Pages

giovedì 31 dicembre 2009

Happy New Year

Siamo a poche ore ormai dalla chiusura di questo 2009. Ieri vi abbiamo parlato degli eventi drammatici di questo anno e vi abbiamo lasciato con la speranza che il 2010 sia un anno diverso sotto ogni punto di vista. Oggi invece vi dedichiamo alcune riflessioni sulla fine dell’anno.

 

Cari amici, eccoci alla fine di questo anno e, come sempre , ci viene da fare un bilancio di come è andato... Sicuramente è stato un anno molto intenso e ricco di emozioni, qualcuna di gioia , qualche altra di dolore...ma, io credo che in ogni evento, sia bello, sia brutto, se siamo stati attenti ed abbiamo saputo ascoltare la Sua voce, il Signore  ci ha parlato per insegnarci qualcosa che non sapevamo e comunicarci il Suo disegno d'amore per noi...il nostro bagaglio di esperienza sicuramente è cresciuto e spero che sia cresciuta anche la nostra fede...facciamo in modo che il tutto venga usato per iniziare il nuovo anno nella gioia, nella speranza e con la volontà di coltivare questa bella amicizia, anche se virtuale, che sta nascendo tra noi tutti!!!

Buona fine e buon inizio d'anno a tutti voi!

Con tanto affetto, Marina 

Questo 2009 ormai si sta spegnendo e lascia dietro di sé più dolori che gioie. Ma personalmente io devo rendere grazie per questo anno che ha segnato un mio cambiamento profondo nel dedicarmi in un lavoro al servizio di Dio. Prima con l’apertura del mio blog personale e ora con questa magnifica Vigna del Signore. In più questo è stato un anno che mi ha fatto crescere spiritualmente e anche nella lotta al peccato dal quale Gesù mi ha liberato. Spero che il 2010 porti molti frutti a voi tutti, sotto ogni punto di vista, specialmente spirituale, e che possiate avvicinarvi sempre più a chi vi ama più di tutti: Gesù Cristo.

Vi auguro di festeggiare sobriamente questi ultimi momenti del 2009 e di guardare con speranza a questo nuovo anno che Dio ci sta concedendo di vivere ancora. Un caro saluto a tutto voi e Buon Anno!! Angel 

Caro 2009 , ci lasci da buon vecchietto.

Personalmente io non posso lamentarmi di te.

Ma, ma quanti disastri e distruzioni hai portato ai nostri fratelli...

Spero che il neonato 2010 provveda a risanare tante ferite.

Ci accompagni con Pace ed Amore.

Buon Anno a tutti! Stella 

Oggi il vecchio cede il posto al nuovo. Così il peccato deve cedere il posto alla grazia, il male deve cedere il posto al bene, l'egoismo

deve cedere il posto all'altruismo, l'odio deve cedere il posto

all'amore, l'incredulità deve cedere il posto alla Fede, la superbia

deve cedere il posto all'umiltà, la guerra deve cedere il posto alla

pace, la paura deve cedere il posto al coraggio, il chiasso deve

cedere il posto al silenzio, l'avarizia deve cedere il posto alla

carità, l'ignoranza deve cedere il posto alla sapienza, la pigrizia

deve cedere il posto all'impegno, la volgarità deve cedere il posto al pudore, la violenza deve cedere il posto alla dolcezza, il tradimento deve cedere il posto alla fedeltà, l'inimicizia deve cedere il posto all'amicizia, le critiche devono cedere il posto alla preghiera.

Buon anno Angel e a tutta la Vigna! 

Mikh 

Pubblicato dagli Operai della Vigna il 31/12/0

mercoledì 30 dicembre 2009

L’ANNO 2009

Si avvicina la conclusione di un altro anno che ha portato come sempre, gioia e dolori. Abbiamo davvero attraversato momenti brutti che ricapitoliamo qui brevemente. 

Uno dei terremoti più devastanti degli ultimi anni ci ha ricordato l’importanza della carità e della solidarietà. Per un breve periodo siamo stati tutti davvero uniti e centinaia di volontari sono subito partiti alla volta dell’Aquila per poter prestare soccorso. Il dolore ci ha resi un unico corpo sofferente, ma ahimè è durato poco. Non ci è voluto molto perché tornassimo alla freddezza di ogni giorno e ci dimenticassimo dell’importanza di restare uniti. 

Un altro evento clamoroso ci fa riflettere per un po’: l’alluvione e la parziale distruzione di una città siciliana: Giampilieri. Questa frazione viene colpita duramente come se la montagna le crollasse addosso. Anche in questo periodo, si riaccende uno spirito comunitario, ma per troppo poco tempo. 

