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mercoledì 31 marzo 2010

30 denari

"Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?"

In questi primi giorni della Settimana Santa, il Vangelo si concentra sulla figura di Giuda Iscariota e sul suo tradimento.

"Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?" Questa domanda è sconcertante perchè è la domanda che Giuda Iscariota rivolse ai sommi sacerdoti, per vendere Gesù. Giuda seguì Gesù per molto tempo, parliamo di circa tre anni. Ma egli, a differenza degli altri discepoli, credeva in Gesù come un Messia diverso da quello che Gesù rappresentava. Egli pensava che Gesù fosse il Messia venuto per salvare gli ebrei, non dal peccato, ma dai Romani. Egli dentro di sé probabilmente pensava che Gesù avrebbe consegnato al popolo ebraico la vittoria sui nemici romani. Quindi, quando si accorse che Gesù non predicava la rivolta, ma la pace e soprattutto quando udì che Gesù invitava addirittura a perdonare i propri nemici, si rese conto che Gesù non era il Messia che lui si aspettava. E dentro di lui cominciò a nascere qualcosa contro Gesù e il maligno ne approfittò per insinuarsi dentro di lui, per portarlo al tradimento. Giuda Iscariota diviene così la figura del traditore per eccellenza, tanto è che il nome Giuda viene usato per indicare un traditore (es.: tu sei un giuda, cioè un traditore).

Egli vendette il Figlio dell'Uomo per trenta danari (tanto fu calcolato il prezzo della vita di Gesù...): ma quei soldi furono la sua condanna. Egli, appena si accorse di ciò che aveva fatto e cioè che aveva venduto un uomo buono e santo, condannandolo a morte, si impiccò perchè il senso di colpa lo sovrastò.

La domanda che però mi nasce spontanea è: per quanto noi siamo disposti a vendere Gesù? E' una domanda sconcertante, ma non così priva di fondamento. Pensiamoci su prima di rispondere: per quanto, o meglio, per cosa siamo disposti a vendere Gesù? Per il danaro, per il lusso, per l'amicizia, per essere considerati da qualcuno, per egoismo personale ecc... Molti oggi direbbero che non avrebbero tradito Gesù se fossero stati al suo posto così come molti hanno la superbia di dire che al posto di Adamo ed Eva, non avrebbero mangiato la mela. Noi, in realtà, quotidianamente svendiamo Gesù attraverso la svendita della nostra fede, dei nostri valori, della nostra morale. Pian piano stiamo diventando i peggiori dei traditori perchè con le labbra diciamo di amare Gesù e con le nostre mani invece lo tradiamo, compiendo la nostra volontà e non la sua. Guardiamo a chi oggi non crede: egli è peggio di un traditore perchè ha ricevuto la vita da Dio, la salvezza da Gesù, ma non gli importa perchè non crede nemmeno in loro. Ma ancora peggio i falsi cristiani che davanti invocano Gesù, ma dietro fanno i loro sporchi interessi ed invece di seguire Gesù, seguono mammona. Stiamo attenti perchè il maligno non era solo dentro Giuda, ma è anche dentro di noi e ciò che lui vuole più di tutto è portarci al tradimento così come ha fatto con Giuda Iscariota. Quindi, diamo attenzione alla nostra coscienza e non lasciamo che il mondo prevalga sottraendoci i nostri valori e la nostra fede. Quella che segue è una presentazione multimediale, cortesia di Enza, che riproduce bene proprio le mie ultime parole. Buona visione:

martedì 30 marzo 2010

La Parola di Dio

Aderire alla Parola di Dio (di Enza)

Siamo nella settimana Santa. Per questa occasione ho voluto preparare per il nostro sito una riflessione, così ho scelto questo brano di Vangelo che tutti conosciamo, il quale fa capire che la nostra vita senza l'ascolto e l'adesione alla Parola di Dio, riusciamo solo a commettere errori su errori spesso togliendo la dignità se non la vita delle persone compresa la nostra.

DAL VANGELO DI Mc. 6,17-29

Sappiamo tutti che Erode fece arrestare Giovanni il Battista e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva ad Erode: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello”, Per questo Erodiade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto con i più alti funzionari, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata Salomè, la figlia di Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il chiese alla fanciulla di ballare e le giurò più volte: “Chiedimi quello che vuoi e te lo darò, fosse anche metà del mio regno”. Ella uscì e disse alla madre cosa doveva chiedere. Quella rispose: “La testa di Giovanni il Battista”. E subito entrata di corsa fece la sua richiesta. Il re fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre.

RIFLESSIONE

Amici il brano che abbiamo appena letto è un brano molto noto, tutti noi lo abbiamo sentito molte volte. Vorrei presentare sinteticamente tutti i personaggi che troviamo in questo scritto. Vorrei però soffermarmi di più sulla ragazza, la figlia di Erodiade. I suoi atteggiamenti, il modo di vivere, quello che fa, rappresenta molte volte quello che noi facciamo, nel nostro percorso spirituale, nella nostra vita interiore. In questo brano troviamo parecchi personaggi: un profeta, che come dice Gesù non è un profeta qualunque ma è un profeta di fuoco. Un profeta che annunzia con fuoco la Parola di Dio, un profeta che non ha paura di dire sulla faccia e di elencare i vizi, i peccati, di questi due concubini davanti a loro e a tutta la gente invitata come dice il Vangelo, e viene messo così nella prigione di quel palazzo a causa di Erodiade. La missione di un profeta è annunciare la Parola di Dio e deve perciò denunciare ogni tipo di situazione di peccato. E' per questo che Erodiade lo odiava e lo voleva far uccidere ma non poteva perchè Erode temeva Giovanni sapendolo uomo giusto e santo. Erode lo ascoltava volentieri ma rimaneva perplesso, perchè è una Parola molto forte, e questa volpe, come lo chiama Gesù, tutti i giorni va nella cella per ascoltare Giovanni il quale gli dice sulla faccia i suoi peccati, la sua vita sbagliata: tu non puoi vivere con quella donna, perchè quella donna ha un marito, è sposata, e tu vivendo in questo modo stai peccando. Ribadisco quello che l'evangelista Marco dice: "lo ascoltava ma rimaneva molto perplesso". L'atteggiamento di quest'uomo è molto diffuso al giorno d'oggi, anche nella chiesa, nei nostri gruppi, nella nostra vita. Possiamo dirlo con onestà, Erode rappresenta l'atteggiamento di molti cristiani, che hanno l'abitudine di ascoltare quando si proclama la Parola di Dio nella celebrazione eucaristica, e poi ritornano a casa senza aver lasciato agire nell'interno la Parola, perchè è solo facendola aderire al nostro cuore che può cambiare la vita di una persona. Spesso però anche dopo la predicazione la Parola viene dispersa perchè non abbiamo il desiderio di cambiare. Ci va bene il nostro modo di vivere, con i nostri vizi, con i nostri atteggiamenti, vogliamo vivere come abbiamo sempre fatto. La chiesa ci invita alla conversione del cuore, la Parola di Dio è verità, è parola di salvezza, è una Parola che bussa alla porta del nostro cuore, però spesso non lasciamo agire questa Parola dentro noi. Ecco perchè anche Erode pur ascoltando volentieri il profeta, non riusciva ad assimilare l'insegnamento, perchè la sua vita era da vivere come desiderava e non come Dio gli suggeriva di vivere. Erodiade invece che aveva calpestato la sua dignità, non può accogliere la Parola del profeta, che parla con voce di fuoco come è la voce di Dio, una Parola autentica. Questo Vangelo dice che alla festa, Salomè, figlia di Erodiade ballò, piacque ad Erode e ai commensali, così che Erode, giurando, le promise tutto ciò che avesse chiesto per un altro ballo. Ella uscì, chiese alla madre cosa dovesse chiedere, e la madre le disse: la testa di Giovanni. A questa festa c'è tutta la gente più importante della Galilea ma è tutta una farsa, gente che vive nella bugia, nell'orgoglio, nella vanità, nella superbia, nell'egoismo, nell'ipocrisia, si perchè tutta quella gente non va per il compleanno di quest'uomo, perchè quest'uomo come racconta la storia, non lo ama nessuno, nemmeno suo padre. E' una famiglia con una nera storia, un nero passato, sia Erode che Erodiade hanno un pessimo passato, Che triste! Questa festa rappresenta la festa del mondo, la festa della società, perchè la vita dell'uomo possiamo paragonarla ad una "festa". Questa festa perciò la possiamo vivere in due modi: o in questo modo o in un altro, allora bisogna chiederci: "io, la festa della mia vita come la sto vivendo?" Alla festa di Erode c'è un sacco di gente ma sembrano tutte marionette, una marionetta non sa decidere cosa deve fare e lo chiede all'altra marionetta che poi alla fine porterà su un vassoio d'argento la testa del profeta alla marionetta che ascoltava ciò che usciva da quella bocca ma non udiva. Tutte le persone qui rappresentate sono marionette, perchè si muovono in base agli interessi, uno tira i fili dell'altro, c'è di mezzo il potere, ecco allora che il profeta diventa scomodo.
Anche noi molte volte nel nostro piccolo, nella nostra vita, nella nostra cultura, la cultura della morte ci impone ciò che noi dobbiamo fare e come dobbiamo pensare, spesso tutto ciò ci sta bene, viviamo bene in questa cultura. Bisogna allora capire che Gesù agisce in modo differente dai criteri di valutazione della società e del mondo. La figura che ci interessa di più però in questo brano, è la figlia di Erodiade, non perchè è una ragazza, ma perchè si tratta di un caso patologico della nostra società sia maschile che femminile. Da qui possiamo dire con molta tranquillità, che il suo vivere è un vivere senza la conoscenza di Dio. Sua madre che ha lasciato suo padre per andare a vivere con questo tipo, non le ha certo inculcato valori nella sua vita, una donna giovane che si lascia manipolare dalla madre, chi ballava così a quelle feste erano solo le prostitute, le schiave. Ma lei non è una prostituta, è una principessa, è la figliastra del re, ma non ha importanza, si lascia comandare da sua madre. Nella nostra vita possiamo avere due madri: o la madre terrena che seguiamo ad occhi chiusi senza guardare gli errori che pure lei commette, oppure la Madre di Gesù. Infatti Gesù quando gli dissero: ti cerca tua madre e i tuoi fratelli, Lui rispose: "Chi ascolta la Parola di Dio quella è mia madre, e i miei fratelli. Sono tutti quelli che cercano di vivere i comandamenti, che seguono e che vogliono mettere in pratica la Parola di Dio con fatica, con difficoltà, con persecuzione, oppure c'è quest'altra madre che rappresenta i criteri del mondo. Ma il mondo, con i suoi criteri, il modo di pensare, il modo di agire che è anti evangelico, è arrivato in tutti gli ambienti della nostra vita, così che il nostro modo di pensare non coincide più con il modo di pensare di Dio ma coincide spesso con il modo di pensare del mondo, un mondo che non sa amare, che non accoglie la Parola. Ecco perchè non dobbiamo essere come le persone che il Vangelo ci ha presentato, non dobbiamo essere burattini che a qualcuno piace tirare i fili e farci muovere come marionette, come loro vogliono semplicemente per soddisfare la voglia di potere, ecco allora che noi diventiamo merce da usare per i loro sporchi interessi. Dobbiamo invece vivere seriamente la Parola di Dio che è libertà, è gioia, è vita.

lunedì 29 marzo 2010

E' Gesù che cercate ...

