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sabato 12 giugno 2010

Il Sabato dei Salmi: Salmo 6 - Implorazione nella prova

 
[1]Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Sull'ottava.
Salmo. Di Davide.

[2]Signore, non punirmi nel tuo sdegno,
non castigarmi nel tuo furore.

[3]Pietà di me, Signore: vengo meno;
risanami, Signore: tremano le mie ossa.
[4]L'anima mia è tutta sconvolta,
ma tu, Signore, fino a quando...?

[5]Volgiti, Signore, a liberarmi,
salvami per la tua misericordia.
[6]Nessuno tra i morti ti ricorda.
Chi negli inferi canta le tue lodi?

[7]Sono stremato dai lungi lamenti,
ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
irroro di lacrime il mio letto.
[8]I miei occhi si consumano nel dolore,
invecchio fra tanti miei oppressori.

[9]Via da me voi tutti che fate il male,
il Signore ascolta la voce del mio pianto.
[10]Il Signore ascolta la mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera.
[11]Arrossiscano e tremino i miei nemici,
confusi, indietreggino all'istante.
 

COMMENTO (portale genitori cattolici)
 
E’ un salmo penitenziale. E’ un’invocazione al Signore affinché perdoni le colpe commesse; colpe che, in questo caso, hanno comportato la malattia del corpo. Nel Nuovo Testamento Gesù richiamerà, in alcuni casi, questa connessione (Mt. 2, 5 - Gv. 5,14) e lo Spirito Santo confermerà (1 Cor. 11, 30 - 1 Cor. 5,5) quanto riportato nel Vecchio Testamento "Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico" (Sir. 38,15). E ciò per riaffermare che se è vero che alcune sofferenze colpiscono il giusto per provarlo (es. Giobbe) o, come per Gesù, per redimere l’umanità ed altre sono desiderate da quanti vogliono soffrire in unione con Cristo (es. Padre Pio ed altri santi) per la salvezza delle anime; molte altre invece sono causate dai peccati. Concetto, quest’ultimo, ormai in disuso! Una ben precisa strategia tende a propagandare il "paradiso politico" in cui tutti, pentiti o no, vi confluiscono senza alcuno sforzo alla fine della vita; tale strategia tenta di annullare in tal modo il castigo correttivo di Dio Padre (Gesù lo ha definito Padre, non nonno!) che cerca, nel rispetto del libero arbitrio, di impedire la continuità nel peccato e quindi la progressiva insensibilità ai comandamenti ed ai richiami della Grazia divina. Atteggiamento che porta dritti all’inferno!

Il salmo ci insegna che "il penitente", "stremato dai lunghi lamenti e che ogni notte inonda di pianto il giaciglio", confida nell’infinita misericordia del Signore che lo perdonerà di sicuro. Atteggiamento di contrizione ben diverso da quello che capita di vedere ai nostri giorni nelle confessioni "moderne" in cui il penitente non sta più neppure in ginocchio ed in molti casi "confessa" i propri peccati al sacerdote come se gli raccontasse semplici vicende di vita vissuta. E’ chiaro che il Signore non pretende che tutti "inondino il giaciglio di lacrime", ma richiede che vi sia sincero pentimento. Il confessionale non è un sofà dello psicanalista, ma un "angolo" in cui il penitente colloquia, sinceramente pentito, con un "anonimo ed umile" ministro di Dio che, nascosto dietro una grata, deve accertare tale stato di pentimento ed assolvere, per mandato di Cristo, i peccati; oltre ovviamente a consigliare il fedele sui mezzi (preghiera, lettura quotidiana della Sacra Scrittura, sacramenti ecc.) per evitare di "cadere in tentazione".

La parte finale del salmo (cap. 9/11) è una decisa affermazione della misericordia di Dio che ascolta la voce del pianto e della supplica. Il Signore accoglie quindi la preghiera ed allontana gli "oppressori". A mio modesto parere gli oppressori sono da identificarsi nei demoni che, angariando nello spirito e nel corpo il fedele, cercano di allontanarlo da Dio, mediante la progressiva diminuzione della preghiera e della frequenza ai sacramenti. E l’allontanamento da Dio conduce alla disperazione, al suicidio e.....all’eutanasia.


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