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domenica 12 dicembre 2010

Messaggero di salvezza


III Domenica di Avvento

Anche questa domenica è centrata su Giovanni Battista ed è Gesù stesso che gli rende testimonianza a più riprese: “Cosa siete andati a vedere nel deserto? Un profeta? Sì vi dico e più di un profeta... tra i nati di donna non è sorto uno più grande di lui”.

• 1) Il più piccolo del regno…

Nell’antica alleanza nessuno è più grande del Battista perché ha aperto l’era messianica, ma nella nuova alleanza entriamo in un regime diverso: quello dei cieli aperti, le cui porte sono state riaperte dal sacrificio di Gesù in Croce e quindi il più piccolo di questo regno è più grande anche del Battista perché lui ha visto solo l’inizio della salvezza, mentre noi che siamo venuti dopo, siamo già nel regime del compimento delle promesse. Per questo Gesù conclude: ”Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”.
Ma Giovanni Battista è stato grande nell’umiltà. Nonostante queste attestazioni elogiative da parte di Gesù non si è attribuito nessun titolo di messia (quando gli era già stato attribuito) e disse di essere solo “una voce che grida nel deserto ’preparate le vie del Signore.’ Il Battista ha solo indicato il vero Maestro invitando i suoi discepoli a seguire Gesù e non lui, dimostrando un grande distacco e una grande forza nel vincere la tentazione di accentrare l’attenzione su di sé, e di attribuirsi un titolo e un merito che non aveva.
Ma il tema dominante delle letture odierne è la gioia. ”Si rallegrino il deserto e la terra arida... ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi” (prima lettura). Siamo già nell’atmosfera del Natale, se ne respira già l’aria.

• 2) Un santo triste?

In quanto cristiani siamo chiamati a testimoniare la gioia. “Un saint triste est un triste saint” diceva saint François de Sales, e Nietzsche asseriva che avrebbe creduto al Dio dei cristiani quando questi avessero avuto la faccia un po’ più gioiosa e ”salvata”. Dobbiamo dunque far emergere la fiaccola della gioia al di sopra delle nubi oscure della tristezza, dello scoraggiamento e del pessimismo. Ma come fare quando la vita ci presenta effettivamente tante prove, difficoltà, malattie, insidie, tentazioni, incomprensioni e chi più ne ha più ne metta? Vi dico la conclusione a cui sono giunta io, ma ognuno potrebbe dire la sua. Ho constatato che ognuno nasce con un capitale di energie, entusiasmo, slancio ecc, che, finché va tutto bene rimane pressoché intatto, ma quando iniziano le avversità (prove, malattie, incomprensioni, ecc.), queste inevitabilmente intaccano e riducono questo capitale iniziale fino ad esaurirlo in certi casi. La fatica del vivere poi non è per tutti uguale: c’è chi è più provato, chi meno. Ci sono i “fortunati” a cui va tutto bene e quelli a cui va più male che bene. Allora che fare in questi casi? Dobbiamo attingere la gioia, non dalle realtà contingenti, ma da una fonte superiore che è dentro di noi e che non ci verrà mai a mancare = la gioia di Dio versata nei nostri cuori.

• 3) Un mistero sempre nuovo…

In pratica: anche quando non abbiamo la gioia perché stiamo vivendo situazioni difficili, dobbiamo darla lo stesso, questa gioia, a chi ci sta attorno, perché è proprio dandola che la ricostruiamo ogni giorno e contribuiamo così a ripristinare quel capitale che era venuto a mancare. E Dio farà il resto! Aiutati che il ciel t’aiuta.
“Coraggio non temete... rinfrancate i vostri cuori” ci dice la Parola di Dio di questa domenica. E Gesù ci esorta ad andare a Lui con la massima fiducia: ”Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi ed io vi ristorerò e vi darò forze nuove e addirittura ali d’aquila per volare nelle vie del bene e della fedeltà al mio servizio.”
Viviamo in pienezza questo tempo d’Avvento -che è poi tutta la vita- come un “mistero sempre nuovo che il tempo non può esaurire” (Giovanni Paolo II) e che ci prepara all’Evento che maggiormente conta: quello dell’Incontro.

Wilma Chasseur

 

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