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domenica 9 ottobre 2011

L'invito al banchetto di Dio

Solo per questa Domenica spostiamo l'appuntamento domenicale con il commento della nostra cara amica Wilma Chasseur (che potrete trovare nell'Angolo di Angel) per pubblicare il testo integrale dell'omelia di Monsignor Antonio Riboldi che ha approfittato del Vangelo odierno per comunicarci la sua bellissima testimonianza di fede: 


Omelia del giorno 9 Ottobre 2011
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

L'invito al banchetto di Dio

Ogni volta che celebro, soprattutto la domenica, anche se noto come la Chiesa parrocchiale sia sempre piena di fedeli (ma pochi i giovani!), soffro pensando all'assenza dei più che considerano la S. Messa, non come un meraviglioso invito alla Mensa di Dio, ma 'un di più', che comunque non merita particolare attenzione, rispetto a tante altre cose, ritenute davvero importanti nel giorno della festa.
Viene da chiederci: quale posto occupa nel cuore dei cristiani il banchetto eucaristico, ossia la Messa? Sappiamo che nella vita dei santi e, per fortuna, di tanti, occupa il primo posto, ieri come oggi. Non mi stancherò mai di fare memoria della testimonianza di mia mamma. Aveva sette figli piccoli, ma ogni mattina, insieme alla sorella faceva tre Km. a piedi, alzandosi presto, per poter partecipare all'Eucarestia. E usava dire: 'Senza Comunione la mia giornata sarebbe come vuota, come se mancasse Qualcuno che è la forza e la gioia della vita: Gesù'.
Ed esigeva che anche noi, una volta giunta la maturità, dopo la prima Comunione, non mancassimo mai alla Messa, digiuni, per poter ricevere Gesù.
Ho avuto il dono di essere chiamato da Dio alla vita religiosa e, per obbedienza, al sacerdozio e, per volontà del grande Paolo VI, al ministero vescovile.
Posso dire con serenità, ringraziando Dio, che la sorgente della mia vita religiosa e pastorale era l'Eucarestia, non solo per la S. Messa quotidiana, ma per la certezza del cuore che Gesù era vicino ­ora addirittura Presente, ogni istante, in una piccola cappella, nella mia abitazione. Ho come l'impressione - ma è verità di fede - di sentirmelo accanto, quando scrivo, come sto facendo, quando ricevo qualcuno o semplicemente leggo o penso. È il vero senso della mia vita, direi di più, è la grande forza e serenità della mia vita. Cosa sarebbe stata e cosa sarebbe senza l'Eucarestia? Un vuoto come la morte.
Il Vangelo di oggi ci racconta come si possa rifiutare l'Eucarestia - quello che Gesù chiama il banchetto di nozze del figlio - per ragioni anche insulse, comunque secondarie, che diventano una sorta di disprezzo verso l'invito e Colui che chiama.

"Il Regno dei Cieli è simile ad un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli andò a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: ”Ecco, ho preparato il mio pranzo. Venite alle nozze” Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari, altri poi presero i suoi servi li insultarono e li uccisero. Allora il re s'indignò e, mandate le sue truppe, punì quegli assassini e diede alle fiamme le loro città. Poi disse ai servi: 'Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni. Andate ora tra i crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: 'Amico, come mai hai potuto entrare qui senza abito nuziale?' E lo espulse dal banchetto.

Gesù termina la parabola con una frase che, se da una parte contiene amarezza, dall'altra è un serio monito per tutti: “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. (Mt. 22, 1-14)

