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lunedì 18 gennaio 2010

I SETTE PECCATI CAPITALI: LA GOLA

Iniziamo la rassegna dei peccati capitali, innanzitutto con la definizione di peccato, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica: Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna » 

Il peccato del giorno è la gola, uno dei più diffusi e sottovalutati peccati commessi dall’uomo del nostro tempo.

Se pensiamo all'ingordigia, un tempo la chiamavano gola, potremmo riflettere per ore. Quante malattie legate a questo vizio, perché l'ingordo non è mai sazio, vuole sempre di più e questo è il primo dei vizi capitali. Il rapporto col cibo dovrebbe essere un rapporto sereno perché serve per vivere, invece per molti diventa come la lussuria. C’è questo godimento di gustare e soddisfare la gola; infatti, da meditazioni che ho fatto riguardo a questi vizi, ho dedotto che la lussuria è spesso legata alla gola. Chi non sa trattenersi con il cibo difficilmente avrà un rapporto sereno e docile con il sesso. Questa passione è chiamata anche "gastrimarghia" (gastri=ventre) (marghia=follia). L'ingordigia si può definire la madre di tutte le passioni. Possiamo chiederci perché dedichiamo tanta attenzione al cibo, comunque necessario per noi. Se poi pensiamo ad Adamo ed Eva che peccarono proprio quando entrarono in relazione con un alimento (il frutto dell'albero), possiamo subito renderci conto di quanti danni può fare la voracità, il non controllare questa passione. Se leggiamo la Bibbia, Esaù cedette la primogenitura per un buon piatto di lenticchie. Lot incestò le figlie dopo aver bevuto vino. Pensiamo a quanti danni può portare il non controllo della gola, meglio chiamata "voracità o ingordigia".

E non a caso, l’eccesso di nutrimento, porta conseguenze dannose per la salute: obesità, diabete, infarti, sono tutte malattie legate all’eccesso. Se noi ci controllassimo, nessuno sarebbe affetto da questo tipo di patologie. SI può mangiare tutto, ma in modica quantità: questo è ciò che gl iesperti ci ripetono in continuazione. Ed è esattamente ciò che Dio vorrebbe da noi. Tra l’altro, c’è un altro aspetto da considerare: quanti muoiono di fame e di sete? Se solo noi, riducessimo il nostro fabbisogno alimentare, molti altri potrebbero avere il proprio pane quotidiano. Ed invece no: noi vogliamo il primo, il secondo, il terzo, il contorno, il dessert e scegliamo anche cosa mangiare: questo è brutto, questo fa schifo, questo è stato mozzicato, questo è stato toccato da mia sorella. Pensate, basterebbe che tutti noi ci limitassimo al nutrimento necessario per dare da mangiare a tutto il mondo, eliminando così una piaga che coinvolge milioni di persone.

Ciò che Dio ci chiede e di nutrirci secondo la necessità, senza pensare al godimento del cibo e senza esagerare: perché più mangiamo e più desideriamo cibo. E più noi mangiamo, e più gli altri andranno raccogliendo le nostre briciole come faceva Lazzaro nella parabola che Gesù raccontò ai suoi discepoli: « C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.

29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi. »   (Luca 16,19-31)

 

Vogliamo anche noi essere come quel ricco che lasciava al suo servo, solo le briciole? O non vogliamo essere generosi e limitarci al minimo indispensabile per aiutare noi stessi e soprattutto per tentare di aiutare il prossimo bisognoso? Sarebbe bello, se un giorno, questa Vigna, organizzasse anche delle mense per i poveri: così che la nostra rinuncia, si trasformi in nutrimento per loro.

