo solo dopo che fu sbalzato da cavallo…) e così quando Gesù e compagni arrivarono, altro che luogo solitario, era strapieno di gente e Gesù si commosse perché “erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro molto cose”. Ecco che il Maestro, dopo aver ascoltato i suoi discepoli (e aver sperato –invano– di trovare un luogo solitario) si rimette a fare il Maestro e ad insegnare alle folle. Preso da compassione! Ecco il tratto più ricorrente e finalizzante degli atteggiamenti di Gesù: la compassione! Preso da compassione, guariva gli ammalati, moltiplicava i pani e i pesci, cacciava gli spiriti immondi ecc. E noi, discepoli moderni dell’Unico Maestro, ci lasciamo ancora prendere da compassione?

Wilma Chasseur

domenica 8 luglio 2012

Gesù profeta fuori patria

14^ domenica T.O.
( Mc 6, 1-6) 

Gesù affascinava con la sua parola, era un trascinatore, stava spopolando paesi e città per raccogliere le folle al suo seguito, contrariamente agli scribi e farisei che “con la loro attesa di un Messia che non arrivava mai, la loro monotona fedeltà a una legge di 613 precetti, la ripetitività di formule e divieti, non riuscivano certo ad entusiasmare le folle e a farle accorrere”. (Sigalini)
Con Gesù, tutto è nuovo: non formule, ma storia viva; non precetti in abbondanza, ma guarigioni e miracoli in abbondanza; non fedeltà a una legge a scapito dell’uomo, ma salvezza dell’uomo anche a scapito della legge: quante volte aveva infranto il riposo sabbatico per guarire e salvare chi era perduto!

• Forestiero in casa propria

Ma ecco che dopo tutto questo successo, Gesù torna a Nazareth, nella sua patria. E che succede? I suoi concittadini lo vedono tornare, vanno ad ascoltarlo alla sinagoga, il primo sabato, quando Egli và a dare il suo insegnamento e si scandalizzano addirittura di Lui. Ma cosa sta dicendo costui, il figlio del carpentiere, il figlio di Maria: La madre non è forse quella che vediamo andare al mercato, ad attingere acqua, ad impastare il pane come ogni buona massaia? E la famiglia non è forse quella che vediamo in sinagoga (oggi diremmo in chiesa) tutti i sabati?
Questo giovane partito dal paese qualche anno addietro, anche se altrove aveva fatto miracoli e trascinato le folle, ai nazaretani non importava: loro sapevano tutto e di più su di Lui. Non era possibile che Dio si manifestasse in un personaggio così poco appariscente, senza titoli né niente che potesse accreditarlo presso i notabili del paese. Dio non si manifesta certo in questa quotidianità e per di più in una banale cittadina qualunque. Da Nazareth cosa può mai venire di grande?

• Altri tempi, stessa storia!

E Gesù cosa avrà provato davanti a questo mormorio fatto di incredulità e diffidenza? Sicuramente tanta tristezza: l’incomprensione totale dei suoi non Gli permise di operare molti miracoli e lasciò la sua patria con tanta amarezza e delusione nel cuore. Questa loro incapacità di cogliere il mistero della Sua persona e di vedere spiragli d’infinito in questa crosta quotidiana, deve avergli trafitto il cuore quanto una spada. Quindi, da una parte non riconosciuto dai suoi e dall’altra, rifiutato dai dottori della legge, perché attentava al loro prestigio.
Altri tempi, stessa storia! Nessuno è profeta in patria. Quei tempi erano dunque come questi. Ingabbiamo il divino; deve per forza rientrare nei nostri schemi, se no, in una realtà diversa, gli neghiamo la residenza! Molto spesso abbiamo occhi per non vedere e orecchie per non sentire.

• Esiste ancora la profezia?

Ma chiediamoci: allora c’erano i profeti (non riconosciuti, ma profeti lo stesso…) e ora? Esiste ancora la profezia? Esiste ed è accessibile a tutti; sapete qual è? E’ quella interiore che ci rende capaci di riconoscere il bene altrui. E non solo di riconoscerlo, ma di evidenziarlo, di diffonderlo, di mettere la nostra gioia nel farlo conoscere. Così sfuggiremo al pericolo di perdere la ricompensa stessa del profeta perché “chi riconosce un profeta avrà la ricompensa del profeta”. E sfuggiremo anche al pericolo di peccare contro lo Spirito Santo.
Chiediamo al Signore la grazia di saper scorgere i segni della Sua presenza nel prossimo più prossimo: magari Egli ci fa incontrare persone che potrebbero aiutarci nella via del bene, ma noi non le consideriamo neanche. Il catechismo romano definiva come peccato contro lo Spirito Santo il voluto mancato riconoscimento della grazia altrui.
Se sapremo godere del bene altrui, ne faremo di più anche noi e saremo particolarmente cari al Signore!

