CAPITOLO V
IL CENACOLO DELLA S.S. TRINITÀ
I GIOVANI
Tra i frequentatori del Cenacolo un discorso a parte meritano i giovani, perché ne sono la parte eletta. Elvira li ama di un appassionato amore materno, perciò parla con loro, li guida, li segue con un premura, con una generosità, con una competenza come neanche un bravo sacerdote potrebbe fare. Entra nelle più intime fibre delle loro coscienze e ne dirige tutti i sentimenti verso l'ideale supremo. "Li voglio tutti santi!" Dice spesso e si prodiga fino all'inverosimile per far morire in loro il vecchio Adamo e spogliarli delle cattive inclinazioni e di ogni attaccamento nocivo. Lei avverte i mille ostacoli che si frappongono alla loro santificazione, ostacoli mossi dal nemico delle anime, ma anche dalle tante piccole resistenze che essi possono opporre alla volontà di Dio e, sentendo il peso della loro umanità, sospira: "Signore, quando non avranno più debolezze...?"
Il suo insegnamento è fatto non tanto di precetti e di massime, quanto di esempi, poiché in tutte le cose le piace di andare al concreto, di far toccare con mano che quello che il Signore vuole, si può fare. Memore di quanto diceva Padre Pio che asseriva essere la meditazione la chiave del progresso della propria conoscenza e di quella di Dio, Mamma Elvira stimola i suoi giovani alla meditazione quotidiana come a uno dei cardini più importanti del nostro edificio spirituale. Col suo esempio li educa alla preghiera e alla fiducia incrollabile nella forza della preghiera, li educa alla tenacia nel bene senza tentennamenti e senza ombra di rispetto umano. Li spinge a frequentare assiduamente i Sacramenti con particolare attenzione a quello della Penitenza e insegna loro quanto sia importante lottare per riportare vittoria. Sa prenderli uno per uno con delicatezza sapiente per educarli alla purezza. E pronta a sostenerli quando stanno per cadere, a rialzarli quando sono caduti, a rimproverarli quando ve ne sia bisogno, per farli ripartire ogni volta con rinnovato slancio. Raccomanda loro di accostarsi alla S. Comunione con cuore umile, sincero, devoto, sapendo che quello è il momento più importante di tutta la giornata e li esorta a viverlo come se fosse ogni volta la prima Comunione e l'ultima della loro vita.
I giovani del Cenacolo accettano di lasciarsi plasmare per diventare dei portatori di Cristo. Sanno che se sapranno assimilare il prezioso patrimonio spirituale che Mamma Elvira sa loro trasmettere, potranno a loro volta conquistare altri giovani, sottrarli alla schiavitù del demonio e delle passioni e trasformare anche loro in banditori di verità e di luce evangelica.
Nel Cenacolo questi giovani hanno trovato tutto ciò a cui inconsciamente anelavano. Qui, aprendo il cuore alle eterne realtà dello Spirito, si sono staccati dalle cose del mondo e, riguardando alla loro vita passata, si avvedono quanto futile e deludente fosse tutto ciò che prima facevano quando, come tanti altri ragazzi, erano "vaganti nel deserto del mondo, senza una meta, senza uno scopo, sempre in cerca di quella felicità che il mondo non può dare". Ora essi, vivendo nella grazia di Dio, sanno compiere i loro doveri in modo molto positivo, sia in seno alla propria famiglia, come in mezzo alla società. La corona del Rosario è la loro arma nel duro combattimento quotidiano.
Accanto ai giovani sono le ragazze. Hanno capito quanto sia proficuo lasciare le frivolezze e gli interessi mondani per guadagnarsi il cielo e non hanno desideri di evasione, anche se la rinuncia, per qualcuna di loro, è stata all'inizio dolorosa.
"Ho sofferto molto - confesserà una di esse - perché il mondo al quale ero sempre appartenuta mi teneva legata e il nuovo mondo mi attirava in un modo irresistibile. Ho fatto la mia scelta; ho lasciato tutto quello che avevo e ho cominciato una nuova vita. Ed ora sono felice. A volte mi chiedo come sarebbe la mia vita se non avessi conosciuto questa comunità che ora per me è la cosa più importante, perché, quando si è lì, ci si sente veramente trasformati. "
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