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domenica 26 giugno 2011

Frammento d'infinito


CORPUS DOMINI
( Gv 6,51-58) 

Abbiamo visto che essere Trinità è essere comunione. Se Dio fosse solo uno e non trino, avrebbe già “dato le dimissioni” perché se fosse solo, essendo eterno, sarebbe una solitudine eterna. Terribile! Ma Dio è trino, oltre che uno. Il Padre è essere sussistente, il Figlio è sapienza sussistente e lo Spirito è amore sussistente, ma non tengono nulla per loro e mettono tutto in comune. “Tutto ciò che il Padre possiede è mio” e tutto ciò che il Figlio possiede è nostro (ci dà addirittura il Suo Spirito).
Il Padre è tutto versato nel Figlio e il Figlio è talmente fuori di sé da essere addirittura in un pezzo di pane . L’infinito si fa frammento, il tutto si fa particella per potersi donare a noi. Dio sconcertante: la potenza si fa debolezza, il Creatore si fa creatura e quella creatura unica al mondo, cioè l’Uomo-Dio, si fa pane. Più scendere di così, più annientarsi di così, più eliminare ogni distanza non si può! E così da deformi ci rende deiformi.
“Essendo eterno ed incorruttibile Tu rendi incorruttibili quelli che mangiano Te, e li porti all’eternità con la smisurata efficacia che ti è naturale”( Filocalia)

• Tutti mendicanti

Gesù nell’Eucaristia è presente non come una cosa, ma come una Persona, cioè come un “Io” che si dona a un “tu”, quindi c’è comunione di persone, incontriamo veramente Qualcuno.
Quando andiamo alla Comunione tendendo la mano per ricevere il Signore della vita, siamo come dei mendicanti che tendono la mano per chiedere la carità del Pane di vita eterna, siamo il povero che tutto riceve, anzi riceve il Tutto: una carica esplosiva straordinaria, un fuoco ardente e incendiante. Eppure non bruciamo e non sentiamo la scossa! Non è normale non sentire che il fuoco brucia, e che la corrente dà la scossa. Siamo troppo protetti dall’irruzione di Dio. “C’è troppo isolante in noi” (diceva P. Cantalamessa), cioè troppa indifferenza, troppo poca consapevolezza di CHI stiamo per ricevere, troppa sterpaglia e rovi (= gli affanni a gli affari del mondo e le preoccupazioni della vita) che ci impediscono di essere raggiunti da questa forza ad altissima tensione che ci attraversa.

• Nella Comunione Gesù viene in noi…

Il Cristo si riversa in noi come una forza e un liquore inebriante che dovrebbe trasformaci totalmente, e noi non ce ne accorgiamo neanche, rimaniamo tali e quali con le nostre tristezze e pesantezze, invece di fare l’esperienza dell’ebbrezza dello Spirito. Dobbiamo chiedere la grazia di ridiventare normali: di sentire il fuoco bruciare e la scossa scuotere!
Nella Consacrazione, il sacerdote consacra tante piccole ostie assieme a quella grande, fatte di pane azzimo, cioè non fermentato perché senza lievito. Le piccole ostie siamo noi e dobbiamo diventare pure noi pani azzimi, cioè senza lievito di malizia, di vanagloria e di tutto quello che fermenta e fa gonfiare smisuratamente il nostro io che accaparra tutto e ci impedisce di essere attenti al Tu che riceviamo nell’ostia consacrata. E ci impedisce di sentire la scossa.
Il culto eucaristico poi, non si esaurisce nella Comunione: c’è anche l’adorazione a Gesù presente nel Tabernacolo. E’ infatti un bellissimo gesto quello di andare a salutare Gesù presente nel tabernacolo, ogni volta che passiamo davanti ad una chiesa o fare l’adorazione ogni volta che ne abbiamo l’opportunità. E’ come esporsi ai raggi potentissimi del nostro Sole divino .

• …ma poi vuole uscire

E dopo saremo anche noi come piccoli Soli, come dice Dionigi l’Areopagita, che prima si sono riempiti di splendore irradiato e poi lo trasmettono agli altri. E’quello il momento di liberare il “divino prigioniero” e darlo a piene mani agli altri, con gesti di bontà e di carità, altrimenti lo teniamo agli arresti domiciliari, o perlomeno in “libertà vigilata” e gli facciamo anche fare brutta figura non comportandoci come Lui si comporterebbe. Per non oscurare la Sua presenza in noi, chiediamogli questa grazia, impegnativa certo, ma Lui può questo e altro: ”Chi guarda me, veda Te”. Sempre!

Wilma Chasseur

 

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