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venerdì 24 febbraio 2012

Elvira - Figlia spirituale di Padre Pio - XXII

Continuiamo a scoprire la figura di Elvira, figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina; nell'appuntamento odierno l'attenzione si sposta sul cenacolo di Elvira:

CAPITOLO V
IL CENACOLO DELLA S.S. TRINITÀ
I GRUPPI DI PREGHIERA

IL CENACOLO DI ELVIRA

Nel 1950 Elvira Gazzoni ebbe da Padre Pio l'incarico di istituire e di dirigere a Rimini uno di questi Gruppi di Preghiera che verrà poi chiamato "I1 Cenacolo".

Furono dapprima poche donne quelle che, aderendo all'invito di Elvira, si riunivano in casa sua per pregare; creature umili e semplici che avevano però avuta chiara la percezione di quanto fosse importante il compito al quale venivano chiamate a collaborare: riparare i peccati degli uomini, consolare il cuore di Gesù, implorare luce per il mondo intero.

Cosi, nell'umiltà e nel nascondimento, questo piccolo Cenacolo, come un fiore delicato, spandeva il suo profumo senza che nessuna notizia trapelasse all'esterno di quanto avveniva in casa di Elvira. "Discrezione" era la parola d'ordine, inconfondibile suggello di ogni opera divina.

Si andò avanti così per più di una decina d'anni, poi altre persone si aggiunsero al Gruppo, tanto che, a un dato momento, la casa di Mamma Elvira non fu più sufficiente a contenerle tutte e si dovette cercare un altro locale più ampio, e poi un altro più ampio ancora, per le riunioni di preghiera.

Con l'aiuto del cielo e il suo costante impegno Mamma Elvira era riuscita a stabilire fra se e la sua gente uno stretto rapporto di affetti e di intenti, a comunicare a tutti i caratteri della sua religiosità semplice e attiva, tanto che ognuno dei suoi si era trasformato in apostolo.

Ella poi insegnava con l'esempio a stabilirsi in una dolce umiltà, a non opporre resistenza, a giungere all'uguaglianza nell'amore. Un compito non certo facile il suo, poiché doveva favorire l'armonia e l'unione tenendo conto dei caratteri, dei difetti, delle tentazioni cui ognuno era sottoposto. Doveva richiamare senza imporsi, blandire senza solleticare la vanità, smorzare senza deprimere, incoraggiare gli sfiduciati quando lei stessa era nella prova. Doveva far sentire a tutti d'essere ugualmente importanti e nello stesso momento convincerli di essere un nulla; ammorbidire gli attriti con l'unzione del suo sorriso dando lei stessa l'esempio di perfetta accettazione e mansuetudine e mostrarsi sempre amabile con tutti, anche coi più difficili.

Certo, come per tutte le persone che battono le vie dello spirito, non mancavano anche per lei momenti in cui si sentiva avvolta da tenebre fitte, inaridita, scoraggiata e quasi con l'impressione di seguire un ideale poco meno che fantastico. Allora le contrarietà e le incomprensioni che incontrava la buttavano a terra e non trovava più il contatto con l'ambiente che la circondava, fino a giungere a una vera agonia interiore.

Erano questi i momenti in cui il buon Padre Giacomo Mantegari, suo Direttore spirituale, interveniva esortandola ad andare avanti nella sua testimonianza che era tanto più preziosa quanto più sofferta. Le diceva di non impressionarsi se le sembrava di brancicare nel buio, perché questo era un inganno del demonio per distoglierla dal suo apostolato. Tenesse invece per certo che la sua anima era cara al Signore, che la grazia di Dio era con lei e che la sua opera era opera di Dio e dello Spirito Santo.

"Sia vigílante e attenta e combatta da forte che presto canterà vittoria e il demonio si ritirerà scornato. "

Così era infatti. A poco a poco la consapevolezza che il suo Cenacolo era un parafulmine per i peccati dell’umanità" riportava Elvira alla calma e le faceva trovare nuova forza per proseguire.

Tutti finivano per capire che era una grande grazia appartenere al Cenacolo e percorrevano volentieri la via della loro purificazione nella penitenza e nella preghiera consapevoli che la preghiera, era una colonna di luce e di forza per tutti coloro che cercano nelle tenebre la verità, ma hanno paura di conoscerla e per tutti quegli altri che, pur conoscendola, si sforzano di ignorarla.

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