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mercoledì 23 giugno 2010

Diamo voce alle crisi dimenticate

Tre anni fa, era il 26 giugno, Mirka Brzezinski, stava conducendo "Morning Joe", un programma della Msnbc, celebre rete statunitense. Ad un certo punto, tutti si accorsero che la bella e famosa anchorwomen non stava più leggendo sul "gobbo". Cominciò infatti a protestare dicendo che la notizia sulla scarcerazione di Paris Hilton non l'avrebbe letta. Urlò che era inaccettabile che la scaletta del Tg la prevedesse d'apertura, addirittura prima di quella sulla rottura clamorosa dei rapporti fra un senatore repubblicano e Gorge W. Bush, a proposito della guerra in Iraq. Finì sui giornali e le tv di tutto il mondo, anche se in molti pensarono - forse non a torto - che si trattò solo di una furba messa in scena. L'episodio, tuttavia, mise comunque in evidenza un problema: che il sistema globale dell'informazione sembra sempre più narcotizzato e vittima di meccanismi che cancellano palesi priorità e sconvolgono gerarchie di valori. Tutto in ossequio ad un'audience, tenuta sotto controllo dai potenti "sensori" della pubblicità.  FONTE

Oggi portiamo alla ribalta una denuncia contro l'informazione globale. ciò che avete letto è un estratto di un articolo di Repubblica che ha posto in evidenza il rapporto dei Medici Senza Frontiere, il quale rende visibili un dato inquietante: "le notizie sulle crisi umanitarie nel 2009 sono state il 6% del totale". Dal rapporto emerge che i TG danno più spazio ai saldi e al gossip piuttosto che alle emergenze umanitarie come la fame, la sete e la guerra. Questo è inquietante perchè bisognerebbe invece dar voce a coloro che purtroppo non ne hanno (perché non possono) e che vivono situazioni drammatiche che meriterebbero sicuramente la nostra attenzione. Ormai queste crisi vengono viste come "normali", soprattutto se accadono in territori africani e questo significa che non fa più notizia. I massacri, le malattie, la fame sempre più estesa, non fanno più notizia! Questa è la cosa più vergognosa perchè ormai c'è un clima di narcotizzazione dello spettatore/cittadino. Non è un segreto che viviamo in una società che tende a nascondere sotto il tappeto i problemi ed ad evidenziare le cose frivole e banali: anche in Italia, basta vedere un TG per rendersi conto di quante stupidaggini vengono messe in evidenza e al riguardo ci fu un giornalista italiano (Marco Travaglio, ndr) che riassunse la maggior parte dei titoli più banali e frivoli dati dai TG in determinate situazioni. Ecco perchè noi scendiamo in campo per dare voce alle testimonianze che giungono dai Medici Senza Frontiere perchè nel nostro piccolo, non vogliamo lasciarli soli e abbandonati all'oscurantismo dei media nazionali ed internazionali. E' poca cosa, ma almeno possiamo andare a dormire con la coscienza apposto, sapendo di aver contribuito a diffondere quell'informazione che viene ripetutamente oscurata o sottovalutata e preferita da altre notizie. Questo serve anche da ringraziamento per quanto fatto in quei paesi e per aver dimostrato che l'uomo può essere mosso anche da spirito caritatevole e non solo dal denaro, come molti pensano. Quanto segue è una testimonianza (datata Ottobre 2009) tratta dal sito ufficiale delle crisi dimenticate che presenta la sfida quotidiana di MSF nello Yemen:

Per settimane lo Yemen settentrionale è stato teatro di combattimenti incessanti. Da settembre 2007 Medici Senza Frontiere lavora nel governatorato di Saada, nord Yemen. L’équipe di MSF garantisce cure mediche alla popolazione vittima della “Sesta Guerra”, la più violenta delle offensive che dal 2004 vede contrapposti il governo e il gruppo d’opposizione Al Houthi. Andrés Romero, capo missione di MSF a Sana’a, spiega come è cambiato il lavoro di MSF.

Quali cambiamenti hanno subito le attività di MSF nel nord dello Yemen?

MSF sostiene due ospedali del Ministero della Sanità a Shara’a, nel distretto di Razeh, e ad Al Talh, nel distretto di Saher. In entrambi gli ospedali, le nostre équipe forniscono assistenza medica gratuita, garantendo le cure di base ma anche il pronto soccorso, i ricoveri e il servizio di ginecologia-ostetricia. Ad Al-Talh, in caso di emergenza, viene attivato anche il servizio di chirurgia. Nelle vicine città di Razeh e Al-Talh, MSF supporta i centri sanitari del Ministero offrendo visite generali e anche specialistiche. Dopo l’inizio della cosiddetta “Sesta Guerra” nell’agosto 2009, MSF ha cominciato anche a fornire assistenza medica ai profughi interni dell’area di Mandabah, situata nel nord del governatorato di Saada. È stato messo a punto un sistema di approvvigionamento idrico per rifornire di acqua potabile circa 250 famiglie. Nel corso degli ultimi due mesi di pesante combattimento, gestire tutte queste attività è diventato estremamente complesso, nonostante le assicurazioni fornite da entrambe le parti in conflitto. Siamo stati costretti a sospendere temporaneamente il servizio di chirurgia ad Al Talh e a ridurre il sostegno portato alle strutture sanitarie di base. Inoltre abbiamo dovuto ritardare l’avvio delle attività mediche nell’area di Mandabah. Continuiamo tuttavia a garantire visite mediche e ricoveri presso Razeh, e le nostre équipe mediche hanno preso in carico circa 560 emergenze al mese.


