II Domenica di Pasqua
Domenica della misericordia. Le letture di oggi ruotano tutte attorno a questo tema, a cominciare dalla preghiera iniziale, ribadita dal Salmo e culminante nel brano di Vangelo dove Gesù, apparendo ai discepoli riuniti nel Cenacolo, mostrò loro le mani e il costato trafitto.
• 1/ Nuovi fiammanti
Sappiamo che il fondamento teologico della devozione al Cuore di Gesù, è proprio il Suo Cuore trafitto dal colpo di lancia, dal quale scaturiscono sangue ed acqua: sangue che ci rigenera alla vita della grazia ed acqua che ci purifica dai nostri peccati. Ora il quadro di Gesù misericordioso, ce lo mostra proprio col Cuore trafitto dal quale scaturiscono due raggi: uno rosso che simboleggia il sangue versato, l’altro bianco che simboleggia l’acqua che ci purifica. Questo quadro e relativa Festa della Divina Misericordia, era stato richiesto espressamente da Gesù a Santa Faustina Kovalska, quando le aveva detto che voleva venisse istituita una festa dedicata a questo culto e che fosse celebrata la seconda domenica di Pasqua. Cosa che il Papa fece nell’aprile del 2000, quando promulgò ufficialmente il decreto che in questa domenica si celebrasse la Festa della Divina misericordia. E il 29 giugno 2002, un nuovo decreto, annette a questa Festa l’indulgenza plenaria. Quindi l’ex domenica in Albis è diventata a tutti gli effetti la domenica della divina misericordia.
E’ preceduta da una novena di preparazione e, annessa, c’è una grande promessa di Gesù: a tutti coloro che, confessati e comunicati, celebreranno degnamente questa Festa, saranno rimesse pene e colpe e ritroveranno la veste candida battesimale.
• 2/ Nuovo battesimo
E’ quasi paragonabile a un nuovo Battesimo.
Sappiamo che il Battesimo ci rende nuovi fiammanti cancellando non solo il peccato originale, ma ogni altro peccato commesso. Per questo motivo, nella prime comunità cristiane, alcuni aspettavano a riceverlo sul tardi, perché così erano sicuri che tutti i loro peccati sarebbero stati distrutti. Atteggiamento discutibile, ma che rivela la fede nell’efficacia del sacramento.
Sappiamo che il Battesimo, come pure la Cresima e l’Ordine, opera una consacrazione ontologica (dell’essere), consacra cioè una volta per tutte l’essere della persona che lo riceve, e perciò, non può essere mai sciolto né ricevuto una seconda volta. Quindi per noi che il Battesimo non lo possiamo più ricevere, questa Festa contribuisce a ridarci la candida veste battesimale, secondo quanto disse Gesù a Santa Faustina: ”Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della mia misericordia. L’anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà PIENA REMISSIONE di colpe e castighi. L’anima che ricorrerà alla mia misericordia, non perirà: Io, il Signore, la proteggerò come mia gloria e nell’ora della morte non verrò come giudice ma come Salvatore. Dì all’umanità sofferente che si rifugi nel mio Cuore Misericordioso ed io la ricolmerò di pace”.
• 3/ Applicazioni pratiche
Ma come fare perché questa devozione non rimanga solo una pia pratica devozionale e diventi vita vissuta? Non basta recitare la coroncina, fare la novena, celebrare la festa della Misericordia, ma dobbiamo diventare noi, misericordiosi: queste pratiche devono trasformare la nostra vita, i nostri rapporti con noi stessi e con gli altri .In che modo?
I. - Prendere coscienza che noi per primi siamo miseri e quindi bisognosi di misericordia. Ma questa vista della nostra miseria non ci deve abbattere né scoraggiare perché è proprio questa l’oggetto che attira la misericordia. Diceva Gesù a Faustina: ”Se tu conoscessi la tua miseria, moriresti di spavento, ma io ti rivelo l’oceano infinito della mia misericordia ”Non deve essere il ricordo dei peccati a frenarci, ma la fiducia in Gesù deve superare anche questo timore. “Vieni ad attingere alla fonte della misericordia col vaso della fiducia. I più grandi peccatori non temano di venire perché hanno la precedenza. Lo scoraggiamento è l’arma del nemico che usa continuamente. Non cadiamo nella trappola.
II. - Diceva don Liborio Tambè che la nostra miseria non dobbiamo tenercela neppure per un istante ma darla al Signore. Gesù diceva a Faustina: ” Dammi qualcosa di veramente tuo, che sia tua esclusiva proprietà, dammi la tua miseria e io in cambio ti darò la mia misericordia.” Ecco l’ammirabile commercio di cui parla la liturgia. Ogni volta che ci confessiamo avviene questo scambio. Noi diamo miserie e peccati e Lui ci dà grazie e misericordia. Sant’Ambrogio diceva (credo sia lui, ma non ne sono proprio sicura) ”I tuoi peccati ti sono perdonati nel momento stesso in cui ti sono rivelati”. Per cui nel momento in cui prendiamo coscienza della nostra miseria ne siamo guariti, ma se rifiutiamo di riconoscerla, non ne saremo mai liberati. Perché dobbiamo dire i nostri peccati al prete? Perché siano distrutti. Non teniamoceli neanche un istante addosso. Chiediamo anche aiuto alla Madre di misericordia.
III. - Non basta credere e confidare nella misericordia, dobbiamo diventarlo e riversarla sugli altri. “Desidero che la Misericordia si riversi sul mondo intero”. Per questo occorre per prima cosa sentirci noi bisognosi di misericordia e cercare di avere verso l’altro quello sguardo di compassione che Dio ha verso di noi. Compassione è un sinonimo di misericordia. Dall’etimologia del termine significa “patire-con”. Avere la conoscenza del cuore (La cardiognosia, la chiamavano i padri), capire cosa l’altro sente in profondità e non fermarci alle sue reazioni esterne. Quanti equivoci nascono dal fatto che fraintendiamo ciò che uno dice o fa. Tante persone magari sono incapaci di manifestare i propri apprezzamenti, facendoci sentire poco stimati, ma nel cuore invece ci apprezzano veramente. Dovremmo imparare a manifestarci di più finché siamo vivi… invece di farci poi discorsi strappalacrime dopo morti… Troviamoci di più finché siamo vivi, piuttosto che andare poi tutti i giorni al cimitero dopo morti… Siamo misericordiosi, non crocifiggiamoci, cerchiamo di capirci aiutarci e amarci. Così metteremo in pratica il comandamento di Gesù.
Wilma Chasseur
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