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venerdì 1 luglio 2011

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Quarantacinquesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia un'inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici: "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio. L'esordio del cap. XIX mostra la preparazione del Santo Frate del Gargano alla morte e per la quale ha atteso per entrare in Paradiso, infatti soleva chiedere ai suoi superiori il permesso per andarci. Inoltre il Santo cappuccino nutriva una profonda stima e rispetto nei confronti del Santo Padre, mostrandoci di fatto quanto è importante la figura del Papa quale rappresentante in terra di Cristo. Oggi viviamo in tempi nei quali vorremmo adattare la Chiesa ai tempi moderni, mentre San Pio ci dice che la dife­sa dell'eterna verità [...] mai si cambia col mutar dei tempi, come vedremo tra un po', mentre rivolge queste parole al Santo Padre Paolo VI per incoraggiarlo nel continuare il suo cammino, contrastato dai movimenti iniqui di quell'epoca:


XIX

Ultimi tempi e morte

Il permesso per il Paradiso

Dal 29 marzo 1968 Padre Pio cominciò a utilizza­re spesso la sedia a rotelle per gli spostamenti, dato che - come si legge nella Cronistoria del convento - «muove con grande difficoltà le gambe: non gli fan­no male, ma dice di non sentirsele». Era così dive­nuta realtà una ipotesi accennata a padre Agostino da San Marco in Lamis sin dal 12 novembre 1954:

«Preferisco essere portato al confessionale sopra una sedia, anziché non poter più confessare».

Il 7 luglio ebbe un grave collasso e da allora co­minciò a desiderare di rimanere più a lungo da so­lo, per pregare e prepararsi «al grande passaggio», come diceva ai confratelli. Ricorda padre Alberto D'Apolito: «Padre Pio era cosciente della fine im­minente e a chi gli augurava "Cent'anni di vita" ri­spondeva: "Voi mi volete male, voglio andar subi­to in Paradiso"».

Ma perfino la morte egli l'attendeva in un atteg­giamento di obbedienza. Disse un giorno a padre Innocenzo Cinicola Santoro: «Quanto vorrei che diventassi tu Guardiano!». Padre Innocenzo gliene chiese la ragione e Padre Pio aggiunse: «Per avere l'obbedienza di morire!». E al Guardiano padre Carmelo Durante, che scherzosamente gli aveva ordinato di non morire senza la sua autorizzazio­ne, spesso diceva con serietà: «Quando mi date il permesso per andare in Paradiso?».

Il 12 settembre Padre Pio inviò a papa Paolo VI una lettera nella quale esprimeva «tutta la mia de­vozione verso la vostra augusta persona, nell'atto di fede, amore ed obbedienza alla dignità di colui che rappresenta sulla terra». Erano i tempi della contestazione all'enciclica Humanae vitae, che fra l'altro affrontava il tema della contraccezione, e Pa­dre Pio prese una netta posizione, offrendo «la mia preghiera, e sofferenza quotidiana, quale piccolo mio sincero pensiero dell'ultimo dei vostri figli, af­finché il Signore vi conforti con la sua Grazia per continuare il diritto e faticoso cammino, nella dife­sa dell'eterna verità, che mai si cambia col mutar dei tempi».

Mancavano soltanto pochissimi giorni al 20 set­tembre, cinquantesimo anniversario della stimma­tizzazione visibile. Fra Modestino da Pietrelcina, citando l'affermazione di Padre Pio «Ho versato tutto il mio sangue!», ha attestato che negli ultimi mesi prima della morte effettivamente sembrava che il Padre non avesse più sangue. Mettendo in ordine tutti i pezzi di tessuto con i quali Padre Pio asciugava le piaghe, fra Modestino poté infatti constatare che i pannolini usati in quegli ultimi mesi erano molto meno macchiati degli altri, e tal­volta non lo erano affatto.

Diversi confratelli e figli spirituali ebbero la preci­sa sensazione che Padre Pio conoscesse la data della propria morte. Per esempio, padre Eusebio Notte si era recato da lui a chiedere la benedizione perché agli inizi di agosto doveva recarsi in Irlanda per motivi di studio e il Padre fu particolarmente aspro nei suoi confronti, contrariamente al solito. Doman­datogli il motivo di questa sua durezza, Padre Pio volle sapere da padre Eusebio quando sarebbe rien­trato e, avuta l'assicurazione che il ritorno sarebbe avvenuto verso la metà di settembre, lo guardò fis­so negli occhi e disse: «Se è così, allora va bene».

Dal 19 settembre cominciò a infittirsi sempre piu la schiera di figli spirituali che giungevano da tutto il mondo a San Giovanni Rotondo per il convegno internazionale dei Gruppi di preghiera e, alle 5 del 20 settembre, una folla di devoti gremì ogni spazio della chiesa e si accalcò anche all'esterno, per la consueta Messa di Padre Pio. L'unico aspetto este­riore che segnalava l'eccezionalità dell'evento era la quantità di rose rosse che adornavano l'altare maggiore e il crocifisso del coro. In serata una fiac­colata si mosse dal paese, con in testa il sindaco e l'amministrazione comunale, per rendere omaggio all'illustre compaesano. Ma Padre Pio era già nella sua cella e non pensò minimamente che applausi, cori e fuochi pirotecnici fossero in suo onore, tanto che la mattina dopo chiese ai confratelli: «Che co­s'erano tutti quei rumori, ieri sera?».

Il 21 Padre Pio non fu in condizione di celebrare la Messa, a causa di un fortissimo attacco d'asma che per mezz'ora gli aveva causato gravi difficoltà respiratorie. In refettorio, il padre Guardiano lo esortò a farsi coraggio: «Lei deve star bene: è venu­ta tanta gente per la festa di domani». Ma Padre Pio rispose con un velo di tristezza: «Altro che fe­sta. Dovrei fuggire e sparire per la confusione che provo». Nel pomeriggio, rimessosi un po' in forze, riuscì comunque ad assistere alla funzione vesper­tina e a benedire i fedeli presenti.

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