26^ Domenica Tempo Ordinario
(Mc 9, 38-43)
La prima lettura ci mostra il regime dei cieli chiusi che vigeva nell’Antico testamento e cioè che lo Spirito era effuso su determinate persone per compiere particolari missioni, ma poi veniva ritirato, come accadde ai 70 anziani, che in seguito non profetarono più.
• Perché lo Spirito è uscito dalla tenda?
Mosè aveva sentito il bisogno di scegliersi degli uomini che lo aiutassero a governare quel popolo dalla “dura cervice”. Ne sceglie settanta tra gli anziani del popolo e li raduna nella tenda del convegno per procedere all’investitura. E il Signore prende una parte dello spirito che era su Mosè e lo pone su ognuno di loro. Sennonché fuori dalla tenda, c’erano due uomini: Eldad e Medad che ricevettero un’effusione spontanea dello Spirito e si misero a profetare anche loro, con grande scompiglio di Giosuè che credeva di doverglielo impedire, pensando fosse irregolare. Perché lo Spirito ha soffiato anche fuori dalla tenda? Perché è uscito? Giosuè va a dirlo a Mosè che gli risponde: “Sei tu forse geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo Spirito”. Vediamo qui la grande liberalità di Dio che non fa preferenze di persone ed effonde il suo Spirito anche ad altri, ma vediamo anche la grande magnanimità di Mosè che, lungi dall’essere geloso, si augura che tutti possano essere profeti. Ma la gelosia spirituale esiste e forse fa capolino in Giosuè e ha radici vecchie come il mondo! E’ un vizio capitale che i vecchi catechismi definivano peccato contro lo Spirito Santo e rischia di farci cascare tutti quando attribuiamo lo Spirito a “categorie privilegiate” come fosse un monopolio riservato a qualcuno o un genere contingentato… Allora inscatoliamo il divino e non siamo per niente profeti. Lo Spirito è come il vento: soffia dove vuole e non sai donde venga e dove vada… non si lascia certo condizionare da noi. Siamo noi che ci facciamo condizionare dai nostri preconcetti e pregiudizi.
• Per splendere su tutti
Il regime dei cieli aperti si caratterizza proprio dal fatto che lo Spirito Santo è effuso su tutti. Quando Gesù morì sulla Croce, il velo della sua carne si squarciò e lo Spirito si riversò sul mondo. Quindi ora, in virtù del sacerdozio regale conferitoci dal battesimo, possiamo anche noi, avere il dono profetico. Lo Spirito è dato a tutti, così come il Sole splende su tutto: tocca a noi sollevare le tapparelle e spalancare le finestre affinché la luce entri. Il solo ostacolo a riceverlo dipende dalla nostra chiusura e non da Dio che non lo dà.
Il Vangelo ci mostra gli Apostoli che avevano lo stesso timore di Giosuè: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri”. I nostri. Gesù fa fatica a far capire che nel regno di Dio non ci sono da una parte i “nostri” e dall’altra quelli che non sono nostri. Non esistono più scontri di civiltà e di mentalità, ma siamo tutti figli di un unico PADRE. E risponde loro: “Non glielo proibite perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me; chi non è contro di noi è per noi”.
In questo Vangelo, Gesù invita anche noi, come invitava i discepoli, ad aprire gli orizzonti e ad augurarci che tutti siano profeti e a rallegrarci che tutti abbiano lo Spirito in pienezza. Se ce ne rattristiamo non siamo abitati dallo Spirito e non esercitiamo il nostro sacerdozio regale e tanto meno quello profetico. Se siamo ancora troppo inquadrati, chiediamo allo Spirito di sconquassarci un po’, affinché possa aprirsi un varco per penetrare nel nostro cuore e inondarci con la sua luce.
Wilma Chasseur
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