L'ingordigia è tra le forme di egoismo, passateci il termine, più

disgustose. Se pensiamo ai fratelli delle nazioni povere, i quali il

più delle volte sono costretti a fare chilometri per permettersi

l'acqua potabile, con quale coraggio ci abbandoniamo ai piaceri della

tavola? Il cibo è un dono prezioso di Dio, da condividere con chi ne

ha bisogno. Non sempre tra la gente c'è questa disposizione, anzi,

sembra che alcune persone preferiscono gonfiare le loro dispense,

piuttosto che darlo ai poveri. Oggi c'è questa "moda del cibo" che

oscura la coscienza riguardo alla fame nel mondo. Stiamo assistendo

all'esaltazione della gastronomia dove Sushi e Nouvelle Cuisine fanno

da padrona, in un mondo in cui c'è un estremo bisogno di cibo. Si

cucina per far gonfiare la pancia ai ricchi, in cambio di una lauta

ricompensa, piuttosto che spendere i propri averi per comprare cibo da

dare ai bisognosi. Non penso che Gesù desiderava una società composta

da alberghi e ristoranti, piuttosto spronava chi possedeva i beni, per

venderli e darlo ai poveri. Non posso non citare alcune trasmissioni

televisive le quali mostrano cibo e ricette in abbondanza. Sembra una

grande presa in giro da parte di certi produttori televisivi verso chi

ogni giorno esce per strada col cestino per fare l'elemosina perchè

non può permettersi un pezzo di pane. Non è necessario giocare con il

cibo, né rimpinzarsi fino a scoppiare solo per il piacere di farlo.

Mangiare è una necessità, non un gioco o un divertimento. Gesù ci ha

insegnato a condividere con i poveri quello che abbiamo in abbondanza.

Se io ho due pagnotte, una è per me, l'altra è per il povero. Se

invece ho una sola pagnotta e accanto un povero affamato, quel pane va

spezzato e diviso con il bisognoso. Questa mentalità io sinceramente

non la vedo, almeno nel posto in cui vivo. Nessuno sembra promuovere

la condivisione dei beni. Molte volte si scherza sui peccati capitali,

ma ricordiamoci che essi sono da prendere in seria considerazione. La

gola è un peccato e cioè quando si mangia più del dovuto ignorando chi

vive nel degrado. Riscopriamo la condivisione del cibo. Mi è stato

raccontato alcune volte di persone che non davano da bere nemmeno un

bicchiere d'acqua... Questo è davvero molto triste. Il cibo ci viene

in dono da Dio, non per averlo tutto per noi, ma per condividerlo. Con

tutto questo spreco di cibo, mi riferisco agli avanzi che ogni giorno

vengono gettati nell'immondizia dei ristoranti e degli alberghi, non

mi stupisco se ci sono un miliardo di affamati nel mondo. Se invece di

dar cibo ai mangioni insaziabili e lo dessimo ai poveri, forse il

numero di affamati sarebbe ridotto di un bel pò. Se invece di spendere

qualche spicciolo per comprare un barattolo di cioccolata per

ingrassarci e mancare di rispetto a chi non lo ha,  e li mettessimo da

parte per i bisognosi, gioverebbe a noi e agli altri e soprattutto

doneremmo gioia al Signore. Concludo questa mia riflessione dedicando

un pensiero a chi in questo momento, ad Haiti, sta lottando per

trovare un pò di cibo per sopravvivere. Impariamo a mangiare nella

norma, soprattutto ai ricchi rivolgo un appello: Qualche volta invece

di andare al ristorante, perchè non donate i soldi di una cena

assurdamente costosa a chi ne ha bisogno? Invece di spendere mille

euro di conto, per mangiare cose che costano molto al di sotto di tale

cifra, potreste rendere donare un pò di serenità e gioia ad uno di

questi piccoli fratelli di Gesù.

In ultimo, vi invito a vedere il video del giorno perché mostra il denutrimento, la fame e il morire di fame. Sono immagini forti, ma che dobbiamo vedere affinché ci rendiamo conto della gravità della nostra ingordigia.

Un caro saluto e pace e bene a voi tutti. 

Pubblicato da Enza, Mik e Angel 

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