domenica 28 febbraio 2010
Video Vangelo: II Domenica di Quaresima
IL MISTERO DELLA GLORIA
• 1/ Gli spiragli della gloria
Il Vangelo della seconda domenica di Quaresima, ci presenta –come ogni anno– lo stupendo brano della Trasfigurazione di Gesù, che rivela in modo inequivocabile, la sua natura divina, lo splendore che procede dal suo vedere il Padre che –in persona– attesta che Egli è suo figlio: ”Questi è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.”
In un mondo in cui l’uomo escogita di tutto, per eliminare la dimensione del mistero, dalla vita umana, (e forse anche dalla vita di Gesù) ci voleva questo Vangelo che ce lo ricordasse.
Senza mistero, l’uomo è sperduto, selvatico, anzi si animalizza addirittura! L’uomo è un essere finito, capace d’infinito; se lo si deruba del mistero, gli si taglia la testa! I misteri della fede poi, sono il cibo indispensabile alla nostra fame d’infinito (“non di solo pane vive l’uomo”), quel cibo stesso di cui si nutrirono i santi e divennero quelle stelle luminose che brillano ancora oggi di luce imperitura. Al di sopra di ogni altra cosa, la mente umana è fatta per Dio, dobbiamo far funzionare questa nostra straordinaria capacità, che ci contraddistingue da ogni altra creatura, di poterci elevare fino a Lui! Il mondo moderno vuole negarcela questa capacità, e anche certe teorie che vogliono ridurre Gesù a poco più che uomo, attribuendogli limiti e miserie incompatibili con la sua Persona divina, non sono al riparo da questo modernismo o neomodernismo imperante.
E noi, se perdiamo la dimensione del mistero, perdiamo quella magnanimità e quella grandezza d’animo che caratterizzavano i santi, diventiamo facilmente attaccabrighe per dei nonnulla, e perdiamo e la pace del cuore e la misericordia verso gli altri.
• 2/ Perché Gesù non era sempre così?
E così, l’uomo che ha più che mai bisogno di mistero, se non lo trova là dove c’è (o ci dovrebbe essere), cioè nelle cose sacre –che siano cose, dottrina o persone– lo va a cercare dove non c’è: cioè presso maghi, cartomanti, stregoni e colleghi vari, che sono sempre più ricercati proprio perché dispensatori di mistero (di bassissima lega, ma per niente a buon mercato, anzi a carissimo prezzo, mentre i misteri della FEDE, la Chiesa li dispensa gratuitamente).
Ma torniamo agli splendori della Trasfigurazione. Gesù, essendo Dio, godeva fin da quaggiù della visione del Padre, e avrebbe sempre dovuto irradiare quella luce che Pietro, Giacomo e Giovanni hanno contemplato sul Tabor, se non fosse intervenuto un miracolo costante ad impedirlo. (cfr. Somma Teologica III Q. 7-15- 45). Infatti il mistero dell’unione ipostatica in Gesù, in parole povere potrebbe essere spiegato così: la natura umana che è debolissima si unisce alla natura divina che è potentissima, nella Persona del Figlio. Il che equivarrebbe a ficcare all’interno del Sole, il lume di una candela: questa verrebbe distrutta all’istante. Ebbene in Gesù, l’unione della natura divina e di quella umana, sussisteva (senza che la prima annientasse la seconda), nell’unica Persona del Verbo. Ed è per miracolo che la natura umana, infinitamente più debole, nascondeva quella divina, infinitamente più forte. E’ come se il lume della candela riuscisse a nascondere la luce del Sole. E’ questo il mistero dell’Incarnazione, e nella Trasfigurazione, Gesù ha voluto lasciar trasparire, come attraverso spiragli luminosissimi, la sua divina gloria. Il termine “gloria” viene dall’ebraico “Kabod” e significa la densità della realtà divina.
• 3/ Grazia = germe della gloria
Anche noi siamo chiamati ad essere abitati dalla gloria –la grazia non è altro che il germe della gloria– e questa scena della Trasfigurazione, non ci rivela solo il mistero di Gesù, ma ci rivela anche il nostro destino eterno.
Quando le prove della vita, rendono faticoso il nostro pellegrinaggio terreno, sentiamo il bisogno di percepire questo straordinario destino di gloria che ci aspetta, per riprendere il cammino con più slancio e generosità.
“Gloria a Te, o veramente glorificato che glorifichi gli umili, e una volta glorificati, li rendi ancor più umili in quanto debitori di infiniti e indescrivibili doni” (S. Callisto, patriarca).
sabato 27 febbraio 2010
I Cristiani
Ancora persecuzioni contro i cristiani
Stretta delle autorità iraniane contro la comunità cristiana di Isfahan, nell'Iran centrale. Un pastore evangelico, il reverendo Wilson Issavi e altri 8 fedeli sono stati arrestati oggi dalle forze di sicurezza, stando a quanto denunciato da Jeff King, presidente del gruppo "International Christian Concern" (Icc).
