domenica 31 gennaio 2010
NESSUNO E’ PROFETA IN PATRIA
NESSUNO E’ PROFETA IN PATRIA
Quarta Domenica Tempo Ordinario
I Vangeli che abbiamo via via meditato, ci mostravano un Gesù capace di scuotere la gente, di far presa sugli animi: attorno a Lui la gente si accalcava, ci stava volentieri, non solo i ragazzini, ma anche gli adulti: cinquemila uomini, ci dice il miracolo della moltiplicazione dei pani, una folla impressionante per quell’epoca.
• 1/ Fuori patria, un successo strepitoso…
Era dunque un trascinatore, stava spopolando paesi e città per raccogliere le folle al suo seguito, contrariamente ai dottori della legge, farisei e compagnia bella che -come dice D. Sigalini- con la loro attesa di un Messia che non arrivava mai, la loro monotona fedeltà a una legge fatta di 613 precetti, la ripetitività di formule e di divieti, non riuscivano certo ad entusiasmare le folle e a farle accorrere!
Con Gesù, tutto è nuovo: non formule, ma storia viva; non precetti in abbondanza, ma guarigioni e miracoli in abbondanza; non fedeltà a una legge a scapito dell’uomo, ma salvezza dell’uomo anche a scapito della legge: quante volte ha infranto il riposo sabbatico per guarire e salvare chi era perduto!
• 2 / Ma in Patria che succede?...
Ma ecco che dopo tutto questo successo, Gesù torna a Nazareth, nella sua patria. Si reca alla sinagoga e fa quello che era usanza fare il giorno di sabato, cioè recitare preghiere e leggere le Scritture. E che succede? I suoi concittadini lo vedono tornare, vanno ad ascoltarlo alla sinagoga, il primo sabato, quando Egli và a dare il suo insegnamento, lo guardano fisso e … si scandalizzano di lui, come ci narra il brano di vangelo che leggiamo oggi. Ma cosa sta dicendo costui, il figlio del carpentiere, il figlio di Maria: la madre non è forse quella che vediamo andare al mercato, ad attingere acqua, ad impastare il pane come ogni buona massaia? E la famiglia non è forse quella che vediamo in sinagoga (oggi diremmo in chiesa) tutti i sabati?
Questo giovane partito dal paese qualche anno addietro, anche se altrove aveva fatto miracoli e trascinato le folle, ai nazareni non importava: loro sapevano tutto e di più su di Lui. Non era possibile che Dio si manifestasse in un personaggio così poco appariscente, senza titoli né niente che potesse accreditarlo presso i notabili del paese. Dio non si manifesta certo in questa quotidianità e ferialità e per di più in una banale cittadina qualunque. Da Nazareth cosa può mai venire di grande?
E Gesù cosa provò davanti a questo mormorio fatto di incredulità e addirittura di diffidenza? Provò tanta tristezza: l’incomprensione totale dei suoi non Gli permise di operare alcun miracolo e lasciò la sua patria con tanta amarezza e delusione nel cuore. Questa loro incapacità di cogliere il mistero della Sua persona e di vedere spiragli d’infinito in questa crosta quotidiana, deve avergli trafitto il cuore quanto una spada. Quindi, da una parte non riconosciuto dai suoi, e, dall’altra rifiutato dai dottori della legge, perché attentava al loro prestigio.
• 3/ Altri tempi, stessa storia!...
Altri tempi, stessa storia! Nessuno è profeta in patria. Quei tempi erano dunque come questi. Inscatoliamo il divino; deve per forza rientrare nei nostri schemi, se no, in una realtà diversa, Gli neghiamo la residenza! Molto spesso abbiamo occhi per non vedere e orecchi per non sentire.
Chiediamo al Signore la grazia di saper scorgere i segni della Sua presenza nel prossimo più prossimo: se sapremo godere del bene altrui, ne faremo di più anche noi e saremo particolarmente cari al Signore!
Wilma Chasseur (http://www.incamminocongesu.org/)
sabato 30 gennaio 2010
Gesù ci ama
L'amore di Gesù
Gesù è con noi! Gesù è in mezzo a noi! Questo è il mio messaggio per voi oggi. Se non l'avete fatto, visitate il blog di Dardo (La Luce della Fede) il quale oggi contiene bellissime parole che Gesù ci ha donato tramite il nostro fratello. Si io lo chiamo fratello perchè non dobbiamo temere di parlare come Gesù ci ha insegnato. Nel mondo di oggi non sento più parlare di amore, di fratellanza, di aiuto reciproco e anche i gesti di amore sono molto rari. Ci stiamo poco a poco indurendo, ma l'amore di Gesù può rompere e sgretolare questa durezza. Non vi scioglie il cuore il solo leggere le Sue parole, che siano esse quelle del Vangelo o delle testimonianze?