L'Angelus della Domenica delle Palme


Piazza San Pietro
Domenica delle Palme, 28 marzo 2010

 

Mentre ci avviamo a concludere questa celebrazione, il pensiero non può non andare alla Domenica delle Palme di 25 anni fa. Era il 1985, che le Nazioni Unite avevano dichiarato “Anno della Gioventù”. Il Venerabile Giovanni Paolo II volle cogliere quella occasione e, commemorando l’ingresso di Cristo in Gerusalemme acclamato dai suoi giovani discepoli, diede inizio alle Giornate Mondiali della Gioventù. Da allora, la Domenica delle Palme ha acquisito questa caratteristica, che ogni due o tre anni si manifesta anche nei grandi incontri mondiali, tracciando una sorta di pellegrinaggio giovanile attraverso l’intero pianeta alla sequela di Gesù. 25 anni or sono, il mio amato Predecessore invitò i giovani a professare la loro fede in Cristo che “ha preso su di sé la causa dell’uomo” (Omelia, 31 marzo 1985, nn. 5, 7: Insegnamenti VIII, 1 [1985], 884, 886). Oggi io rinnovo questo appello alla nuova generazione, a dare testimonianza con la forza mite e luminosa della verità, perché agli uomini e alle donne del terzo millennio non manchi il modello più autentico: Gesù Cristo. Consegno questo mandato in particolare ai 300 delegati del Forum Internazionale dei Giovani, venuti da ogni parte del mondo, convocati dal Pontificio Consiglio per i Laici.

Chers pèlerins francophones, rassemblés en ce dimanche des Rameaux, je vous salue cordialement, particulièrement vous, les jeunes, en cette vingt-cinquième Journée Mondiale de la Jeunesse. Accueillez avec joie l’appel à suivre le Christ, à l’aimer par-dessus tout et à le servir dans ses frères! N’ayez pas peur de répondre avec générosité, s’il vous invite à le suivre dans la vie sacerdotale ou dans la vie religieuse. Tout au long de cette Semaine Sainte, avec Marie, suivez Jésus qui nous conduit vers la lumière de la Résurrection! À tous, bonne montée vers Pâques!

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors at this Angelus, especially the young people present who are celebrating the twenty-fifth World Youth Day. Today we also begin Holy Week, the Church’s most intense time of prayer and reflection, by recalling Jesus’s welcome into Jerusalem by the children. Let us make their joy our own, by welcoming Christ into our lives, our hearts and our families. Upon you and your loved ones, I gladly invoke the strength and peace of our Lord Jesus Christ.

Ein herzliches „Grüß Gott“ sage ich allen deutschsprachigen Pilgern und Besuchern, und ganz besonders den jungen Menschen, die am heutigen Palmsonntag den 25. Weltjugendtag in den Diözesen feiern. Voll Freude sehen wir, daß auch in unserer Zeit viele Jugendliche Jesus Christus mit Begeisterung die Tore ihres Lebens öffnen und sich ohne Scheu zu ihrem Herrn und König bekennen. Der Blick auf die liebende Hingabe Jesu, die wir in den Geheimnissen der Karwoche betrachten werden, schenke uns allen die Kraft, nicht vor den Ansprüchen der Nachfolge Christi zurückzuschrecken. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. Con la celebración del Domingo de Ramos, la Iglesia conmemora la Entrada Triunfal del Señor en Jerusalén, iniciándose así esta Semana grande y santa, donde celebraremos los misterios de la Pasión, Muerte y Resurrección de Nuestro Señor. Os invito, queridos hermanos, a participar con especial fervor en las celebraciones litúrgicas de los próximos días, para experimentar y gozar de la infinita misericordia de Dios, que por amor nos libra del pecado y de la muerte. Buenas y santas fiestas. Muchas gracias.

Pozdravljam dijake Škofijske klasične gimnazije v Šentvidu in vse druge slovenske romarje! Želim vam, da bi vedno z navdušenjem sprejemali Jezusa kot odrešenika in mu sledili – če treba tudi preko trpljenja - do zmage vstajenja. Naj vas spremlja moj blagoslov!

[Saluto gli alunni del Liceo Classico Diocesano di Šentvid e tutti gli altri pellegrini sloveni! Vi auguro cordialmente di accogliere Gesù come Salvatore sempre con entusiasmo e di seguirlo – se necessario anche attraverso la sofferenza – fino alla vittoria della risurrezione! Vi accompagni la mia Benedizione!]

Pozdrawiam pielgrzymów polskich, szczególnie młodych, którzy przybyli do Rzymu z okazji Światowego Dnia Młodzieży. Raz jeszcze zadajemy Chrystusowi pytanie: „Nauczycielu dobry, co mam czynić, aby osiągnąć życie wieczne?” (Mk 10, 17). Przeżycia Wielkiego Tygodnia, które w szczególny sposób ukazują wielką miłość Boga do człowieka, niech pomogą nam znaleźć właściwą odpowiedź. Życzę wszystkim głębokiej zadumy nad męką, śmiercią i zmartwychwstaniem Chrystusa.

[Saluto i pellegrini Polacchi e, in modo particolare, tutti i giovani che sono venuti a Roma in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Ancora una volta chiediamo a Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17). I misteri della Settimana Santa, che in modo particolare ci mostrano il grande amore di Dio verso l’uomo, ci aiutino a trovare la giusta risposta. Auguro a tutti di meditare in profondità la passione, la morte e la risurrezione di Cristo.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani venuti da varie città e diocesi. Cari amici, non temete quando il seguire Cristo comporta incomprensioni e offese. Servitelo nelle persone più fragili e svantaggiate, in particolare nei vostri coetanei in difficoltà. A questo proposito, desidero assicurare anche una speciale preghiera per la Giornata mondiale dei portatori di autismo, promossa dall’ONU, che ricorrerà il prossimo 2 aprile.


In questo momento, il nostro pensiero e il nostro cuore si dirigono in modo particolare a Gerusalemme, dove il mistero pasquale si è compiuto. Sono profondamente addolorato per i recenti contrasti e per le tensioni verificatisi ancora una volta in quella Città, che è patria spirituale di Cristiani, Ebrei e Musulmani, profezia e promessa di quell’universale riconciliazione che Dio desidera per tutta la famiglia umana. La pace è un dono che Dio affida alla responsabilità umana, affinché lo coltivi attraverso il dialogo e il rispetto dei diritti di tutti, la riconciliazione e il perdono. Preghiamo, quindi, perché i responsabili delle sorti di Gerusalemme intraprendano con coraggio la via della pace e la seguano con perseveranza!

Cari fratelli e sorelle! Come fece Gesù con il discepolo Giovanni, anch’io vi affido a Maria, dicendovi: Ecco la vostra madre (cfr Gv 19,27). A Lei ci rivolgiamo tutti con fiducia filiale, recitando insieme la preghiera dell’Angelus.

domenica 28 marzo 2010

Video Vangelo della Domenica delle Palme

Qulla incredibile follia della Croce


Domenica delle Palme
 

DOMENICA DI PASSIONE. La pagina più sconvolgente della storia della salvezza!
Quale salvezza? Quale storia? La tua, la mia, la nostra.

L’INNOCENTE, il Dio-Uomo è salito sulla Croce, inchiodato dalle mie colpe! E’ salito là dove avremmo dovuto salire noi, gli unici ad averlo meritato. Ed invece è salito LUI, l'unico a non averlo meritato! “E’ terribile essere crocefisso, ma è molto più terribile averlo meritato”.
Gratuità assoluta; follia della Croce, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani. E allora guardiamola un po’ questa follia.
Gesù, il Dio-Uomo, poteva salvarci con un sorriso, un gesto, una parola. Ogni suo atto, anche il più piccolo aveva un valore infinito perché era la sua natura umana che agiva, ma a meritare era il suo Io divino. Perciò non era necessario salire in Croce per salvarci, bastava molto meno! Non era necessario, quindi era GRATUITO! Follia divina.

Solo un Dio-Uomo dà tutto il suo sangue per salvarci, quando sarebbe bastato molto meno.
E solo Dio l'Altissimo dà l'unigenito Suo Figlio, cioè tutto quello che ha (chi ha perso un figlio unico sa cosa vuol dire) per salvarci. Fermiamoci un attimo fratelli; direi quasi: inginocchiamoci. Se Gesù ci avesse salvato con un sorriso, ci avrebbe salvati veramente, ma non avrebbe dato tutto. Ha voluto dare la sua vita fino all'ultima goccia.
Ha voluto dare tutto. DIO dà tutto.