Altri eventi disastrosi e terribili si possono ricordare come l’esplosione nei pressi della stazione di Viareggio e le alluvioni devastanti di questi giorni in Toscana. Nell’intermezzo altri terremoti scuotono le nostra fondamenta mentre si ripresenta l’incubo terrorismo e mentre all’estero tragedia peggiori accadono come il principio di guerra tra il popolo palestinese e i israeliano o la terribile questione somala o ancora con la crocifissione di cristiani che sono divenuti martiri del Signore. E arriviamo alla terribile situazione in Iran dove in questi giorni sembra quasi essere scoppiata la guerra civile. 

Tutti questi eventi sono capitati in questo anno e sicuramente qualcuno lo sto dimenticando, ma purtroppo i lutti sono tanti. Non solo abbiamo perso i nostri militari in Afghanistan. Non solo abbiamo perso un uomo come Mike Bongiorno.
Dobbiamo dimenticare le innumerevoli vittime della strada (come ricordava giustamente Mik nel suo angolo)? Dobbiamo dimenticare le innumerevoli morti bianche, cioè avvenute sul luogo del lavoro? Dobbiamo dimenticare le crudi morti avvenute nelle carceri dove qualcuno ha pensato bene di divenire giustiziere? Dobbiamo ricordarci delle vittime delle mafie? Dobbiamo ricordarci delle vittime della droga, dell’alcool? Dobbiamo dimenticarci delle vittime della fame o
della miseria o della povertà? Dobbiamo dimenticarci dei morti senza nomi in mare? 

Quest’anno si chiude con un bilancio pesante, ma non abbiamo imparato nulla da tutto questo. I crimini continuano, gli incidenti stradali si moltiplicano e così quelli sul lavoro. E mentre accade tutto questo, allontaniamo Dio ancora di più preferendo intraprendere una strada al buio, dove non sappiamo nemmeno dove mettere i piedi. Alla maggior parte dei giovani non viene più insegnato il rispetto, la morale, l’etica del lavoro, l’importanza di seguire Gesù e di rendere grazie a Dio per quello che abbiamo. Le famiglie si chiudono in sé stesse e difficilmente aprono le porte di casa per farvi entrare qualcuno. Anzi molte famiglie si disintegrano dall’interno con una percentuale di divorzi in costante aumento, grazie anche alle teorie demenziali di psicologi e scienziati che affermano di come tradire il proprio partner faccia bene alla salute. 

Insomma, ci accingiamo a salutare un anno che ci ha visti uniti davvero solo dopo tragedie immani (il che fa venire in mente di come siamo noi uomini e cioè che ci accorgiamo del bene più importante solo quando rischiamo di perderlo): un anno di sofferenze, di un ateismo sempre più diffuso e di un aumento di morti senza motivo. Dopodomani, il calendario segnerà 2010: come sarà quest’anno? Saremo in grado di tornare indietro dalla furia selvaggia con la quale stiamo distruggendo questo mondo? Saremo capaci di ridare spazio a Dio nelle nostre vite? Saremo capaci di aiutarci vicendevolmente specie ora che le difficoltà sembrano aumentare? Saremo in grado di rispettare le regoli e le leggi divine e civili? Saremo in grado di migliorarci e di ritrovare il nostro cuore? Queste sono le domande che ci dobbiamo porre alla vigilia di questo nuovo anno. Non il cenone o le feste o lo spumante o le lenticchie con il cotechino possono salutare l’anno nuovo: invece di cercare la fortuna e il buon auspicio nelle lenticchie, cerchiamolo laddove c’è la certezza di trovarlo: Gesù Cristo Nostro Signore che nonostante tutto, continua a lavorare per noi, spinto da un amore a noi oggi incomprensibile. 

Lasciamoci con un buon proposito: facciamo che il 2010 sia l’anno della nostra Redenzione, l’anno in cui ci ricordiamo il vero bene della nostra vita e l’anno in cui cerchiamo di cambiare davvero le cose senza aver paura: perché ognuno di noi, se vuole, può davvero cambiare il mondo con Gesù al suo fianco. Un caro saluto e un augurio, a nome di tutta la Vigna, soprattutto a chi ora è in difficoltà come i toscani.

martedì 29 dicembre 2009

L'Umiltà

Che bella parola è l'umiltà! Ma quanto difficile è essere umile! Sinceramente si è perso anche questo ultimo valore e non si vede in giro molta umiltà, ma invece si possono godere molti episodi di arroganza e di persone con principi di megalomania. Il Vangelo di oggi ci ha presentato anche un esempio di umiltà che proviene da Maria: la Vergine Immacolata, la madre del Cristo, si sottopone umilmente al rito della purificazione, lei che non aveva mai contratto nessuna impurità. Una indubbia lezione di umiltà. 

