XVII
Stimmate e piaghe
Nessuna traccia di cicatriciStimmate e piaghe
Per alcuni mesi si era riusciti a mantenere la riservatezza, ma il 9 maggio 1919, sul Giornale d'Italia, apparve il primo articolo che parlava del "frate con le stimmate" e la notizia cominciò a fare il giro del mondo. Preoccupati per l'evolversi della situazione, i Superiori cappuccini chiesero a un medico di fiducia - il professor Luigi Romanelli, primario dell'ospedale civile di Barletta - di fare una ricognizione, che venne svolta fra il 15 e il 16 maggio.
Nella relazione si legge: «Applicando il pollice nella palma e l'indice nel dorso e facendo pressione, che riesce oltremodo dolorosa, si ha la percezione esatta del vuoto esistente fra le due dita, soltanto divise dalle due membrane e da tessuto sottile e molle (...). E da escludersi che la eziologia delle lesioni di Padre Pio sia di origine naturale, ma l'agente produttore debba ricercarsi senza tema di errare nel soprannaturale e che il tutto costituisce per se stesso un fenomeno non spiegabile con la sola scienza umana».
Il 26 luglio il professor Amico Bignami, ordinario di patologia medica nell'università di Roma, diede invece una valutazione molto critica: «Possiamo pensare che le lesioni siano cominciate come prodotti patologici e siano state forse inconsciamente e per un fenomeno di suggestione completate nella loro simmetria e mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio con la tintura di iodio». Per dimostrare la propria tesi, fece coprire le mani con delle bende, che venivano sigillate e cambiate ogni giorno sotto il controllo di testimoni: ma, dopo una settimana, lo stato delle piaghe era identico a prima.
Infine il professor Giorgio Festa, su incarico del Ministro generale dell'Ordine cappuccino, giunse a San Giovanni Rotondo il 9 ottobre 1919 nell'intento di smascherare l'inganno, ma dovette invece concludere che le lesioni «non sono il prodotto di un traumatismo di origine esterna e neppure son dovute all'applicazione di sostanze chimiche potentemente irritanti».
Anni dopo, durante l'esame radiografico cui Padre Pio fu sottoposto nella Casa Sollievo della Sofferenza il 13 ottobre 1954, il radiologo Alberto Caserta riscontrò che «su mani e piedi, in particolare a livello dei metacarpi e dei metatarsi, non si notava assolutamente nulla di particolare». Pure le visite cardiologiche hanno mostrato che il suo cuore era normale, con pulsazioni dalle 70 alle 90 al minuto (anche quando la temperatura corporea oltrepassava i 42 gradi) e pressione arteriosa oscillante fra 95 e 105.
Il dottor Michele Capuano ha sottolineato tale dato perché «smentisce l'ipotesi di coloro i quali, per giustificare "scientificamente" la persistenza dell'emorragia attraverso le stimmate, avevano pensato a un'ipertensione di grado notevole, o peggio a speciali qualità del suo sangue circolante». Le analisi di laboratorio invece hanno sempre evidenziato parametri assolutamente nella norma, tranne le caratteristiche "giovani" del suo sangue, «dovute al fatto che la costante perdita faceva da stimolo continuo sul midollo osseo, che per reintegrare i vari elementi corpuscolati del sangue era costretto a mettere in circolo delle forme immature».
L'eccezionale persistenza delle stimmate di Padre Pio fu superata in straordinarietà, sul finire della sua esistenza, dalla scomparsa di ogni ferita, senza che rimanesse alcuna cicatrice. Le prime a rimarginarsi furono quelle dei piedi (ma il dolore continuò come in precedenza), verso il 1966. Nel 1967 la piaga del costato smise definitivamente di sanguinare e andò sempre più sbiancando. Dalla Pasqua del 1968 il dorso delle mani cominciò a tornare normale e verso luglio-agosto non c'erano più segni. Nell'ultimo mese di vita si restrinsero gradualmente anche le ferite sul palmo delle mani. Subito dopo la morte del Padre si riscontrò che la cute dell'intero corpo era perfettamente integra, come mostrano le fotografie scattate dal confratello Giacomo Piccirillo alle ore 2.40 del 23 settembre.
Una spiegazione teologica è stata offerta da padre Carmelo da San Giovanni in Galdo: «Padre Pio aveva ricevuto dal Signore le stimmate non per mostrarle agli altri, ma per se stesso, nel senso che erano un fatto personale ed una partecipazione viva e cruenta alla sofferenza e alla Passione del Crocifisso. Unendosi al Cristo sofferente, Padre Pio si offriva per la salvezza di molte anime. Con la morte, tale funzione veniva ad esaurirsi: la vittima in cinquant'anni si era consumata e non aveva più una goccia di sangue da versare».
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