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mercoledì 16 novembre 2011

La Summa Teologica - Quarantacinquesima parte

Torniamo ad addentrarci nella Summa Teologica di San Tommaso d'Aquino, un'opera che diede un fondamento scientifico, filosofico e teologico alla dottrina cristiana. Continuiamo a scoprire la parte dedicata al Trattato relativo all'essenza di Dio ed oggi passiamo a trattare dell'eternità. E in proposito si pongono sei quesiti le cui risposte le vedremo a partire da oggi:

1. Che cosa sia l'eternità;
2. Se Dio sia eterno;
3. Se essere eterno sia proprietà esclusiva di Dio;
4. Se l'eternità differisca dal tempo;
5. Sulla differenza tra evo e tempo;
6. Se vi sia un solo evo, come vi è un solo tempo e una sola eternità.:

Prima parte
Trattato relativo all'essenza di Dio

L'eternità di Dio > Se l'eternità sia ben definita così: "Il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita interminabile"

Prima parte
Questione 10
Articolo 1


SEMBRA che non sia esatta la definizione che dell'eternità dà Boezio dicendo che "l'eternità è il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita interminabile". Infatti:
1. Interminabile dice negazione: ora la negazione rientra soltanto nel concetto di quelle cose che sono defettibili: il che non conviene all'eternità. Dunque nella definizione dell'eternità non si deve mettere quell'interminabile.

2. L'eternità significa una certa durata. Ora, la durata riguarda più l'esistenza che la vita. Nella definizione dunque dell'eternità più che la vita dovrebbe porsi l'esistenza.

3. Intero o tutto si dice ciò che ha parti. Ora, l'eternità non ha parti, perché è semplice. Dunque quell'intero non sta bene.

4. Più giorni o più tempi non possono esistere simultaneamente. Ora, nell'eternità si nominano al plurale giorni e tempi, poiché è detto in Michea: "La sua origine è dal principio dei giorni dell'eternità"; e in S. Paolo: "Conforme alla rivelazione di un mistero taciuto per tempi eterni". Dunque l'eternità non è simultanea.

5. Intero e perfetto sono la stessa cosa. Posto dunque che l'eternità sia un possesso intero è superfluo aggiungervi perfetto.

6. Il termine possesso non include l'idea di durata, mentre l'eternità è una certa durata. Dunque l'eternità non è un possesso.

RISPONDO: Come per arrivare alla conoscenza delle cose semplici dobbiamo servirci delle cose composte, così alla cognizione dell'eternità è necessario arrivarci mediante la cognizione del tempo; il quale è la "misura numerica del moto secondo il prima ed il poi". Infatti, siccome in ogni moto vi è una successione ed una parte viene dopo l'altra, dal fatto che noi enumeriamo un prima ed un poi nel movimento, percepiamo il tempo; il quale non è altro che l'enumerazione di ciò che è prima e di quel che è dopo nel movimento. Ora, dove non c'è movimento, dove l'essere è sempre il medesimo, non si può parlare di prima e di poi. Come dunque l'essenza del tempo consiste nell'enumerazione del prima e del poi nel movimento, così nella percezione dell'uniformità di quel che è completamente fuori del moto, consiste l'essenza dell'eternità.
Ancora: si dicono misurate dal tempo le cose che hanno un cominciamento ed una fine nel tempo, come osserva Aristotele; per il motivo che a tutto quel che si muove si può sempre assegnare un inizio e un termine. Al contrario ciò che è del tutto immutabile, come non può avere una successione, così non può avere neppure un inizio ed un termine.
Concludendo, il concetto di eternità è dato da queste due cose: primo, dal fatto che ciò che è nell'eternità, è interminabile (senza termine) cioè senza principio e senza fine (riferendosi la parola termine all'uno e all'altra). In secondo luogo: per il fatto che la stessa eternità esclude ogni successione, "esistendo tutta insieme".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Siamo soliti definire in forma negativa le cose semplici, così il punto "è ciò che è senza parti". Non già perché la negazione appartenga alla loro essenza; ma perché il nostro intelletto, il quale apprende prima le cose composte, non può venire alla conoscenza del semplice che esclude

2. Ciò che è veramente eterno, non solo è ente (ha l'essere), ma è anche vivente; ed è proprio il vivere che si estende in certa guisa all'operazione, non già l'essere. Ora, l'estendersi della durata pare che si debba considerare secondo l'operazione, piuttosto che secondo l'essere: tanto è vero che anche il tempo è misura del movimento.

3. L'eternità si dice intera, non quasi che abbia delle parti, ma perché non le manca niente.

4. Come Dio, pur essendo incorporeo, nelle Scritture è chiamato metaforicamente con nomi di cose corporali, così anche l'eternità, pur esistendo "tutta insieme", è indicata con nomi che esprimono successione temporale.

5. Nel tempo ci sono da considerare due cose: cioè il tempo stesso, che esiste successivamente, e l'istante, che è qualche cosa di incompleto. Ora, l'eternità si dice simultanea per escludere il tempo; si dice perfetta per escludere l'istante.

6. Ciò che si possiede, si ha con stabilità e quiete. Quindi, (Boezio) adoperò il termine possesso per indicare che l'eternità è immutabile e indefettibile.

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