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domenica 26 febbraio 2012

Come vincere le tentazioni?

I Domenica di Quaresima
(Mc 1, 12-15) 

Quaresima. Oggi andiamo con Gesù nel deserto, luogo dell’incontro e dell’intimità con Dio, ma anche della lotta con il tentatore: quello, non va mai in ferie e neanche in pensione, ed è sempre lì dietro l’angolo a farci lo sgambetto. Da quando è caduto e decaduto non sopporta di vederci in piedi e cerca di farci cadere per renderci striscianti come lui. Ecco cosa fa il peccato: ci rende striscianti.

• In che modo vincere?

Se vogliamo vincere, non dobbiamo mai separarci da Cristo, perché allora è Lui che vince in noi. Ma c’è una differenza fondamentale tra la sua tentazione e la nostra: Lui l’avvertiva solo dall’esterno e scivolava via come l’acqua sull’impermeabile (essendo Dio era esente dalla concupiscenza), in noi trova invece la complicità interiore di una natura ferita e attratta dal peccato. La differenza sta tutta qui: noi abbiamo la concupiscenza; Lui no! Per noi il peccato ha un “fascino”; per Lui no! Ma viviamo in una società in cui il termine “peccato” chissà dov’è andato a finire! Bisogna addirittura eliminarlo dal vocabolario, per non traumatizzare la gente (a partire dai bambini) e renderla schiava di una mentalità ormai superata, dove pare che il peccato, non corrisponda più al linguaggio e alla realtà della nostra cultura. Come se l’uomo moderno fosse passato, in virtù di chissà quale progresso, dallo stadio di animale razionale a quello di animale tout court! Altro che progresso!

• Chi è che non pecca?...

Ad un uomo che asseriva di non peccare mai un celebre predicatore rispose: “Ah sì? Può anche darsi, ma io conosco solo due categorie di persone che non peccano: quelle che non hanno ancora l’uso della ragione e quelle che l’hanno persa del tutto!”. Ecco cosa sta perdendo il mondo: la ragione! E l’unica proposta che ci fa è questa: cosa preferite essere: animali o uomini senza ragione? E per di più mentitori perché San Giovanni dice che “chi afferma di essere senza peccato è un mentitore.” Ma, per fortuna, c’è ancora chi è capace di ammettere di essere peccatore, ma ha paura di riconoscerlo. Ebbene questa paura è la più pericolosa che ci sia: il peccato è perdonabile e il peccatore è salvabile: anzi, è salvabile solo quando si riconosce tale. “Le tue colpe ti saranno rimesse nel momento stesso in cui le riconoscerai”, diceva sant’Ambrogio. E i Padri del deserto dicevano che chi sa riconoscere i propri peccati è più grande di chi risuscita un morto.

• Il giudice interiore

E’ solo il saper riconoscere con lucidità e fiducia la propria colpa e chiederne perdono, che ci libera totalmente e libera anche il nostro inconscio da ogni complesso di colpa che, altrimenti, rimane annidato nell’inconscio causando disastri. Infatti la colpa non ammessa, continua ad esserci rimproverata dal nostro giudice interiore e ad agire nell’inconscio, punendoci nel modo più nefasto e rendendoci infelici. Ma Gesù vuole liberarci totalmente e darci la sua pace profonda e definitiva. Non quella che dà il mondo, facendoci credere che non siamo peccatori e quindi non abbiamo nessun bisogno di un Salvatore! No! Gesù viene a dirci che è morto per ognuno di noi; per il peccato mio e vostro e della nostra civiltà e cultura! Egli continua a dirci che viene oggi come ieri per salvarci. Da che? Dal peccato! Se non ci riconosciamo peccatori, non potremo mai essere salvati. E’ probabilmente questo il peccato contro lo Spirito Santo: non riconoscerci bisognosi di salvezza. Ma se lo riconosciamo, allora faremo l’esperienza della Sua pace, e la sua gioia in noi sarà piena, senza ombre né amarezze. “Poter dire come Pietro: Signore allontanati da me che sono un peccatore, significa essere pronti per riceverlo” (André Louf).

Wilma Chasseur

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