E’ indubbio che anche noi molte volte, anche inconsapevolmente, cediamo nel peccato del vanto. Crediamo di essere migliori, ma in realtà subito dopo ci rendiamo conto di quanto piccoli siamo in realtà. Essere al di sopra, su di un piedistallo è brutto oltreché sbagliato, specie perché sappiamo quanto Gesù ami l'umiltà. Si deduce ciò da moltissimi passi presenti nel Vangelo. Eccone alcuni: «Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve»; "chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato"; ecc.. Ma la prova più grande di umiltà è lo stesso Gesù: Il Figlio dell'Altissimo si umilia al punto di entrare nella condizione umana e vivere una vita umile e modesta, scegliendo di nascere persino in una mangiatoia. Pensateci bene: il Figlio di Dio che avrebbe potuto scegliere di nascere in templi e palazzi fastosi, decide di scegliere come luogo di nascita una mangiatoia dove si nutrono gli animali. Se noi avessimo avuto la possibilità di scegliere il nostro luogo di nascita, quale posto avremmo scelto? Pensateci e rispondete sinceramente. 

Lui che è Figlio di Dio si è accontentato del poco, noi cerchiamo sempre il molto. Essere umili è dunque una delle cose più belle legate a Dio. Egli ha scelto di innalzare l'umile, di innalzare coloro che questo mondo non considera e abbandona. Se c'è una cosa che si impara leggendo il Vangelo è che Dio esalta i poveri, gli umili, gli storpi, i ciechi, cioè esattamente quelli che il nostro mondo emargina. Nella nostra società vediamo esaltati i politici potenti che si credono di essere al di sopra di tutti; chi lavora in televisione e che tratta i fans come suoi inferiori; persone ancora con idee razziste di superiorità. Quante persone ricche vediamo trattare gli altri non ricchi con indifferenza, a volte anche con disgusto.

Ma tutti coloro che si credono padre eterno in terra solo per quattro soldi bucati, non potranno comprare il perdono del Dio che è nei cieli. Più loro si esalteranno, più Dio li sottometterà: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio." 

Questa è la buona novella: Gesù dice di come il Padre abbia scelto di rivelare le cose ai piccoli, nascondendole ai sapienti. Quindi i nostri piccoli, tutti noi che viviamo di stenti o che non viviamo sogni di gloria abbiamo una speranza di salvezza. Abbiamo la speranza che almeno dinanzi a Dio noi siamo tutti uguali. Umiliamoci dinanzi agli amici, umiliamoci dinanzi a questo mondo e Dio ci esalterà sopra tutti. Ricordate su chi Gesù ha costruito la Chiesa? Su Pietro. E chi era Simon Pietro? Un pescatore. Quindi Gesù ha scelto di costruire la Chiesa di Dio non sui sapienti, non sugli scribi, non sui teologi, ma su di un umile pescatore. Oggi, quante volte vediamo presi in giro i pescatori o gli agricoltori per il lavoro che fanno? Quante volte vengono trattati con superficialità e con epiteti disgustosi?

Vedete l’occhio di Gesù è diverso dal nostro: Egli vede non il possesso, non gli studi, non la ricchezza, ma il cuore e la sua umiltà. 

 Impariamo da Gesù ad essere umili esattamente come Lui. Uniamoci insieme nel pregare il Signore di donarci un cuore umile perché possiamo imparare a non vantarci dei nostri successi e a dare invece il merito a chi realmente lo merita: il Signore Dio. Gloria a Dio. 

Buon anno, il Ritorno di Gesù si avvicina

lunedì 28 dicembre 2009

QUANDO E’ NATO GESU’?

Molti dicono che Gesù non è nato realmente il 25 Dicembre. Ma è davvero così? Oggi vi proponiamo un documento pubblicato dal portale noi cattolici.it che cerca di documentare la nascita di Gesù Cristo facendola risalire proprio al 25 Dicembre! 

Molti si interrogano se Gesù sia nato veramente il 25 dicembre. Ma cosa sappiamo in realtà sulla storicità della sua data di nascita? I Vangeli, come è noto, non precisano in che giorno è nato il fondatore del cristianesimo.

E allora, come mai la Chiesa ha fissato proprio al 25 dicembre il suo Natale? È vero, inoltre, che questa festa cristiana - seconda solo alla Pasqua - è stata posta al 25 dicembre per sostituire il culto pagano del dio Sole, celebrato in tutto il Mediterraneo anche prima della nascita di Gesù?

Cominciamo col dire che il solstizio d’inverno – data in cui si festeggiava nelle culture politeiste il Sol Invictus - cade il 21 dicembre e non il 25.

In secondo luogo è bene precisare che la Chiesa primitiva, soprattutto d’Oriente, aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte.

Dato che è stato ricavato dallo studio della primitiva tradizione di matrice giudeo-cristiana - risultata fedelissima al vaglio degli storici contemporanei - e che ha avuto origine dalla cerchia dei familiari di Gesù, ossia dalla originaria Chiesa di Gerusalemme e di Palestina.

E allora, se la Chiesa ha subito fissato al 25 dicembre la nascita di Gesù, abbiamo oggi prove documentali e archeologiche che possono confermare la veneranda tradizione ecclesiale? La risposta è si.