Se Dio l'Altissimo, non avesse sacrificato il Figlio, ci avrebbe salvati veramente, ma non avrebbe dato l'Unigenito della sua stessa sostanza, il prediletto, lo splendore della sua gloria! Il figlio di Abramo l'aveva risparmiato, il Suo no! Per noi ha dato tutto. Follia di un DIO che per l'uomo fa pazzie.
A questo punto non chiedetemi perché Dio permette il male, il dolore, la sofferenza e la morte. Non lo so perché. Ma guardate la Croce! Potete forse ancora dirmi che DIO si è sottratto al dolore più straziante, alla sofferenza più atroce, alla persecuzione del potere delle tenebre e alla morte più spaventosa? Possiamo ancora dirlo?
A questo insondabile mistero d'iniquità, non c'è risposta fratelli, ma guardando la Croce sparirà la domanda.
Solo il silenzio dell'adorazione può contemplare con timore e tremore questo altissimo mistero di dolore e d'Amore.

Wilma Chasseur

sabato 27 marzo 2010

La Chiesa è la Sposa di Cristo

La Chiesa siamo noi ...

La chiesa in questo momento sta molto soffrendo e il motivo lo dico in questa mia riflessione, la chiesa siamo noi e chi ama Gesù non può non amare la chiesa pur con i suoi errori, la chiesa è santa e peccatrice. Santa perchè c'è Gesù vivo e vero, peccatrice perchè fatta di uomini. 


MOLTISSIMI SI DICHIARANO GIUSTI E SAPIENTI DELLE COSE DEL MONDO E DELLA GIUSTIZIA. E' BENE PRIMA DELLA SETTIMANA SANTA FARE UN PO DI SILENZIO DENTRO DI NOI E GIUDICARCI PRIMA DI GIUDICARE GLI ALTRI.


Da un periodo ormai non si fa altro che parlare e sparlare della chiesa e dei suoi sacerdoti. Ormai la chiesa per i mass media e per chi li segue è diventata tutta pedofila e senza carità. Sappiamo tutti che quando un giornale o un telegiornale comunica una notizia fuori dal comune, soprattutto se riguarda la morale di un laico e di un consacrato, si crea subito un tam tam che pure senza televisione o internet il rumore arriva persino in Africa che risulta però assordante per le orecchie e per l'anima. Fin da piccola mi hanno insegnato che quando un familiare, un amico, oppure perchè no, un rappresentante della chiesa, sbaglia, bisogna con discrezione e senza umiliare, nè offendere e condannare, lasciar fare a chi è preposto per chiarire l'eventuale sbaglio o, diciamolo pure: “Peccato”, perchè sia da parte della chiesa e da parte dei laici quando si viene a conoscenza di brutture fatte verso il proprio simile si deve obbligatoriamente chiamarlo così. Ultimamente sono però schifata e come me, sono certa, molti Italiani di come viene trattata la chiesa nonostante il Papa ad alta voce dice che giustizia deve essere fatta ed è visibile il suo dolore. Perchè allora tanto accanimento? Perchè tanta cattiveria verso un uomo di Dio? perchè deriderlo, maltrattarlo sghignazzando sulla sua persona? Poveri infelici, povere anime inquiete, non avete ancora capito che tutto ciò sta avvenendo per un rinnovamento della chiesa? Quante centinaia di migliaia di sacerdoti donano la propria vita anche da noi, non soltanto in missione e tutto per portare sollievo agli afflitti, aiuto ai poveri, consolazione a chi si sente nel dolore, ma soprattutto ci donano Gesù! Secondo me il Signore sta usando la chiesa, sta smascherando quei pochi per avere in futuro una moltitudine di consacrati onesti, sinceri verso Dio. Ma voi tutti: giornalisti al soldo del potere, laici che senza un minimo di ritegno seguite quel che il male vi suggerisce di fare e dire, dovrete risponderne per non essere giusti nel dolore che la chiesa sta soffrendo, perchè noi siamo chiesa. La chiesa non la fa il sacerdote. Imparate prima a guardare dentro voi stessi, un serpe velenoso vi ha stritolato il cuore, l'ignoranza verso Dio vi porta ad essere giudici immorali. Tutta la chiesa sta pregando anche per la nostra nazione, che diventi una nazione pulita moralmente. Nella settimana di Passione fermiamo le critiche e le offese e mettiamoci in doveroso silenzio verso chi ci ha donato la vita eterna. Lo dico pure agli atei che vedo nel loro continuo parlare di Dio e della chiesa, un cammino verso Lui. Buona settimana Santa

Enza

venerdì 26 marzo 2010

Lasciate che i bambini vengano a me

Lettera di Papa Benedetto XVI

 In questi giorni, si è fatto un gran parlare dei casi di pedofilia che ci hanno alquanto scioccati: e assistiamo comunque sia ad un tentativo, piuttosto goffo, di voler tirare in ballo, ad ogni costo, il Santo Padre Benedetto XVI. Il Papa, in queste ore, è stato bersaglio di numerosi attacchi, molti alquanto incivili e che mostrano la durezza del cuore umano e soprattutto una mancanza di comprensione. Per questo motivo, visto che molti non l'hanno fatto, vi invitiamo a leggere la lettera che il Papa ha inviato  a tutti i Cattolici dell'Irlanda per esprimere lo sgomento per gli abusi sessuali commessi sui giovani da parte di esponenti della Chiesa e per il modo in cui essi furono affrontati dai vescovi irlandesi e dai superiori religiosi. Egli chiede che la Lettera sia letta con attenzione nella sua interezza. Il Santo Padre parla della sua vicinanza nella preghiera a tutta la comunità cattolica irlandese in questo tempo pieno di amarezza e propone un cammino di risanamento, di rinnovamento e di riparazione. 


1. Cari fratelli e sorelle della Chiesa in Irlanda, è con grande preoccupazione che vi scrivo come Pastore della Chiesa universale. Come voi, sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l’abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da parte di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi. Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati.

Come sapete, ho recentemente invitato i vescovi irlandesi ad un incontro qui a Roma per riferire su come hanno affrontato queste questioni nel passato e indicare i passi che hanno preso per rispondere a questa grave situazione. Insieme con alcuni alti Prelati della Curia Romana ho ascoltato quanto avevano da dire, sia individualmente che come gruppo, mentre proponevano un’analisi degli errori compiuti e delle lezioni apprese, e una descrizione dei programmi e dei protocolli oggi in essere. Le nostre riflessioni sono state franche e costruttive. Nutro la fiducia che, come risultato, i vescovi si trovino ora in una posizione più forte per portare avanti il compito di riparare alle ingiustizie del passato e per affrontare le tematiche più ampie legate all’abuso dei minori secondo modalità conformi alle esigenze della giustizia e agli insegnamenti del Vangelo.

2. Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa Lettera Pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione.

In realtà, come molti nel vostro Paese hanno rilevato, il problema dell’abuso dei minori non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa. Tuttavia il compito che ora vi sta dinnanzi è quello di affrontare il problema degli abusi verificatosi all’interno della comunità cattolica irlandese e di farlo con coraggio e determinazione. Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di più resta da fare. C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio.

Al tempo stesso, devo anche esprimere la mia convinzione che, per riprendersi da questa dolorosa ferita, la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi. Una tale consapevolezza, accompagnata da sincero dolore per il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, deve condurre ad uno sforzo concertato per assicurare la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro.

Mentre affrontate le sfide di questo momento, vi chiedo di ricordarvi della "roccia da cui siete stati tagliati" (Is 51, 1). Riflettete sui contributi generosi, spesso eroici, offerti alla Chiesa e all’umanità come tale dalle passate generazioni di uomini e donne irlandesi, e lasciate che ciò generi slancio per un onesto auto-esame e un convinto programma di rinnovamento ecclesiale e individuale. La mia preghiera è che, assistita dall’intercessione dei suoi molti santi e purificata dalla penitenza, la Chiesa in Irlanda superi la presente crisi e ritorni ad essere un testimone convincente della verità e della bontà di Dio onnipotente, rese manifeste nel suo Figlio Gesù Cristo.

3. Storicamente i cattolici d’Irlanda si sono dimostrati una enorme forza di bene sia in patria che fuori. Monaci celtici come San Colombano diffusero il vangelo nell’Europa Occidentale gettando le fondamenta della cultura monastica medievale. Gli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente che derivano dalla fede cristiana, hanno trovato espressione nella costruzione di chiese e monasteri e nell’istituzione di scuole, biblioteche e ospedali che consolidarono l’identità spirituale dell’Europa. Quei missionari irlandesi trassero la loro forza e ispirazione dalla solida fede, dalla forte guida e dai retti comportamenti morali della Chiesa nella loro terra natìa.

Dal ’500 in poi, i cattolici in Irlanda subirono un lungo periodo di persecuzione, durante il quale lottarono per mantenere viva la fiamma della fede in circostanze pericolose e difficili. Sant’Oliver Plunkett, l’Arcivescovo martire di Armagh, è l’esempio più famoso di una schiera di coraggiosi figli e figlie dell’Irlanda disposti a dare la propria vita per la fedeltà al Vangelo. Dopo l’Emancipazione Cattolica, la Chiesa fu libera di crescere di nuovo. Famiglie e innumerevoli persone che avevano preservato la fede durante i tempi della prova divennero la scintilla di una grande rinascita del cattolicesimo irlandese nell’800. La Chiesa fornì scolarizzazione, specialmente ai poveri, e questo avrebbe apportato un grande contributo alla società irlandese. Tra i frutti delle nuove scuole cattoliche vi fu un aumento di vocazioni: generazioni di sacerdoti, suore e fratelli missionari lasciarono la patria per servire in ogni continente, specie nel mondo di lingua inglese. Furono ammirevoli non solo per la vastità del loro numero, ma anche per la robustezza della fede e la solidità del loro impegno pastorale. Molte diocesi, specialmente in Africa, America e Australia, hanno beneficiato della presenza di clero e religiosi irlandesi che predicarono il Vangelo e fondarono parrocchie, scuole e università, cliniche e ospedali, che servirono sia i cattolici, sia la società in genere, con particolare attenzione alle necessità dei poveri.

In quasi tutte le famiglie dell’Irlanda vi è stato qualcuno – un figlio o una figlia, una zia o uno zio – che ha dato la propria vita alla Chiesa. Giustamente le famiglie irlandesi hanno in grande stima ed affetto i loro cari, che hanno offerto la propria vita a Cristo, condividendo il dono della fede con altri e attualizzandola in un’amorevole servizio di Dio e del prossimo.

4. Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese. Si è verificato un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici. Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese. Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti.

