Pages

venerdì 25 novembre 2011

Elvira - Figlia spirituale di Padre Pio - XII

Continuiamo a scoprire la figura di Elvira, figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina: continuiamo a vedere alcune conversioni ottenute proprio da Elvira:

CAPITOLO II
LE CONVERSIONI


ARMIDA

Un giorno portarono all'Ospedale una ragazza che, all'altezza della Madonna della Scala, si era buttata dal finestrino di un treno in corsa. Veniva da Genova. Era molto malconcia, tumefatta in viso e con le costole rotte. Fortunatamente il figlio che portava in grembo era illeso. Elvira l'assistette con molto amore e quando, dopo qualche mese, la passarono all'Aiuto Materno, continuò a farle visita ogni giorno, a portarle il latte, a parlarle di tante cose buone.

Armida le aveva raccontato il suo dramma di ragazza sedotta dal giovane presso la cui famiglia prestava servizio ed Elvira le aveva più volte suggerito di raccontare tutto alla madre del ragazzo, ma lei non ne voleva sapere. Finalmente arrivò il giorno che diede alla luce una bella bambina per la quale Elvira, pur trovandosi in ristrettezze finanziarie, aveva preparato un corredino completo e che, naturalmente, tenne a Battesimo.

La povera ragazza meditava di abbandonare la sua creatura, nonostante la sua benefattrice la scongiurasse di non farlo. Elvira allora decise di scrivere alla madre del giovane responsabile e la risposta arrivò quasi subito: si comportasse bene che tutto si sarebbe rimediato. C'era un po' di speranza, ma tutto qui.

Passano dei mesi. Armida viene dimessa dall'Aiuto Materno ed Elvira se la prende in casa con la sua bambina. Un bel giorno, non risolvendosi la situazione, le viene l'ispirazione di accompagnarla a Genova. Suonano a quella porta e viene ad aprire la stessa padrona di casa alla quale presentano la piccina come sua nipote. Fortunatamente la signora ha veri sentimenti cristiani ed accoglie mamma e figlia con buona grazia.

Elvira può così tornarsene a casa contenta per aver condotto felicemente a termine la sua missione. Dopo un po' le arriva la partecipazione di nozze.


ETTORE DI CESENA

Una sera viene a casa di Elvira una sua vicina, la Tonina, a supplicarla di andare da Padre Pio, per chiedere la conversione di un ammalato che le sta a cuore. L'ammalato, già molto grave, è senza Dio come tutti i suoi familiari e abita in una frazione di Cesena.

Elvira, pur essendo tornata da poco da San Giovanni Rotondo, dove ha accompagnato dei giovani di Lugo, acconsente e parte subito.

Quando Padre Pio la vede, esprime la sua sorpresa dandole uno schiaffetto e dicendole:

"Ma tu sei ancora qui? E che vuoi?"

"Padre, sono venuta per uno che è malato nel corpo, ma lo è ancor più nell’anima, poiché non si confessa da cinquant'anni. " E il Padre, come sapendo che il viaggio è stato pagato dalla Tonina: "Benedetta quell'anima che ti ha mandata. Io pregherò, ma voi pregate molto."

Così Elvira torna a casa, dopo aver raccomandato al santo Cappuccino tutti gli altri suoi ammalati.

Intanto la Tonina ha tenuto "sotto osservazione" Ettore, per vedere se c'è in lui qualche piccola reazione, ma non ha notato nulla di particolare. Non c'è altro da fare che metterlo in diretto contatto con Elvira, ma questa, trattandosi di una abitazione privata, ha qualche reticenza a presentarsi a casa dell'ammalato. Comunque, poiché si approssima la Settimana Santa, promette che pregherà per la sua conversione. La Tonina frattanto prepara il terreno dicendo ad Ettore che c'è una signora, che fa l'infermiera, che desidera andare a trovarlo.

Finalmente arriva il giorno fissato per la visita. Elvira e Tonina salgono sulla corriera che deve portarle a Cesena e, neanche a farlo apposta, vi trovano la figlia del malato che fa pesare su Elvira il suo sguardo ironico per tutta la durata del viaggio.

Elvira però, memore della promessa di Padre Pio, non se ne cura.

Entra coraggiosamente in quella casa e si mette a parlare di tante cose, ma si accorge ben presto che quella gente è completamente digiuna di istruzione religiosa e, quel che è peggio, ha il tipico atteggiamento di chi è convinto di essere "un dritto". Infine, con aria annoiata, la nuora le dice: "Signora, guardi, se proprio vuol venire su dall’ammalato, venga pure, tanto lui non capisce più niente..."

E’ una bugia bella e buona, perché non soltanto il malato capisce ma, avendo la porta della camera aperta, è stato ad ascoltare, con la massima attenzione, tutto quanto la visitatrice ha raccontato giù in cucina, alle sue donne. Quando Elvira gli si presenta, lui non può trattenersi dal dirle che non ha mai udito niente di simile in vita sua.

