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mercoledì 12 maggio 2010

Il principe di questo mondo

Per confermare ancora una volta che il diavolo esiste e che non credere nell'inferno è solo un inganno che conduce ad esso, vi presentiamo un articolo tratto da Ignace de la Potterie:

Ignace DE LA POTTERIE
Il «principe di questo mondo» in san Giovanni
tratto da: Ignace DE LA POTTERIE, Storia e mistero. Esegesi cristiana e teologia giovannea, Sei, Torino 1997, p. 139-142.


Ha avuto molta eco sulla stampa l'intervista a padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, pubblicata il mese scorso da «30Giorni» (gennaio 1996). Il che dimostra quanto sia percepito come attuale, nella nostra società, il problema dell'esistenza del demonio.

Il tema è di grande attualità, dunque. Ma, come ricordava padre Amorth, molti, anche nella Chiesa cattolica, non credono più all'esistenza del diavolo. Persino molti esegeti definiscono l'esistenza del demonio «un problema superato». Già dieci anni fa un esegeta tedesco, Hubert Haag, pubblicò un libro dal titolo significativo: «Addio al diavolo».

Per comprendere meglio il «problema» dell'esistenza del demonio, vale la pena di esaminare come l'apostolo prediletto di Gesù, Giovanni, parla di satana. Affrontiamo i suoi diversi scritti: il Vangelo, le lettere, l'Apocalisse.

Ciò che caratterizza il Vangelo di Giovanni è che la sua teologia è fondamentalmente una cristologia: il Verbo si è fatto uomo, e dunque incontra su questa terra i poteri del male. Giovanni, nei suoi vari testi, dà quattro nomi a questo male personale: «il diavolo», «il maligno», «il principe di questo mondo», «satana».

Il terzo titolo dimostra che il mondo, il luogo in cui lavora il diavolo, è praticamente invaso da questo potere nascosto.

Ma iniziamo a esaminare il Vangelo di Giovanni. Nel capitolo 8, versetto 44, troviamo un versetto che poi ritorna nelle epistole: «Il diavolo pecca sin dall'inizio». Il che rimanda alla Genesi, facendo allusione al peccato compiuto nel giardino dell'Eden e poi all'assassinio di Caino. Caino, per Giovanni, è stato spinto da «qualcosa», da «qualcuno». Come Eva e Adamo, che vennero spinti dal «serpente». Nell'Antico Testamento (Sap 2, 24) si legge: «Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo». La stessa spiegazione che dà Giovanni (1 Gv 3, 12).

Quando poi Giovanni racconta la vita di Cristo, mostra più volte che il suo antagonista principale è «il principe di questo mondo». Ci sono tre testi molto suggestivi. Giovanni nel suo Vangelo (12, 30-31), raccontando la fine della vita pubblica di Cristo, scrive: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori». Gesù sa che sarà ucciso da «esponenti del diavolo» e che sta arrivando il confronto decisivo. Più avanti (Gv 14, 30) si legge: «Viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me». Avrà un potere breve, solo durante il periodo della passione. Poi, verrà sconfitto. Tanto che durante l'ultima cena Gesù rassicura i suoi amici: «Non abbiate paura: io ho vinto il mondo!» (Gv 16, 33). Il principe di questo mondo è cacciato fuori dal suo dominio. Con la risurrezione, è già vinto il potere del diavolo.

Ma il brano più elaborato di tutto il quarto Vangelo riguardante il potere del maligno è nel capitolo 8, versetti 43-44. Nel grande dibattito tra Gesù e gli ebrei nel tempio di Gerusalemme, Cristo dice: «Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non è della verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna». Essendo totalmente chiuso alla verità, non c'è raggio di luce che penetra in lui. Come lo descrive Dante (Inferno, canto XXXIV 28-29), a differenza dell'iconografia precedente, il diavolo è immerso nel ghiaccio, non nelle fiamme. Perché il freddo (e non il calore) rende meglio l'idea di un essere ripiegato su di sé, chiuso nel gelo dell'assenza di rapporti con l'esterno, con la realtà, con Dio.

La verità per Giovanni è un fatto storico, un avvenimento, un evento di rivelazione. All'opposto del diavolo che dice «solo ciò che è suo», Gesù Cristo non fa nulla da sé: porta al mondo la verità, il disegno di un Altro, di Dio suo Padre. E assolve il suo compito attraverso la rivelazione di se stesso, come Figlio unigenito di Dio, rivelando così il progetto salvifico del Padre. Perciò egli è la luce del mondo.(Gv 8, 12; 12, 36). Il diavolo, invece, è totalmente chiuso: su se stesso. Per questo «non c'è verità in lui». È il buio totale. E Giovanni lo chiama «padre della menzogna».

Un personaggio che rappresenta quasi fisicamente il diavolo è Giuda. Gesù facendo accenno al traditore (Gv 6, 70) dice: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo».

Chi si oppone a Cristo, siano essi i suoi compatrioti che non lo riconoscono o Giuda che lo tradisce, viene nel Vangelo di Giovanni «demonizzato» (Gv 13, 1-3). Giuda è «l'incarnazione» del diavolo presente nel mondo per ostacolare il Figlio di Dio.

Come racconta durante l'ultima cena, Gesù viene dal Padre e torna al Padre. Precisamente in questo movimento si inserisce il diavolo: Giuda. «Preso il boccone uscì. Ed era notte» (Gv 13, 30). Come commenta sant'Agostino, Giuda stesso era la notte. Il buio. Il diavolo.

Veniamo adesso alle epistole. Nella sua prima lettera, la più lunga, Giovanni (1 Gv 3, 10) dice che la Chiesa è costituita «da figli di Dio e da figli del diavolo». Ma i rappresentanti dei figli del diavolo sono gli «anticristi». È un termine che Giovanni ha coniato per la prima volta (1 Gv 2, 18). Il peccato per eccellenza, quello degli anticristi, è essere contro Gesù Cristo. Rinnegare Gesù Cristo è diabolico. «Ma voi avete già vinto il maligno» ricorda Giovanni ai fedeli di Gesù (1 Gv 2, 14). «La vittoria che vince il mondo è la nostra fede» (1 Gv 5, 4).

Anche nell'Apocalisse, infine, ricompare il demonio. Due delle sette Chiese dell'Apocalisse vengono presentate come il luogo in cui è presente satana. La Chiesa di Smirne è la sinagoga di satana (Ap 2, 9), nella Chiesa di Pergamo c'è il trono di satana (Ap 2, 13). Il diavolo scatena una lotta nel mondo intero, perseguita la donna, che rappresenta la chiesa, ma anche Maria, la madre di Gesù (Ap 12, 1-7). Però viene sconfitto. Alla fine «il serpente antico, quello che è chiamato diavolo o satana [...] viene gettato nell'Abisso» (Ap 20, 2-3). Il tempo è concluso; è il trionfo definitivo di Cristo e della sua Chiesa. Appare il Figlio dell'uomo e la sposa dell'Agnello nella Gerusalemme celeste che scende dal cielo; è il cielo nuovo e la terra nuova. Il diavolo, che era il principe di questo mondo, ha perso definitivamente il suo dominio. Ha dovuto cederlo all'Agnello, «il Signore dei signori e Re dei re» (Ap 17, 14); egli è il vero Signore di questo mondo, colui per il quale il mondo era stato creato.

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