( Gv 1,35-42)
II Domenica T.O.
II tema di oggi è quello della chiamata. Già nella prima lettura vediamo il giovane Samuele che nella notte, si sente chiamare tre volte per nome e pensa che sia il profeta Eli, ma questi capisce che, a chiamarlo, è il Signore e gli dice: “Vattene a dormire e se ti chiamerà ancora, dirai: Parla Signore, il tuo servo ti ascolta”. E Samuele fece così e divenne poi un grande profeta.
• “Andate, seguite Lui!”
Ogni esistenza è già una prima chiamata: Dio ci ha tratti dall’abisso vertiginoso del nulla e, dandoci l’essere, ci ha dato anche un progetto da compiere, un disegno da realizzare che è addirittura disegnato “sul palmo delle sue mani” (Isaia 49). E’ questo il senso della nostra vita: collaborare a un grande progetto che Dio ha da tutta l’eternità su ognuno di noi.
Il Vangelo ci parla della chiamata di Giovanni e Andrea: “Il giorno dopo il Battista stava ancora là con due dei suoi discepoli e fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: Ecco l’Agnello di Dio! E i due discepoli, sentendolo parlare così seguirono Gesù”. Stupefacente questa umiltà del Battista: prima si era definito solo una voce che grida nel deserto e ora è solo più un dito puntato che indica un Altro. E lo indica a due dei suoi discepoli che lo abbandonano per seguire il nuovo Maestro. Avrà sofferto nel vederli andar via, ma non fa nulla per trattenerli, sa che lui deve diminuire per lasciar crescere il vero Maestro. Sa che lui è solo l’amico dello sposo, ma lo sposo è un altro. Quale esempio di sovrana libertà e di totale distacco da sé stesso! Sublime grandezza di Giovanni!
• “Dove abiti?”
E i due discepoli del Battista iniziano a seguire quel Nazareno che trasformerà totalmente la loro vita. Per questi uomini di Galilea inizia qualcosa di radicalmente nuovo: la salvezza è entrata nella loro vita e non ne uscirà mai più! Quella forza nuova che è entrata nel mondo, continuerà a rimanervi fino alla fine dei secoli. Quella stessa voce che ha chiamato i primi discepoli continuerà a chiamarne infiniti altri, di ogni razza, popolo, lingua e nazionalità. Continuerà a risuonare fra gli uomini e donne di tutti i tempi e ad attraversare i secoli senza che questi possano coprirne il suono o offuscarne il ricordo, ma la rivestiranno di un manto di universalità senza confini.
“Gesù allora si voltò e vedendo che lo seguivano disse: che cercate? Rabbì dove abiti? Venite e vedrete”. Ecco Dio che entra nella storia degli uomini. E vi entra mentre stanno vivendo la loro vita di sempre, si presenta alla loro riva per invitarli a diventare collaboratori del suo piano di salvezza.
• “Venite e vedrete”. E noi?
E si presenta alla nostra riva, a noi discepoli di oggi per rinnovare il suo invito. Anche a noi dice: “venite e vedrete!” E’ sempre Lui che si presenta per primo, ma siamo sempre noi che dobbiamo lasciare le nostre reti e i nostri appigli per seguirlo. Vedremo in seguito che anche altri apostoli, appena ebbero udito la voce del Maestro, lasciarono subito la barca, le reti e il padre, per seguirlo. Segno che da Gesù emanava veramente un fascino straordinario, assolutamente unico, che faceva vibrare le corde nascoste del cuore umano. Incontrando il Suo sguardo, quei primi discepoli capirono sicuramente di essere infinitamente amati e sentirono che valeva la pena di lasciare tutto pur di continuare a incontrare quello sguardo e sentire quella voce, unica al mondo, che veniva da “oltre”. E parlava un linguaggio divino. Di colpo capirono che Colui che li chiamava non era più soltanto l’Uomo di Galilea, ma lo splendore della gloria del Padre, l’eletto, l’inviato, Colui che, solo, aveva parole di vita eterna. Andarono dunque e si fermarono presso di Lui. Per sempre!
Wilma Chasseur
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