Lui verrà e ti salverà: questo è ciò che sento, ciò che ascolto con le mie orecchie e cerco di dirlo anche a voi perchè è la realtà dei fatti. Non siate così increduli, ma credenti. Solo che la prossima volta che Gesù verrà nella Gloria sarà per essere Giudice Giusto e non più Salvatore. Egli è già venuto per Salvarci: ora tocca a noi seguirLo per salvare noi e chi ci sta intorno. Il tutto per prepararci al momento finale che tutti noi attendiamo con ansia.
Vi scrivo queste cose anche per via di un video che ho visualizzato su Youtube, di cui non posso garantirvi ovviamente l'autenticità e che per questo motivo non posto.
Esso parla del fatto che Gesù starebbe per venire e che il tempo sta per compiersi. Come già detto io non vi posso garantire che sia reale, anche perchè Gesù ci ha messo in guardia contro i falsi profeti e quindi dobbiamo sapere che Gesù, quando tornerà, lo farà dall'alto, nella Gloria dei Cieli: il Vangelo infatti ci dice che Egli tornerà nello stesso modo in cui è andato via. Non sarà più in carne ed ossa dinanzi a noi prima di quel tempo, ma solo sottoforma di apparizioni. Vi dico queste cose anche per mettervi in guardia dal falso.
Ma sappiate una cosa: Gesù lo si sente nel cuore. Il Suo amore è così forte che è impossibile non sentirlo. Quindi quando sarà il momento non avremo dubbi nel nostro cuore: ricordate i discepoli sulla strada di Emmaus? Essi pur non sapendo che avevano accanto Gesù, avevano il fuoco nel cuore. Ecco, lo stesso sarà oer tutti noi: lo sapremo dal cuore quando Gesù sarà accanto a noi. Egli vi ama, più di ogni altra cosa e lasciatevelo dire da uno che L'ha fatto parecchio arrabbiare. Io ho commesso errori su errori, nella mia vita. Ho scaricato le mie delusioni su di Lui, quasi pensassi che la colpa fosse Sua. Ma nonostante il mio comportamento, ogni volta che tornavo a pregare ritrovavo quel calore nel cuore che sentivo perso. Come si può non credere a Gesù? Se non esistesse, non avrei provato nulla, se non rabbia. Invece il cuore sembrava in festa e io mi sentivo amato, felice e non più solo. Pensate che ci possa essere qualcuno capace di amare così tanto?
Io ora vi saluto e vi auguro sempre di trovare la pace e l'amore di Gesù. Un abbraccio.
Pubblicato da Angel
venerdì 29 gennaio 2010
Il miglior amico
AMICO GESU’
Gesù ci ama. Questo è ciò che sentiamo ripetere in Chiesa o dai nostri fratelli cristiani. Ma sappiamo cogliere il significato di questa affermazione? Siamo in grado di capire cosa significa amare? Questo è qualcosa di ben più ampio e che noi riusciamo a malapena a capire. Questa mattina, Enza, mi ha mostrato un video meraviglioso che penso possa parlare al posto mio. Lo posterò non solo nel video del giorno, ma anche qui. Perché voglio che vediate con i vostri occhi questo video che presenta in maniera molto chiara e limpida, Gesù Cristo come nostro amico. Poi, domani e nei prossimi giorni, sarà opportuno ritornarci con qualche riflessione. Ma per oggi, lasciamo la “parola” a questo bellissimo video (grazie ad Enza per la segnalazione!)
giovedì 28 gennaio 2010
LA BILANCIA
Eccovi una bellissima storia che merita assolutamente di essere letta!
mercoledì 27 gennaio 2010
27 Gennaio … Il Giorno della Memoria
PER NON DIMENTICARE
Oggi vogliamo dedicare uno spazio alle vittime di una delle più atroci affermazioni dell'odio e del razzismo umano. Come tutti ben saprete, oggi è la Giornata della Memoria dedicata alle vittime di quella carneficina passata alla storia con diversi nomi quali Shoah ed Olocausto.
Noi pensiamo che in un giorno come questo, sia opportuno per noi tutti, pregare per quelle vittime che hanno passato un qualcosa di orribile, indescrivibile. Non ci sono parole per esprimere o per raccontare cosa è successo. L'odio ha raggiunto l'apice portando l'uomo a concepire un disegno di soluzione finale della popolazione ebraica. C’è una frase del trailer del film che questa sera andrà in onda su Raiuno (Il Diario di Anna Frank), che mi ha colpito molto: l’attrice che interpreta Anna Frank (una ragazzina piena di sogni e di talento) dice: “Non diventerò mai grande”. Questa frase mi ha colpito al cuore perché penso che non ci sia nulla di più terribile che vedere il proprio futuro stroncato dall’odio dei propri simili. Anna si rende conto che non diventerà mai adulta e che per questo non potrà realizzare i suoi sogni di attrice e di madre. E tutto a causa di uomini senza scrupoli che si sono comportati come bestie, anzi peggio delle bestie perché quest’ultime hanno più umanità di quegli uomini. Gesù mi perdoni perché sto giudicando, ma dinanzi ad un crimine tanto ampio, tanto efferato, non posso trattenermi dal giudicare.