Nel 1947 un pastorello palestinese trova casualmente una giara, semisepolta in una grotta del deserto di Qumran, un’arida regione a pochi chilometri da Gerusalemme. La località era stata sede della comunità monastica degli esseni, che oltre all’ascetismo praticava la copiatura dei testi sacri appartenuti ai loro antenati israeliti. I monaci del Mar Morto produssero in pochi decenni una grande quantità di testi, poi nascosti in grandi anfore per salvarli dall’occupazione romana del 70 d.C.

All’indomani della fortunata scoperta, archeologi di tutto il mondo avviarono una grande campagna di scavi nell’intera zona desertica, rinvenendo ben 11 grotte, che custodivano, da quasi venti secoli, numerosi vasi e migliaia di manoscritti delle Sacre Scritture israelitiche, arrotolati e ben conservati.

Tra questi importanti documenti, uno ci interessa particolarmente: è il Libro dei Giubilei, un testo del II secolo a.C.

La fonte giudaica ci ha permesso di conoscere, dopo quasi due millenni, le date in cui le classi sacerdotali di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente da sabato a sabato, quindi sempre nello stesso periodo dell’anno.

Il testo in questione riferisce poi che la classe di Abia, l’VIII delle ventiquattro che ruotavano all’officiatura del Tempio - classe sacerdotale cui apparteneva il sacerdote Zaccaria, il padre di Giovanni Battista - entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre.

La notizia apparentemente secondaria si è rivelata invece una vera bomba per gli studiosi del cristianesimo antico. Infatti, se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre, giorno in cui secondo il vangelo di Luca ha ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, che gli ha comunicato - nonostante la sua vecchia età e la sterilità della moglie Elisabetta - che avrebbe avuto un figlio, il cui nome sarebbe stato Giovanni, questo vuol dire che il Precursore del Signore potrebbe essere nato intorno al 24 giugno, nove mesi circa dopo l’Annuncio dell’angelo.

Guarda caso gli stessi giorni in cui la Chiesa commemora nel calendario liturgico, già dal I secolo, sia il giorno dell’Annunciazione a Zaccaria che la nascita di Giovanni.

Detto ciò, Maria potrebbe avere avuto la visita, sempre di Gabriele, giorno dell’Annunciazione, proprio il 25 marzo. Infatti, quando Maria si reca da sua cugina Elisabetta, subito dopo le parole dell’Arcangelo, per comunicare la notizia del concepimento di Gesù, l’evangelista annota: “Elisabetta era al sesto mese di gravidanza”.

Passo evangelico che mette in evidenza la differenza di sei mesi tra Giovanni e Gesù. E allora, se Gesù è stato concepito il 25 marzo, la sua nascita può essere ragionevolmente commemorata il 25 dicembre, giorno più, giorno meno.

Se così stanno i fatti - e la fonte qumranica li documenta - possiamo affermare senza tema di smentita che grazie alla scoperta della prezioso testo, avvenuto appena sessant’anni fa, la plurimillenatria tradizione ecclesiastica è confermata: le ricorrenze liturgiche dei concepimenti e dei giorni di nascita, sia di Giovanni che soprattutto di Gesù, si sono rivelati pertanto compatibili con la scoperta archeologica del Deserto di Giuda.

Cosa sarebbe accaduto se, per esempio, avessimo scoperto che il sacerdote Zaccaria fosse entrato nel Tempio nel mese di marzo o di luglio? Tutte le date liturgiche che ricordano i principali avvenimenti dei due personaggi evangelici sopra citati sarebbero diverse da quelle indicate dalla tradizione ecclesiale. E subito gli scettici, strappandosi le vesti, avrebbero gridato al mondo intero che la Chiesa si è inventata tutto, compreso la data di nascita del suo fondatore.

Ma l’indagine non è ancora terminata! Alcuni detrattori della storicità della data del Natale al 25 dicembre hanno, infatti, osservato che in quel mese - cioè in pieno inverno - gli angeli non potevano incontrare in aperta campagna e di notte greggi e pastori a cui dare la lieta notizia della nascita del Salvatore dell’umanità.

Eppure, quanti sostengono questa ipotesi dovrebbe sapere che nell’ebraismo tutto è soggetto alle norme di purità. Secondo non pochi antichi trattati ebraici, i giudei distinguono tre tipi di greggi.

Il primo, composto da sole pecore dalla lana bianca: considerate pure, possono rientrare, dopo i pascoli, nell’ovile del centro abitato. Un secondo gruppo è, invece, formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera: questi ovini possono entrare a sera nell’ovile, ma il luogo del ricovero deve essere obbligatoriamente al di fuori del centro abitato.

Un terzo gruppo, infine, è formato da pecore la cui lana è nera: questi animali, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate.

