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mercoledì 10 marzo 2010

La Settimana della Carità

Nella giornata di ieri, Mikhael ha aperto, nello spazio "Impegniamoci insieme", la settimana della Carità (Dal 9 marzo fino al 16, se ci è possibile, impegniamoci ad aiutare i bisognosi. La carità è la prima di tutte le virtù e se praticata è facile esercitare le altre. I poveri li abbiamo, come disse anche Gesù: “I poveri li avrete sempre con voi”. Buona carità a tutti!). Siamo in periodo Quaresimale, un periodo di preghiera, digiuno e soprattutto carità. Perciò viviamola questa Quaresima e accogliamo l'invito di Mikhael ad esercitare questa grande virtù! Ciò non significa che noi dobbiamo esercitare la carità solo in questa settimana: ma durante tutto l'arco della nostra vita!

Ma che cosa è la carità? La carità è qualcosa che viene da dentro, che non cerca la gloria degli uomini o la propria. Essere caritatevoli vuol dire essere pieni di amore per gli altri; ma la carità non si fa dinanzi agli altri per farsi vedere; essa si compie solo per amore e non per dire agli altri: "Ehi, avete visto? io sono caritatevole". Quella non è carità, ma solo opera compiuta per gloriare la propria persona di fronte agli altri uomini. Così come tutte quelle persone che fanno beneficenza e poi lo vanno sbandierando in TV o sui giornali, mostrando che loro sono buoni e attenti alle esigenze di questo mondo.Se realmente loro erano buoni, non sarebbero andati in TV o sui giornali a raccontarlo, ma l'avrebbero fatto di nascosto. Così Dio li avrebbe premiati. Infatti Gesù dice: "Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."

Quindi non siamo ipocriti: esercitiamo la carità secondo il nostro cuore e non secondo la nostra apparenza. E poi non c'è ricompensa più grande nell'aiutare gli altri e rendere nostro Signore felice. Bisogna rifuggire l'avidità e aiutare gli altri che sono nel bisogno, magari rinunciando qualche volta a qualche lusso. perchè per noi che abbiamo una casa o da mangiare, il resto è lusso e superfluo; ma c'è chi non ha né casa né cibo e il superfluo non sa nemmeno che cosa sia. La carità ci porta proprio ad aiutare loro, i più deboli, gli abbandonati dall'egoismo di questo mondo.

Madre Teresa di Calcutta era una persona che simboleggiava la carità e queste sono le sue parole: "La carità non significa semplicemente aprire il proprio portafoglio e poi tenere chiusa a doppia mandata la porta del proprio cuore". D'altronde non a caso Gesù ci ha donato un nuovo comandamento, sicuramente il più importante: "Ama il prossimo tuo come te stesso".

Vi lascio ora con questo brano tratto dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, dove proprio San Paolo, esprime con il cuore l'importanza della carità per un cristiano, figlio di Dio:

"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
"


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