II Domenica di Quaresima
( Mc 9,1-9)
Oggi siamo invitati a salire sul monte e ad essere inondati di luce. Gesù, spendente nel volto e nelle vesti, rivela in modo inequivocabile la sua natura divina, lo splendore che procede dal suo vedere il Padre che – in persona – attesta che Egli è il suo figlio diletto.
• Quale mistero cerca l’uomo?
Siamo davanti al mistero. In un mondo in cui l’uomo escogita di tutto, per eliminare il mistero dalla vita umana (e, spesso, anche dalla vita di Gesù) ecco la Trasfigurazione che lo prova!
Senza mistero, l’uomo è sperduto, selvatico, si degrada. L’uomo è un essere finito però è capace d’infinito; se lo si deruba del mistero, gli si taglia la testa! I misteri della fede poi, sono il cibo indispensabile alla nostra fame d’infinito. Al di sopra di ogni altra cosa, la mente umana è fatta per Dio: dobbiamo far funzionare questa facoltà di poterci elevare fino a Lui, che ci contraddistingue da ogni altra creatura. Il mondo moderno vuole negarcela questa capacità, e anche certe teorie che vogliono ridurre Gesù a poco più che uomo, attribuendogli limiti incompatibili con la sua Persona divina, non sono al riparo da questo neomodernismo imperante.
E noi, se perdiamo la dimensione del mistero, perdiamo quella magnanimità e quella grandezza d’animo che caratterizzavano i santi, perdiamo facilmente la calma per dei nonnulla, e perdiamo la pace del cuore e la misericordia verso gli altri.
E così, l’uomo che ha più che mai bisogno di mistero, se non lo trova là dove c’è, cioè nelle cose sacre – che siano cose, dottrina o persone – lo va a cercare dove non c’è: cioè presso maghi, cartomanti, stregoni e colleghi vari, che sono sempre più ricercati proprio perché dispensatori di mistero, di bassissima lega, ma per niente a buon mercato, anzi a carissimo prezzo, mentre i misteri della FEDE, la Chiesa li dispensa gratuitamente.
• Videro l’invisibile e compresero l’incomprensibile
La Trasfigurazione ci mostra il mistero di Gesù: essendo Dio, godeva fin da quaggiù della visione del Padre, e avrebbe sempre dovuto irradiare quella luce che Pietro, Giacomo e Giovanni contemplarono quel giorno sul monte, se non fosse intervenuto un miracolo costante ad impedirlo, come afferma san Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica. Infatti il mistero dell’unione ipostatica in Gesù, in parole povere, potrebbe essere spiegato così: la natura umana che è finita si unisce alla natura divina che è infinita, nella Persona del Figlio. E sussistono entrambe. Impossibile che il lume di una candela possa sussistere all’interno del sole. Ebbene in Gesù, l’unione della natura divina e di quella umana nella Persona del Verbo, sussisteva, senza che la prima annientasse la seconda. Ed è per miracolo che la natura umana potesse velare quella divina. E’ come se il lume della candela riuscisse a nascondere la luce del Sole. Nell’Incarnazione Gesù aveva velato la sua divinità, ma nella Trasfigurazione la rivelò. “Allora rifulse di luce nel volto e nelle vesti e rese visibile lo splendore della luce divina nascosta sotto le sembianze della carne. Quella luce dunque è la luce della divinità, luce increata che Cristo trasfigurato rese visibile. Non si appropriò di una luce che prima non aveva, ma svelò ai suoi discepoli ciò che era e aprendo i loro occhi, li rese capaci di vedere quella luce divina”. (S. Giovanni Damasceno e S. Gregorio Palamas). Gesù ha voluto lasciar trasparire, come attraverso spiragli luminosissimi, la sua divina gloria. E i tre apostoli “videro l’invisibile e compresero l’incomprensibile”. E lo vedremo anche noi se vinceremo la battaglia per la vita eterna.
Quando le prove della vita, rendono faticoso il nostro pellegrinaggio terreno, sentiamo il bisogno di percepire questo straordinario destino di gloria che ci aspetta, per riprendere il cammino con più slancio e generosità. E avere tanti punti luce che illuminano la nostra via.
Wilma Chasseur
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