Va inoltre precisato che non ci sono state solo vittime ebree, ma anche uomini delle nazioni dominate dal nazismo perché affetti da handicap, o perché omosessuali o perché avversari politici e cosi via.
Il nostro desiderio è solo che non ci fossero più manifestazioni di odio e che i giovani, tutti i ragazzi, comprendessero e ricordassero ciò che è avvenuto. Vorremmo che la fine di quei sei milioni di uomini servisse per educare le nuove generazioni verso l'amore e verso Dio, insegnando loro che l'odio può portare solo a concepire cose assurde e incivili e orribili. L'amore che Dio ci ha donato deve funzionare da corollario per tutte le genti. Non ci devono più essere atti di razzismo, divisioni di ogni tipo. Siamo al punto che la gente distingue i cristiani tra cattolici, evangelisti, avventisti: ma non siamo tutti cristiani? Non tutti crediamo nello stesso Dio potente e misericordioso e non tutti crediamo nel Figlio dell'Altissimo, Gesù Cristo?
Basta razzismo; basta divisione; basta odio. Solo diamo spazio ad amore, comprensione, accoglienza, integrazione e tolleranza: non facciamo di tutta un erba un fascio. Non tutti i romeni sono stupratori, non tutti gli africani sono ladri, non tutti gli slavi sono criminali; esattamente come non tutti gli italiani sono mafiosi o ladri o stupratori. Non lasciamo che la propaganda populista delle televisioni e della politica, ci condizioni al punto di temere chi è diverso da noi, pregando per la sua cacciata.
Dio ci ha creati uguali: nessuno è superiore a nessuno. L'esaltazione delle razze ha portato solo a terribili e indicibili situazioni: ciò che è avvenuto nei Lager è qualcosa di orribile che può venire solo dal demonio. Quindi l'uomo ha scelto di seguire il demonio e il male invece che seguire l'amore di Dio. E tutt'oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, si continua a scegliere la strada del demonio fatta di odio, intolleranza e razzismo. Chi prova questi sentimenti non è da Dio, ma dal male. E non ci sono giustificazioni per questo: non basta dire “mi ha provocato” per giustificare un simile odio razziale.
Come ultima esortazione, invitiamo tutti voi a pregare per le vittime dell'odio e a ricordare questa giornata, con chiunque parliate, specialmente verso i più giovani. Insegniamo ad amare e a rispettare le differenze con tolleranza, secondo il volere di Dio Padre. Gloria a Dio.
martedì 26 gennaio 2010
L'unità dei cristiani
Oggi, come post del giorno, le ultime due riflessioni sull’unità dei cristiani, degli Adoratori Missionari dell’Unità
Diario di Bordo 23.01.2010.
Nelle nostre Mani...
Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani.
Signore Gesù hai messo il Tuo Corpo nelle nostre mani.
Tu la Vita, la Pace, la Comunione, l'Unità in Noi.
Chi l'avrebbe mai detto che Dio si sarebbe Consegnato
Inerme nelle nostre mani Lui l'Onnipotente Dio.
E che Lui avesse affidato a Noi il Suo Corpo
quale Unico e Potente Dono di Grazia.
A Noi ha detto tante cose ma tutte rivolte
a comprendere il Valore dell'Accoglienza di Lui,
dell'Accogliere e Fare nostro proprio quel Suo Corpo
Donato ad Ognuno, all'Umanità, sino alla Fine dei Tempi.
Tutto quello che in Noi mancava e manca è in quel Corpo
che si è fatto Perpetuo Dono per Chi lo Avrebbe Accolto.
E altro Annuncio di Verità non si può fare che Indicare
l'Unico Pane dopo averne fatto esperienza Personale.
Ora a Noi di dare Frutto Compiuto al Venire di Dio
a Noi ha Dato l'Onere e l'Onore di Costruire il Mondo
a Misura di quell'Amore e di quella Comunione che Lui
ci ha Donato rimettendo il Suo Corpo nelle nostre mani.
Accoglierlo è prendersi la Responsabilità perché in Noi Sia
Seme e Frutto di Grazia e di Pace, di Comunione e di Amore.
Diario di Bordo 25.01.2010.
In Noi la Tua Luce...
Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Gesù il Tuo Corpo Dato a Noi ci fa Riflesso dello Splendore
che l’Amore Tuo e del Padre Imprime in Noi.
Il Popolo che Camminava nelle Tenebre Vide una Grande Luce...
Per Coloro che abitavano in terra Tenebrosa una Luce Rifulse... Isaia 9,1
Nel buio della nostra Anima e del nostro vagare nella Vita,
Tu mio Dio hai Voluto Nascere per Crescere in Noi.