Di cosa hanno più urgentemente bisogno, a suo parere, le persone che abitano nel governatore di Saada?

Lo stato di guerra permanente ha costretto grandi masse di persone a fuggire in cerca di rifugio, ma sempre all’interno del proprio governatorato o verso le aree limitrofe. Non possiamo dire con precisione assoluta quanti siano i profughi interni, dal momento che le squadre di soccorso e le associazioni umanitarie devono superare grandissimi ostacoli prima di riuscire ad arrivare in tutte le aree del governatorato. Tuttavia, stando alle Nazioni Unite, sarebbero circa 60.000 le persone costrette a scappare dai propri villaggi per rifugiarsi nei governatorati di Saada, Amran e Hajia. Inoltre, molte famiglie sono ancora in viaggio, costrette a vagare da un posto all’altro incalzate dalla paura. Per esempio, nell’area a nord del governatorato alcune famiglie si sono spostate da Dahyan a Jesnem, poi da Jesmen a Baqim, infine da Baqim a Mandabah. P
roprio a Mandabah le nostre équipe si sono trovate di fronte a circa 3.000 persone costrette per lo più a vivere in precarie condizioni di vita, con scarse possibilità di approvvigionamento idrico e prive di beni di prima necessità come coperte e materiali per cucinare. Anche procurarsi il cibo è un problema, visto che le difficoltà di trasporto e commercio hanno fatto lievitare il prezzo delle merci di quattro volte. Mentre le altre associazioni si stanno organizzando per risolvere le questioni dell’approvvigionamento alimentare, MSF concentra i suoi sforzi nel tentativo di fornire assistenza medica alla popolazione di questa area. All’interno del governatorato riuscire a garantire assistenza sanitaria è senz’altro una questione della massima urgenza, dal momento che la gran parte delle strutture sanitarie è ferma e raggiungere le poche ancora funzionanti è un’impresa. Difficile stabilire quante siano le vittime tra i civili: all’ospedale di Al Talh, tra l’11 agosto e il 22 settembre, MSF ha eseguito 195 interventi chirurgici, di cui 135 per ferite di guerra. Poi, il servizio di chirurgia presso questo ospedale è stato interrotto. MSF sta lavorando con il Ministero della Sanità yemenita al fine di riattivarlo al più presto possibile.

Come è riuscita MSF a proseguire nelle sue attività nonostante il clima di estrema insicurezza?

 

Si è trattato di una sfida quotidiana, dovendo fronteggiare un gran numero di problemi, in primo luogo quelli relativi al clima di insicurezza e all’assenza di un valido sistema di comunicazioni. Non si poteva contare né sui telefoni di terra né sui cellulari. Le strade che collegano il governatorato di Saada con il resto del paese erano state bloccate. Gli operatori dello staff yemenita di MSF hanno spesso continuato a lavorare negli ospedali senza poter comunicare con le proprie famiglie. MSF ha risposto alla sfida preoccupandosi di inviare, attraverso l’Arabia Saudita, attrezzature mediche e risorse umane, in particolar modo un’équipe chirurgica, e cercando di seguire costantemente l’evolvere della situazione. Tutte le parti coinvolte nel conflitto riconoscono a MSF il suo status di attore neutrale e imparziale, per questo abbiamo sempre prestato assistenza medica a chiunque ne avesse bisogno, compresi i feriti di guerra, senza fare distinzioni tra una parte politica o l’altra. Tra gennaio e luglio 2009, nel governatorato di Saada, le équipe di MSF hanno assolto 30.000 consulti medici, di cui 8.000 casi di emergenza e 1.450 ricoveri. MSF ha inoltre eseguito 720 operazioni chirurgiche, di cui circa 100 a favore di feriti di guerra.    


 

2 commenti:

Mikhael ha detto...

Appunto, la colpa è dei media se la gente si rimbecillisce davanti alle cretinate del mondo moderno, anziché sensibilizzarsi davanti alla necessità di un mondo tribolato.

Ormai ai TG si parla più di politica che di terzo mondo...

Ma cosa ce ne importa di questa politica malata...

Angel ha detto...

Non è solo la politica che riempie gli spazi, ma soprattutto le stupidaggini come il gossip come se ci dovrebbe importare che cosa ha fatto Tizio e che cosa ha fatto Caio: la gente muore e noi vediamo come vanno vestiti ai galà: è questa la vera iniquità della nostra società

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