Viene subito conquistato dall'amabilità di questa infermiera eccezionale e lei ne approfitta per indagare se, per caso, non abbia sentito niente di particolare il giorno in cui è stato raccomandato a Padre Pio.

"Signora, guardi - confida Ettore - quel giorno m'è venuta in mente una cosa che non racconterei mai ai miei familiari, ma a lei la posso dire. Mi sono ricordato di quando sono passato alla Prima Comunione. Dopo di allora ho perso la via della Chiesa, mi sono fatto vecchio e non ho più pensato alla Religione. Anzi, ho anche lasciato detto che non voglio il prete e che voglio i funerali civili."

Elvira non si scoraggia; prende a parlare di Dio, della sua misericordia, del perdono dei peccati e, alla fine, porge al vecchio Ettore il Crocifisso benedetto da Padre Pio, per farglielo baciare. Il malato lo stringe, lo bacia, scoppia in un pianto dirotto e, fissando il Cristo in croce, domanda: "Ma è vero, signora, che "Questo" mi perdonerà tutti i miei peccati?"

Poi aggiunge: "Se avrò la fortuna di guarirmi comincerò un’altra vita." "Senta - gli dice Elvira - il Signore l'ha già perdonata, però lei deve ricevere i Sacramenti. Faccia la Santa Pasqua. Io la preparo, poi, se vuole, andiamo a chiamare il prete. " "Subito ci vada! Ci vada subito!" Implora lui.

Elvira non se lo fa ripetere e, chiamata la Tonina, la spedisce in cerca del prete, nonostante i mugugni e le facce inorridite delle donne di casa. Arriva il Parroco tutto sorpreso, perché, pur essendo in quel paese da trent'anni, non ha mai potuto entrare in quella casa, nemmeno per la benedizione pasquale. Elvira stende sul comodino del malato il tovagliolino che porta sempre con se, accende due candeline, si inginocchia e recita il Confiteor; poi, quando il malato ha ricevuto la Comunione, si trattiene con lui per fargli fare il ringraziamento, mentre le donne scappano disotto, verdi per la rabbia.

Dopo un po' si sente al pian terreno un gran baccano: sono tutti i vicini e i parenti che le due donne hanno convocato e che ora vogliono bastonare il prete. Guardano in su con facce diaboliche, mentre sghignazzano all'indirizzo del malato: "Ettore, i t'ha purté e baghin?" (Ettore, ti hanno portato il maiale?)

Elvira s'affaccia al pianerottolo, poi scende le scale tremando, ma sempre fiduciosa nell'aiuto di Padre Pio, e si presenta a quegli energumeni a chiedere cosa ci sia da gridare tanto. "Il prete! Il prete!" urlano quelli.

"Ma cos'ha mai fatto questo prete! Ragioniamone un po' insieme!"

Per tutta risposta quelli se la squagliano come la nebbia al sole.

Intanto il malato, traboccante di riconoscenza, non sa più staccarsi dal Crocifisso, tanto che Elvira decide di lasciarglielo.

Oramai la sua missione è compiuta e lei può tornarsene a casa. Prima di partire, però, vuol fare una capatina nel Circolo che Ettore frequentava coi suoi amici, col pretesto di prendere un caffè. Come entra tutti si voltano a guardarla e le chiedono se è "quella che era da Ettore".

"Si, ero io e l'ho trovato in piena facoltà mentale e vi auguro che tutti voi facciate quello che ha fatto lui."

La guardano ammirati e le offrono il caffè. Elvira è anche molto carina e quando la bellezza si unisce alla virtù e al coraggio, soggioga sempre.

Espletato il suo compito, Elvira torna da Padre Pio a ringraziarlo per il miracolo ottenuto e il Padre le assicura che quell'anima è già a posto".

Nel frattempo Ettore muore e lo trasportano al cimitero col funerale civile, ma la sua anima ha già il passaporto per il Paradiso. Sicura di questo, dopo qualche giorno Elvira si presenta al Parroco di quel paese e gli dice: "Senta, Reverendo, dal momento che è morto in grazia di Dío, vorrei far celebrare delle Messe per lui. Lei intanto dica all’altare che il tal giorno ci sarà l'Ufficio funebre per Ettore. Se qualcuno vorrà intervenire..."

Nel giorno fissato la Chiesa è piena di gente. Ci sono tutti gli amici di Ettore, attenti e commossi, e, in prima fila, i parenti del defunto i quali, finita la Messa, chiamano Elvira, la ringraziano e la pregano di andare a pranzo da loro. Tra una portata e l'altra Elvira continua il suo apostolato e tutti i parenti si convertono fino al punto da additarle le case in cui avrebbe dovuto andare per convertire altre anime. Infatti ci fu una lunga catena di conversioni.

Dopo un po' di tempo il Parroco morì e la famiglia di Ettore espose la sua foto-ricordo nella propria stanza da pranzo.

0 commenti:

Posta un commento