Le notizie che possediamo sulla vita e sul martirio dei tre fratelli, Alfio, Filadelfo e Cirino, il cui culto è molto diffuso in quasi tutta la Sicilia Orientale fin dall'alto medioevo, sono tutte contenute in un documento, che gli studiosi delle vite dei Santi fanno risalire al secondo decennio della seconda metà del secolo X, al 960 circa: si tratta di una lunga e minuziosa narrazione scritta da un monaco, certamente basiliano, di nome proprio Basilio, e con verosimiglianza a Lentini in provincia di Siracusa, come si evince dalla precisa indicazione dei luoghi, delle tradizioni e dei costumi della comunità là esistente. Il manoscritto, che si compone di più parti, alla fine della terza parte si chiude con questo periodo, ovviamente in greco: "Con l'aiuto di Dio venne a fine il libro dei SS. Alfio, Filadelfo e Cirino, scritto per mano del monaco Basilio".
Il prezioso scritto si conserva nella Biblioteca Vaticana, segnato col numero 1591, proveniente dal monastero di Grottaferrata, nei pressi di Roma.
Secondo il manoscritto citato i nostri Santi hanno subito il martirio nella persecuzione di Valeriano e precisamente nel 253.
I tre fratelli sono nati a Vaste, in provincia di Lecce, il padre Vitale apparteneva a famiglia patrizia e la madre, Benedetta, affrontò direttamente e spontaneamente l'autorità imperiale per manifestare la propria fede e sottoporsi al martirio. Il prefetto Nigellione, giunto a Vaste per indagare sulla presenza di cristiani, compie i primi interrogatori e, viste la costanza e la fermezza dei tre fratelli, decide di inviarli a Roma insieme con Onesimo, loro maestro, Erasmo, loro cugino, ed altri quattordici. Da Roma, dopo i primi supplizi, vengono mandati a Pozzuoli, dal prefetto Diomede, il quale sottopone alla pena di morte Erasmo, Onesimo e gli altri quattordici e invia i tre fratelli in Sicilia da Tertullo, a Taormina; qui vengono interrogati e tormentati e poi mandati a Lentini, sede ordinaria del prefetto, con l'ordine che il viaggio sia compiuto con una grossa trave sulle spalle. I tre giovani sono liberati dalla trave da una forte tempesta di vento; passano da Catania, dove vengono rinchiusi in una prigione, che ancora oggi è indicata con la scritta "Sanctorum Martyrum Alphii Philadelphi et Cyrini carcer", in una cripta sotto la chiesa dei Minoritelli; in questo viaggio, secondo un'antica tradizione molto diffusa, confortata peraltro da un culto mai interrotto, sono passati per Trecastagni, perché la normale via lungo la costa era impraticabile a causa di una eruzione dell'Etna. Nel cammino da Catania a Lentini avvengono vari prodigi e conversioni: si convertono addirittura i venti soldati di scorta e il loro capo Mercurio, che Tertullo fa battere aspramente e uccidere. Entrando in Lentini i tre fratelli liberano un bambino ebreo indemoniato e ammalato, convertono alla fede molti ebrei che abitano in quella città e che successivamente sono condannati alla lapidazione. Presentati a Tertullo sono sottoposti prima a lusinghe e poi ad ogni genere di supplizi: pece bollente sul capo rasato, acutissimi chiodi ai calzari, strascinamento per le vie della città sotto continue battiture. Sono prodigiosamente guariti dall'apostolo Andrea e operano ancora miracoli e guarigioni fino a quando Tertullo non ordina che siano sottoposti al supplizio finale: Alfio con lo strappo della lingua, Filadelfo posto su una graticola rovente e Cirino immerso in una caldaia di pece bollente. I loro corpi, trascinati in un luogo detto Strobilio vicino alle case di Tecla e Giustina, e gettati in un pozzo, ricevono dalle pie donne sepoltura in una grotta, ove in seguito viene edificata una chiesa.
Autore: Carmelo Randello
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La notte dei "nuri"
Uno dei momenti più suggestivi di tutta la festa di Sant'Alfio a Lentini (Sr) è senza dubbio la notte dei "nudi", la notte tra il 9 e il 10 maggio di ogni anno.
Spiegare con poche righe, il momento di fede, di devozione, di amore che ogni fedele vive in questo momento mi sembra riduttivo.
Ogni anno, allo scoccare dell'una di notte del 10 maggio, il grande portone del Duomo si apre, ai rintocchi a festa delle campane e dello sparo di mortai. Appare così il simulacro di Sant'Alfio, seduto sulla sua poltrona argentea, e sul suo artistico e antico fercolo. Le centinaia di persone che aspettano da un anno questo momento, iniziano ad entrare in chiesa a rendere omaggio al Patrono, ma alcuni iniziano un giro, chiamato "Giro Santo". E' un giro penitenziale, un giro di preghiera, di richiesta di grazia o di ringraziamento.
Partono per primi i "nudi"; uomini di qualsiasi età che indossando solo un pantaloncino bianco, una fascia rossa al petto e un mazzo di fiori sulla mano destra, correndo invocano Dio e i Santi Patroni durante tutto il percorso; dopo qualche minuto, per evitare incidenti, iniziano il loro Giro Santo i fedeli, famiglie intere, giovani e anziani, a chiedere grazie spirituali o materiali, o per ringraziare per i Santi per l'intercessione già ricevuta. In rigoroso silenzio, la folla di devoti ripercorre le tappe della vita terrena dei Patroni: il carcere, l'antico pretorio, il luogo del martirio, il luogo della sepoltura (Chiesa Madre). Un giro che i tre Santi facevano caricati sulla spalle da una trave, a piedi nudi e trascinati dai soldati per fargli rinnegare la loro fede in Cristo. I sentimenti che si provano ripercorrendo le strade bagnate dal sangue dei martiri non si possono scrivere, puoi quasi toccare con mano la vicinanza dei tuoi "amici celesti" che ti indicano la via per arrivare a Gesù..una via fatta di salite non sempre facili, di discese ripide e pericolose ma sapendo che il Signore è sempre al nostro fianco e che la sofferenza è una via preferenziale per la santità, come ce lo hanno dimostrato i nostri santi.
A seguire, pubblico un video trovato su YouTube che mostra il momento in cui le porte del duomo si aprono e inizia il Giro Santo. Come potete vedere, per primi partono gli uomini che scelgono di fare la via come "nudi".
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