Solo esaminando con attenzione i molti elementi che diedero origine alla presente crisi è possibile intraprendere una chiara diagnosi delle sue cause e trovare rimedi efficaci. Certamente, tra i fattori che vi contribuirono possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona. Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione.

5. In diverse occasioni sin dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ho incontrato vittime di abusi sessuali, così come sono disponibile a farlo in futuro. Mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro. Precedentemente nel mio pontificato, nella preoccupazione di affrontare questo tema, chiesi ai Vescovi d’Irlanda, in occasione della visita ad Limina del 2006, di "stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i princìpi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi" (Discorso ai Vescovi dell’Irlanda, 28 ottobre 2006).

Con questa Lettera, intendo esortare tutti voi, come popolo di Dio in Irlanda, a riflettere sulle ferite inferte al corpo di Cristo, sui rimedi, a volte dolorosi, necessari per fasciarle e guarirle, e sul bisogno di unità, di carità e di vicendevole aiuto nel lungo processo di ripresa e di rinnovamento ecclesiale. Mi rivolgo ora a voi con parole che mi vengono dal cuore, e desidero parlare a ciascuno di voi individualmente e a tutti voi come fratelli e sorelle nel Signore.

6. Alle vittime di abuso e alle loro famiglie

Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza. È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto è avvenuto. Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male è infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza. Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale – anche nelle situazioni più buie e senza speranza – che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio.

Rivolgendomi a voi come pastore, preoccupato per il bene di tutti i figli di Dio, vi chiedo con umiltà di riflettere su quanto vi ho detto. Prego che, avvicinandovi a Cristo e partecipando alla vita della sua Chiesa – una Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale – possiate arrivare a riscoprire l’infinito amore di Cristo per ciascuno di voi. Sono fiducioso che in questo modo sarete capaci di trovare riconciliazione, profonda guarigione interiore e pace.

7. Ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi

Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa.

Vi esorto ad esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento. Il pentimento sincero apre la porta al perdono di Dio e alla grazia del vero emendamento. Offrendo preghiere e penitenze per coloro che avete offeso, dovete cercare di fare personalmente ammenda per le vostre azioni. Il sacrificio redentore di Cristo ha il potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali. Allo stesso tempo, la giustizia di Dio esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla. Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio.

8. Ai genitori

Siete stati profondamente sconvolti nell’apprendere le cose terribili che ebbero luogo in quello che avrebbe dovuto essere l’ambiente più sicuro di tutti. Nel mondo di oggi non è facile costruire un focolare domestico ed educare i figli. Essi meritano di crescere in un ambiente sicuro, amati e desiderati, con un forte senso della loro identità e del loro valore. Hanno diritto ad essere educati ai valori morali autentici, radicati nella dignità della persona umana, ad essere ispirati dalla verità della nostra fede cattolica e ad apprendere modi di comportamento e di azione che li portino ad una sana stima di sé e alla felicità duratura. Questo compito nobile ed esigente è affidato in primo luogo a voi, loro genitori. Vi esorto a fare la vostra parte per assicurare la miglior cura possibile dei ragazzi, sia in casa che nella società in genere, mentre la Chiesa, da parte sua, continua a mettere in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i giovani negli ambienti parrocchiali ed educativi. Mentre portate avanti le vostre importanti responsabilità, siate certi che sono vicino a voi e che vi porgo il sostegno della mia preghiera.

9. Ai ragazzi e ai giovani dell’Irlanda

Desidero offrirvi una particolare parola di incoraggiamento. La vostra esperienza di Chiesa è molto diversa da quella dei vostri genitori e dei vostri nonni. Il mondo è molto cambiato da quando essi avevano la vostra età. Nonostante ciò, tutti, in ogni generazione, sono chiamati a percorrere lo stesso cammino della vita, qualunque possano essere le circostanze. Siamo tutti scandalizzati per i peccati e i fallimenti di alcuni membri della Chiesa, particolarmente di coloro che furono scelti in modo speciale per guidare e servire i giovani. Ma è nella Chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13, 8). Egli vi ama e per voi ha offerto se stesso sulla croce. Cercate un rapporto personale con lui nella comunione della sua Chiesa, perché lui non tradirà mai la vostra fiducia! Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il loro significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede. Insieme con i vostri fratelli cattolici in Irlanda guardo a voi perché siate fedeli discepoli del nostro Dio e contribuiate con il vostro entusiasmo e il vostro idealismo tanto necessari alla ricostruzione e al rinnovamento della nostra amata Chiesa.

10. Ai sacerdoti e ai religiosi dell’Irlanda

Tutti noi stiamo soffrendo come conseguenza dei peccati di nostri confratelli che hanno tradito una consegna sacra o non hanno affrontato in modo giusto e responsabile le accuse di abuso. Di fronte all’oltraggio e all’indignazione che ciò ha provocato, non soltanto tra i laici ma anche tra voi e le vostre comunità religiose, molti di voi si sentono personalmente scoraggiati e anche abbandonati. Sono consapevole inoltre che agli occhi di alcuni apparite colpevoli per associazione, e siete visti come se foste in qualche nodo responsabili dei misfatti di altri. In questo tempo di sofferenza, voglio darvi atto della dedizione della vostra vita di sacerdoti e religiosi e dei vostri apostolati, e vi invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa e la vostra fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento interiore del Vangelo. In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia (cfr Rm 5, 20).

So che molti di voi sono delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate da alcuni vostri superiori. Ciononostante, è essenziale che collaboriate da vicino con coloro che sono in autorità e che di adoperiate a far sì che le misure adottate per rispondere alla crisi siano veramente evangeliche, giuste ed efficaci. Soprattutto, vi esorto a diventare sempre più chiaramente uomini e donne di preghiera, seguendo con coraggio la via della conversione, della purificazione e della riconciliazione. In questo modo, la Chiesa in Irlanda trarrà nuova vita e vitalità dalla vostra testimonianza al potere redentore del Signore reso visibile nella vostra vita.

11. Ai miei fratelli vescovi

Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano. Oltre a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico nell’affrontare i casi di abuso dei ragazzi, continuate a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza. Chiaramente, i superiori religiosi devono fare altrettanto. Anch’essi hanno partecipato a recenti incontri qui a Roma intesi a stabilire un approccio chiaro e coerente a queste questioni. È doveroso che le norme della Chiesa in Irlanda per la tutela dei ragazzi siano costantemente riviste ed aggiornate e che siano applicate in modo pieno ed imparziale in conformità con il diritto canonico.

Soltanto un’azione decisa portata avanti con piena onestà e trasparenza potranno ripristinare il rispetto e il benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa alla quale abbiamo consacrato la nostra vita. Ciò deve scaturire, prima di tutto, dal vostro esame di voi stessi, dalla purificazione interiore e dal rinnovamento spirituale. La gente dell’Irlanda giustamente si attende che siate uomini di Dio, che siate santi, che viviate con semplicità, che ricerchiate ogni giorno la conversione personale. Per loro, secondo l’espressione di Sant’Agostino, siete vescovi; eppure con loro siete chiamati ad essere seguaci di Cristo (cfr Discorso 340, 1). Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge. In particolare, siate sensibili alla vita spirituale e morale di ciascuno dei vostri sacerdoti. Siate un esempio con le vostre stesse vite, siate loro vicini, prestate ascolto alle loro preoccupazioni, offrite loro incoraggiamento in questo tempo di difficoltà e alimentate la fiamma del loro amore per Cristo e il loro impegno nel servizio dei loro fratelli e sorelle.

Anche i laici devono essere incoraggiati a fare la loro parte nella vita della Chiesa. Fate in modo che siano formati in modo tale che possano dare ragione in modo articolato e convincente del Vangelo nella società moderna (cfr 1 Pt 3, 15), e cooperino più pienamente alla vita e alla missione della Chiesa. Questo, a sua volta, vi aiuterà a ritornare ad essere guide e testimoni credibili della verità redentrice di Cristo.

12. A tutti i fedeli dell’Irlanda

L’esperienza che un giovane fa della Chiesa dovrebbe sempre portare frutto in un incontro personale e vivificante con Gesù Cristo in una comunità che ama e che offre nutrimento. In questo ambiente, i giovani devono essere incoraggiati a crescere fino alla loro piena statura umana e spirituale, ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze di una grande tradizione religiosa e culturale. Nella nostra società sempre più secolarizzata, in cui anche noi cristiani sovente troviamo difficile parlare della dimensione trascendente della nostra esistenza, abbiamo bisogno di trovare nuove vie per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell’amicizia con Gesù Cristo nella comunione della sua Chiesa. Nell’affrontare la presente crisi, le misure per occuparsi in modo giusto dei singoli crimini sono essenziali, tuttavia da sole non sono sufficienti: vi è bisogno di una nuova visione per ispirare la generazione presente e quelle future a far tesoro del dono della nostra comune fede. Camminando sulla via indicata dal Vangelo, osservando i comandamenti e conformando la vostra vita in modo sempre più vicino alla persona di Gesù Cristo, farete esperienza del profondo rinnovamento di cui oggi vi è così urgente bisogno. Vi invito tutti a perseverare lungo questo cammino.

13. Cari fratelli e sorelle in Cristo, è con profonda preoccupazione verso voi tutti in questo tempo di dolore, nel quale la fragilità della condizione umana è stata così chiaramente rivelata, che ho desiderato offrirvi queste parole di incoraggiamento e di sostegno. Spero che le accoglierete come un segno della mia spirituale vicinanza e della mia fiducia nella vostra capacità di rispondere alle sfide dell’ora presente traendo rinnovata ispirazione e forza dalle nobili tradizioni dell’Irlanda di fedeltà al Vangelo, di perseveranza nella fede e di risolutezza nel conseguimento della santità. Insieme con tutti voi, prego con insistenza che, con la grazia di Dio, le ferite che hanno colpito molte persone e famiglie possano essere guarite e che la Chiesa in Irlanda possa sperimentare una stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale.