Wilma Chasseur

domenica 1 luglio 2012

Video Vangelo: XIII Domenica T.O.

Quando si prende Gesù così com'è...

13^ Domenica Tempo Ordinario
( Mc 5, 21-36) 

Oggi Gesù passa in barca. Anche domenica scorsa passava, e mentre passava lo presero, sulla barca, così com’era. Mi ha molto incuriosito quel “così com’era”. Com’era Gesù nella sua realtà profonda? Non era solo uomo, era DIO. Ecco allora cosa succede quando si prende Gesù, così com’è, nella barca: accadono i miracoli. L’altra volta, prendendolo così com’era sulla barca, aveva sgridato onde e tempesta e queste fuggirono all’istante. Questa volta va molto oltre: fa fuggire addirittura la morte. Dopo aver detto a Giairo “non temere, solo abbi fede”, si recò a casa sua e prese per mano la bambina. Ma la bimba era morta. Se chiunque altro l’avesse presa per mano, la bimba sarebbe rimasta morta, ma se la prende per mano Gesù, cambia tutto: sparisce la morte e ritorna la vita. E infatti la bimba si alza e va… perché prima, ad andarsene, era stata la morte.

• Quale progresso davanti alla morte?

Ecco il vero progresso che l’uomo moderno e supertecnologico non è riuscito a realizzare. Anzi su questo punto è rimasto tale e quale gli uomini delle caverne: quelli morivano e questi muoiono. Oggi come ieri si continua a morire. L’uomo è riuscito a vincere l’attrazione gravitazionale terrestre per andare nello spazio, è riuscito a costruire radio telescopi che scandagliano l’universo a miliardi di anni-luce, è riuscito a costruire missili che viaggiano a quarantamila Km orari, ma non è ancora riuscito a fuggire sulla luna quando arriva la morte sulla terra…“Da sora nostra morte corporale, nessun uomo vivente può scappare…”
Ma un progresso davanti alla morte ci sarebbe anche adesso, solo che non è fisico e non risiede nell’uomo, ma in Qualcun altro. Come fare per far fuggire la morte? Fare come Giairo: rivolgersi a quel Qualcun altro. Ma bisogna farlo con fede. Con la sua fede Giairo ha ottenuto il miracolo. Come l’ha ottenuto la donna che ha toccato la frangia del manto di Gesù il quale ha immediatamente sentito che una forza si sprigionava da Lui grazie a quel gesto di fede.

• Quando Dio prende per mano…

La fede non è una porta che si chiude, ma che si apre per non chiudersi mai più. Alzati! dice anche a noi. Se poi ci prende per mano, apriti cielo: quante cose vedremo sparire, di ogni genere e specie: paure, angosce, turbamenti, malattie. Perché è proprio allora che dobbiamo andare a Lui che non dice proprio di andarci quando siamo pimpanti, allegri e giulivi, ma di andare coi nostri sfinimenti e stanchezze, malattie e preoccupazioni e queste spariranno. Gesù questa mano ce la dà, tocca a noi prenderla, perché altrimenti Colui che può tutto, non può far niente…
Dunque fiducia totale in Colui che SOLO può tutto. Se ci appoggiamo su qualcos’altro , prima o poi ci accadrà una rivoluzione francese o russa che ci rimetterà sul giusto asse…
Chiediamo dunque sempre questa fede indispensabile alla traversata su questa povera barchetta sgangherata, in mezzo al mare in burrasca. Soprattutto mai fermare lo sguardo sulla tempesta (la vita con le sue difficoltà) e neanche sulla barchetta (noi) ma guardare solo LUI.
Eccovi una bella preghiera di Sant’Agostino:

• Calmati…

Se senti vacillare la tua fede per la violenza della tempesta, calmati, Dio ti guarda.
Se vedi che ogni cosa che passa cade nel nulla senza più ritornare, calmati Dio rimane.
Se il tuo cuore è agitato, in preda alla tristezza, calmati Dio perdona.
Dio ascolta quando nulla ci risponde.
Dio è con noi quando ci crediamo soli.
Dio ci ama anche quando sembra che ci abbandoni.

Wilma Chasseur