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domenica 4 settembre 2011

Sentinella, guai se taci

(Mt 18,15-20)
23^ Domenica tempo ordinario 

“Sentinella dov’è l’aurora?” Solo la sentinella che vigila insonne nella notte, sa dov’è l’aurora perché la vede sorgere ed emergere dalle ombre notturne che cedono pian piano il posto alla luce.
E’ ad essa che è paragonato il profeta, nella prima lettura di questa domenica e viene specificato in cosa consista la missione profetica: non annunciare il futuro o predire fatti prima che accadano, ma parlare in nome di DIO.

• Sentinella, non chiudere occhio…

E cosa deve dire loro? Ahimè! deve dire che sono peccatori e che periranno se non cambiano strada. In altre parole, deve proprio sempre vigilare insonne, senza chiudere un occhio (o entrambi), sui mali del suo popolo. E’ questa la terribile missione del profeta alla quale tanti hanno tentato di svincolarsi: Giona si era imbarcato per andare dalla parte opposta; Geremia – l’abbiamo visto domenica scorsa – si era persino detto: ”Basta! Non penserò più a Lui, non parlerò più a nome suo”. Ma poi, non c’era via di scampo per nessuno perché “se tu non parli per distogliere l’empio dalla sua condotta, lui morirà per la sua iniquità, ma tu dovrai fare i conti con me, mentre se lo ammonisci, tu sarai salvo”.
La correzione fraterna è dunque il tema dominante di oggi ed è anche una delle sette opere di misericordia spirituale: ammonire i peccatori. Il guaio è che peccatori lo siamo tutti e prima di ardire ammonire gli altri, dovremmo ardire ammonire noi stessi, se no rischiamo di avvistare pagliuzze su pagliuzze negli occhi altrui e ignorare tranquillamente le sequoie che abbiamo nei nostri…

• Malattia della vista

Siamo tutti più o meno affetti da questa sindrome della vista che non so bene come si chiami, ma è una specie di presbiopia che ci impedisce di vedere da vicino,davanti alla nostra porta, e ci dà una vista acutissima per vedere lontano (come diceva il cardinal Biffi: “non è vero che si è perso il senso del peccato, anzi c’è ed è acutissimo, ma di quale peccato? Quello altrui!”). La cura per questa malattia ci viene dalla seconda lettura: “Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge: pieno compimento della legge è l’amore”. Già Sant’Agostino diceva quella frase divenuta celebre: ”Ama e fa ciò che vuoi”. Il guaio è che ci siamo precipitati a mettere in pratica solo la seconda parte (fa ciò che vuoi) mentre la prima sembra che nessuno la sappia leggere… Eppure il rimedio a tutti i nostri mali, starebbe proprio lì, nel massimo comandamento: ”Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, tutta l’anima e tutte le forze e il prossimo come te stesso”.
Ed è su quello che siamo invitati a misurarci oggi: se tuo fratello ti ha ferito o tradito, và tu stesso da lui; sgridalo se necessario, ma che capisca che lo fai per aiutarlo, non per giudicarlo, né per condannarlo: lo fai per ricostruire subito i ponti e non lasciarlo andare alla deriva.

• Prendi con te due persone; ma quali?

Non basta la tua parola? Prendi con te una, al massimo due persone. Ma quali? Quelle che sanno amare di più, che sapranno vedere in lui un fratello da amare, non un colpevole da accusare e che sapranno versare olio sulle sue ferite. E anche sulle tue.
Ma la massima cura per questa presbiopia ce la dà Gesù alla fine: ”Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. La comunione fraterna. Sappiamo che l’opera magna del nemico del genere umano è quello di creare divisione, la stessa parola “diabolos” significa colui che divide, che accusa, che calunnia. Ci accusa davanti a Dio per separarci da Lui e ci accusa davanti al prossimo per distruggere la comunione. Riunirci nel Suo nome (= pregare) è il mezzo più potente per sconfiggere le forze nemiche perché allora sappiamo che Lui è in mezzo a noi.

Wilma Chasseur

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