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domenica 19 agosto 2012

Il Dio delle sorprese

20^ Domenica Tempo Ordinario 
(Gv 6 ,51-58)

La prima lettura ci parla della sapienza che si è costruita la casa su sette colonne. E la seconda lettura ci mette in guardia contro la stoltezza che può farci precipitare sotto settanta colonne…
Questa sapienza è quella che ci fa aprire la porta giusta. E ci insegna il modo per aprirla. “Ecco sto alla porta e busso” dice il Signore. Ma quale porta?

• Da quale porta entra il Signore?

Mi ha colpito una riflessione di Paul Claudel diplomatico francese convertitosi la notte di Natale a Notre Dame ascoltando il canto del Magnificat. In una sua pagina molto suggestiva raccontando una sua esperienza interiore scrive :
“Ascoltando la spaventosa tempesta che sta scuotendo tutta la mia casa, non posso impedirmi di pensare al versetto dell’Apocalisse “Ecco sto alla porta e busso”. Di che porta si tratta se non di quella perduta in fondo alla nostra anima? Alla fine noi siamo soli in una notte di tempesta nella nostra casa solitaria e desolata e all’improvviso bussano! Ma non alla porta d’entrata, ma a quella vecchia porta che credevamo condannata per sempre! Ma non c’è da sbagliarsi: bussano, hanno bussato in noi e la cosa ci ha fatto sussultare. Chi ha bussato? Non c’è da sbagliarsi: è Colui che viene come un ladro nella notte. E noi ascoltiamo palpitanti… Ma è una tale seccatura alzarsi e dischiudere quella vecchia porta. È fissata da due chiavistelli: uno si chiama cattiva abitudine, l’altro, cattiva volontà. Quanto alla serratura, abbiamo perso la chiave. Ci vorrebbe anche un po’ d’olio per farla funzionare. E poi, che cosa succederebbe se si aprisse quella porta?. La notte, il grande vento primordiale che soffia sulle acque, Qualcuno che non si vede, ma che non ci permetterebbe più di starcene comodamente in casa nostra. Spirito di Dio non entrare, ho paura delle correnti d’aria! Eppure continuano a bussare… Ah Signore cercheremo di aprirti; sappiamo che il rifiuto ti fa male ”. (Paul Claudel in Positions et propositions, tome II).

• Come fare perché la porta si apra?

Anche nel Vangelo vediamo questo rifiuto dei Giudei “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” E addirittura molti discepoli di Gesù si tirarono indietro al punto da suscitare quella domanda :” Volete andarvene anche voi?” Domanda che ripete ad ognuno di noi e che sottolinea l’assoluta libertà con la quale il Signore vuole essere seguito. La libertà è un’arma a doppio taglio, ma il Signore non ce la toglierà mai: o con Lui o, -non sia mai!- contro di lui, ma sempre sovranamente liberi. Se stiamo con Lui, la libertà è una grazia, se ci allontaniamo diventa una disgrazia, se non addirittura una fregatura, ma finché siamo vivi, possiamo sempre fare dietrofront. Come fece quell’industriale, grande uomo di preghiera, che raccontava così la sua esperienza: “Pregavo il Signore e mi vedevo come dietro a una porta: per ottenere la grazia che cercavo, spingevo quella porta, ma non succedeva niente. Continuavo a spingere, all’inizio sempre più forte , poi sempre più debolmente, finché mollai la presa. In quel momento, con mia grande sorpresa, la porta si aprì e il Signore entrò. Allora capii che la porta si apriva in senso contrario; io dovevo solo scansarmi per permettere al Signore di poter aprire Lui la porta ed entrare nella mia vita”.
Quante volte anche noi, con le nostre insistenze, impediamo alla porta di aprirsi. Perché il Signore arriva sempre da un’altra parte: da quella che non ci aspettiamo. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese.

Wilma Chasseur

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