14. Desidero proporvi alcune iniziative concrete per affrontare la situazione.

Al termine del mio incontro con i vescovi dell’Irlanda, ho chiesto che la quaresima di quest’anno sia considerata tempo di preghiera per una effusione della misericordia di Dio e dei doni di santità e di forza dello Spirito Santo sulla Chiesa nel vostro Paese. Invito ora voi tutti a dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011, per questa finalità. Vi chiedo di offrire il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della Sacra Scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda. Vi incoraggio a riscoprire il sacramento della Riconciliazione e ad avvalervi con maggiore frequenza della forza trasformatrice della sua grazia.

Particolare attenzione dovrà anche essere riservata all’adorazione eucaristica, e in ogni diocesi vi dovranno essere chiese o cappelle specificamente riservate a questo fine. Chiedo che le parrocchie, i seminari, le case religiose e i monasteri organizzino tempi per l’adorazione eucaristica, in modo che tutti abbiano la possibilità di prendervi parte. Con la preghiera fervorosa di fronte alla reale presenza del Signore, potete compiere la riparazione per i peccati di abuso che hanno recato tanto danno, e al tempo stesso implorare la grazia di una rinnovata forza e di un più profondo senso della missione da parte di tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli.

Sono fiducioso che questo programma porterà ad una rinascita della Chiesa in Irlanda nella pienezza della verità stessa di Dio, poiché è la verità che ci rende liberi (cfr Gv 8, 32).

Inoltre, dopo essermi consultato e aver pregato sulla questione, intendo indire una Visita Apostolica in alcune diocesi dell’Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose. La Visita si propone di aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento e sarà stabilita in cooperazione con i competenti uffici della Curia Romana e la Conferenza Episcopale Irlandese. I particolari saranno resi noti a suo tempo.

Propongo inoltre che si tenga una Missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Nutro la speranza che, attingendo dalla competenza di esperti predicatori e organizzatori di ritiri sia dall’Irlanda che da altrove, e riesaminando i documenti conciliari, i riti liturgici dell’ordinazione e della professione e i recenti insegnamenti pontifici, giungiate ad un più profondo apprezzamento delle vostre rispettive vocazioni, in modo da riscoprire le radici della vostra fede in Gesù Cristo e da bere abbondantemente dalle sorgenti dell’acqua viva che egli vi offre attraverso la sua Chiesa.

In questo Anno dedicato ai Sacerdoti, vi do in consegna in modo del tutto particolare la figura di San Giovanni Maria Vianney, che ebbe una così ricca comprensione del mistero del sacerdozio. "Il sacerdote, scrisse, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni". Il Curato d’Ars ben comprese quanto grandemente benedetta è una comunità quando è servita da un sacerdote buono e santo: "Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il tesoro più grande che il buon Dio può dare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della divina misericordia". Per intercessione di San Giovanni Maria Vianney possa il sacerdozio in Irlanda riprendere vita e possa l’intera Chiesa in Irlanda crescere nella stima del grande dono del ministero sacerdotale.

Colgo questa opportunità per ringraziare fin d’ora tutti coloro che saranno coinvolti nell’impegno di organizzare la Visita Apostolica e la Missione, come pure i molti uomini e donne che in tutta l’Irlanda stanno già adoperandosi per la tutela dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. Fin da quando la gravità e l’estensione del problema degli abusi sessuali dei ragazzi in istituzioni cattoliche incominciò ad essere pienamente compreso, la Chiesa ha compiuto una grande mole di lavoro in molte parti del mondo, al fine di affrontarlo e di porvi rimedio. Mentre non si deve risparmiare alcuno sforzo per migliorare ed aggiornare procedure già esistenti, mi incoraggia il fatto che le prassi vigenti di tutela, fatte proprie dalle Chiese locali, sono considerate, in alcune parti del mondo, un modello da seguire per altre istituzioni.

Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa. Mentre utilizzerete questa preghiera nelle vostre famiglie, parrocchie e comunità, possa la Beata Vergine Maria proteggervi e guidarvi lungo la via che conduce ad una più stretta unione con il suo Figlio, crocifisso e risorto. Con grande affetto e ferma fiducia nelle promesse di Dio, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e pace nel Signore.

Dal Vaticano, 19 marzo 2010, Solennità di San Giuseppe

BENEDICTUS PP. XVI

giovedì 25 marzo 2010

L'Uomo dei dolori

Messaggio Vergine Regina degli Ultimi Tempi

Messaggio del 24-03-2010

Figli miei, sono a voi per invitarvi a vivere questo tempo di preghiera con molta consapevolezza affinché il sacrificio compiuto da mio figlio Gesù non si dimentichi. Vi prego, parlate ai vostri figli, come fecero gli antichi Padri, degli avvenimenti che hanno portato alla salvezza. Lasciate anche voi il Testamento di una fede profonda in Dio e nelle Sue grandi opere. Figli miei il mondo sta morendo perché mancano  nel cuore dell'uomo i valori religiosi e morali. L'uomo vive senza Dio e quindi lontano dalla sua tenerezza e dal suo amore. Vi prego di portare nelle vostre case i segni della presenza di Dio nella storia umana. Abbiate cura di far comprendere anche ai bambini, con piccoli esempi, una realtà tanto dolorosa, come la passione di Gesù, come avvenimento di speranza e di salvezza. Confido in voi mamme per l'amore che nutrite per i vostri figli che è e sarà eterno come il mio per voi.
Vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Aggeo 2, 1-5

1 Il ventuno del settimo mese, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo: 2 Su, parla a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo: 3 Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? 4 Ora, coraggio, Zorobabele - oracolo del Signore - coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi - oracolo del Signore degli eserciti - 5 secondo la parola dell'alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall'Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete.
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mercoledì 24 marzo 2010

La Croce pesante

Musetta (di Lella Mingardi)

Oggi, una nuova testimonianza di cui ci ha resi partecipi Lella Mingardi che ringraziamo calorosamente:

C'era una volta,
una bambina gracile,bruttina e tanto sola....era circondata da tanta gente,ma nessuno la vedeva; era vivace e come tutti i bambini aveva voglia di giocare;l'unico amico vero era un cane,un povero bastardo che la sopportava quando voleva giocare agli indiani,quando voleva correre o gli attaccava un carrettino in cui mettere le cose più strane,a volte anche un po' pesanti.
Poi un giorno .... glielo hanno portato via ... lei scappo' da casa per cercarlo, arrivò al canile più grande di Roma,le fecero vedere delle gabbie,ma musetto non c'era...pianse tutte le sue lacrime e torno' a casa in silenzio ... e nessuno ne parlò più,da quel giorno imparò a soffrire in silenzio e a non far vedere a nessuno quello che provava,aveva già' capito che cosa era la cattiveria gratuita.
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Nessuno le rivolgeva mai la parola,veniva spedita a scuola,poi dalla vicina,poi mollata di qua o di la,e nessuno la guardava mai negli occhi,ne le chiedeva se era felice,se voleva qualcosa di diverso...era come se non ci fosse; eppure ne faceva di confusione,cantava ,gridava quando giocava da sola, rompeva le scatole a tutti, voleva attirare l'attenzione ....e un giorno l'attirò!
Qualcuno si accorse che era una femminuccia, e....... provo' a dirlo a casa, ma le diedero della sciocca bugiarda e ricordò la lezione; tutto dentro di te ... zitta per carità' è meglio se non ne parli, ti fanno sentire ancora peggio....aveva solo sette anni........
Provò a difendersi,ma nessuno potrà' mai sapere quanto è difficile, quanto piano piano moriva dentro, e perdeva la voglia di vivere. La prima volta che tentò il suicidio aveva solo 9 anni: era in collina con la mamma che stava male e doveva riprendersi da un forte esaurimento; e lei quella mamma li' non la voleva tanto.....era lei che la mandava sempre a comperare il vino con quello li',e poi si ubriacava e non vedeva più niente.
Il papà se ne stava andando.... lei lo chiamava, ma lui andava via ugualmente....sali' in camera e si butto' dalla finestra......senza pensare, giù e basta, basta a tutto, non vedeva altra via d'uscita.
Ma sotto alla finestra c'era un pergolato...lo sfondo',ma rimase aggrappata con un piede tra i tralci dell'uva....qualche secondo....si divincolò...cadde per terra...si rialzò...torno' in camera...nessuno si era accorto di niente!
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Qualcuno potrebbe pensare che era già troppo,in fondo,anche la bambina bruttina lo pensava,non era poi così tanto intelligente,a scuola ,sarebbe anche andata bene,se avesse studiato....ma tanto lei non voleva vivere,perché doveva studiare?Si faceva mille domande,ma nessuno veniva a liberarla....ed intanto cresceva,imparando che cosa volevano gli uomini da lei...la cosa che quasi l'ammazzo',fu un aborto che fu costretta a fare a soli 14 anni,col chinino e un ferro da calza......non morì,ma non lo dimenticò mai più...senza scendere in particolari.
Ormai era una gara con la disperazione,o soccombi o la vinci; e lei la vinse.
Diventò così dura,così forte da trovare il coraggio di affrontare il suo nemico da sola, e lo allontano', torno' a dirlo a casa,e poco gli importava ormai di quello che dicevano.Gli altri e lei,ormai niente li univa,tutto li separava, ma certo lei era cambiata ormai....era diventata un maschiaccio, nascondeva quel po' di femminilità' che gli era rimasta dentro a un paio di jeans sdruciti, portava spesso parrucche, cappellacci, occhiali da sole, maglioni grossi e informi, sembrava che invece di vestirsi ...si coprisse.
Frequentava solo gente come lei, e con vostra grande sorpresa,devo dirvi che ce n'erano tanti di sbandati, figli di nessuno anche se vivevano in famiglia...era anche un'epoca maledetta: beat,capelloni,femministe,troppo presi a contestare tutto e tutti,per cogliere i segnali del miracolo d'amore di Dio.