Il Buio è diventato il Luogo del Tuo Riposo
Lui Testimone del Tuo Essere la Luce.
Sì Signore quel che in Noi non era
oggi Testimonia quello che la Tua Luce
ha fatto di Noi, Riflesso di Te, Noi Tuo Corpo
Cresciuto al Tuo Crescere ogni Giorno Grazia su Grazia.
Ora Uniti a Te, Possiamo e Dobbiamo Vivere e Servire l'Unità!
La stessa Luce che hai Donato e fatto Crescere in Noi
ora vuol Cercare e vuol Amare ogni Condizione
Illuminando ogni buio di questo mondo.
Quel che Signore hai fatto di Noi Ora,
sarà Testimone e Testimonianza in tutta la Vita.
Quel che la Tua Grazia ha fatto Crescere in Noi ora è Dono
da Portare e Mostrare e Donare e Formare in Chiunque lo Desideri.
Il Tuo Corpo la Luce, nel Tuo Corpo Siamo e Saremo la Luce del Mondo!
Adoratori Missionari dell'Unità
Pubblicato da Patrizia
San Paolo: sulla via di Damasco
lunedì 25 gennaio 2010
LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO
Oggi, come annunciato, è il giorno in cui si celebra e ricorda la Conversione di Paolo di Tarso, poi divenuto San Paolo. Per poter meglio celebrare uqesto evento, la cosa migliore possibile, è lasciare lo spazio direttamente alla Parola di Dio che presenta la figura di Saulo, prima e dopo l’incredibile folgorazione avvenuta sulla Via di Damasco.
[...] Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!". E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista". Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome". Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome". 17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo". E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?". Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo; ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo; ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta. Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore …
domenica 24 gennaio 2010
Il peccato
I SETTE PECCATI CAPITALI: L’ACCIDIA
L'Accidia - Un grande pericolo
Carissimi collaboratori e amici della Vigna, oggi mi sento chiamato in causa per rispondere contro l'accidia, uno dei mali di cui, purtroppo, sono stato vittima per lunghi anni e ancora oggi mi porto dietro le conseguenze. Ciò che Cristo fa in primo luogo è liberare l'anima dalle tenebre, in secondo luogo rende l'anima una guerriera contro il peccato di cui è stata vittima. Essendo io stato liberato da molte cattive abitudini, oggi mi sento in dovere di combattere queste abitudini malsane. L'accidia si sa, ci accomoda nella nostra pigrizia e ci rende menefreghisti.
Gesù Dio ci sprona a lavorare per gli altri. La nostra vita è basata su un lavoro di donazione verso il prossimo. Se noi ci lasciamo andare alla
comodità, questo non giova né al nostro corpo che ha bisogno di attività, né soprattutto alla nostra anima che ha bisogno anch'essa di attività, ma spirituale, volta all'impegno per il bene comune. A volte, forse anche spesso, si rimandano cose al domani e quando il domani arriva, si rimandano ancora... Un detto semplice ci suggerisce di non rimandare al domani ciò che possiamo fare oggi. Del resto chi ci dice che domani saremo ancora su questa Terra? Da non confondere accidia con riposo. Infatti chi si stanca dopo una lunga giornata di lavoro, o di studio o di altri impegni, è giusto che si prenda il meritato riposo.
Ma se noi ce ne stiamo comodamente seduti alla poltrona a guardare la TV, o davanti al PC a navigare in internet o a giocare per lungo tempo, allora non si parla più di riposo, ma di vera e propria pigrizia. L'ozio è un male che va combattuto e non ci si deve rifiutare per capriccio. Ripeto, non sono un santo in questa situazione. Questa riflessione quindi non aiuta soltanto voi ma anche chi scrive queste righe. Non si tratta di predicare bene e razzolare male, ma un tentativo di impegnarci insieme nella lotta contro la pigrizia che ci inganna continuamente con i divertimenti. Ho aspettato questo giorno dedicato ad uno dei sette peccati capitali, in questo caso l'accidia, per dire la mia su questa piega spirituale che affligge molti giovani di oggi e non solo. Dobbiamo pensare come il nostro impegno si trasforma in risorsa per il prossimo. Se io faccio qualcosa, di quel qualcosa beneficerà l'altro. Se noi tutti ce ne stessimo con le mani in mano, il mondo si fermerebbe, la parola di Dio non viaggerebbe, ma se noi
spendiamo il nostro tempo per il prossimo, permettiamo l'edificazione del Regno di Dio, diffondendo la Sua Parola, il Vangelo, il mondo inteso come società continua ad andare avanti. Pensate che bello: Una persona in difficoltà ha la possibilità di rialzarsi con il nostro aiuto e aiutando gli altri, aiutiamo anche noi stessi. A che serve dunque starsene ore ed ore a poltrire? Non vediamo il mondo, non vediamo gli altri, non facciamo nulla di concreto. Che spreco, davvero che spreco... La vita è un magnifico dono da vivere con intensa gioia e amore. Una vita trascorsa nell'accidia, è un'esistenza tenebrosa. Cosa posso consigliare a chi vive in questa debolezza? Innanzitutto, cominciamo a piccoli passi questo cammino Verso l'attività, magari con le faccende domestiche, aiutando i propri cari, gli amici, o meglio ancora impegnarsi all'interno della Chiesa.