Non dimentichiamo, poi, che il testo evangelico riferisce che i pastori facevano turni di guardia: fatto che appare comprensibile solo se la notte è lunga e fredda, proprio come quelle d’inverno. Ricordo che Betlemme è ubicata a 800 metri sul livello del mare.

Alla luce di queste considerazioni, possiamo ritenere risolto il mistero: i pastori e le greggi incontrati dagli angeli in quella santa notte a Betlemme appartengono al terzo gruppo, formato da sole pecore nere. Prefigurazione, se vogliamo, di quella parte della società, composta da emarginati, esclusi, derelitti e peccatori che tanto piacerà avvicinare al Gesù predicatore.

In conclusione, possiamo dunque affermare non solo che Gesù è nato proprio il 25 dicembre ma che i vangeli dicono la verità storica circa i fatti accaduti nella notte più santa di tutti i tempi: coloriamo di nero le bianche pecorelle dei nostri presepi e saremo più fedeli non solo alla storia quanto al cuore dell’insegnamento del Nazareno. 

di Michele Loconsole* 

ROMA, lunedì, 21 dicembre 2009 (ZENIT.org).- 

* Il prof. Michele Loconsole è dottore in Sacra Teologia ecumenica, Presidente dell’associazione internazionale ENEC (L’EUROPE – NEAR EAST CENTRE) e Vicepresidente della Fondazione Nikolaos e dell’Associazione Puglia d'Oriente. Ha pubblicato recentemente il volume “Il simbolo della croce. Storia e liturgia” (Bari 2009). 

domenica 27 dicembre 2009

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ

La festa della Sacra Famiglia nella liturgia cattolica, nel secolo XVII, veniva celebrata localmente; papa Leone XIII nel 1895, la fissò alla terza domenica dopo l’Epifania omnibus potentibus, ma fu papa Benedetto XV che nel 1921 la estese a tutta la Chiesa, fissandola alla domenica compresa nell’ottava dell’Epifania; papa Giovanni XXIII la spostò alla prima domenica dopo l’Epifania; attualmente è celebrata nella domenica dopo il Santo Natale. La celebrazione fu istituita per dare un esempio e un impulso all’istituzione della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento i tre personaggi che la componevano, figure eccezionali sì ma con tutte le caratteristiche di ogni essere umano e con le problematiche di ogni famiglia. Numerose Congregazioni religiose sia maschili che femminili, sono intitolate alla Sacra Famiglia, in buona parte fondate nei secoli XIX e XX, come: 

·           le “Suore della Sacra Famiglia”, fondate a Bordeaux nel 1820 dall’abate P. B. Noailles, dette anche ‘Suore di Loreto’;

·           le “Suore della Sacra Famiglia di Nazareth” fondate nel 1875 a Roma, dalla polacca Siedliska;

·           le “Piccole Suore della Sacra Famiglia” fondate nel 1892, dal beato Nascimbeni a Castelletto di Brenzone (Verona);

·           i “Preti e fratelli della Sacra Famiglia” fondati nel 1856 a Martinengo, dalla beata Paola Elisabetta Cerioli;

·           i “Figli della Sacra Famiglia” fondati nel 1864 in Spagna da José Mananet;

·           e tante altre... 

Papa Benedetto XVI : Angelus - Piazza San Pietro -

(Domenica, 28 dicembre 2008) 

Cari fratelli e sorelle! 

In questa domenica, che segue il Natale del Signore, celebriamo con gioia la Santa Famiglia di Nazaret. Il contesto è il più adatto, perché il Natale è per eccellenza la festa della famiglia. Lo dimostrano tante tradizioni e consuetudini sociali, specialmente l’usanza di riunirsi insieme, in famiglia appunto, per i pasti festivi e per gli auguri e lo scambio dei doni; e, come non rilevare che in queste circostanze, il disagio e il dolore causati da certe ferite familiari vengono amplificati? Gesù ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana; ha avuto la Vergine Maria come mamma e Giuseppe che gli ha fatto da padre; essi l’hanno allevato ed educato con immenso amore. La famiglia di Gesù merita davvero il titolo di "santa", perché è tutta presa dal desiderio di adempiere la volontà di Dio, incarnata nell’adorabile presenza di Gesù. Da una parte, è una famiglia come tutte e, in quanto tale, è modello di amore coniugale, di collaborazione, di sacrificio, di affidamento alla divina Provvidenza, di laboriosità e di solidarietà, insomma, di tutti quei valori che la famiglia custodisce e promuove, contribuendo in modo primario a formare il tessuto di ogni società. Al tempo stesso, però, la Famiglia di Nazaret è unica, diversa da tutte, per la sua singolare vocazione legata alla missione del Figlio di Dio. Proprio con questa sua unicità essa addita ad ogni famiglia, e in primo luogo alle famiglie cristiane, l’orizzonte di Dio, il primato dolce ed esigente della sua volontà, la prospettiva del Cielo al quale siamo destinati. Per tutto questo oggi rendiamo grazie a Dio, ma anche alla Vergine Maria e a San Giuseppe, che con tanta fede e disponibilità hanno cooperato al disegno di salvezza del Signore.

