I
Angeli e demoni
Sotto le ali di san Michele
Le consolazioni dell'angelo custode
Dopo l'ordinazione sacerdotale di Padre Pio, avvenuta nel 1910, il demonio comprese di aver perso la prima battaglia e cominciò ad attuare una strategia più raffinata, trasformandosi in decine di fogge diverse per impaurire, ma anche nel tentativo di ingannare il giovane frate. Le enumera in un resoconto padre Agostino: «Da principio gli apparì sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza, senza apparire, gli sputavano in faccia. La quarta, anche senza apparirgli, lo straziavano con rumori assordanti. La quinta volta gli apparì in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta in forma di Crocifisso. La settima sotto forma di un giovane, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarlo. L'ottava sotto la forma del padre spirituale (cioè lo stesso padre Agostino). La nona sotto la figura del padre Provinciale. La decima sotto la forma di papa Pio X. Altre volte ancora sotto la forma del suo angelo custode, di san Francesco, di Maria santissima. E infine nelle sue vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali».
In queste occasioni, Padre Pio smascherava l'inganno diabolico invitando la figura che aveva dinanzi a gridare con lui «Viva Gesù». Ma in qualche occasione si divertiva persino a svillaneggiare satana, come quando questi gli rivolse un lungo fervorino, suggerendogli di troncare ogni relazione con il direttore spirituale e di impiegare invece il tempo pregando per la propria salvezza. E Padre Pio rispose sarcasticamente: «Mi duole di non potervi assumere per mio direttore, poiché il padre mio esercita questa carica da molto tempo e le nostre relazioni sono giunte a tal punto che troncarle così di botto non mi riesce. Girate, girate, che troverete delle anime che vi assumeranno a direttore del loro spirito, essendo voi bravo in tale materia!».
Per reazione, i demoni cominciarono a minacciare le maniere forti, nel caso in cui non avesse ceduto alle loro intimazioni. La vivace discussione è descritta in una lettera dallo stesso cappuccino al padre spirituale: «Quei cosacci, ultimamente, nel ricevere la vostra lettera, prima di aprirla mi dissero di strapparla ovvero l'avessi buttata nel fuoco. Se ciò facevo si sarebbero ritirati per sempre, e non mi avrebbero più molestato. Io me ne stetti muto, senza dar loro risposta alcuna, pur disprezzandoli in cuor mio. Allora soggiunsero: "Noi questo lo vogliamo semplicemente come una condizione per la nostra ritirata. Tu nel far questo non lo fai come disprezzo a qualcuno". Risposi loro che nulla sarebbe valso a smuovermi dal mio proposito. Mi si scagliarono addosso come tante tigri affamate, maledicendomi e minacciandomi che me lo avrebbero fatto pagare. Padre mio, hanno mantenuto la parola! Da quel giorno mi hanno quotidianamente percosso».
E una di queste aggressioni diede anche a Padre Pio l'occasione per una scenata al proprio angelo custode: «Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a qual santo votarmi; mi rivolgo al mio angelo e, dopo d'essersi fatto aspettare per un pezzo, eccolo infine aleggiarmi intorno e con la sua angelica voce cantava inni alla divina maestà... Lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare, mentre io non avevo mancato di chiamarlo in mio soccorso; per castigarlo non volevo guardarlo in viso, volevo allontanarmi, volevo sfuggirlo; ma egli poverino mi raggiunge quasi piangendo, mi acciuffa, finché, sollevato lo sguardo, lo fissai in volto e lo trovai tutto spiacente».
Alle manifestazioni diaboliche, infatti, seguivano immancabilmente le consolazioni celesti. Proprio l'angelo custode un giorno gli spiegò che «Gesù permette al demonio questi assalti, perché la sua pietà ti rende a sé caro e vuole che tu lo rassomigli nelle angosce del deserto, dell'orto e della croce. Tu difenditi, allontana sempre e disprezza le maligne insinuazioni e dove le tue forze non potranno arrivare non ti affliggere, diletto del mio cuore, io sono vicino a te».
E anche nel Diario di padre Agostino è descritto un dialogo di Padre Pio con il suo angelo custode, cui il direttore spirituale ebbe la straordinaria ventura di poter assistere il 29 novembre 1911 nel convento di Venafro: «Angelo di Dio, angelo mio... non sei tu a mia custodia?... Dio ti ha dato a me! Sei creatura?... O sei creatura o sei creatore... Sei creatore? No. Dunque sei creatura e hai una legge e devi ubbidire... Devi stare accanto a me, o lo vuoi o non lo vuoi... per forza!».