Vedrete che con il tempo diventerà anche stimolante impegnarsi e questo favorisce un benessere psicofisico e spirituale. La mente, il corpo e lo spirito sono in attività, la vita appare cristallina, bella e luminosa. L'apprezzamento del creato e la contemplazione del Creatore aumentano col rapportarsi con le persone e il mondo. Questo è un consiglio che voglio darvi: Iniziate fin da subito, con piccoli gesti e pian piano tornerete ad una vita sana e semplicemente bella. Ora chi vive nell'ozio, vede ogni piccola cosa come una grande impresa, quando invece con l'aiuto di Dio tutto diventa più facile. Ecco carissimi voi tutti, io vi consiglio di rivolgervi a Lui, nostro Padre ed Egli vi libererà dalla schiavitù delle vostre debolezze. Concludo augurando a ciascuno di voi una vita semplicemente sana e vissuta in Cristo Gesù figlio di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
Pubblicato da Mikhael
sabato 23 gennaio 2010
La rabbia
I SETTE PECCATI CAPITALI: L’IRA
Collera: patologia nel rapporto con gli altri, chiamata anche orghè: passione che ci assale come un vento impetuoso, emerge come un bollore improvviso e spesso prendiamo a bersaglio chi ci capita vicino, ovvero il cosiddetto malcapitato.
La collera diversamente da tutti gli altri vizi è visibile, tutti gli altri possiamo nasconderli ma per la collera è impossibile. Chi ne è preda viene sfigurato, fa perdere il fiato e genera una sensazione di soffocamento. La collera è una reazione che condividiamo con gli animali, i quali la manifestano quando sono aggrediti, ma l'uomo, credetemi, sa fare di più. Ebbene, se noi non riusciamo a dominare tale modo istintivo, esso rischia di tramutarsi in un risentimento permanente. Ci sarà sempre la memoria dell'offesa mai perdonata con brutte conseguenze per ogni nostra relazione.
Gregorio Magno descrive la collera così: Il cuore infiammato dalla collera inizia a batter forte, il corpo trema, la lingua si inceppa, il viso diventa rosso, gli occhi si inferociscono, non si riconosce più nessuno e la bocca finisce per emettere urla senza senso. A questo punto mi chiedo: che differenza c'è tra una bestia feroce e costui che non si rende conto di quel che fa? Così può succedere che la collera faccia scendere a vie di fatto. L'uomo non riesce a dominarsi perché è caduto in potere altrui. Infatti non passa giorno che non si legga o non si senta in televisione notizie che riguardano appunto liti trasformate in omicidi o tentati omicidi.
Concludendo non posso far altro che chiedermi: quand'è che la collera diventa peccato "vizio"? La risposta c'è ed è questa: E' quando diventa una presenza costante nei nostri rapporti con gli altri. Una buona fucina spesso sono i posti di lavoro, dove purtroppo la rivalità costituisce fattore principale. Qui si scatenano liti, offese, con esternazioni che oltre a far vivere male, provocano malessere continuo che poi si traduce nei litigi nelle proprie famiglie. Io ho potuto constatare che la Parola di Gesù è una Parola di pace, di amore; difficilmente incarnando quello che Lui dice si riesce ad essere o diventare un soggetto come sopra descritto. L'abbandonare Dio nella nostra vita e il continuo arricchimento dei vizi, porta certamente la persona a vivere una vita staccata da quell'armonia per cui siamo stati creati.
Il rimedio all’ira c’è e come per tutti i peccati, è l’amore, l’umiltà e la carità. Chi ama, chi accetta l’umiliazione e chi conosce la carità, non si potrà mai adire contro il suo fratello e sarà sempre in grado di porgere l’altra guancia, così come ci dice Gesù. Controlliamo le nostre sensazioni e i nostri sentimenti ed evitiamo di cadere nelle braccia di satana perché se perdiamo il controllo di noi stessi, non diveniamo solo delle bestie, degli animali, ma diveniamo burattini nelle mani di satana che ci manovrerebbe per farci compiere cose che normalmente non saremmo mai in grado di compiere. Ed ecco che una semplice lite si trasforma in omicidio o una gelosia sfoci in un raptus omicida. Poniamo attenzione a queste cose e lasciamoci guidare dalla legge dell’amore che tutto perdona e tutto concede.
