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mercoledì 2 novembre 2011

La Summa Teologica - Quarantatreesima parte

Torniamo ad addentrarci nella Summa Teologica di San Tommaso d'Aquino, un'opera che diede un fondamento scientifico, filosofico e teologico alla dottrina cristiana. Continuiamo a scoprire la parte dedicata al Trattato relativo all'essenza di Dio e scopriamo le risposte di San Tommaso ai dubbi e alle questioni; in particolare oggi entriamo nella parte relativa all'immutabilità di Dio:

Prima parte
Trattato relativo all'essenza di Dio

L'immutabilità di Dio > Se Dio sia del tutto immutabile

Prima parte
Questione 9
Articolo 1

SEMBRA che Dio non sia del tutto immutabile. Infatti: 1. Tutto ciò che muove se stesso è in qualche modo mutabile. Ora come dice S. Agostino: "Lo Spirito creatore muove se stesso, ma non nel tempo o nello spazio". Dunque Dio è in qualche modo mutabile.

2. Della sapienza è detto che "è più mobile di ogni cosa mobile". Ma Dio è la stessa sapienza. Dunque Dio è soggetto al moto.

3. I due termini avvicinarsi e allontanarsi indicano movimento e sono nella Scrittura attribuiti a Dio: "Accostatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi". Dunque Dio è mutabile.

IN CONTRARIO: È detto in Malachia: "Io sono Dio e non mi muto".

RISPONDO: Da quanto è stato precedentemente esposto si dimostra che Dio è assolutamente immutabile. Primo, infatti sopra si è provato che esiste un primo ente da noi chiamato Dio e che è necessariamente atto puro, senza mescolanza di potenza (passiva), giacché questa in linea assoluta è posteriore all'atto. Ora tutto ciò che in una maniera qualunque si muta, in qualche modo è in potenza. È quindi evidente l'impossibilità di una qualsiasi mutazione in Dio.
Secondo, in tutto ciò che si muove vi è qualche cosa che permane e qualche cosa che cessa: p. es., quando un oggetto passa dal colore bianco al nero, perdura sempre quanto alla sua sostanza. E così in tutto ciò che si cambia si nota qualche composizione. Ma, come sopra si è dimostrato, in Dio non vi è composizione alcuna, essendo egli assolutamente semplice; è chiaro quindi che Dio non può mutarsi.
Terzo, tutto ciò che si muove, acquista qualche cosa in forza del suo movimento e arriva a ciò cui prima non arrivava. Ora Dio, essendo infinito e racchiudendo in se stesso in modo perfetto e universale la pienezza di tutto l'essere, niente può acquisire, né estendersi a cosa a cui prima non arrivava; in nessun modo quindi a lui conviene il movimento. - Ecco perché, anche tra gli antichi, alcuni, quasi costretti dalla stessa verità, affermarono l'immutabilità del primo principio.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. S. Agostino qui parla alla maniera di Platone, il quale asseriva che il primo motore muove se stesso, denominando moto qualsiasi operazione: e in tal senso lo stesso intendere, volere ed amare sono detti moto. Siccome dunque Dio intende ed ama se stesso, in questo senso dissero che Dio muove se stesso, non già nel senso che qui si dà al moto e alla mutazione in quanto propri dell'essere in potenza.

2. La sapienza è detta mobile metaforicamente, in quanto diffonde la sua somiglianza sino nelle minime cose. Niente infatti può esservi che non proceda dalla divina sapienza per via di imitazione, come da causa efficiente e formale, come i prodotti artificiali procedono dalla perizia dell'artefice. Così dunque, in quanto la somiglianza della divina sapienza gradatamente si estende dalle creature superiori, che ne partecipano maggiormente, sino alle infime, che meno ne partecipano, si può dire che vi è una specie di processo e di movimento della sapienza verso le cose, come se noi dicessimo che il sole s'avanza fino alla terra perché il raggio della sua luce giunge fino alla terra. Questo è anche il pensiero di Dionigi nell'affermare che "ogni efflusso della divina manifestazione viene a noi da un movimento del Padre dei lumi".

3. Simili espressioni bibliche dette di Dio sono metaforiche. Come si dice che il sole entra nella stanza e ne esce, se vi giunge o si diparte il suo raggio; così si dice che Dio si avvicina a noi o se ne allontana in quanto noi percepiamo l'influsso della sua bontà o ne siamo privati.

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