Pages

domenica 30 settembre 2012

Lo Spirito soffia dove vuole

26^ Domenica Tempo Ordinario 
(Mc 9, 38-43) 

La prima lettura ci mostra il regime dei cieli chiusi che vigeva nell’Antico testamento e cioè che lo Spirito era effuso su determinate persone per compiere particolari missioni, ma poi veniva ritirato, come accadde ai 70 anziani, che in seguito non profetarono più.


• Perché lo Spirito è uscito dalla tenda?

Mosè aveva sentito il bisogno di scegliersi degli uomini che lo aiutassero a governare quel popolo dalla “dura cervice”. Ne sceglie settanta tra gli anziani del popolo e li raduna nella tenda del convegno per procedere all’investitura. E il Signore prende una parte dello spirito che era su Mosè e lo pone su ognuno di loro. Sennonché fuori dalla tenda, c’erano due uomini: Eldad e Medad che ricevettero un’effusione spontanea dello Spirito e si misero a profetare anche loro, con grande scompiglio di Giosuè che credeva di doverglielo impedire, pensando fosse irregolare. Perché lo Spirito ha soffiato anche fuori dalla tenda? Perché è uscito? Giosuè va a dirlo a Mosè che gli risponde: “Sei tu forse geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo Spirito”. Vediamo qui la grande liberalità di Dio che non fa preferenze di persone ed effonde il suo Spirito anche ad altri, ma vediamo anche la grande magnanimità di Mosè che, lungi dall’essere geloso, si augura che tutti possano essere profeti. Ma la gelosia spirituale esiste e forse fa capolino in Giosuè e ha radici vecchie come il mondo! E’ un vizio capitale che i vecchi catechismi definivano peccato contro lo Spirito Santo e rischia di farci cascare tutti quando attribuiamo lo Spirito a “categorie privilegiate” come fosse un monopolio riservato a qualcuno o un genere contingentato… Allora inscatoliamo il divino e non siamo per niente profeti. Lo Spirito è come il vento: soffia dove vuole e non sai donde venga e dove vada… non si lascia certo condizionare da noi. Siamo noi che ci facciamo condizionare dai nostri preconcetti e pregiudizi.

• Per splendere su tutti

Il regime dei cieli aperti si caratterizza proprio dal fatto che lo Spirito Santo è effuso su tutti. Quando Gesù morì sulla Croce, il velo della sua carne si squarciò e lo Spirito si riversò sul mondo. Quindi ora, in virtù del sacerdozio regale conferitoci dal battesimo, possiamo anche noi, avere il dono profetico. Lo Spirito è dato a tutti, così come il Sole splende su tutto: tocca a noi sollevare le tapparelle e spalancare le finestre affinché la luce entri. Il solo ostacolo a riceverlo dipende dalla nostra chiusura e non da Dio che non lo dà.
Il Vangelo ci mostra gli Apostoli che avevano lo stesso timore di Giosuè: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri”. I nostri. Gesù fa fatica a far capire che nel regno di Dio non ci sono da una parte i “nostri” e dall’altra quelli che non sono nostri. Non esistono più scontri di civiltà e di mentalità, ma siamo tutti figli di un unico PADRE. E risponde loro: “Non glielo proibite perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me; chi non è contro di noi è per noi”.
In questo Vangelo, Gesù invita anche noi, come invitava i discepoli, ad aprire gli orizzonti e ad augurarci che tutti siano profeti e a rallegrarci che tutti abbiano lo Spirito in pienezza. Se ce ne rattristiamo non siamo abitati dallo Spirito e non esercitiamo il nostro sacerdozio regale e tanto meno quello profetico. Se siamo ancora troppo inquadrati, chiediamo allo Spirito di sconquassarci un po’, affinché possa aprirsi un varco per penetrare nel nostro cuore e inondarci con la sua luce.