Pubblicato da Enza e Angel (ultimo paragrafo)
venerdì 22 gennaio 2010
L’invidia
I SETTE PECCATI CAPITALI: L’INVIDIA
Altro pericolo che insidia il nostro cuore è l’invidia. Il catechismo della Chiesa Cattolica dà questa definizione:
2539 L'invidia è un vizio capitale. Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebitamente. Quando arriva a volere un grave male per il prossimo, l'invidia diventa peccato mortale:
Sant'Agostino vedeva nell'invidia « il peccato diabolico per eccellenza ». 409
« Dall'invidia nascono l'odio, la maldicenza, la calunnia, la gioia causata dalla sventura del prossimo e il dispiacere causato dalla sua fortuna ». 410
2540 L'invidia rappresenta una delle forme della tristezza e quindi un rifiuto della carità; il battezzato lotterà contro l'invidia mediante la benevolenza. L'invidia spesso è causata dall'orgoglio; il battezzato si impegnerà a vivere nell'umiltà.
Partendo da queste definizioni, cercherò di portare a riflettere sulle cause che suscitano nei cuori umani il sentimento dell’invidia.
Come già detto, l’invidia è uno dei vizi capitali che rende triste il nostro cuore. Come tutti i vizi capitali l’invidia è antica come l’uomo; a differenza della superbia, della gola, della lussuria, l’invidia è forse l’unico vizio che non procura piacere; Ma dove affondano le radici di questo male profondo? Sicuramente sono da ricercare nel profondo di noi stessi dove il nostro “IO” per crescere e formarsi ha bisogno di ricevere gratificazioni e riconoscimenti. Quando questo manca, l’autostima viene meno, ed entra in scena l’invidia che fa nascere in chi è incapace di valorizzare se stesso il desiderio di demolire l’altro perché possessore di qualità o cose che non si hanno. Si mette così in moto un meccanismo di difesa che mira a svalutare la persona invidiata. E’ chiaro che la persona invidiosa riconosce le qualità dell’altro come superiori alle proprie e per paura che altri si accorgano di questo, tenta di demolire l’avversario mettendo in luce , spesso anche in modo calunnioso, i suoi difetti, danneggiandolo gravemente. Ma non confondiamo invidia e gelosia: la prima è risentimento verso qualcosa che qualcuno ha, ma che non mi appartiene; la seconda è la paura che qualcuno mi porti via ciò che già ho; l’invidia è figlia della frustrazione e di un senso di impossibilità a realizzarsi che si riflette in un odio distruttivo verso l’altro; l’invidioso «è un carnefice di se stesso» (S. Pier Crisologo) e di chi gli è vicino. Purtroppo viviamo nella società della competizione e del successo e per questo l’invidia cresce a dismisura ed è presente in tutti gli ambiti della vita sociale. Per esperienza personale, posso affermare che l’invidia è presente in maniera molto forte negli ambienti di lavoro e soprattutto fra colleghe che fanno fatica ad accettare i propri limiti e soffono per le qualità altrui. Mi è capitato un fatto simile qualche anno fa, nella scuola dove lavoro, con una collega che non sopportava il fatto che i nostri superiori stimavano più me che lei. E’ iniziata così una lotta tremenda: ero spesso vittima di dispetti, di calunnie e di maldicenze. Qualche volta, esasperata, reagivo anche in malo modo contro di lei ma, alla fine, per questione di quieto vivere, sono stata costretta a cambiare postazione di lavoro lasciando lei ad occupare il posto che desiderava. Mi è costato molto rinunciare ed ho sofferto tanto ma il buon Dio ha fatti sì che questo mio sacrificio non fosse inutile anzi, mi ha permesso di avere più tempo da dedicare alla mia formazione professionale che presto mi permetterà un avanzamento di livello. A cosa è servito alla mia collega nutrire tutti quei sentimenti d’invidia? Sicuramente a farsi del male perché la persona invidiosa spesso soffre molto. Da questa prospettiva possiamo dire che l’invidia è un sentimento negativo ed inutile che non permette a chi si sente limitato e impotente di lavorare un po’ su di sé per conoscersi e riconoscere le qualità che sicuramente ha in quanto il buon Dio non ha lasciato alcuno senza doni. A tale proposito è significativo riflettere sul brano del Vangelo di Matteo 25,14-30 che narra la parabola dei Talenti:
“ Un uomo, dovendo partire per un lungo viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
Ad uno diede cinque talenti, all’altro due e al terzo uno solo e partì.
Il servo che aveva ricevuto cinque talenti andò subito a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
Invece il servo che aveva ricevuto un solo talento, temendo di perderlo, fece un buco nella terra e ve lo nascose.
Dopo tanto tempo ritornò il padrone e chiamò i servi a render conto.
Quello che aveva ricevuto cinque talenti ne presentò altri cinque e il padrone allora lo benedisse e gli regalò i dieci talenti.
Si presentò poi il secondo che aveva ricevuto due talenti dicendo: “Signore, mi hai dato due talenti e io ne ho guadagnati altri due”.