Musetta,così voglio chiamarla, come il suo cane, viveva con un corpo di donna ed il cervello di un uomo, dura, indipendente, battagliera, non chiedeva mai niente a nessuno, non piangeva mai, ed anche se non si fidava di nessuno, si rendeva conto che doveva lottare coi lupi, e che spesso la sopraffacevano, le montavano sopra con le loro scarpe chiodate e scavavano profonde ferite nella sua carne.Tutti riuscivano a farle male, più lei diventava umana, più la schiacciavano, ma lei...non poteva essere come loro; ci provava,ma non ci riusciva,non era cattiva e non voleva fare del male a nessuno, voleva solo difendersi,ma non ci riuscì!
La violenza che la circondava, la rese vittima in un paio di occasioni, di cui si sentì in colpa per non essersene accorta, era quello il periodo in cui solo per poco non si è rovinata la vita con la droga, provare a scappare, provare a divertirsi...o solo...provare a morire.
Ci aveva provato quasi ininterrottamente da quei famosi 9 anni,ma c'era sempre qualcosa che andava storto,o forse cercava solo di attirare l'attenzione sulla sua fragilità', perché non riusciva ad urlare il suo dolore!!!!!!
Ma c'era una cosa che la portava a resistere, lei era utile agli altri.....lavorava duramente, guadagnava bene ed aiutava a casa....aiutava è un parolone...le toglievano tutto, così lavorava di più e gli amici ne approfittavano,si innamorò..e lo mantenne in galera per tanti anni, come un signore, poi lui uscì e si innamorò di un'altra.....ciao!!!
Mah!In fondo meglio così, non era per lei, peccato aver sprecato tanti anni, ma chi se ne frega,tanto non sarebbe vissuta a lungo, ancora quel tarlo!
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Gli anni passano e i bimbi crescono,c'è anche una canzone che recita così,sembra una filastrocca stupida,ma è la realtà;arriva un momento in cui il Signore decide che basta,che hai sofferto abbastanza,che sei pronta per affrontare la vita...voi direte...ancora!!!
Eh si perché quello che è successo a musetta non era niente...la lotta più dura doveva ancora arrivare. Quando il Signore bussa bisogna rispondere...ma musetta non sapeva farlo,non capiva,era come cieca e sorda,e così decise la Madonna per lei.
Una botta di conversione tra capo e collo,una caduta da cavallo come quella di San Paolo,una di quelle che non ti fanno più alzare la testa...lei chiedeva la pace ed il Signore gliela diede,ora la strada era tutta in salita,ma per tornare al paradiso,bisognava liberarsi di tutta la zavorra.
Questo a parole è facile, ma nella realtà, è complicatissimo.Togliere vizi,paure,abitudini sbagliate ed entrare in un mondo che è fatto di preghiera non è stato facile,ma quello che voglio dire,ed in fondo è l'unica cosa che conta,imparare a fidarsi,non è stato facile.
Fidarsi di un Dio sconosciuto,che non le aveva mai risposto quando piangeva e lo cercava,fidarsi di chi non l'aveva aiutata mai......ma questo Dio lo sapeva,e per un po' la prese in braccio,e gli fece il dono di farla volare nella sua grazia.Tutto veniva da solo,  tutto era facile, tutto era bello. Si innamoro' di quel Dio così dolce e pieno d'amore; si innamoro' della sua Mamma celeste,che la accompagno' mano nella mano a conoscere Gesù, e solo allora,quando aveva capito, le disse:ora fai quello che lui ti dirà.....e la lascio' sola a camminare dietro alle orme di Gesù,....ancora oggi,li puoi vedere andare insieme, lei sempre attaccata a Lui, e Lui che si gira e le sorride, ed ogni tanto, quando la vede troppo stanca, la porta sulle spalle!

martedì 23 marzo 2010

Rinnovamento nello spirito - sarai un uomo nuovo

Testimonianza di conversione

Oggi, la Vigna presenta una testimonianza davvero toccante ed incredibile che una nostra amica, Lella Mingardi, ci ha autorizzati a postare in questo spazio. L'autrice è ovviamente Lella Mingardi che ringraziamo per questo dono. Il nostro consiglio è di leggerla perchè davvero unica nel suo genere. Inoltre potete anche commentarla nel forum all'indirizzo: http://nellavigna.forumattivo.com/testimonianze-f6/testimonianza-di-fausto-prigioniero-del-sistema-t6.htm

Prima di cominciare(prigioniero del sistema) 

