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domenica 11 dicembre 2011

Rallegrarci: perchè mai?

Gv 1,6-8,19-28)
Terza Domenica d’Avvento 

Oggi siamo invitati a rallegrarci. Sia nella prima che nella seconda lettura e già nell’antifona d’ingresso, risuona questo invito. Ma perché mai dovremmo rallegrarci con tutti i pericoli che ci minacciano, le insidie che ci sovrastano e le difficoltà che ci angustiano? La risposta è triplice e si trova in tutte e tre le letture.

• Vestiti di salvezza e di giustizia

Prima lettura: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia”. Ecco di che rallegrarci: siamo stati salvati e giustificati. La nostra condanna è stata revocata: siamo dei graziati. Per grazia siamo salvati. Il nemico è stato disperso e il Signore ne ha preso il posto. E’ Lui che ora è in mezzo a noi: ecco la fonte della gioia che allontana ogni tristezza e ogni sventura e non solo è in mezzo a noi, ma “ci rinnoverà con il suo amore.” Più di così…
Seconda lettura: “ Fratelli, siate sempre lieti, pregate e in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio, in Cristo Gesù, verso di voi”. Ecco il secondo motivo per cui rallegrarci: non siamo soli, abbiamo un Padre che ascolta le nostre preghiere, ci consola, ci perdona e ci dà la sua pace che sorpassa tutte le altre.

• In un batter d’occhio…

Ma la ragione suprema per cui rallegrarci ci viene dal Vangelo. Appare di nuovo all’orizzonte la figura imponente del Battista che, secondo alcuni studiosi, avrebbe forse fatto il suo noviziato nella comunità giudaica di Qumran e promette nientemeno che l’arrivo di Colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Ecco il motivo massimo per cui rallegrarci: ci è stato dato lo Spirito Santo. Lo Spirito di Dio è una forza travolgente che può disperdere in un attimo tutte le nostre tristezze e angustie e può renderci, in un istante, in un batter d’occhio, nuovi fiammanti, dentro e fuori.
In quanto cristiani siamo chiamati a testimoniare la gioia. “Un santo triste è un triste santo” diceva san Francesco di Sales. Dobbiamo far emergere la fiaccola della gioia al di sopra delle nubi oscure della tristezza e dello scoraggiamento. Ma come fare quando la vita ci presenta effettivamente tante prove, difficoltà, malattie, insidie, tentazioni, incomprensioni e chi più ne ha più ne metta?

• Il duro mestiere di vivere

Vi dico la conclusione a cui sono giunta io, ma ognuno potrebbe dire la sua. Ho constatato che ognuno nasce con un capitale di energie, entusiasmo e slancio che, finché va tutto bene, rimane pressoché intatto, ma quando iniziano le avversità (prove, malattie, incomprensioni), queste inevitabilmente intaccano e riducono quel capitale iniziale fino ad esaurirlo in certi casi.
Il “duro mestiere di vivere” poi non è per tutti uguale: c’è chi è più provato, chi meno. Ci sono i “fortunati” a cui va tutto bene e quelli a cui va più male che bene. Allora, che fare in questi casi? Vivere senza gioia? No certo, ma occorre attingerla non dalle realtà contingenti, ma da una fonte segreta e inesauribile che è dentro di noi = la gioia di Dio che abita i nostri cuori.
In pratica: anche quando non abbiamo la gioia perché stiamo vivendo situazioni difficili, dobbiamo darla lo stesso, questa gioia, a chi ci sta attorno, perché è proprio dandola che la ricostruiremo e contribuiremo così a ripristinare quel capitale iniziale che era venuto a mancare. E Dio farà il resto! “Aiutati che il ciel t’aiuta.”
La vera gioia è dunque l’acquisizione dello Spirito Santo. E’ questo il dono per eccellenza che dobbiamo chiedere: questo battesimo in Spirito Santo e fuoco, perché allora avremo veramente la pienezza della gioia. Comunque vadano le cose!

Wilma Chasseur

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