Prima parte
Trattato relativo all'essenza di Dio
La bontà di Dio > Se la bontà convenga a Dio
Prima parte
Questione 6
Articolo 1
SEMBRA che la bontà non convenga a Dio. Infatti:
1. La bontà consiste nel modo, nella specie e nell'ordine. Ora, tali attributi non pare che convengano a Dio, perché Dio (è senza modo e misura) è l'immenso e non dice ordine a nessuna cosa. Dunque a lui non si addice di esser buono.
2. Il bene è ciò che tutte le cose appetiscono. Ora, non tutte le cose desiderano Dio, perché non tutte le cose lo conoscono, e non si dà desiderio di ciò che s'ignora. Dunque a Dio non si addice la bontà.
IN CONTRARIO: È detto nelle Lamentazioni di Geremia: "Il Signore è buono con quelli che sperano in lui, con l'anima che lo ricerca".
RISPONDO: L'esser buono conviene principalmente a Dio. Infatti, una cosa è buona nella misura che è desiderabile. Ora, ogni ente desidera la propria perfezione. Ma la perfezione e la forma di un effetto non è altro che una somiglianza partecipata della causa agente, poiché ogni agente produce qualche cosa di simile a sé. Di qui segue che lo stesso agente è desiderabile (da parte dell'effetto) e ha natura di bene: infatti quello che si desidera è di parteciparne la somiglianza. Siccome dunque Dio è la prima causa produttiva di tutte le cose, è evidente che a lui compete la natura di bene e di appetibile. Perciò Dionigi attribuisce il bene a Dio, come alla prima causa efficiente, affermando che si dice buono "come colui in forza del quale tutte le cose sussistono".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Avere modo, specie e ordine è proprio del bene causato. In Dio invece il bene è come nella (sua propria) causa; quindi a lui spetta imprimere nelle cose il modo, la specie e l'ordine. Perciò queste tre cose sono in Dio come nella loro causa.
2. Tutte le cose tendendo alla propria perfezione tendono a Dio stesso, in quanto che le perfezioni di tutte le cose altro non sono che delle somiglianze dell'Essere divino, come è chiaro da ciò che si è detto. E così tra gli esseri che tendono a Dio, alcuni lo conoscono in se stesso, e questo è proprio della creatura razionale; altri conoscono certe partecipazioni della sua bontà, e questo va esteso fino alla conoscenza sensitiva. Altri, finalmente, hanno tendenze naturali senza consapevolezza, inclinati come sono verso i loro fini da un essere superiore dotato di conoscenza.
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