Anche il Vangelo di questa domenica, viene spiegato direttamente da Gesù. Infatti dopo aver raccontato la parabola del buon grano e della zizzania, gli apostoli gli si avvicinano e Gli chiedono: "Spiegaci la parabola del zizzania nel buon grano". E Gesù la spiega loro, ma alla fine aggiunge: "Chi ha orecchi intenda". Quindi, se domenica scorsa dovevamo interrogarci sul nostro cuore e che tipo di terreno esso fosse, oggi dobbiamo chiederci che tipo di orecchie abbiamo, o, perlomeno, che tipo di orecchie occorrerebbe avere per capire questa parabola.
-Sprofondare
Il discorso che fa Gesù, verte in generale sul regno dei Cieli che può essere paragonato a un seme gettato nel terreno, a un granellino di senapa e al lievito che si mette nella farina per farla fermentare. Tutte cose che per produrre l'effetto, devono scendere dentro, sprofondare, scomparire - il seme nella terra e il lievito nella pasta - altrimenti non servono a nulla. E non solo sprofondare, ma devono trovare l'ambiente adatto per poter germinare (la buona terra) e lievitare, (la pasta ben lavorata). Quindi il regno dei cieli è anzitutto una realtà che è dentro, nelle profondità nascoste del cuore umano ("non c'è Dio fuori di te" dice la prima lettura): e per potersi sviluppare deve trovare un cuore fertile e ben lavorato.
Sappiamo che la grazia è il germe della gloria, ma come ogni germe, se si vuole che si trasformi in pianta rigogliosa, non basta seminarlo, occorre ogni giorno strappare le erbacce che sono i vizi e le cattive inclinazioni che rischiano di soffocarlo; bisogna lavorare il terreno affinché sia morbido e soffice, cioè lavorare su sé stessi cercando di eliminare l'egoismo e la durezza di cuore, affinché questo germe della grazia possa espandersi e diventare un albero carico di frutti, cioè di opere buone.
- La preghiera del gemito
Il cuore umano non è una realtà statica, ma in continua evoluzione. "Rinascere dall'alto", come diceva Gesù a Nicodemo, è diventare sempre qualcosa di meglio, significa realizzare quel regno dei cieli che è già dentro di noi: non è di là da venire, dopo che saremo trapassati. E' lo Spirito di Dio che "viene in aiuto alla nostra debolezza", (seconda lettura). E intercede per noi con gemiti inenarrabili. Ecco un nuovo tipo di preghiera (strana preghiera diremmo noi): la preghiera del gemito. Noi pensiamo che quando gemiamo non preghiamo: o l'uno o l'altra. E invece no! Il gemito è preghiera; è invocazione che sale dal profondo quando siamo "sfiniti dal gridare"; è il momento in cui siamo più autentici, più veri. Non presentiamo a Dio prodezze varie, ma andiamo a Lui con la nostra indigenza, come dei poveri mendicanti che hanno bisogno di tutto. Allora non presentiamo a Dio moneta falsa, ma andiamo a Lui nella nostra verità ontologica, in un gemito che si manifesta a volte, con un improvviso bisogno di preghiera, con un sentirsi bene, quando tutto attorno va male: allora è sicuro che è lo Spirito che prega in noi. Lui che scruta i cuori, vedendo il nostro così malconcio, geme con noi e ci presenta al Padre. E il Padre si china su di noi e ci fa uno con Lui.
-Cosa farò da bambino?
L'uomo inizia a cambiare quando comincia ad essere diverso: amare, pensare, desiderare e sentire in modo diverso. Allora tutto va meglio: sto meglio io e sta meglio anche chi mi vive accanto. E' l'interiorità che determina tutto, dalla nostra conversione alle sorti dell'umanità. Se avessimo potere sull'atto interiore di volontà di una persona (e sulla nostra ce l'abbiamo), potremmo cambiare le sorti dell'umanità. Se potessimo orientare verso il bene la volontà di chi vuol fare il male, cesserebbero immediatamente le guerre e ogni genere di ostilità. Ma iniziamo da noi!
Se vogliamo fare, fin da ora, l'esperienza del regno dei cieli, dobbiamo cambiare "dentro". Allora rinasceremo veramente di nuovo e invece di chiederci "cosa farò da adulto", potremo finalmente chiederci: "Cosa farò da bambino?"
Wilma Chasseur
XXII Giornata Mondiale del Malato
10 anni fa
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