Nessuno di noi cristiani, credo, mette in discussione il privilegio di essere invitato alle nozze del Re. Se a queste nozze diamo un nome, ossia l'invito a far parte del Regno di Dio, facile accorgersi dei tanti rifiuti del Popolo eletto, nel primo tempo della sua travagliata storia. Non fu solo il rifiuto dei profeti - Isaia, Geremia, Osea ... ma addirittura il rifiuto del Figlio di Dio, Gesù, fino a crocifiggerlo. Ma era 'necessario' proprio quel rifiuto, perché con Gesù, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, la storia dell'umanità, la nostra storia, potesse diventare un meraviglioso “Si”.
Ma bisogna entrare con fede nel grande Amore che Dio ha per noi, fino a farsi Dono quotidiano, se Lo accogliamo, nell'Eucarestia. Incredibile come la Sua Presenza reale, nel tabernacolo, venga tanto ignorata. E addolora, nonostante il 'saggio' motivo addotto, della difesa, vedere le porte delle chiese chiuse durante il giorno, quasi un 'mettere in prigione' Dio stesso.
Verrebbe da dire: spalancate quelle porte! ... Forse si sentirebbe il sapore della bellezza della Presenza di Dio tra noi, anche solo guardandole.
Ma ci rendiamo conto di questa Presenza tra noi di Dio in Gesù? Ne siamo convinti? E, ancora di più, siamo consapevoli dell'incredibile atto di amore che Gesù ci fa nella S. Messa e nella Eucaristia con la S. Comunione? Avete mai provato il brivido di quando tra le mani o sulle labbra ci si rende conto che in 'quel pezzo di pane' è il Corpo del Cristo quello che riceviamo?
Tante volte, celebrando la Messa, in varie parti d'Italia, nel vedere la poca gente che oggi frequenta l'Eucarestia, mi assale un dolore come se il rifiuto fosse fatto a me.
Da giovane servivo la S. Messa a un santo sacerdote. Ero colpito da come riuscisse a riempire ogni momento della Messa con un tale fervore, tanto che davvero ci si rendeva conto che lui vedeva Gesù e parlava con Lui. Era impressionante e comunicava a me la stessa passione.
Come del resto ricorderete un'altra esperienza toccante, con la massa di fedeli che si recava a S. Giovanni Rotondo, da Padre Pio, per assistere alla sua Messa. L'Eucarestia era davvero sentita come una 'apparizione e presenza di Dio'.
A volte mi domando: ma a Gesù non bastava essere venuto tra di noi, averci lasciato la Sua Parola, essersi sacrificato sulla croce, averci indicato il nostro futuro con la Sua Resurrezione?
Per un Dio, che è Amore, non c'è un 'basta', ma solo la continuità del dono di Sé. È davvero grande il dono dell'Eucarestia, forse 'inconcepibile' per i nostri ristretti pensieri e poveri sentimenti ....
Lo capiremo ed accoglieremo mai questo immenso Dono? Scrive Paolo VI:
"L'Eucarestia è anzitutto comunione con Cristo, Dio da Dio, Luce da Luce, Amore da Amore, vivo e vero, personalmente e sostanzialmente. Agnello immolato per la nostra salvezza, amico e fratello, sposo, misteriosamente nascosto e abbassato sotto la semplicità delle apparenze eppure glorioso nella vita di Risorto che vivifica, comunicandoci i frutti del mistero pasquale.
Non avremo mai meditato abbastanza sulla ricchezza che ci apre questa intima comunione di fede, di amore, di sentimenti con Cristo Eucaristico. La mente si perde, perché ha difficoltà a capire; i sensi dubitano, perché si trovano davanti a realtà note: pane e vino, i due elementi semplici del nostro cibo quotidiano. Eppure proprio il 'segno', con cui questa divina Presenza ci si offre, indica come dobbiamo pensarla: il pane e il vino, queste specie tanto comuni, hanno valore di segno.
Segno di che? Anche qui nasconde la più grande realtà sotto le apparenze più umili e per questo a tutti accessibili. Questo sacramento è segno che Cristo vuol essere nostro cibo, principio interiore di vita per ciascuno di noi". (1969)
E Giovanni XXIII così esprimeva la sua gratitudine:
"Grazie o Dio. Molti ancora oggi sanno apprezzare la ricchezza infinita dell'Eucarestia. Ai piedi dell'altare si ritrovano piccoli e grandi della terra. E' la Comunione ad infondere coraggio, che nessun intervento o scienza dell'uomo può riuscire ad ottenere fra noi. Essa dona incomparabili energie che occorrono per il compimento del proprio dovere, per avere pazienza e operare il bene. Grazie, o Dio!".
Dal Vangelo notiamo come, al rifiuto blasfemo di chi non sente il bisogno dell'amore di Dio, si oppone la semplicità del povero che vive ai margini dell'esistenza: creature che sentono il bisogno di essere amate. Sono loro, tante volte, anche oggi - la gente semplice - che sanno apprezzare la bellezza dell'Eucarestia e amano cibarsi di quel Pane, che noi uomini non sappiamo dare.
Occorre sempre avere il cuore sgombro dal male, indossando 'la veste' adatta all'invito di Dio.
Così canta la Chiesa nella Solennità del Corpus Domini:

"E' certezza per noi cristiani: il pane si trasforma in carne e il vino in sangue. È un segno ciò che appare, nasconde nel mistero realtà sublimi.
Ecco il Pane degli Angeli, Pane dei pellegrini,
vero Pane dei figli: non deve essere gettato.
Buon Pastore, Pane vero, o Gesù, pietà di noi.
Nutrici e difendici, portaci ai beni eterni, nella Patria dei beati".

Antonio Riboldi – Vescovo –
www.vescovoriboldi.it
riboldi@tin.it

  

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