Wilma Chasseur

domenica 23 settembre 2012

Per via li istruiva

25^ Domenica Tempo Ordinario
(Mc 9,30-37) 

Se domenica scorsa Gesù, interrogava i discepoli per via oggi, per via, li istruisce. E li mette al corrente dei tragici avvenimenti che sarebbero presto accaduti: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato in mano agli uomini e lo uccideranno, ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risorgerà”. Costoro però non comprendevano di che stesse parlando e a cosa alludesse, e non osavano chiedergli spiegazioni.

• Di cosa discutevano per via?

Ma il seguito del brano, ci mostra come i discepoli non stessero solo ad ascoltare il Maestro, ma sembra che lungo la strada camminassero anche da soli, discorrendo tra di loro. Infatti appena giunti a Cafarnao ed entrati in casa, Gesù domanda loro: “Di cosa stavate discutendo lungo la via?” Ed essi tacevano. Per via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande”. Incredibile ma vero! Dopo la grande e tragica rivelazione di Gesù sulla sua fine imminente e cioè che sarebbe stato ucciso e dopo tre giorni sarebbe risorto, i suoi amici più intimi, stavano pensando a loro stessi e alla carriera! Ecco di che pasta siamo fatti! La natura umana, lasciata a se stessa, non è proprio capace di grandi voli! Ne facciamo tutti l’esperienza. Solo la grazia fa volare...
E naturalmente, allorché Gesù li interroga su cosa stessero dicendo lungo la via, si guardano bene dal dirglielo! Evidentemente si vergognano di rivelare quali meschini interessi fossero oggetto della loro conversazione, proprio dopo aver udito il grande annuncio della passione, morte e risurrezione del Signore. Sennonché Gesù sa leggere! E leggere un “testo” che nessun dottore della legge, anche il più bravo, sapeva decifrare: il cuore dell’uomo. Quindi Gesù sa benissimo di cosa stavano discorrendo lungo la via e, da come risponde, anche i discepoli capiscono che aveva capito tutto.

• Sogni di grandezza svelati…

Allora sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Ecco smascherati in pieno i loro sogni di grandezza e rivelati i pensieri nascosti nel loro cuore. Risposta che centra in pieno l’obiettivo e non lascia sussistere la minima illusione di “carriera”: in un sol colpo il Maestro abbatte tutti i sogni trionfalistici e desideri arrivisti dei Dodici.
“Servire è regnare” diceva già sant’Ireneo di Lione, ma chi la capisce ancora questa lingua? O, perlomeno, chi la parla ancora, anche qualora la capisca? Alzi la mano colui per il quale “servire” è sinonimo di “regnare” e colui che aspira ad arrivare al potere, solo per servire! Quante mani alzate?
Questo Vangelo ci mostra dunque due modi di tacere dei Dodici, dettati da due atteggiamenti diversi: prima, quando Gesù annuncia la sua prossima fine, tacciono perché non capiscono e non osano far domande. E forse non le fanno proprio per il timore di capire ciò che non vogliono capire.

• Chiamati a crescere in piccolezza

Poi, quando Gesù li interroga su cosa stessero dicendo tra di loro, tacciono di nuovo perché evidentemente si vergognano di rivelare quali aspirazioni abitassero i loro cuori , proprio dopo aver udito il grande annuncio della Passione. Aspiravano ad essere grandi, ma Gesù rivela loro che l’unico modo per essere grandi è diventare piccoli: “E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”.
Siamo dunque invitati a non crescere troppo, o perlomeno a non innalzarci, perché poi sarà sempre più difficile ridiventare piccoli ed essere felici di essere servi di tutti.

Wilma Chasseur

domenica 16 settembre 2012

Chi è Dio per l'uomo moderno?

