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domenica 12 agosto 2012

Quando il cammino è troppo lungo...

19^ Domenica Tempo Ordinario 
(Gv 6, 41-51) 

Elia non ne può più: il mestiere di profeta è duro quando i risultati non ci sono e le esortazioni sono come parole al vento. L’idolatria della regina Gezabele sembra invincibile. Il popolo è di dura cervice e il profeta è tentato di gettare la spugna: ”Ora basta Signore! Prendi la mia vita perché io non sono migliore dei miei padri”. Ma ecco che dopo aver detto “non ce la faccio più” viene un angelo a dirgli: “su mangia perché è troppo lungo per te il cammino”. E’ come se, attraverso l’angelo che è sempre un messaggero di Dio, il Signore stesso gli dicesse “non contare sulle tue forze che non ti basteranno per percorrere tutto il cammino che è ancora troppo lungo, ma conta su di me, sulla mia forza che ti darò giorno per giorno” .

• Forze nuove spuntano…

Ed ecco allora che, improvvisamente, il profeta che non ce la faceva più, ce la fa di nuovo. Dopo aver riconosciuto la propria debolezza ecco che interviene la forza di Dio, ed Elia , dopo aver mangiato il cibo che, misteriosamente si trova davanti, riprende a camminare per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio.
E’ solo riconoscendo la propria debolezza davanti a Dio che si riacquistano forze nuove, mai sperimentate prima. “Quando sono debole, è allora che sono forte” diceva già san Paolo. E io aggiungerei: è solo allora che sono forte perché sperimento la forza stessa di Dio, mentre se conto sulle mie povere forze, il cammino sarà troppo lungo e si esauriranno prima. L’importante è manifestare al Signore il proprio stato d’animo. Con Dio ci si può lamentare (Giobbe e Geremia ce ne danno… l’esempio): lamentarsi con gli altri non serve a niente perché si rimane tali e quali, ma con Dio serve eccome, perché dopo se ne esce diversi, tante cose cambiano. E forze nuove spuntano!…

• Perché i Giudei non credono?

Il Vangelo ci mostra ancora una reazione dei giudei alla rivelazione di Gesù: “I Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano. ”Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre, come può dunque dire: sono disceso dal cielo? ”E dai che ci risiamo! Quei giudei, oltre che pescatori, di professione erano soprattutto mormoratori!… Ne avevano sempre una. E Gesù tenta, invano ahimè, di far cambiare loro mestiere dicendo: “Non mormorate tra di voi. I giudei non riuscivano a capire come potesse essere il pane disceso dal cielo. Visto che aveva un padre e una madre in terra, cosa c’entrava il cielo in tutto questo? Perché questa incredulità? La risposta la dà Gesù stesso: “Nessuno può venire a me se il Padre non lo attira. Chiunque ha ascoltato il Padre, viene a me”. Ma quei giudei non ascoltavano né Gesù, né il Padre.

• Chi ha mangiato la manna è morto lo stesso

E Gesù ribadisce ancora una volta a questo popolo di dura cervice, di essere lui il pane di vita, l’unico che sazia per sempre e dà la vita eterna. Sì, sì, i loro padri avranno anche mangiato la manna, ma erano poi morti lo stesso. Gesù stesso aveva ribadito così alla mormorazione della volta scorsa dei giudei che gli dicevano: ”I nostri padri hanno mangiato la manna, e tu che segno fai…?”
“I vostri padri hanno mangiato la manna e sono morti. Io sono il pane vivo disceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia”.
Ed è il pane che ci ridona forze nuove per riprendere il cammino. Anche quando questo cammino ci sembra troppo lungo. Anzi, forse proprio allora.

Wilma Chasseur

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