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mercoledì 30 dicembre 2009

L’ANNO 2009

Si avvicina la conclusione di un altro anno che ha portato come sempre, gioia e dolori. Abbiamo davvero attraversato momenti brutti che ricapitoliamo qui brevemente. 

Uno dei terremoti più devastanti degli ultimi anni ci ha ricordato l’importanza della carità e della solidarietà. Per un breve periodo siamo stati tutti davvero uniti e centinaia di volontari sono subito partiti alla volta dell’Aquila per poter prestare soccorso. Il dolore ci ha resi un unico corpo sofferente, ma ahimè è durato poco. Non ci è voluto molto perché tornassimo alla freddezza di ogni giorno e ci dimenticassimo dell’importanza di restare uniti. 

Un altro evento clamoroso ci fa riflettere per un po’: l’alluvione e la parziale distruzione di una città siciliana: Giampilieri. Questa frazione viene colpita duramente come se la montagna le crollasse addosso. Anche in questo periodo, si riaccende uno spirito comunitario, ma per troppo poco tempo. 

Altri eventi disastrosi e terribili si possono ricordare come l’esplosione nei pressi della stazione di Viareggio e le alluvioni devastanti di questi giorni in Toscana. Nell’intermezzo altri terremoti scuotono le nostra fondamenta mentre si ripresenta l’incubo terrorismo e mentre all’estero tragedia peggiori accadono come il principio di guerra tra il popolo palestinese e i israeliano o la terribile questione somala o ancora con la crocifissione di cristiani che sono divenuti martiri del Signore. E arriviamo alla terribile situazione in Iran dove in questi giorni sembra quasi essere scoppiata la guerra civile. 

Tutti questi eventi sono capitati in questo anno e sicuramente qualcuno lo sto dimenticando, ma purtroppo i lutti sono tanti. Non solo abbiamo perso i nostri militari in Afghanistan. Non solo abbiamo perso un uomo come Mike Bongiorno.
Dobbiamo dimenticare le innumerevoli vittime della strada (come ricordava giustamente Mik nel suo angolo)? Dobbiamo dimenticare le innumerevoli morti bianche, cioè avvenute sul luogo del lavoro? Dobbiamo dimenticare le crudi morti avvenute nelle carceri dove qualcuno ha pensato bene di divenire giustiziere? Dobbiamo ricordarci delle vittime delle mafie? Dobbiamo ricordarci delle vittime della droga, dell’alcool? Dobbiamo dimenticarci delle vittime della fame o
della miseria o della povertà? Dobbiamo dimenticarci dei morti senza nomi in mare? 

Quest’anno si chiude con un bilancio pesante, ma non abbiamo imparato nulla da tutto questo. I crimini continuano, gli incidenti stradali si moltiplicano e così quelli sul lavoro. E mentre accade tutto questo, allontaniamo Dio ancora di più preferendo intraprendere una strada al buio, dove non sappiamo nemmeno dove mettere i piedi. Alla maggior parte dei giovani non viene più insegnato il rispetto, la morale, l’etica del lavoro, l’importanza di seguire Gesù e di rendere grazie a Dio per quello che abbiamo. Le famiglie si chiudono in sé stesse e difficilmente aprono le porte di casa per farvi entrare qualcuno. Anzi molte famiglie si disintegrano dall’interno con una percentuale di divorzi in costante aumento, grazie anche alle teorie demenziali di psicologi e scienziati che affermano di come tradire il proprio partner faccia bene alla salute. 

Insomma, ci accingiamo a salutare un anno che ci ha visti uniti davvero solo dopo tragedie immani (il che fa venire in mente di come siamo noi uomini e cioè che ci accorgiamo del bene più importante solo quando rischiamo di perderlo): un anno di sofferenze, di un ateismo sempre più diffuso e di un aumento di morti senza motivo. Dopodomani, il calendario segnerà 2010: come sarà quest’anno? Saremo in grado di tornare indietro dalla furia selvaggia con la quale stiamo distruggendo questo mondo? Saremo capaci di ridare spazio a Dio nelle nostre vite? Saremo capaci di aiutarci vicendevolmente specie ora che le difficoltà sembrano aumentare? Saremo in grado di rispettare le regoli e le leggi divine e civili? Saremo in grado di migliorarci e di ritrovare il nostro cuore? Queste sono le domande che ci dobbiamo porre alla vigilia di questo nuovo anno. Non il cenone o le feste o lo spumante o le lenticchie con il cotechino possono salutare l’anno nuovo: invece di cercare la fortuna e il buon auspicio nelle lenticchie, cerchiamolo laddove c’è la certezza di trovarlo: Gesù Cristo Nostro Signore che nonostante tutto, continua a lavorare per noi, spinto da un amore a noi oggi incomprensibile. 

Lasciamoci con un buon proposito: facciamo che il 2010 sia l’anno della nostra Redenzione, l’anno in cui ci ricordiamo il vero bene della nostra vita e l’anno in cui cerchiamo di cambiare davvero le cose senza aver paura: perché ognuno di noi, se vuole, può davvero cambiare il mondo con Gesù al suo fianco. Un caro saluto e un augurio, a nome di tutta la Vigna, soprattutto a chi ora è in difficoltà come i toscani.

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