Oggi parliamo di un fatto di notevole importanza, soprattutto riguardo i Paesi occidentali. E' notizia di ieri che il Papa Benedetto XVI ha dato il la all'istituzione di un nuovo dicastero con il compito di promuovere una nuova evangelizzazione nei Paesi occidentali, i quali si stanno troppo secolarizzando, o come meglio diremmo noi, si stanno ateizzando a causa della modernità e del materialismo sempre più diffuso.
Già in passato avevamo trattato il tema del bisogno di una nuova evangelizzazione, soprattutto nel nostro Paese perchè ormai la fede si stava in qualche modo afflosciando a causa dei piaceri diffusi e degli inganni a cui l'uomo era esposto. L'inganno principale era quello che la Legge e la Parola di Dio potessero essere adattati ai tempi: una bestialità assurda perchè la Legge di Dio è immutabile e non può essere adattata; è l'uomo che si deve adattare e non viceversa!
Insomma è sotto gli occhi di tutti che il cristianesimo si sta diluendo, al punto da perdere ogni connotazione originale. E dunque è da accogliere con speranza e gioia questa nuova iniziativa del nostro Pontefice che si è reso conto che bisognava intervenire seriamente prima che fosse troppo tardi. In seguito, l'articolo di Avvenire che presenta l'istituzione del nuovo dicastero vaticano:
"" La missione di Cristo, «affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento». Anche per questo, ieri, il Papa ha annunciato l’istituzione di un nuovo dicastero vaticano, «nella forma del Pontificio Consiglio», con il compito di «promuovere una rinnovata evangelizzazione» nei Paesi dell’Occidente «che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di eclissi del senso di Dio». Tutto ciò costituisce dunque «una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo».
Benedetto XVI ne ha dato l’annuncio durante la celebrazione, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, dei primi vespri della solennità dei santi Pietro e Paolo. Questa festa, ha detto all’inizio della sua omelia «evoca la duplice tensione, tipica della Chiesa» di Roma, «all’unità e all’universalità». Ma «il contesto in cui ci troviamo – ha spiegato subito dopo – ci chiama a privilegiare la seconda, lasciandoci, per così dire, "trascinare" da san Paolo e dalla sua straordinaria vocazione».
Di qui la scelta di incentrare proprio sulla missionarietà il suo discorso. «Non c’era e non c’è solo la fame di cibo materiale – ha fatto notare il Pontefice –. C’è una fame più profonda, che solo Dio può saziare. Anche l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità, di libertà profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente».
Benedetto XVI ha citato a tal proposito l’enciclica Redemptoris missio del suo predecessore. «La missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento». Anzi, «uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio». Vi sono regioni del mondo, ha quindi aggiunto papa Ratzinger, «che ancora attendono una prima evangelizzazione; altre che l’hanno ricevuta, ma necessitano di un lavoro più approfondito; altre ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione cristiana, ma dove negli ultimi secoli - con dinamiche complesse - il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa». Ecco perciò l’idea del nuovo dicastero.
Si tratta, come si evince dalle stesse parole del Papa, di un segno di speranza. Benedetto XVI ha infatti voluto ribadire ciò che già aveva affermato all’inizio del suo ministero petrino. «La Chiesa è giovane, aperta al futuro». «E lo ripeto oggi, vicino al sepolcro di san Paolo – ha aggiunto –. La Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per la forza del Vangelo, in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore del mondo».
È vero che «le sfide dell’epoca attuale sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali». Ma è altrettanto vero che proprio Gesù, ha fatto notare il Pontefice, «aveva loro dimostrato che con la fede in Dio nulla è impossibile, e che pochi pani e pesci, benedetti e condivisi, potevano sfamare tutti».
Benedetto XVI ha quindi fatto riferimento ai due Papi grandi missionari che lo hanno preceduto. Paolo VI raccolse «il grande anelito conciliare all’evangelizzazione del mondo contemporaneo». Giovanni Paolo II «ha rappresentato "al vivo" la natura missionaria della Chiesa, con i viaggi apostolici e con l’insistenza del suo Magistero sull’urgenza di una nuova evangelizzazione».
Il Papa è giunto a San Paolo fuori le Mura intorno alle 18 di ieri, accolto da monsignor Francesco Monterisi, arciprete della Basilica e dal Padre Abate di San Paolo, dom Edmund Power. Entrato in Basilica dal quadriportico, il Papa, accompagnato processionalmente dai monaci benedettini, prima dell’inizio dei Vespri è sceso alla Confessione per venerare il sepolcro dell’Apostolo Paolo. Era presente la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, inviata da Bartolomeo I per la festa dei santi Pietro e Paolo. Nel salutarli, il Papa ha ha auspicato che si possa «proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani».""
Mimmo Muolo
XXII Giornata Mondiale del Malato
10 anni fa
2 commenti:
Questo è un grande segno di speranza.
Ringraziamo e glorifichiamo il Signore per averci donato un pastore in gamba come Papa Benedetto!
Davvero Papa Benedetto si sta dimostrando un pastore degno di tale nome! Sta lottando nonostante i numerosi ostacoli e devo dire che mi sta molto sorprendendo!
Posta un commento