Il padrone ringraziò anche questo servo e regalò anche a lui i quattro talenti.
Infine si presentò il servo che aveva ricevuto un talento solo e lo riconsegnò al padrone dicendo: “Ho avuto paura di perderlo e lo ho nascosto sotto terra, ecco, prendi ciò che ti appartiene”.
Il padrone allora gli tolse l’unico talento, perché non l’aveva fatto fruttare e lo cacciò.
La parabola si conclude così: “…poiché a chi ha, sarà dato in sovrabbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha“.
Ecco, la persona invidiosa è come quel servo che ha ricevuto un solo talento e che, per paura di perderlo, lo nasconde sotto terra. Non sarebbe forse più utile cercare di valorizzarsi per i doni, pochi o tanti che siano, che il Signore ci ha fatto mettendoli anche al servizio degli altri piuttosto che dannarsi l’anima per cercare a tutti i costi di essere e di possedere ciò che non si è e ciò che non si ha? Impariamo ad essere umili e a ringraziare il Buon Dio di tutto ciò che ogni giorno fa per noi. Ma c’è un’altra cosa da dire: ciò che siamo capaci di essere e di fare lo dobbiamo non alle nostre forze ma a Colui che con il Suo Spirito ci guida sempre sulla via del bene. San Paolo nella lettera ai Filippesi al cap. 14,19-20 dice:” tutto posso in Colui che mi dà la forza”. Riconoscere che tutto è dono di Dio e tutto concorre al nostro vero bene è il passo necessario da fare per vincere la tentazione di guardare il fratello con gli occhi del maligno e guardarlo con gli occhi di Dio.
Cito anche il libro della Sapienza dove si ricorda che «la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (Sap. 2,24); la Sacra Scrittura collega il limite dell’umanità ad un peccato d’invidia e Satana è l’invidioso per eccellenza. Chesterton dice che l’uomo che non è invidioso vede le rose più rosse degli altri, l’erba più verde e il sole più abbagliante, mentre l’invidioso le vive con disperazione. Dunque, uno sguardo purificato dall’accoglienza della Grazia di Dio aiuta a cogliere in modo giusto il valore delle cose, la loro intima bellezza e non porta a desiderare di possedere smodatamente ciò che non si ha. Suggerisco anche la lettura dell’Inno alla carità di San Paolo in 1Cor. 13,1-13: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.
Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso, e non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla. La carità è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non verrà mai meno. Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà; conosciamo infatti imperfettamente, e imperfettamente profetizziamo; ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Da quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità.
In conclusione, l’umiltà è la carità sono le qualità necessarie per togliere dal proprio cuore il sentimento dell’invidia che, come tutti i vizi è considerato un peccato grave che può portare alla distruzione di sé ed anche della persona invidiata. Cerchiamo di convincerci del fatto che Il Signore è quel Padre buono e misericordioso che ama tutti i suoi figli e ricordiamoci soprattutto che Gesù è morto in croce per i peccati di tutti gli uomini, buoni, cattivi, belli, brutti, bravi, meno bravi … e lo ha fatto solo ed assolutamente solo per AMORE! E allora che senso ha essere invidiosi? Ma di chi e di che cosa? Nulla abbiamo da temere, siamo tutti in buone mani, le grandi mani dell’Altissimo che abbracciano il mondo intero.
Pubblicato da Marina
giovedì 21 gennaio 2010
La lussuria nella lotta tra bene e male
I SETTE PECCATI CAPITALI: LA LUSSURIA
La lussuria è uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. la lussuria è frutto della concupiscenza della carne (al pari del peccato di gola e dell'accidia) ed infrange sia il Sesto Comandamento che vieta di commettere atti impuri sia il Nono che riguarda il desiderare la donna d'altri.
Fra questi atti impuri la Chiesa indica tanto le azioni concrete materialmente compiute in materia di sessualità non finalizzata alla procreazione e all'unione in seno al matrimonio, quanto il solo desiderio e l'immaginazione ("chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.", Vangelo di Matteo 5,28).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica così sintetizza:
Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citate la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali. (CCC n.2396)
La lussuria è dunque il rapporto col nostro corpo e la sessualità. Il corpo che è capace di dar vita grazie alla sessualità; all’interno di esso possiamo introdurre la lussuria, la fornicazione, che è lo stravolgimento di tutta la sessualità. Se l’incontro sessuale viene ridotto al solo piacere fisico, l’unica cosa che interesserà sarà possedere l’altro corpo. Il cristianesimo ha dato molta attenzione a questo problema perché viene rovinato il rapporto con l’altro ( piccola divagazione: mi viene in mente la polemica tra i media e il Papa sul problema preservativo). Quante persone ferite nell’animo per questo vizio. Quante donne vendute sulla strada per dare agli uomini questo falso piacere, quante donne nel mondo dello spettacolo vanno alla ricerca del sesso facile per far carriera o per il successo, e quante persone che vivono attorno a noi e che nascondono una doppia vita sessuale. Anche questo vizio è collegato a tutti gli altri.