[...] affidiamo al Signore ogni famiglia, specialmente quelle più provate dalle difficoltà della vita e dalle piaghe dell’incomprensione e della divisione. Il Redentore, nato a Betlemme, doni a tutte la serenità e la forza di camminare unite nella via del bene.           

_________________

 

Preghiera alla Santa Famiglia dettata da Papa Giovanni Paolo II:

 

«O Santa Famiglia di Nazareth, comunità d’amore di Gesù, Maria e Giuseppe, modello e ideale di ogni famiglia cristiana, a te affidiamo le nostre famiglie.

Apri il cuore di ogni focolare domestico alla fede, all’accoglienza della Parola di Dio, alla testimonianza cristiana, perché diventi sorgente di nuove e sante vocazioni.

Disponi le menti dei genitori, affinché con carità sollecita, cura sapiente e pietà amorevole, siano per i figli guide sicure verso i beni spirituali ed eterni.

Suscita nell’animo dei giovani una coscienza retta ed una volontà libera, perché crescendo in sapienza, età e grazia, accolgano generosamente il dono della vocazione divina.

Santa Famiglia di Nazareth, fa’ che tutti, contemplando ed imitando la preghiera assidua, l’obbedienza generosa, la povertà dignitosa e la purezza verginale vissuta in te, ci disponiamo a compiere la volontà di Dio e ad accompagnare con previdente delicatezza quanti tra noi sono chiamati a seguire più da vicino il Signore Gesù, che per noi ha dato sé stesso. Amen».(Omelia 26.12.1993).

Fonti principali: santiebeati.it; vatican.va ("RIV."). 


Quando nasce Gesù

La Sacra Famiglia

Santo Stefano Protomartire

La celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti, bambini uccisi da Erode con la speranza di eliminare anche il Bambino di Betlemme;

Così al 26 dicembre c’è s. Stefano primo martire della cristianità.

 

Le nuove conversioni dovute alla predicazione degli Apostoli crescevano in numero elevato, al punto che essi furono costretti ad eleggere sette Diaconi che provvedessero agli affari materiali e di importanza secondaria.

Uno di questi, era Stefano, che rimase a Gerusalemme nonostante la persecuzione dei cristiani seguente al divieto fatto agli Apostoli di insegnare nel nome di Gesù. Stefano divenne il bersaglio preferito di quanti odiavano e non tolleravano i cristiani. Un giorno Stefano rispose con la veemenza della parola ispirata, mettendo in luce la nuova legge e la nuova alleanza superiori alla legge antica (Con Gesù si stabilisce una Nuova Alleanza tra Dio Padre e tutti gli esseri umani; l'Antico testamento ci parla solo di un'Alleanza tra Dio e il popolo ebreo).  I suoi interlocutori non seppero tenere testa alla sua eloquenza e riuscirono a farlo tacere solo con la violenza. Comperarono dei testimoni e condussero Stefano davanti ai giudici chiedendo la sentenza di morte. Stefano chiese la parola per la sua difesa e nuovamente esaltò la nuova alleanza e la nuova legge, imputando loro la morte del Messia. Fu trascinato fuori dalla città e lo lapidarono. Caduto in ginocchio proclamò le parole: "Signore, Gesù ricevi il mio spirito. Non imputar loro questo peccato."

 

Breve riflessione:

 

Santo Stefano offre la sua vita, come dell'oro, al bambino Gesù

Vicinissimo al neonato Salvatore, vediamo santo Stefano. Che cosa ha valso questo posto d'onore a colui che per primo ha reso al Crocifisso la testimonianza del sangue? Egli ha realizzato nel suo ardore giovanile ciò che il Signore ha dichiarato entrando nel mondo: «Mi hai dato un corpo. Eccomi, io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,5-7). Ha praticato l'obbedienza perfetta, che affonda le radici nell'amore e si manifesta all'esterno nell'amore.

Egli ha camminato sulle orme del Signore in quello che per il cuore umano, secondo la natura, è forse la cosa più difficile, e che sembra addirittura impossibile: come il Salvatore stesso, egli ha adempiuto il comandamento dell'amore per i nemici. Il Bambino nella mangiatoia, che è venuto per compiere la volontà di suo Padre fino alla morte sulla croce, vede in spirito davanti a sé tutti coloro che lo seguiranno su questa via. Egli ama questo giovane che sarà atteso da lui un giorno per porlo per primo accanto al trono del Padre, con una palma in mano. La sua manina ce lo addita a modello, come se ci dicesse: Guardate l'oro che attendo da voi.

