Continuiamo a scoprire la figura di Elvira, figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina: continuiamo a vedere alcune conversioni ottenute proprio da Elvira:
CAPITOLO II
LE CONVERSIONI
DUE VECCHIE
Elvira e il marito, mentre sono alla ricerca di un nuovo appartamento, si imbattono, in Via Giordano Bruno, in un cartello d'affitto. Entrano a vedere l'appartamento e, senza rendersi conto delle molte scale e dell'eccessiva ampiezza delle stanze, decidono di prenderlo e stendono, lì per li il contratto. Dopo appena una settimana che ci sono dentro, si rendono conto che quella non era assolutamente la casa adatta per loro. Strano che non lo avessero notato subito! Qualche giorno dopo una signora che abitava nell'appartamento di fronte, incontrando sul pianerottolo Elvira, le parlò di due sorelle vedove che abitavano al primo piano dello stesso palazzo.
Erano una di 82, l'altra di 83 anni; totalmente miscredenti. Un lampo si fece nella mente di Elvira.
"Ah, ora capisco perché sono qui!" si lasciò sfuggire, ma la vicina, con un risolino scettico, cercò di smorzarne l'ardore: "Ah, signora, non ho potuto fare niente io; non farà neanche lei!" Elvira non ribattè, ma si mise subito al lavoro. Il giorno stesso andò a far visita alle due vecchie presentandosi come la nuova inquilina e dicendosi pronta a mettersi a loro disposizione se avessero avuto bisogno. Il giorno dopo tornò a trovarle e cominciò ad accennare alle cose di Dio, dato che si era sotto le feste pasquali. Una delle due vecchie si inalberò: "Signora, ma lei ci parla in una maniera che, se fosse stata un altra persona, l’avremmo mandata via, perché noi non siamo mai andate in Chiesa e abbiamo vissuto lo stesso."
C'era di che scoraggiarsi, ma Elvira non si arrese. Il terzo giorno rinnovò la visita portando con sè il disco su cui era incisa la voce di Padre Pio che recitava il Rosario. Sperava di convincere le due sorelle a recitare il Rosario con lei. Esse non conoscevano questa preghiera, ma una di loro si mostrò disposta ad impararla. L'altra era più dura e scorbutica. Dopo qualche giorno la vecchia di 83 anni si ammalò di una forte influenza ed Elvira si mise ad assisterla con la sua solita abnegazione. Passati quindici giorni dalla malattia, si fece coraggio e le disse: "Senta, signora, come sarebbe bello mettersi in grazia di Dio! Non le pare?"
Dopo la prima Comunione quella poveretta non aveva più visto il prete nemmeno per la Benedizione Pasquale, ma ora era decisa a farlo venire. Elvira, col cuore che le scoppiava dalla gioia, corse a chiamare Don Renzini, il santo Parroco del Duomo.
Confessata l'ammalata, il sacerdote se ne andò promettendo di tornare il giorno dopo con la Comunione. Elvira però non era tranquilla e insistè: "No, gliela porti subito! Se fosse troppo tardi domani?"
La sua ansia si comunicò anche al prete che, dopo mezz'ora ritornò col Viatico.
Ancora una volta Elvira aveva visto giusto: il giorno dopo la malata non avrebbe potuto più ingoiare la particola, perché colta da paralisi.
Cominciò cosi per Elvira un duro periodo di sacrifici, durante il quale dovette prodigarsi notte e giorno attorno all'inferma, rinunciando persino ai suoi viaggi a San Giovanni Rotondo. La vecchia non parlava più; tutte le sue facoltà erano affievolite. Elvira la lavava, la incipriava, la riordinava acconciandole i capelli con due nastrini celesti, tanto che i padroni del negozio di fronte venivano spesso a vedere queste meraviglie della carità cristiana.