XXIV Domenica Tempo Ordinario
(MC 8, 27-35)

Oggi Pietro si fa ardito: prende in disparte Gesù per… rimproverarlo. Abbiamo così un rovesciamento di situazione rispetto a domenica scorsa: non è più Gesù che prende in disparte il sordomuto per guarirlo, ma è addirittura Pietro che prende in disparte Gesù. Ma andiamo con ordine. All’inizio vediamo Gesù che, per via, interrogava i discepoli. E anch’io mi sono interrogata: perché Gesù interrogava i discepoli per via?

• Perché “per via”?

La prima risposta che mi viene è che , essendo sempre itineranti, doveva per forza interrogali per via, visto che erano sempre in cammino. Ma c’è anche un’altra risposta: i discepoli di oggi siamo noi e siamo sempre per via, cioè sempre in cammino essendo la stessa vita nostra, un cammino continuo, quindi pure noi siamo interrogati da Gesù, per via Quando avremo terminato il cammino terreno, non ci interrogherà più, perché ormai le risposte saranno date, i giochi saranno fatti: nessuna possibilità di ricominciare… Chiediamo dunque la grazia di dare le rispose giuste (e di darle con la vita, non solo a parole) mentre siamo per via, perché finito il cammino di questa vita, non ci saranno più né domande, né risposte e neanche esami di riparazione…
E su cosa li interrogava ? Addirittura sulla sua identità: “La gente chi dice che io sia? E voi chi dite che io sia”. Mi sono chiesta guardandomi attorno: l’uomo di oggi cosa dice sul Figlio di Dio e su Dio stesso? Dice che Dio è buono, sapiente, amorevole e via di seguito? Mica sempre! Mi pare, anzi,che il più grande accusato, quello che sale più spesso sul banco degli imputati sia proprio Dio. Classica la domanda “Se Dio è buono, perché esiste il male?” Come dire “ma sarà poi così buono?” La risposta filosofica è che il male è assenza di bene. Non esiste il male di per sé: Dio ha creato solo il bene; il male procede da scelte sbagliate, che l’uomo liberamente fa. Ebbene questa risposta la diede già, nel secolo scorso, indovinate chi? Leggete il fatto seguente, veramente accaduto:

• L’allievo che interroga il professore

Durante una lezione tenuta agli studenti universitari, un professore ateo dell’Università di Berlino lancia una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:
“Dio ha creato tutto quello che esiste?”
Uno studente diligentemente rispose: “Sì certo!”.
Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto, ha creato anche il male, poiché esso esiste” .
Tutti ammutolirono. Il professore si vantò di aver provato per l´ennesima volta che la fede era un mito.
Un altro studente alzò la mano e disse: “Professore, il freddo esiste?”.
“Che razza di domanda è questa? Naturalmente, esiste! Hai mai avuto freddo?”.
Il giovane replicò: “Signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è in realtà assenza di calore. Noi abbiamo creato questa parola per descrivere come ci sentiamo… se non abbiamo calore. Si può misurare il calore ma non il freddo che è appunto zero assoluto”.
Lo studente continuò: “Professore, l´oscurità esiste?”.Il professore rispose: “Naturalmente!”.
Lo studente replicò: “Ancora una volta lei è in errore, perché l´oscurità non esiste. L´oscurità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo studiare la luce, misurarla, ma non possiamo misurare l´oscurità.
Noi misuriamo la quantità di luce presente. L´oscurità è un termine usato per descrivere l’assenza di luce.
Finalmente il giovane chiese al professore: “Professore, il male esiste?”.

• Professore bocciato

A questo punto, titubante, il professore rispose, “Naturalmente, come ti ho già spiegato”. Ma lo studente replicò “Il male non esiste, professore, o almeno non esiste in quanto tale. Il male è l´assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che accade quando l´uomo non ha l´amore di Dio. E´ come il freddo che si manifesta quando non c´è calore o l´oscurità che arriva quando non c´è luce”.
Il giovane fu applaudito da tutti e il professore, scuotendo la testa, rimase in silenzio.
Il rettore dell’Università si complimentò con il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?”.
“Mi chiamo Albert Einstein, signore!”.

Wilma Chasseur