DOPO LA GUERRA
Cessato il periodo della guerra, si apre per Elvira una nuova serie di momenti difficili che lei riuscirà a superare solo con l'aiuto del Signore. Ciò nonostante riprende a frequentare l'Ospedale Civile per l'assistenza ai malati. Quanto si prodigasse in quest'opera di misericordia lo hanno testimoniato infermiere e suore che non sapevano nascondere la loro meraviglia per tanta abnegazione.
Era sempre lì, ogni pomeriggio alle 15, col suo grembiule bianco, a prestarsi per i lavori più ingrati, ad aggirarsi in mezzo ai malati, nei cameroni, nei corridoi, a confortare, ad aiutare, a ridare la serenità col suo sorriso, ad invitare alla preghiera. I malati l'aspettavano ogni giorno come un raggio di sole e molti di essi si convertivano.
"Ho avuto dei veri miracoli nelle conversioni!" confermerà poi in seguito Elvira.
Un'estate dovrà accompagnare due di essi a Badia Prataglia e rimanere lassù qualche giorno con loro. Ogni occasione è buona per fare dell'apostolato ed Elvira non se ne lascia sfuggire una.
Nei momenti liberi raduna in un prato tutti i bambini del posto per parlar loro di Padre Pio ed essi lasciano volentieri i loro giochi per stare ad ascoltarla. Ciò che lei racconta è così nuovo...
Poi, a casa, riferiscono tutto ai loro genitori che, incuriositi, vanno alla Pensione a chiedere di quella giovane signora che racconta storie tanto meravigliose. Cosi finisce che molti di essi si convertono; gente che, magari, non andava in Chiesa da cinquant'anni... La fama si spande per il paese ed Elvira si vede invitata addirittura nelle Scuole Elementari a parlare agli alunni della IV e V classe.
Tornata a Rimini riprende regolarmente le sue visite a San Giovanni Rotondo, dove molti ricevono da lei aiuto e conforto, colpiti dalla finezza del suo carattere e dalla sua semplicità, uniti al senso acuto nel giudicare le persone e le cose.
Intanto nella sua vita privata si accavallano tante preoccupazioni e dolori che solo le frequenti apparizioni di Padre Pio valgono ad alleviare.
Un pomeriggio, per esempio, si erano radunate in casa di Elvira otto o nove persone. C'era anche una signora che, sapendo che all'indomani Elvira sarebbe partita per San Giovanni Rotondo, le aveva portato la fotografia di una sua bimba di 4 anni, malata. Elvira la esortò ad aver fiducia e la confortò come solo lei sapeva fare. Proprio mentre stava parlando amabilmente con tutti, vide, nell'angolo della stanza, vicino alla porta, formarsi come una nebbia, poi la nebbia si dileguò e lei distinse chiaramente un frate che le si avvicinava. Si dirigeva proprio verso di lei, che stava seduta, dicendole: "Ecchè, non mi riconosci più?"
Elvira cadde in ginocchio tutta confusa: "Oh, Padre, Padre!" e Lui le porse le stigmate da baciare. Allora Elvira si ricordò della foto della bimba che era posata sul tavolo e gliela mostrò: "Padre, cosa ne dite di questa bambina?"
"Questa sarà un fiore del cielo" rispose Lui. Poi, passandole la mano sul capo sparì, lasciando un gran profumo. I presenti erano attoniti. Sentivano tutti quel gran profumo, avevano visto l'atteggiamento di Elvira, avevano udito le sue parole e ora nessuno aveva il coraggio di parlare. Passò un'oretta così, finchè, tornato a casa dal servizio il marito di Elvira, furono obbligati a raccontargli tutto. Così, al mattino seguente la notizia faceva il giro della città. Elvira intanto stava correndo a San Giovanni Rotondo. Come giunse al cospetto di Padre Pio, gli chiese: "Eravate proprio voi ieri sera?"
"E perchè, lo metteresti in dubbio?" rispose il Padre e le confermò la sua sentenza sulla bambina che, infatti, dopo due mesi, morì.
Era sempre felice il Padre quando "la paesana" come egli la chiamava, gli compariva davanti. Sapeva di poter contare su di lei, così docile e ubbidiente e, per affinare la sua spiritualità, la metteva spesso a contatto con altre anime sante, come Luisa Piccareta di Corato (Bari), Genoveffa di Foggia, Don Dolindo Ruotolo di Napoli, Padre Cappello di Roma che ogni volta la esortavano a proseguire nel suo apostolato. Le esortazioni di queste creature elette accrescevano sempre più lo zelo di Elvira che, dimenticando se stessa e i propri guai, accorreva come un'ape laboriosa su e giù per l'Italia, dovunque ci fosse un malato da assistere, un'anima da salvare.
Straordinariamente significative a questo riguardo, sono le annotazioni che una sua carissima amica faceva su pagine di diario.
Ne trascriviamo qualcuna:
13 febbraio 1962: "Oggi Elvira è partita per Bologna per convertire un ateo e portarlo da Padre Pio".
21 febbraio: "In missione a Padova e a Vicenza'. "Da Padre Pio".
"Per apostolato a Sarzana, Parma, Faenza". "A Foggia, da Padre Pio, per la conversione di un miscredente".
25 maggio: "A Parma in missione".
28 maggio: "A Loreto con ammalati".
13 giugno: "In Svizzera, apostolato".
25 luglio: "A La Verna".
1 agosto: "A Vitidiatico, nel Modenese, per apostolato".
26 settembre: "A Mamiano in Pistoia".
3 ottobre: "Da Padre Pio per conversioni".
7 marzo: 9 aprile: 10 aprile: a Lucerna, in missione.
Poi le notazioni proseguono nel 1963:
17 marzo: "Per volontà di Padre Pio accompagna un lato a Taranto".
12 aprile: "A Roma con ammalati".
30 maggio: "A Sestri Levante per apostolato".
24 luglio: "Da Padre Pio".
4 settembre: "All'Abetone per lavoro di apostolato"
25 settembre: "A Trieste per apostolato".
27 settembre: "Al Monte Grappa".
13 ottobre: "A Genova".
7 novembre: "Da Padre Pio per ammalati".
11 novembre: "Da Padre Pio per ammalati".
C'è davvero da rimanere sbalorditi per la febbrile attività di questa donna ardente di zelo che non trovava barriere di spazio e di tempo per la sua opera di apostolato!
Fu così che quando la bianca immagine della Madonna di Fatima, percorrendo i cieli in elicottero, si abbassò sulle città italiane, trovò ad accoglierla, quasi dovunque, questa sua umile figlia. A Bologna, a Modena, a Ferrara, a Loreto, poi a Roma, a Rimini, a San Giovanni Rotondo...
"Ma Padre, io capito sempre quando c'è la Madonna di Fatima! Io corro dietro alla Madonna!"
"O la Madonna corre dietro a te..." le rispose Padre Pio.
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