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venerdì 4 febbraio 2011

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Ventiseiesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia un'inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici: "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio. Oggi vediamo la concezione della Santa Messa secondo il pensiero di Padre Pio:

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Liturgia eucaristica

La Messa, memoria del Calvario

Di ciò che Padre Pio sperimentava durante la liturgia eucaristica abbiamo uno straordinario documento, le spontanee e sincere risposte ai quesiti della figlia spirituale Cleonice Morcaldi: «Padre, che cos'è la vostra Messa? - Un completamento sacro con la Passione di Gesù». «E che cosa debbo leggere nella vostra santa Messa? - Tutto il Calvario». «Padre, ditemi tutto quello che soffrite nella santa Messa. - Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua Passione, inadeguatamente, lo soffro anche io, per quanto a umana creatura è possibile. E ciò contro ogni mio demerito e per sola sua bontà». «Nella celebrazione della Messa, qual è il momento in cui soffrite di più? - Dalla consacrazione alla comunione».

Ancor più sconvolgente è la spiegazione riguardante l'Eucaristia e i suoi effetti in Padre Pio: «La comunione è una incorporazione? - E una fusione: come due ceri si fondono insieme e più non si distinguono». «Mi avete fatto comprendere che le Sacre Specie in voi non si consumano; che nelle vostre vene scorre il Sangue di Gesù. Siete dunque un Ostensorio vivente?

- Tu lo dici!». Una conferma ancor più diretta gliela chiese padre Tarcisio Zullo: «Padre, ditemi la verità, la santissima Eucaristia nel vostro cuore si conserva incorrotta da un giorno all'altro?»; e Padre Pio rispose senza giri di parole: «Si, figlio mio».

D'altronde anche per Padre Pio, come è successo ad altri grandi mistici, l'ostia consacrata rappresentava un vero e proprio cibo. Padre Agostino ha documentato nel Diario di ottobre e novembre 1911 che Padre Pio, ospite nel convento di Venafro, era molto ammalato e non riusciva a mangiare nulla, ma «si sostentò con la sola Eucaristia, tanto quando poteva celebrare, come quando riceveva la comunione non potendo dire Messa».

Molti anni più tardi, a padre Carmelo da San Giovanni in Galdo capitò di trovarsi nella camera di Padre Pio con alcuni confratelli: «Si parlava della santa comunione, che i sacristi ogni mattina portavano a domicilio agli ammalati che abitavano nelle vicinanze del convento, e si riferivano anche alcune lamentele per qualche volta in cui i sacristi, a causa di altri impegni, avevano mancato di portarla. Il Padre intervenne nella conversazione e con una certa severità rimproverò una tale mancanza; poi aggiunse: "Se dovesse capitare a me di stare un giorno senza comunione, io morirei"».

Ed era così grande la sua tenerezza verso Gesù Sacramentato da aver lasciata impressa nell'insegnante Giuseppe Pompilio l'immagine di quando prendeva la pisside, l'ostensorio e l'ostia «con estrema delicatezza e rispetto, come una mamma verso il suo bambino». Il 25 agosto 1965, padre Marcellino Iasenzaniro notò che mancava l'energia elettrica, cosicché Padre Pio non poteva usare l'ascensore per andare come di consueto sul matroneo della chiesa. Per evitargli la dura rampa di scale che conduceva al posto dove si soffermava solitamente, gli disse: «Padre, perché non va a pregare nella cappellina?». E lui rispose commosso, indicando la chiesa: «Ma lì ci sta Gesù».

Padre Pio desiderava che il suo amore verso la liturgia eucaristica fosse condiviso anche dai suoi figli spirituali, ai quali spiegava che «assistiamo alla santa Messa perché è il Calvario stesso in cui Gesù compì la redenzione nostra dinanzi al Padre suo, né scendiamo da questo monte, cioè quando è finita la Messa, quasi spensierati, come se avessimo assistito a uno spettacolo qualsiasi... Imitiamo le pie donne, com'è scritto nel Vangelo, che, dopo spirato Gesù, scendevano dal monte percuotendosi il petto. Ma sia questa una vera compunzione di spirito, di dolore per i nostri peccati e, nel tempo stesso, di confidenza della divina giustizia, placata dal Figlio suo».

Su questa traccia padre Alessandro da Ripabottoni, curatore dell'Epistolario di Padre Pio, ha delineato la "regola" che il frate suggeriva alle sue figlie spirituali riguardo alle cose da praticare in chiesa e nell'uscire da essa:

1. Entra in chiesa in silenzio e con gran rispetto, tenendoti e reputandoti indegna di comparire davanti alla maestà del Signore.

2. Prendi poi l'acqua benedetta e fa' bene e con lentezza il segno della nostra redenzione.

3. Trovato il posto, inginocchiati e rendi a Gesù Sacramentato il tributo della tua preghiera e della tua adorazione.

4. Assistendo alla santa Messa e alle sacre funzioni, compi ogni atto religioso con la più grande devozione.

5. Se preghi in comune, pronunzia distintamente le parole della preghiera; fa' bene le pause e non affrettarti mai.

6. Nell'uscire di chiesa abbi un contegno raccolto e calmo. Saluta per primo Gesù Sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla sua presenza e non partire da lui se prima non gli hai chiesto e da lui non hai ottenuto la paterna benedizione.

7. Uscita che sei di chiesa, mostrati quale ogni seguace del Nazareno dovrebbe essere; soprattutto serba una gran modestia in ogni cosa, perché la modestia è la virtù che meglio di ogni altra palesa le affezioni del cuore.

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