Pur non potendo parlare, la malata riusciva, inspiegabilmente, a rispondere all'Ave Maria, quando Elvira intonava il Rosario e, coi gesti che le erano consentiti, indicava alla sorella la corona, per esortarla a fare altrettanto. Questa, però, era incrollabile.
Il dottore aveva detto che la malattia si sarebbe protratta per un mese, invece andò avanti per un anno ed Elvira era sempre lì con la sua amorosa assistenza.
Un giorno, prima che la malata passasse a miglior vita, la sorella chiamò Elvira e le disse a bruciapelo: "Signora, voglio confessarmi anch’io"
Quando fu in Chiesa davanti al prete gli disse apertamente che si era convertita per aver visto quello che la signora aveva fatto a sua sorella.
Nessuno dei parenti, infatti, era stato capace di portare aiuto a quella disgraziata, nemmeno la figlia che si presentò solo alla fine a prendere i soldi, rispondendo con minacce alla zia che tentava di opporsi, mentre la moribonda vedeva e capiva.
Solo Elvira accompagnò la salma al Camposanto e un suo protetto che era capitato da lei quel giorno.
"Eh, sì, costano tanto le anime!" Ora commenta. Poi, con la sua solita modestia, per riportare a Dio ogni merito, aggiunge: "Però se il Signore mi avesse fatto vedere tutte quelle scale, quel giorno, io non ci sarei andata davvero ad abitare in quell'appartamento!"
IL MARINAIO DEL PORTO
Per un certo periodo Elvira aveva assistito all'Ospedale una donna di nome Tullia che non aveva potuto nasconderle la sua preoccupazione per il marito miscredente. Elvira lo raccomandò vivamente a Padre Pio e poi un giorno, armata di coraggio, si presentò alla sua casa per avere un colloquio con lui. Era un marinaio del porto.
Lo trovò che si era appena alzato dal letto e gli corse incontro con fare cordiale e disinvolto:
"Dado giù da Padre Pio - gli disse mettendogli una mano sulla spalla - Ha bisogno di niente? Che cosa gli devo dire?" "Io in Chiesa non ci vado. Non credo - rispose burbero lui - Dica quel che vuole. "
Al ritorno da San Giovanni Rotondo, Elvira si affrettò a portargli la benedizione del Padre:
"Sa ... però il Padre ha detto che deve mettersi a posto. Venga a Santa Chiara, se nella sua Parrocchia si vergogna. " Erano più di quarant'anni che egli non andava in Chiesa, ma Elvira riuscì a farlo confessare e comunicare, convincendolo poi anche a fare i Primi Nove Venerdi del mese. Puntualmente lui si presentava all'appuntamento mensile nella Chiesa dei Paolotti e si metteva vicino a lei per farsi vedere, sorridendo con aria commossa:
"Signora, ho trovato la strada giusta" diceva.
L'ultimo venerdì Elvira andò a trovarlo a casa; lo vide molto contento. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, mentre lei era all'Ospedale, qualcuno la chiamò: "Signora Elvira, venga, c'è un caso grave!" Precipitato da una scala a pioli, su cui era salito per imbiancare la facciata della sua casa, il marinaio del porto era ora lì. Il Signore, nella sua misericordia, era venuto a prenderlo allo scadere dei Nove Venerdì e aveva voluto che a consegnarglielo per l'eternità fosse proprio colei che gli aveva salvato l'anima.
CONCLUSIONE
Concluderemo dicendo come quest'ansia per la salvezza delle anime non si è per nulla spenta in Elvira, anzi, essa è tale che condiziona tutta la sua vita. Per queste anime che hanno bisogno ella non esita a sottoporsi ancora a sforzi e sacrifici che sarebbero deleteri per la sua età, se non fosse sostenuta dall'Alto. Oggi sono intere famiglie che, grazie a lei, si riaccostano ai Sacramenti e, prese dal suo ardore apostolico, si danno a loro volta a una meravigliosa opera di evangelizzazione.
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