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domenica 22 gennaio 2012

La risposta

Carissimi, il nostro cuore oggi è triste perché ci ha lasciati la nostra cara Patrizia; ma noi siamo certi che lei non ci avrebbe voluti tristi e avrebbe voluto vederci continuare a rendere testimonianza alla nostra fede. La ricordiamo riflettendo sul Vangelo di oggi attraverso le parole della sua e nostra amica Wilma Chasseur:


3^ Domenica T. O. (Mc 1,14-20)

Ancora il tema della chiamata. E della risposta. Nella prima lettura vediamo il profeta Giona che per la seconda volta viene mandato a Ninive. E questa volta non cerca più di squagliarsela come aveva fatto prima.

• Niente vie di scampo…

Ha finalmente capito che quando il Signore chiama, è meglio non cercare vie di scampo, se no lo aspettano le fauci spalancate di una balena. L’unico modo per scampare al pericolo è non cercare vie di scampo. Questo – sia detto en passant – vale anche per noi: chissà quante volte abbiamo preferito “vie di scampo” alle vie che ci proponeva il Signore, e siamo finiti dritti dritti, nella gola oscura di qualche balena. Affiniamo l’udito spirituale, e appena rinnoverà l’invito, fidiamoci subito di Dio e non corriamo dietro alle balene… Adeguiamoci al Suo progetto e non perseguiamo ostinatamente progetti solo nostri: eviteremo così innumerevoli capitomboli!
Il Vangelo ci invita a seguire Gesù che, lasciata Nazaret, va a stabilirsi a Cafarnao, in quella Galilea delle genti – come dice la profezia di Isaia – oltre il fiume Giordano, sulla quale “si levò una grande luce”. Il tempo del silenzio e del nascondimento è terminato. Per Gesù inizia il tempo dell’annuncio. E sceglie proprio la Galilea, situata ai confini tra il mondo ebraico e quello pagano, per proclamare l’universalità della salvezza. Il Messia è dunque un Galileo e per gli uomini di Galilea inizia qualcosa di radicalmente nuovo che cambierà totalmente la loro vita.

• Passando lungo il mare di Galilea…

Gesù inizia dunque ad annunciare la buona novella e si stabilisce presso il mare di Galilea o lago di Tiberiade. Quello è proprio il lago di Gesù, rimasto – più di 2000 anni dopo – tale e quale. Se esigenze di difesa e di custodia indussero i cristiani a trasformare i luoghi sacri della Palestina, costruendovi sopra e mutandone l’aspetto naturale di modo che oggi non si possono più vedere com’erano ai tempi di Gesù, sullo splendido lago di Tiberiade, nessuno ha potuto apportare cambiamenti di sorta. E’ sempre il lago di Gesù. Chi vi è stato dice che lo si vede oggi come Egli lo vide, si possono toccarne le acque come Egli le toccò, lo si può attraversare come Egli lo attraversò e camminare sulle sue sponde come Egli vi camminò. Le acque sono sempre quelle, e forse conservano ancora nelle loro profondità, l’eco delle parole di Gesù che chiamò i primi discepoli, in quel memorabile giorno in cui “passando lungo il mare della Galilea vide Simone e Andrea mentre gettavano le reti. Gesù disse loro: seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini. Ed essi subito lasciate le reti lo seguirono”.

• Dio entra nella storia degli uomini

Ecco Dio che entra nella storia degli uomini. E vi entra mentre stanno svolgendo il loro lavoro di sempre; si presenta alla loro riva in un giorno qualunque. E si presenta alla nostra riva, a noi discepoli di oggi, per rinnovare la sua proposta. E’ sempre Lui che si presenta per primo, ieri come oggi (“non voi avete scelto Me ma io ho scelto voi”), ma siamo sempre noi che dobbiamo lasciare le nostre reti per seguirlo, “lasciare che il mondo vada per la sua strada e che accumuli la sua fortuna”. La nostra fortuna è ben altro: è seguire Lui. Se accetteremo di seguirLo e di fare la Sua volontà, riusciremo a diminuire un po’ quella sproporzione che avvertiamo, tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Perché solo Lui può renderci capaci di realizzare TOTALMENTE quel bene che vorremmo essere e far brillare quella luce che abita perennemente nei nostri cuori.

Wilma Chasseur

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