Purtroppo la lussuria è uno dei peccati non solo più diffusi, ma anche taciuti e a volte, giustificati. Si tende in questa direzione ormai da un bel po’, da quando soprattutto si è sviluppato una certa propensione ai facili costumi e si è cominciati a vedere le ragazze come oggetti per attrarre l’uomo. E così nasce la televisione che porta la lussuria ai massimi livelli e poi il computer ed internet che danno libero accesso ad un mondo pornografico, fatto di scene dove si riproduce l’atto sessuale in tutti i modi pià animaleschi e perversi possibili. Nasce l’industria del porno che in poco tempo, arriva a toccare il primato per il fatturato più alto (e che non risente nemmeno dei tempi cupi della recessione economica). Il mondo si perverte e dimentica ciò che è in abominio dinanzi agli occhi di Dio. L’uomo si lascia travolgere dalle passioni carnali che vanno dal piacere sessuale alla voglia di possedere, di vivere il lusso. E non combatte più né all’esterno e né all’interno perché ormai si è arreso alla menzogna, la menzogna secondo la quale tutto ciò che concerne la sessualità è natura e non peccato. E così masturbazione, sesso precoce al d fuori del matrimonio, nudismo, pornografia, prostituzione, fornicazione crescono a dismisura fino a raggiungere l’apice del dominio: l’uomo è ora schiavo e non se ne rende nemmeno conto.
Quante persone sono porno-dipendenti? Quante persone sono sesso-dipendenti? Quante persone sono schiave del proprio corpo che reclama sempre di più con una vocina che ti dice che è giusto ciò che compi. Ma già il fatto di porsi la domanda è il primo segnale che Dio dà all’uomo: il dubbio se si tratta di un bene o di un male. Qualcuno si pone questa domanda quando aiuta sua madre o suo padre? Qualcuno si pone questa domanda quando si lava le mani? No, perché la coscienza sa che è cosa giusta. Ma quando si parla di lussuria invece la coscienza non tace, ma sussulta: solo che quel sussulto viene soffocato dalla passione e dalla voglia di cedere al piacere fisico e si cerca la giustificazione per mettere a tacere una voce che non può essere taciuta e che perseguiterà l’uomo anche nella dannazione del peccato.
Un giorno, un visitatore del sito, ci parlò di un fatto accaduto durante un esorcismo: il demone che veniva cacciato disse che la pornografia aveva avuto l’effetto sperato: cioè portare un numero spropositato di anime a satana, nella dannazione eterna.
Quando lessi questa sua testimonianza, non mi meravigliai affatto: la pornografia non può essere lecita o giusta perché rende perverso e animalesco il dono di Dio dell’amore reciproco che porta alla vita: la pornografia riduce il sesso ad un atto tra animali e nega invece il disegno perfetto di Dio. E satana approfitta di questo per rubare più anime possibili per portarle alla dannazione. Egli sa che l’uomo non resiste una volta visto quelle immagini: e lo attacca violentemente. Anche alcuni di noi hanno passato e stanno tutt’ora passando dentro questo incubo di schiavitù: ma c’è una Speranza e quella Speranza è Gesù Cristo. Lui ci ha dato la libertà e la possibilità di salvarci: è dura, ma non è più impossibile. La lussuria può essere sconfitta con l’amore: amare, non possedere qualcuno. Non si può fare sesso, ma si fa l’amore. E guardiamo alla verginità come un pregio e una virtù che deve essere conservata almeno fino al matrimonio, quando l’uomo e la donna potranno divenire una cosa sola. Non morite dalla voglia di far sesso prima del vostro amico, perché vi pentirete di aver dato via qualcosa di prezioso che Dio vi ha dato per donare all’uomo della vostra vita.
Guardate a Cristo per la vostra liberazione e vi ricordo, che noi tutti, diamo un aiuto forte contro le dipendenze sessuali: abbiamo creato sezioni apposite per sconfiggere insieme la pornografia, la masturbazione e ogni altra forma di dipendenza. Insieme ed uniti a Cristo, lotteremo la giusta battaglia e vinceremo perché Gesù ci ha dato la vittoria il giorno in cui è Resuscitato dalla morte, rendendoci partecipi della vittoria sulla morte e sul peccato. Ora spetta a noi, in virtù del libero arbitrio, scegliere se seguire la vittoria o se seguire la sconfitta: la prima richiede sacrificio, ma verrà ricompensata cento volte tanto; la seconda non richiede sacrificio, ma dannerà l’anima per l’eternità.
Concludiamo, invitandovi a seguire l’impegno di oggi: andate nella sezione “Impegniamoci insieme” per scoprirlo.
Pubblicato da Enza e Angel