Dopo l'ordinazione sacerdotale di Padre Pio, avvenuta nel 1910, il demonio comprese di aver perso la prima battaglia e cominciò ad attuare una strategia più raffinata, trasformandosi in decine di fogge diverse per impaurire, ma anche nel tentativo di ingannare il giovane frate. Le enumera in un resoconto padre Agostino: «Da principio gli apparì sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza, senza apparire, gli sputavano in faccia. La quarta, anche senza apparirgli, lo straziavano con rumori assordanti. La quinta volta gli apparì in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta in forma di Crocifisso. La settima sotto forma di un giovane, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarlo. L'ottava sotto la forma del padre spirituale (cioè lo stesso padre Agostino). La nona sotto la figura del padre Provinciale. La decima sotto la forma di papa Pio X. Altre volte ancora sotto la forma del suo angelo custode, di san Francesco, di Maria santissima. E infine nelle sue vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali».
In queste occasioni, Padre Pio smascherava l'inganno diabolico invitando la figura che aveva dinanzi a gridare con lui «Viva Gesù». Ma in qualche occasione si divertiva persino a svillaneggiare satana, come quando questi gli rivolse un lungo fervorino, suggerendogli di troncare ogni relazione con il direttore spirituale e di impiegare invece il tempo pregando per la propria salvezza. E Padre Pio rispose sarcasticamente: «Mi duole di non potervi assumere per mio direttore, poiché il padre mio esercita questa carica da molto tempo e le nostre relazioni sono giunte a tal punto che troncarle così di botto non mi riesce. Girate, girate, che troverete delle anime che vi assumeranno a direttore del loro spirito, essendo voi bravo in tale materia!».
Per reazione, i demoni cominciarono a minacciare le maniere forti, nel caso in cui non avesse ceduto alle loro intimazioni. La vivace discussione è descritta in una lettera dallo stesso cappuccino al padre spirituale: «Quei cosacci, ultimamente, nel ricevere la vostra lettera, prima di aprirla mi dissero di strapparla ovvero l'avessi buttata nel fuoco. Se ciò facevo si sarebbero ritirati per sempre, e non mi avrebbero più molestato. Io me ne stetti muto, senza dar loro risposta alcuna, pur disprezzandoli in cuor mio. Allora soggiunsero: "Noi questo lo vogliamo semplicemente come una condizione per la nostra ritirata. Tu nel far questo non lo fai come disprezzo a qualcuno". Risposi loro che nulla sarebbe valso a smuovermi dal mio proposito. Mi si scagliarono addosso come tante tigri affamate, maledicendomi e minacciandomi che me lo avrebbero fatto pagare. Padre mio, hanno mantenuto la parola! Da quel giorno mi hanno quotidianamente percosso».
E una di queste aggressioni diede anche a Padre Pio l'occasione per una scenata al proprio angelo custode: «Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a qual santo votarmi; mi rivolgo al mio angelo e, dopo d'essersi fatto aspettare per un pezzo, eccolo infine aleggiarmi intorno e con la sua angelica voce cantava inni alla divina maestà... Lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare, mentre io non avevo mancato di chiamarlo in mio soccorso; per castigarlo non volevo guardarlo in viso, volevo allontanarmi, volevo sfuggirlo; ma egli poverino mi raggiunge quasi piangendo, mi acciuffa, finché, sollevato lo sguardo, lo fissai in volto e lo trovai tutto spiacente».
Alle manifestazioni diaboliche, infatti, seguivano immancabilmente le consolazioni celesti. Proprio l'angelo custode un giorno gli spiegò che «Gesù permette al demonio questi assalti, perché la sua pietà ti rende a sé caro e vuole che tu lo rassomigli nelle angosce del deserto, dell'orto e della croce. Tu difenditi, allontana sempre e disprezza le maligne insinuazioni e dove le tue forze non potranno arrivare non ti affliggere, diletto del mio cuore, io sono vicino a te».
E anche nel Diario di padre Agostino è descritto un dialogo di Padre Pio con il suo angelo custode, cui il direttore spirituale ebbe la straordinaria ventura di poter assistere il 29 novembre 1911 nel convento di Venafro: «Angelo di Dio, angelo mio... non sei tu a mia custodia?... Dio ti ha dato a me! Sei creatura?... O sei creatura o sei creatore... Sei creatore? No. Dunque sei creatura e hai una legge e devi ubbidire... Devi stare accanto a me, o lo vuoi o non lo vuoi... per forza!».
2 commenti:
Fa quai paura leggere queste cose. I miei turbamenti sono nulla in confronto a quello che hanno passato i Santi.
Ecco perchè i santi ci sono di esempio: perchè loro hanno affrontato le pene a cui sono sottoposte le anime vicine al Signore. SPero ne potrai trarre giovamento!
A presto!
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