 

 (Edith Stein)

 

Pubblicato da Marina il 26/12/09

sabato 26 dicembre 2009

Vieni Gesù Bambino

Messaggio Urbi et Orbi
di Sua Santità Benedetto XVI

Natale 2008

"Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus" (Tit 2,11). 

Cari fratelli e sorelle,

con le parole dell’apostolo Paolo rinnovo il gioioso annuncio del Natale di Cristo: sì, oggi, "è apparsa a tutti gli uomini la grazia di Dio nostro Salvatore"!È apparsa! Questo è ciò che la Chiesa oggi celebra. La grazia di Dio, ricca di bontà e di tenerezza, non è più nascosta, ma "è apparsa", si è manifestata nella carne, ha mostrato il suo volto. Dove? A Betlemme. Quando? Sotto Cesare Augusto, durante il primo censimento, al quale fa cenno anche l’evangelista Luca. E chi è il rivelatore? Un neonato, il Figlio della Vergine Maria. In Lui è apparsa la grazia di Dio Salvatore nostro. Per questo quel Bambino si chiama Jehoshua, Gesù, che significa "Dio salva". La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è festa di luce. Non una luce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno giorno, ma un chiarore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un punto preciso dell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è "venuto alla luce". In realtà, è Lui la luce stessa che si propaga, come ben raffigurano tanti dipinti della Natività. Lui è la luce, che apparendo rompe la caligine, dissipa le tenebre e ci permette di capire il senso ed il valore della nostra esistenza e della storia. Ogni presepe è un invito semplice ed eloquente ad aprire il cuore e la mente al mistero della vita. È un incontro con la Vita immortale, che si è fatta mortale nella mistica scena del Natale; una scena che possiamo ammirare anche qui, in questa Piazza, come in innumerevoli chiese e cappelle del mondo intero, e in ogni casa dove è adorato il nome di Gesù. La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini. Sì, Gesù, il volto del Dio-che-salva, non si è manifestato solo per pochi, per alcuni, ma per tutti. È vero, nella umile disadorna dimora di Betlemme lo hanno incontrato poche persone, ma Lui è venuto per tutti: giudei e pagani, ricchi e poveri, vicini e lontani, credenti e non credenti… tutti. La grazia soprannaturale, per volere di Dio, è destinata ad ogni creatura. Occorre però che l’essere umano l’accolga, pronunci il suo "", come Maria, affinché il cuore sia rischiarato da un raggio di quella luce divina. Ad accogliere il Verbo incarnato, in quella notte, furono Maria e Giuseppe che lo attendevano con amore ed i pastori, che vegliavano accanto alle greggi (cfr Lc 2,1-20). Una piccola comunità, dunque, che accorse ad adorare Gesù Bambino; una piccola comunità che rappresenta la Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà. Anche oggi coloro che nella vita Lo attendono e Lo cercano incontrano il Dio che per amore si è fatto nostro fratello; quanti hanno il cuore proteso verso di Lui desiderano conoscere il suo volto e contribuire all’avvento del suo Regno. Gesù stesso lo dirà, nella sua predicazione: sono i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per la giustizia (cfr Mt 5,3-10). Questi riconoscono in Gesù il volto di Dio e ripartono, come i pastori di Betlemme, rinnovati nel cuore dalla gioia del suo amore. Fratelli e sorelle che mi ascoltate, a tutti gli uomini è destinato l’annuncio di speranza che costituisce il cuore del messaggio di Natale. Per tutti è nato Gesù e, come a Betlemme Maria lo offrì ai pastori, in questo giorno la Chiesa lo presenta all’intera umanità, perché ogni persona e ogni umana situazione possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che sola può trasformare il male in bene, che sola può cambiare il cuore dell’uomo e renderlo un’"oasi" di pace. Possano sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio le numerose popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte (cfr Lc 1,79). La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terrasanta, dove l’orizzonte sembra tornare a farsi cupo per gli israeliani e i palestinesi; si diffonda in Libano, in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quanti non si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privilegiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioni interne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che travagliano la regione. A questa Luce che trasforma e rinnova anelano gli abitanti dello Zimbabwe, in Africa, stretti da troppo tempo nella morsa di una crisi politica e sociale che, purtroppo, continua ad aggravarsi, come pure gli uomini e le donne della Repubblica Democratica del Congo, specialmente nella martoriata regione del Kivu, del Darfur, in Sudan, e della Somalia, le cui interminabili sofferenze sono tragica conseguenza dell’assenza di stabilità e di pace. Questa Luce attendono soprattutto i bambini di quei Paesi e di tutti i Paesi in difficoltà, affinché sia restituita speranza al loro avvenire. Dove la dignità e i diritti della persona umana sono conculcati; dove gli egoismi personali o di gruppo prevalgono sul bene comune; dove si rischia di assuefarsi all’odio fratricida e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo; dove lotte intestine dividono gruppi ed etnie e lacerano la convivenza; dove il terrorismo continua a colpire; dove manca il necessario per sopravvivere; dove si guarda con apprensione ad un futuro che sta diventando sempre più incerto, anche nelle Nazioni del benessere: là risplenda la Luce del Natale ed incoraggi tutti a fare la propria parte, in spirito di autentica solidarietà. Se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina. Cari fratelli e sorelle, oggi "è apparsa la grazia di Dio Salvatore" (cfr Tt 2,11), in questo nostro mondo, con le sue potenzialità e le sue debolezze, i suoi progressi e le sue crisi, con le sue speranze e le sue angosce. Oggi, rifulge la luce di Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo e figlio della Vergine Maria: "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo". Lo adoriamo quest’oggi, in ogni angolo della terra, avvolto in fasce e deposto in una povera mangiatoia. Lo adoriamo in silenzio mentre Lui, ancora infante, sembra dirci a nostra consolazione: Non abbiate paura, "Io sono Dio, non ce n’è altri" (Is 45,22). Venite a me, uomini e donne, popoli e nazioni, venite a me, non temete: sono venuto a portarvi l’amore del Padre, a mostrarvi la via della pace. Andiamo, dunque, fratelli! Affrettiamoci, come i pastori nella notte di Betlemme. Dio ci è venuto incontro e ci ha mostrato il suo volto, ricco di grazia e di misericordia! Non sia vana per noi la sua venuta! Cerchiamo Gesù, lasciamoci attirare dalla sua luce, che dissipa dal cuore dell’uomo la tristezza e la paura; avviciniamoci con fiducia; con umiltà prostriamoci per adorarlo. Buon Natale a tutti!

