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venerdì 10 settembre 2010

Padre Pio - Sulla Soglia del Paradiso - Settimo appuntamento

Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia una inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici": "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio:


I

Angeli e demoni

Sotto le ali di san Michele

I diavoli lo temono ancora

Oltre che «inseparabile compagno» e «messaggero celeste» - come affettuosamente lo definiva -per Padre Pio il suo angelo custode doveva anche incarnare il ruolo di multiforme collaboratore. Per esempio, narra padre Tarcisio Zullo, gli faceva da traduttore: «I pellegrini di ogni parte del mondo che arrivavano a San Giovanni Rotondo parlavano a Padre Pio nella propria lingua. E Padre Pio capiva sempre tutto. Una volta gli ho chiesto: "Padre, come fa a capire tante lingue e dialetti, tanti strani linguaggi?". Rispose: "L'angelo custode che ci sta a fare? E lui che mi traduce tutto!"». Oppure gli dava suggerimenti per contrastare il demonio che macchiava le lettere del padre spirituale: «La vostra lettera è stata letta. L'angiolino mi aveva suggerito che all'arrivo di una vostra lettera l'avessi aspersa coll'acqua benedetta prima d'aprirla».

Ma doveva persino fare da maggiordomo, come umoristicamente ha ricordato padre Alessio Parente: «Nel 1965 passavo la giornata e parte della notte a fianco di Padre Pio, quindi generalmente ero sempre stanco. Dopo averlo accompagnato all'altare o al confessionale, scappavo nella mia cella per schiacciare un pisolino. Purtroppo, molte volte non sentivo la sveglia e ogni volta sentivo bussare forte alla mia stanza. In pochi secondi ero all'altare e lo trovavo sempre al momento che stava impartendo l'ultima benedizione. Per le confessioni invece sentivo una voce che mi diceva: "Alessio, va' giù!", e anche qui trovavo sempre Padre Pio sul punto di lasciare il confessionale. Un giorno non mi svegliai né per la Messa, né per prenderlo al confessionale. Svegliato dai confratelli andai nella sua cella e mi scusai. Lui mi rispose: "Ma che ti credi, che continuerò a mandarti sempre il mio angelo custode a svegliarti? Comprati una sveglia nuova!"».

Padre Pio ricambiava con affetto e rispetto le attenzioni dell'angelo, invitando i suoi figli spirituali a comportarsi bene anche perché «siamo spettacolo all'angelo custode e non deve rattristarsi per noi», come disse alla signora Anna Benvenuto. «Qual sarà la consolazione», prospettava Padre Pio alla figlia spirituale Raffaelina Cerase, «quando, al momento della morte, l'anima vostra vedrà que­st'angelo si buono che vi accompagnò lungo la vita, e che fu si largo di cure materne?». E a Cleonice Morcaldi, che gli chiedeva: «Padre, quando morirò, chi porterà l'anima in Cielo?», Padre Pio confermò: «Il tuo angelo custode!».

Se degli angeli Padre Pio non ha lasciato descrizioni, di satana ha invece tracciato un preciso identikit: quello di «un uomo sulla quarantina, occhi neri, capelli brizzolati, giacca nera, pantaloni rigati» che gli si presentò nel luglio 1949 al confessionale. Parlando di sé in terza persona, così Padre Pio raccontò l'episodio ai confratelli: «Il sacerdote lo invitò a mettersi in ginocchio, ma quello rispose:

"Non posso!". Credendo che fosse ammalato, gli chiese subito i peccati che aveva fatto. L'uomo disse tanti peccati da sembrare come se tutti i peccati di questo mondo li avesse commessi lui. Il sacerdote, dopo aver dato gli opportuni consigli, invitò ancora una volta quello strano penitente a piegare almeno il capo, perché stava per impartirgli l'assoluzione. Quegli rispose ancora: "Non posso". A questo punto il sacerdote disse: "Amico mio, al mattino quando ti infili i pantaloni, la testa te la pieghi un po' si o no?". L’uomo guardò con sdegno il sacerdote e rispose: "Io sono lucifero, nel mio regno non esiste piegatura"». Subito dopo, secondo quanto poté vedere con stupore anche l'amico don Pierino Galeone, sprofondò giù e scomparì nella terra.

Come al momento della nascita, anche alla morte di Padre Pio gli angeli furono presenti. Da padre Alessio Parente ci giunge il racconto della visione che un aderente ai Gruppi di preghiera, di nome Kelly, ebbe nella notte del 23 settembre 1968 a San Giovanni Rotondo: «Appena alzato aveva notato degli angeli nel cielo ed era corso da un suo amico per farglieli vedere. Anche questi li vide nitidamente: un angelo maestoso sull'ospedale e uno sulla chiesa, con attorno una miriade di angioletti. All'apparire delle prime luci scomparvero tutti».

I demoni, dal canto loro, continuano invece a temere la potenza della sua intercessione amorevole, secondo quanto documenta il noto esorcista Gabriele Amorth: «Dopo la sua morte, io ovviamente non ho più visto Padre Pio, ma molte volte è il demonio, attraverso la persona posseduta, che vede la sua presenza e grida: "Quel frate, no! Quel frate non lo voglio! Mandatelo via, quel frate!"».

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