Prima di cominciare a scrivere qualcosa, vi voglio mettere al corrente di un dato importante: io non so scrivere; non l’ho mai fatto se non per un mio libero sfogo, né ho mai pensato che a qualcuno potesse interessare quello che scrivevo, ma stavolta è diverso.
Da tanto tempo mi chiedo qual è lo scopo per il quale il Signore mi ha voluta su questa terra;io credo in Dio,lo amo con tutte le mie forze,penso che ci sia tra me e lui un rapporto quasi famigliare,ma non è importante per la stesura di questo lavoro,è fondamentale invece il fatto che se non sentissi che questo è il mio scopo nella vita ,non vi avrei imposto il sacrificio di leggere queste righe.
Oggi il progresso ha creato un fenomeno inafferrabile che è internet,con tutti i suoi risvolti,un filo immaginario lungo il quale camminano tutte le informazioni del mondo,basta collegarsi e sei in comunicazione con chi vuoi.Io fino a tre mesi fa,ero stata immune da questa malattia, ma per un puro caso sono stata contagiata. Mia figlia di 23 anni usciva da una disavventura sentimentale durata sei lunghi anni,e dato che per tutto questo tempo era stata un pò isolata dagli amici e dal resto del mondo,ho deciso di regalarle un computer portatile per andare su facebook come facevano tante persone che lei conosceva,alcuni delle quali,dall’altra parte del mondo e dato che né io né lei avevamo una grande cognizione di come funzionasse il sistema, ci siamo messe insieme per aprire questo benedetto account. Era carino,ci si potevano mettere le fotografie e poi c’erano tanti link che facevano ridere; Voi mi direte: che c’è di strano?!?! Fin qui niente, ma seguitemi e capirete….. Un giorno mio marito disse:_guarda un po’ se su facebook c’è Fausto P.?!?! Era un suo amico di infanzia,di cui non aveva più notizie.
Digitai quel nome e mi apparvero un pò di profili, alcuni con foto, altri senza; li aprii tutti , fino a che ne trovai uno senza immagine,che, tra le informazione accennava al lavoro nei supermercati,forse era lui, mio marito si ricordava che aveva aperto una di queste aziende a Fano, nelle Marche, così gli mandai un messaggio chiedendo se era lui il Fausto P. che conosceva mio marito. Il giorno dopo, nella posta di facebook, trovai la sua risposta affermativa e cominciammo a mandarci piccoli messaggi, poi lui mi scrisse una cosa “strana” che io ,lì per lì, non capii bene, ma che mi mise in allarme. Mi disse:_ “Vi scrivo con gli occhi, vi leggo col cuore”.
Gli chiesi il suo numero di telefono per parlarci a voce, e fu a quel punto che mi informò che era malato di S.L.A (sclerosi laterale amiotrofica), ma me lo disse in un modo…come se fosse la cosa più naturale del mondo, ricordo perfettamente le sue parole, perché le ho lette e rilette fino a che non mi sono rimaste stampate nel cuore
-Purtroppo Faustino non sono in grado di telefonare, mettiti seduto,ti racconto un po’ di me, della mia storia. Sai in questo momento sto scrivendo con gli occhi, sono uno dei pochi fortunati che sono malati di S.L.A, sono fortunato perché ho vissuto a mille, dopo il fallimento dei miei genitori con la lavanderia abbiamo passato momenti difficili, poi finalmente finito di pagare i debiti, mi sono trasferito a Fano.In 20 anni sono riuscito ad aprire diverse societa’,sei supermercati,tre punti vendita di telefonia ed un ristorante,tutte attività che erano fallite non senza difficoltà.Ho dovuto combattere con commercialisti e avvocati,ma ho sempre vinto;te lo immagini il tuo amico con la quinta elementare che è riuscito in questo?
Ho tre figli,una moglie impagabile,perché molte impazziscono con un malato nelle mie condizioni,sono paralizzato,respiro con una macchina,per mangiare ho un cannello nello stomaco,e quando dico paralizzato è perché muovo solo gli occhi.Sono comunque felice,mi devi credere,sono in pace,forse ho lavorato troppo;spero di non averti avvilito.
Ecco questo è Fausto,detto Faustone,solo perche' mio marito che si chiama anche lui Fausto,è più piccolo e quindi Faustino.Il suo carattere gioioso,viene fuori,nonostante tutto,quando parla dei ricordi d’infanzia,delle pazzie fatte insieme da ragazzi ,quando si divertivano con poco,una macchina scassata,una tenda e tanta voglia di avventura. Lui era il più socievole, il più simpatico tra tutti gli amici di mio marito, aveva sempre voglia di scherzare,aveva un cuore enorme, sempre pronto ad aiutare tutti. Mi raccontò della sua vita, del fatto che il lavoro lo aveva assorbito completamente; per caso, si era trovato nel 1995 ad aiutare cinque suoi colleghi che erano sull’orlo del fallimento con i loro supermercati e che dovevano alla CONAD centinaia di milioni, e che con la sua gestione si erano risollevati e passati in attivo in soli cinque anni,un vero miracolo. Mi raccontò di come nel 1990 entrò a far parte del cammino neocatecumunale della parrocchia di S. Marco di Fano, per seguire uno dei figli,Flaviano, che era molto credente per capire e magari per cuor suo allontanare questo figlio dalla chiesa, perché tante cosa allora non le capiva.
Eppure già fino a li si poteva vedere come in Signore stesse lavorando su di lui, già da come, figlio di un fallimento, aveva imparato a lottare, pur nella sua semplicità , con avvocati e commercialisti, tanto da diventare bravissimo.
La malattia cominciò a manifestarsi nel 1999,dieci anni fa, quando era in piena attività, ma lui non dava importanza alla cosa, non riusciva più a fischiare alla pecoraia quando rientrava a casa come faceva sempre, era sempre più stanco, ma non si voleva fermare neanche per il tempo di andare a fare le visite necessarie. Ma poi arrivarono le prime difficoltà di parola, ed Elena, la moglie, una donna dolcissima ma ferma e risoluta, lo portò quasi di peso dall’otorinolaringoiatra per una visita specialistica. Quest’ultimo gli disse di consultare un buon neurologo, e lui ci rise su.Pensava che il neurologo era il medico dei matti,ma non disse nulla. Il giorno di ferragosto del 2000, lavorava ed era l’anniversario del suo matrimonio, aveva preparato per festeggiare in un bel ristorante.Ama moltissimo Elena, ma come tutti gli uomini, pensa di aver tanto tempo per dimostrarglielo, e magari rimanda, una cena, un regalo, un abbraccio, ma Elena , è una donna solida, non si preoccupa di questo e prosegue nel suo operato di moglie affettuosa e madre esemplare senza preoccuparsi se suo marito è sempre al lavoro e se un po’ la trascura; lei non si annoia davvero con tre figlioli, e poi c’è questo gruppo neocatecumenale con il quale continuano a studiare la Bibbia e a credere nella fede. Ma Elena è pratica, e dopo il ristorante, tirò fuori un borsone con della biancheria che aveva preparato di nascosto e lo accompagnò in ospedale a Pesaro, nel reparto di neurologia, dove con un elettromiografia e un sacco di esami gli venne diagnosticata la malattia degenerativa.
Il responso fu terribile,praticamente l’aspettava la morte,piano piano si sarebbe paralizzato del tutto,fino a diventare come un burattino senza fili, fino a che non sarebbe stato più in grado di respirare ed allora, avrebbe potuto essere attaccato,sempre se si faceva in tempo, ad un respiratore artificiale.
Faustone non era una persona istruita,nel senso corrente della parola, se per istruzione si intende scuola, diploma ecc. ecc. ma la vita gli aveva insegnato tanto, così appena tornò a casa si mise davanti al computer e lesse tutto quello che c’era da sapere sulla malattia.
La botta fu tremenda, e ancora non si rendeva conto bene di niente, quello che aveva saputo e che gli girava per la testa ,era solo che avrebbe avuto al massimo tre anni di vita davanti a se. Piangeva e cercava di ragionare, ma i pensieri si accavallavano nella mente, creando solo una grande confusione..Tutto questo aveva un nome: disperazione; e quando la bestia ti prende, non ti permette di ragionare lucidamente e tutto diventa ancora più difficile.
Non era solo, ma si sentiva addosso tutto il peso della sua malattia, come se tutto dipendesse da lui. L’unica cosa che fece lucidamente, fu prendersi un periodo di ferie e andare via con Arianna, la più piccola, la luce dei suoi occhi, per cercare di spiegarle cosa sarebbe successo.
Ma come spiegare quello che sarebbe accaduto veramente, se nemmeno lui lo sapeva,per sommi capi poteva dirle che si sarebbe paralizzato,che non avrebbe potuto accompagnarla nella vita come avrebbe voluto, le fece le “raccomandazioni di rito”: fai la brava, aiuta la mamma, stai attenta ai ragazzi, trovane uno bravo e sposati, non frequentare i, e invece il tempo era tiranno, ne aveva troppo poco e faticosamente cercava di dire tutto e subito.
Intanto Elena iniziava ad acquisire consapevolezza su cosa volesse dire combattere contro la S.L.A , vivere nella paura che tutto potesse precipitare da un momento all’altro, dover prendere in mano le briglie e condurre la situazione, sempre con il sorriso sulle labbra.
Per fare un grande uomo,ci vuole una grande donna,si dice sempre così,ma credo che non sia mai stato indicato come in questo caso,quella piccola donna fragile,ma risoluta,sembra diventare ogni giorno più forte,certamente grazie alla preghiera il Signore sembra darle sempre le armi necessarie.
Lei si rivolge a Lui,prega continuamente ,condivide con il gruppo dei neocatecumeni la sua avventura,e la Madonna la protegge con tutta la sua famiglia sotto al suo manto.Fausto peggiora e si dispera,non vuole essere di peso,vuole morire,ci prova in tutti i modi;lo chiede a Ivano,il figlio più lontano dal Signore,ma neanche lui se la sente di assecondarlo,non poteva chiedergli una cosa del genere,non se lo sarebbe mai potutoperdonare,forse lo capiva,ma non ce la faceva proprio,quel padre che si sentiva inutile in fondo non lo era,era importante per la sua famiglia,lo amavano al di la di tutto,della malattia ,degli sforzi fisici che dovevano fare per trasportarlo con la carrozzina,per aiutarlo nelle pulizie quotidiane,la vita di tutti loro sta cambiando,ma piano piano,ogni giorno,si affrontava tutto insieme.
Ogni tanto riaffiorava il desiderio di farla finita,si vergognava per questo,perché sapeva in cuor suo che era sbagliato,ma sentiva così pressante quella situazione che cercava in tutti i modi di sfuggirla;ancora una volta il ruolo di Elena diventa fondamentale nella storia.quando sembrava che non ci pensasse più,che si fosse messo il cuore un pace,ha l’occasione di restare solo con lei e ci riprova,ma Elena oltre ad essere contro ogni forma di violenza,è anche una donna di fede e gli parla con dolcezza e trova le parole giuste per dissuaderlo.Gli parlò dell’educazione che avrebbe dato ai figli con un gesto del genere,che cosa voleva insegnarli?Ad arrendersi e a fuggire di fronte alle difficoltà,voleva che pensassero di lui che era un vigliacco e che se non gli riusciva di affrontare qualcosa ,avrebbero potuto togliersi la vita come il padre?
La fede della moglie lo contagiò,comincio’ ad accettare la malattia ed il destino avverso e a pregare in maniera diversa,non chiedeva più al Signore di liberarlo della croce,gli chiedeva aiuto per sopportarla e questo aiuto arrivava puntuale,come Gesù aveva promesso:”chiedi e ti sarà dato”tutto stava nell’imparare a pensare come Gesù e non a pretendere che sia Gesù a pensarla come noi.La forza che gli viene dall’amore per Gesù,sembra già arrivata al massimo,quando arriva al crisi respiratoria che lo sta per portar via,anzi lo porta via!
Le parole che usa per descrivermi l’avvenimento sono gioiose,se penso quanto deve essere strano per lui aprirsi in questo modo con me,ma tra noi ormai si è stabilito un contatto spirituale,e sembra che ci conosciamo da anni.Ancora una volta mi rendo conto che la chiave di lettura di questo rapporto è tutta nell’amore di Dio,io prego per lui,senza vergogna,nonostante la mia timidezza,scrivo nella posta che gli invio le preghiere più belle e semplici che mi escono dal cuore,cerco di capire la sua sofferenza,di incutere in lui la forza che sento a volte può mancargli,ma poi sono io che ne acquisto da lui,ogni volta.
E così mi racconta di quando è andato di là e me lo dice con queste semplici e splendide parole:
-Ciao bella,finalmente è finito il dolore agli occhi e posso scrivere di nuovo,bellissime parole quelle che mi hai scritto,mi sono state di conforto;tu hai voluto con queste parole,donarmi un angolo del tuo cuore,grazie.So benissimo che non c’è bisogno di ringraziare un cuore che si dona,però è più forte di me perché bene o male,vivi la mia sofferenza,ma devi sapere che dopo la mia morte fisica e la rinascita io non ho più dolore,quello vero,dell’esistenza;non mi pongo più quelle domande che l’uomo si pone dalla notte dei tempi,io le ho vissute e credimi,è meraviglioso!
La luce che avvolge le anime è indescrivibile,senti solo la felicita’,siamo soli con Dio,soli e insieme ad altre anime.E’ tutto vero sai,siamo parte del creato e le anime dell’universo devono ricomporsi in Dio,come se Dio ci ha donato un po’ di Sé,almeno quando andiamo in viaggio,non ci perdiamo.Cara Lella ,io da allora non vedo l’ora di rifare quel viaggio,non sono un vigliacco, ma so ciò che ci attende;le sofferenze fisiche non mi spaventano più,certo so che ne soffriranno i miei famigliari,anche se sono credenti,in fondo in loro qualche dubbio resta,ma io so solo che non ho dubbi,col cuore gonfio di gioia ti auguro di non avere dubbi,c’è Lui,c’è Dio e non ci manda croci che non possiamo sopportare,lo ha fatto con me,aveva solo questo modo per farmi credere,io come Tommaso,mi ha fatto toccare con mano.-
Rispondo:
-Io non ho paura,non ho dubbi,ho ricevuto dal Signore la grazia di avere la certezza che Lui c’è,mi ha dimostrato tante volte la sua onnipotenza,il suo amore,la meraviglia di ciò che ha creato,quegli ingranaggi della natura così intersecati tra di loro,come ingranaggi di un’unica macchina che fa girare il mondo.So che tante cose non le possiamo capire,ma mi dico sempre che se accadono,ci sarà un motivo,ora a noi sconosciuto,ma forse solo per colpa nostra,perché credo che se riuscissimo ad isolarci nella preghiera,saremmo così vicini a Lui da poter addirittura entrare in contatto con il paradiso,lo credo veramente,a volte sono tentata da quelle filosofie ,che ti permettono di isolarti e concentrarti meglio,ma poi mi dico che sono solo una stupida pigra,che basterebbe che mi concentrassi un po’ di più nella preghiera,che facessi più posto al Signore,ma la perfezione non mi appartiene.-
Io gli parlo di tutto,delle nuove amicizie,fatte su internet,di quanta gente triste ho incontrato,la vita per molta gente è difficile,spesso si sentono soli e disperati,e allora lui mi dice che è fortunato,perché a una famiglia favolosa,che gli sta vicino,ed io confermo,è vero noi siamo fortunati!Io non so cosa vuole da me il Signore,ancora non l’ho capito,certo è che ho una certa predisposizione nell’aiutare gli altri,forse perché la vita non mi ha regalato niente,ho sofferto veramente tanto,certe volte mi sembra quasi assurdo che sia successo tutto a me.Ricordo che una volta, ero molto giovane,e piangevo disperata,quando mi si avvicinò un amico,che per quanto faccia non riesco a ricordare chi fosse,e mi piace pensare che fosse un angelo.Mi disse che la vita
non andava guardata tutta insieme ,ma vissuta giorno per giorno…un po’ come una grande e difficile espressione matematica,che a prima vista poteva sembrare impossibile,ma che poi si svolgeva mettendo insieme le quattro operazioni +,-,x e : che tutti sappiamo fare,e questa è diventata un po’ la mia filosofia di vita. Eppure mi risuonano quelle parole nel cervello:_E’ vero che siamo parte del creato e le anime dell’universo devono ricomporsi in Dio,come se Dio ci abbia donato un pò di lui, almeno quando andiamo in viaggio non ci perdiamo”.
Mi chiedo quanto io sia in grado di capire questa frase, vorrei scomporla, analizzarla per guardare parola per parola, e poi tornare indietro ed entrare nelle righe, ma poi la vedo, la leggo tutta come se si fosse dispiegata davanti ai miei occhi, siamo figli di Dio, siamo tutti parte delle stesso corpo divino ecc perché dobbiamo amarci, perché dobbiamo amare il Padre nostro,perché se dalle parti dello stesso corpo si mettono in contrasto tra loro,il corpo non può funzionare bene, come se un sassolino si frappone tra gli ingranaggi; ecco perché Lui ci ama cosi tanto da donarci il suo figlio prediletto in sacrificio per salvarci. Dio è il creatore, ama la natura prima del creato, il resto è tutto conseguente. Questo sulla terra è un viaggio, torneremo al Padre e se ci comporteremo con giustizia e amore, se sapremo essere degni di chiamarci figli di Dio,potremo accedere al paradiso e alla nuova vita che Lui ha predisposto per noi.Gesù ci ha dimostrato che lo possiamo fare,che dobbiamo solo fare una scelta tra il bene e il male e mantenerci saldi fino in fondo,tenendo presente che quello che sarà il risultato della nostra scelta,sarà per l’eternità’.Io non cerco di andare oltre,anzi forse ho già pensato troppo,d’altronde anche Fausto prima non credeva del tutto,come posso fargli capire che io non ho dubbi e che in fondo questa mia fede mi porta a non desiderare di conoscere i dettagli.C’era un periodo in cui mi facevo tante domande,in cui contestavo ,ma forse mai ho contestato Dio.
Da quello che gli scrivo,Fausto mi dice che ho una fede che mi fa volare,ma poi quando gli racconto che in fondo vivo come tutti,ho le mie piccole beghe in famiglia con mio marito e mia figlia,lo sento sorridere,sa che faccio un po’ di casino ,ma poi mi passa,e mentre mi incita a mantenere la calma,lo sento sorridere perché già sa che l’ho già fatto.
La cosa più strana di questa amicizia,e’ che mio marito è uno di quelli che staccherebbe la spina,ed è convinto di questo,tanto che quando si parlava del caso di Eluana Englaro mi ci facevo tante di quelle litigate,perchè naturalmente io non ero d’accordo,tanto che dico sempre a tutti che se toccasse a me essere attaccata a una macchina,non vorrei che mi staccassero la spina,solo Dio può decidere se devo vivere o morire.
Fausto è la prova che una persona è viva nonostante il suo corpo non risponda più,anzi,quando gli ho detto che avrei cercato di raccontare la sua storia,per far capire questi concetti ,ne è stato contento,gli ho chiesto se il titolo “prigioniero del mio corpo “ gli piaceva e lui mi ha risposto che prima era prigioniero del sistema ora è libero!
GRAZIE FAUSTO!

