XVI domenica tempo ordinario
La prima lettura ci presenta il bellissimo passo della Genesi, dove Abramo incontra il suo Signore alle querce di Mamre.
• 1) Abramo acrobata del salto in alto (nella fede)
Abramo, scelto da Dio in modo esclusivo, separato dal suo clan, gigante solitario che crede ciecamente alla parola di Dio. Parte prima di sapere dove andrà solo perché Dio gli ha detto: ”Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, verso il paese che ti indicherò”. Prima devi partire, dove atterrerai lo so Io (dice Dio), tu pensa solo a partire. E Abramo si fida. Fiducia eroica che non chiede né spiegazioni, né garanzie. Dove atterrerà non lo sa, sarà nella Terra Promessa, ma per ora c’è solo la promessa e non la terra. E lui fa il salto nel vuoto, gli basta la promessa. E poi ci sarà l’altro sconvolgente salto nel vuoto, quando gli verrà chiesto Isacco, il figlio della promessa: qui sparisce addirittura la promessa. Sembra l’assurdità più totale dover immolare il figlio del miracolo; Dio contro Dio, prima promette la discendenza e poi gli chiede il figlio! E la discendenza da dove verrà? E ad Abramo non rimane nemmeno più la promessa, solo Dio di cui si fida ciecamente, sapendo che Egli potrà anche risuscitargli il figlio. Ed ecco che Dio premia la sua fede eroica e gli lascia il figlio, la discendenza e la promessa. Qualcuno (non ricordo chi) ha detto:” Abramo offre il figlio mortale che non muore, mentre Dio ci dà il Suo Figlio immortale che muore”. Bellissimo e verissimo: Dio dà tutto, mentre a noi chiede solo qualcosa.
• 2)Prima principe errante poi … discendenza di stelle…
Abramo, marchiato a fuoco dall’amore assoluto e geloso del suo Dio, ha attraversato i secoli senza che questi potessero coprirne la voce o offuscarne il ricordo, anzi, l’hanno rivestito di un manto di universalità senza confini e senza precedenti: da Abram, che significa principe, diventa Abraham che significa padre di un moltitudine. Questo nome nuovo è il suo nuovo destino: padre dei credenti. Dio ha mantenuto la promessa: ”Conta le stelle se puoi, così sarà la tua discendenza”. Le tre grandi religioni monoteiste Ebraismo, Cristianesimo e Islam, fanno tutte riferimento ad Abramo.
Il Vangelo ci parla ancora di Gesù che è in cammino. Gesù che passa e poi si ferma a casa di Marta e Maria per il pranzo. Marta tutta indaffarata nel preparare, Maria tutta indaffarata nell’ascoltare il Maestro, e quale Maestro! Nessun dottore della legge parlava così; a una donna poi, figuriamoci, non parlava neanche!
Gesù vuole prima essere amato e ascoltato, e poi servito. E così Marta si attira l’affettuoso rimprovero di Gesù: ”Marta, Marta, ti preoccupi per troppe cose, una sola è necessaria”. L’importante non è fare un lavoro o un altro, ma farlo essendo uniti a Dio. “Chi rimane in Me, porta molto frutto”. E’ il tralcio unito alla vite che porta frutto: quello che è staccato può anche fare cose strabilianti e avere successi strepitosi, ma è come un ramo secco che, alla fine, verrà potato e gettato nel fuoco. Per portare frutto occorre fare come Maria che ascoltava il Maestro: la Sua parola è un seme con una forza straordinaria, se rimaniamo in Lui, i frutti saranno copiosi e abbondanti.
Ascoltare il Signore vuol dire uscire da sé stessi, dalle proprie preoccupazioni per accogliere la Sua parola. Dio entra per invitarci ad uscire. Dio scende per invitarci a salire. Dio passa per invitarci a metterci in cammino.
• 3) Attenti a Colui che passa, mentre passa ( poi sarà tardi)
Già sant’Agostino diceva ”temo il Signore che passa”, perché uno che passa, non è uno che è fermo: devi cogliere l’invito al volo perché poi sarà passato. Allora, come Abramo Gli aveva detto: ”Non passare Signore, senza fermarti”, diciamo anche noi: non passare Signore, nella nostra vita, senza fermarti, senza che abbiamo avuto il tempo di riconoscerti, senza che abbiamo avuto il tempo di ascoltarti troppo presi dalle nostre preoccupazioni e affanni della vita, ma fà che ti accogliamo e ti riconosciamo come il nostro unico Signore e Maestro.
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