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 23 dicembre 2009

MESSAGGIO REGINA DEGLI ULTIMI TEMPI

Oggi, due giorni prima del Natale, ecco un nuovo Messaggio della Vergine Regina degli Ultimi Tempi, pubblicato dalla Direzione della Regina degli Ultimi Tempi: 

Messaggio del 23-12-2009 

Figli miei, sono a voi per invitarvi a vivere questo momento di attesa con grande gioia accogliendo nei vostri cuori Gesù che sta per nascere. Accostatevi con fiducia alla Sua culla e lasciatevi avvolgere dalla Sua immensa luce. Superate le amarezze della vita con la forza del Suo amore donandovi agli altri come Egli si è donato a voi. Dio può combattere ogni male e da questa certezza deve nascere  la speranza per superare le prove quotidiane e quelle dolorose della vita. Alzate il vostro sguardo verso il cielo perché Dio  vi ama così come vi amo anch’io. Vi benedico, figli miei,  nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


 

martedì 15 dicembre 2009

IL PRESEPE “NERO”

Ma dove stiamo veramente andando a finire? L'ultima che viene dalle cronache, riguarda la polemica su un  presepe nero" allestito negli uffici della procura di Verona. Entrando più nel dettaglio, il "presepe nero", così definito, contiene in esso San Giuseppe, la Vergine Maria e il bambin Gesù di pelle nera. 

I politici scendono in campo per parlare anche di questo. Invece di riunirsi tutti insieme davanti al presepe,

per fare la pace davanti alle immagini rappresentanti la Sacra Famiglia, questi uomini battibeccano sul colore delle statuine, definendola addirittura una "provocazione". Io non penso sia una provocazione. Stando

almeno alle parole del procuratore capo non è infatti una provocazione. Spero sia stato sincero. 

Ad ogni modo, il presepe non può essere tirato in ballo per generare polemiche: Strumentalizzare anche una vecchia tradizione, come quella del presepe, ahimè mi dispiace utilizzare questi toni, ma da cristiano cattolico sono indignato per quanto accaduto, è vergognoso. 

Allora cosa possiamo fare, oltre che indignarci? Possiamo solo pregare. L'indignazione è un sentimento umano e non giova a nulla, la preghiera invece è efficacie e combatte anche questi piccoli screzi che saltano fuori dal cilindro dei nostri cari politici. Ma poi, non penso che Gesù stia a guardare il pelo nell'uovo: Non è il colore delle statuine, è la sostanza che conta e la sostanza in questione è la Fede.

Auguriamoci che fatti come questi non accadano mai più e speriamo non ci siano teste calde ad utilizzare il presepe come un pretesto per litigare.

Gesù ci chiama alla fratellanza, non alla divisione. Infine volevo aggiungere: Gesù, per quanto riguarda la sua natura fisica, era mediorientale: Non ha scelto nè il bianco, nè il nero, ma una via di mezzo. Sembra quasi per non fare un torto a nessuno. Bianchi, neri, gialli, rossi, siamo tutti figli di Dio e colgo l'occasione per dire, scusatemi il gergo britannico:  

Say no to racism: Dite no al razzismo.



Post pubblicato da Mikhael il 14/12/09, alle 17:21