lunedì 22 marzo 2010

L'adultera

L'angelus della Domenica 21 Marzo 2010




Cari fratelli e sorelle!

Siamo giunti alla Quinta Domenica di Quaresima, nella quale la liturgia ci propone, quest’anno, l’episodio evangelico di Gesù che salva una donna adultera dalla condanna a morte (Gv 8,1-11). Mentre sta insegnando nel Tempio, gli scribi e i farisei conducono a Gesù una donna sorpresa in adulterio, per la quale la legge mosaica prevedeva la lapidazione. Quegli uomini chiedono a Gesù di giudicare la peccatrice con lo scopo di"metterlo alla prova" e di spingerlo a fare un passo falso. La scena è carica di drammaticità: dalle parole di Gesù dipende la vita di quella persona, ma anche la sua stessa vita. Gli accusatori ipocriti, infatti, fingono di affidargli il giudizio, mentre in realtà è proprio Lui che vogliono accusare e giudicare. Gesù, invece, è "pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14): Egli sa che cosa c’è nel cuore di ogni uomo, vuole condannare il peccato, ma salvare il peccatore, e smascherare l’ipocrisia. L’evangelista san Giovanni dà risalto ad un particolare: mentre gli accusatori lo interrogano con insistenza, Gesù si china e si mette a scrivere col dito per terra. Osserva sant’Agostino che quel gesto mostra Cristo come il legislatore divino: infatti, Dio scrisse la legge col suo dito sulle tavole di pietra (cfr Comm. al Vang. di Giov., 33, 5). Gesù dunque è il Legislatore, è la Giustizia in persona. E qual è la sua sentenza? "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". Queste parole sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze ad una giustizia più grande, quella dell’amore, in cui consiste il pieno compimento di ogni precetto (cfr Rm 13,8-10). E’ la giustizia che ha salvato anche Saulo di Tarso, trasformandolo in san Paolo (cfr Fil 3,8-14).

Quando gli accusatori "se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani", Gesù, assolvendo la donna dal suo peccato, la introduce in una nuova vita, orientata al bene: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». È la stessa grazia che farà dire all’Apostolo: "So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù" (Fil 3,14). Dio desidera per noi soltanto il bene e la vita; Egli provvede alla salute della nostra anima per mezzo dei suoi ministri, liberandoci dal male col Sacramento della Riconciliazione, affinché nessuno vada perduto, ma tutti abbiano modo di convertirsi. In questo Anno Sacerdotale, desidero esortare i Pastori ad imitare il santo Curato d’Ars nel ministero del Perdono sacramentale, affinché i fedeli ne riscoprano il significato e la bellezza, e siano risanati dall’amore misericordioso di Dio, il quale "si spinge fino a dimenticare volontariamente il peccato, pur di perdonarci" (Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale).

Cari amici, impariamo dal Signore Gesù a non giudicare e a non condannare il prossimo. Impariamo ad essere intransigenti con il peccato – a partire dal nostro! – e indulgenti con le persone. Ci aiuti in questo la santa Madre di Dio che, esente da ogni colpa, è mediatrice di grazia per ogni peccatore pentito.


DOPO L’ANGELUS



Domenica prossima, Domenica delle Palme, ricorre il 25° anniversario dell’inizio delle Giornate Mondiali della Gioventù, volute dal Venerabile e amato Giovanni Paolo II. Per questo, giovedì prossimo, a partire dalle ore 19, aspetto numerosi qui in Piazza San Pietro i giovani di Roma e del Lazio, per uno speciale incontro di festa.

Chers frères et sœurs de langue française, soyez les bienvenus ! Je voudrais saluer particulièrement ce matin les religieux et les religieuses ainsi que toutes les personnes consacrées. L’Église a besoin de vous pour montrer aux hommes et aux femmes de notre temps le chemin du vrai bonheur. Gardez vivante en vous et dans vos communautés l’ardeur évangélique qui a animé vos fondateurs et vos fondatrices. Que votre dynamisme missionnaire suscite autour de vous la joie de la foi et fasse germer des vocations chez les jeunes ! Que l’aide de la Vierge Marie vous soutienne dans votre vie quotidienne ! Avec ma Bénédiction Apostolique, je vous souhaite à tous un bon dimanche !

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Angelus. May your stay in Rome help to deepen your love for Jesus Christ, who gave his life for love of us. In today’s Gospel we hear of his compassion for the woman who was caught committing adultery. While acknowledging her sin, he does not condemn her, but urges her to sin no more. Trusting in his great mercy towards us, we humbly beg his forgiveness for our own failings, and we ask for the strength to grow in holiness. Upon all of you, and upon your loved ones, I invoke God’s abundant blessings.

Ganz herzlich heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen und grüße heute besonders die Wallfahrer aus Mannheim. Gerade in der Fastenzeit führt uns Gottes Wort auf einen Weg der Umkehr und Erneuerung. Im Evangelium dieses Sonntags mahnt Jesus die Pharisäer – und auch uns –, nicht vorschnell andere Menschen zu verurteilen. Prüfen wir uns, ob wir den moralischen Maßstäben, die wir an andere anlegen, auch selbst gerecht werden. Wir können uns nicht selber heilig machen; wir bedürfen zuerst der Reinigung und der barmherzigen Liebe des Herrn, um Christus, den Heiligen, zu empfangen. Gott schenke euch die Gnade einer guten Vorbereitung auf das Osterfest.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de jóvenes del Instituto de Enseñanza Sofía Casanova, de Ferrol. Ante la proximidad de la semana santa, os animo a todos a intensificar vuestro camino de preparación para la pascua, mediante la oración, la limosna y el ayuno. Que la contemplación piadosa y frecuente de los misterios de la pasión del Señor suscite en todos una nueva y más profunda conversión, que nos haga vivir ya para siempre de aquel mismo amor que llevó a Cristo a entregarse en la cruz por nuestra salvación. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kierujê do Polaków. Dziœ w Ewangelii s³yszymy s³owa Jezusa: „I ja ciebie nie potêpiam. – IdŸ, a od tej chwili ju¿ nie grzesz" (J 8, 11). Tak przemawia Bo¿e mi³osierdzie: nie potêpia, ale wzywa, byœmy na nowo podejmowali drogê nawrócenia. Wdziêczni Bogu za Jego dobroæ, wytrwale postêpujmy na tej drodze. Z serca wam b³ogos³awiê.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Oggi nel Vangelo sentiamo le parole di Gesù: "Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più" (Gv 8, 11). Così si esprime la misericordia di Dio: non condanna, ma chiama a riprendere di nuovo il cammino di conversione. Grati a Dio per la sua bontà, procediamo con perseveranza su questa strada. Vi benedico di cuore.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i bambini e i ragazzi della "Piccola Opera di Traona", accompagnati dalle Suore e da quanti li assistono; come pure la Cooperativa Sociale "Beautiful Days", di Vittoria. Saluto inoltre i cresimandi di Zané, di Scandicci e del Vicariato Mugello Est, i ragazzi della comunità pastorale di Fagnano Olona, i fedeli di Osimo, Sant’Angelo a Cupolo e Bagheria, il gruppo di immigrati della Diocesi di Vigevano e l’Unione Nazionale Associazioni Sportive Centenarie d’Italia. A tutti auguro una buona domenica.