Una nota dell'Icc giudica l'arresto di Issavi «un colpo devastante» per la comunità cristiana nella Repubblica Islamica. L'arresto del reverendo, tuttavia, non è del tutto inatteso. Lo scorso 2 gennaio, infatti, le autorità avevano disposto la chiusura della chiesa evangelica di Kermanshah, che era una delle poche strutture religiose ancora a disposizione dei cristiani in Iran. Intorno al 15 gennaio, inoltre, sei iraniani di fede cristiana sono stati arrestati dagli uomini del ministero dell'Intelligence a Shiraz, nell'Iran centromeridionale, con l'accusa di proselitismo. FONTE
Come si evince da questo breve articolo dell'Avvenire, c'è una nuova emergenza che riguarda i nostro fratelli cristiani in Iraq. Dopo le violenti persecuzioni in Somalia e in altri Paesi africani e arabi, ora anche in Iraq la situazione è degenerata e lo dimostra l'esodo che si sta verificando, con un numero sempre più consistente di uomini, donne e bambini che lasciano il loro Paese Natale perchè perseguitati. E' triste che ancora oggi, non vi è la libertà di poter professare il proprio credo, la propria fede e che c'è ancora chi crede di poter convertire gli uomini con l'uso della forza e delle armi. Chi lo fa non solo non conosce Dio, ma non è nemmeno da Dio perchè Dio non vuole una conversione di forza, ma una conversione di cuore e lo stesso Gesù diceva ai suoi discepoli di lasciare le case se non accolti, scuotendo la polvere dei loro piedi. Ma mai ha detto di costringere qualcuno a seguire il Padre. Altrimenti verrebbe meno il prezioso libero arbitrio che Dio ha donato l'uomo sin dai tempi della Creazione.
Oltre a pregare per questi nostri fratelli cristiani, c'è una cosa che mi fa star bene e che sono sicuro consolerà anche loro e cioè le parole di Nostro Signore Gesù Cristo: « Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli »
E con questa frase di Gesù, concludiamo quest'articolo con la speranza che questi uomini coraggiosi che pongono la loro fede in Dio al centro della loro vita e che sono disposti a perdere questa vita pur di seguire Gesù, trovino accoglienza nei luoghi dove sono diretti e che possano avere (ne sono certo) la Consolazione dall'Alto dei Cieli. Un caro saluto a voi tutti!
venerdì 26 febbraio 2010
La Via Crucis: terza e quarta stazione
La Via Crucis - III e IV Stazione
III Stazione
Gesù cade per la prima volta.
Dal libro del profeta Isaia (53,4-6)
“Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti, noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.”
O Gesù, sei caduto sotto il peso della croce e neanche questo ha sciolto il cuore degli uomini che ti avevano massacrato e torturato. Ti hanno incitato a procedere senza cedimenti, eppure tu sei caduto per loro, per il peso dei loro peccati. Ti schiacciano ancora oggi le nostre colpe perché, seguendo ciascuno la propria strada, ancora non abbiamo compreso che tu sei il Pastore intorno al quale si deve radunare tutto il gregge. Il mondo ci travolge, il peccato ci annienta e facciamo del nostro cuore un povero mendicante in cerca di aiuto. Signore, vieni in nostro soccorso, aiutaci a cambiare la nostra esistenza facendoci riconoscere le strade che portano a te, aprici la porta dell’ovile nel quale ci sentiremo al sicuro, lontani dalle atrocità di questo mondo folle, autore di violenze inaudite, scenario di morte e di iniquità. Facci comprendere che lontano dalla tua Chiesa, per la quale hai dato la vita, non vi è speranza di salvezza.
Vergine degli ultimi tempi, quando anche noi cadiamo sotto il peso della croce, donaci la forza di rialzarci, accettando anche le rinunce e i sacrifici che essa comporta. Aiutaci nella conversione del cuore, portaci alla salvezza che Gesù ci ha acquistato con il suo sangue. Amen
IV STAZIONE
Gesù incontra sua madre
Dal Vangelo di Luca (2,34-35.51)
“Simeone parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori.E anche a te una spada trafiggerà l’anima” …Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore”
O Gesù, non vi è agonia più grande per una Madre che vedere il proprio figlio trascinarsi sotto il peso della croce. Eppure tua Madre era lì, dinanzi a quel suo figlio tanto bello e tanto amato, trasfigurato dal dolore, senza poter far nulla per lui. In quell’attimo interminabile i vostri sguardi si sono incrociati e in quello stesso momento, la spada, profetizzata dal Vecchio Simeone, ha trapassato i vostri cuori provocando un unico, immenso dolore.L’umanità ha accolto in quel momento il grido di una Madre che ha immolato per tutti, il frutto del suo seno. Signore, tu che hai conosciuto il dolore di tua madre, allevia le sofferenze di tante madri i cui figli ammalati, drogati, handicappati, carcerati e oppressi, ancora non conoscono il tuo amore e la tua misericordia. Fà che possano vedere la loro sofferenza rispecchiata in quella di tua madre che con amore e con coraggio ti ha seguito lungo la via del calvario, fino al momento della morte in croce.
Vergine degli ultimi tempi, che con il tuo sguardo e con il tuo amore hai sostenuto Gesù lungo il calvario, aiuta anche noi nei momenti del dolore e della prova. Fà, che il tuo sguardo materno ci consoli e ci faccia raccogliere nella gioia ciò che seminiamo nel pianto. Amen
giovedì 25 febbraio 2010
Il centro spirituale del mondo: "Medjugorje"
Ammetto che sono stato scettico all'inizio sulla verità di queste apparizioni e di questi miracoli che consideravo solo una forma per attirare gente e guadagnare soldi: ma mi sono reso conto di quanto stupido ero. Gesù ci disse di riconoscere l'albero dai suoi frutti: da Medjugorje ne sono stati dati di frutti buoni! Ricordate, quando i discepoli di Giovanni il Battista chiesero a Gesù cosa avrebbero dovuto dire di Lui al loro Maestro? Gesù disse loro di guardare con i loro occhi: gli storpi camminano; i ciechi ricuperano la vista e i sordi odono di nuovo. Con questi segni essi riconobbero il Messia: oggi, con questi stessi segni, noi possiamo riconoscere la presenza di Maria e la presenza dello Spirito Santo che aleggia su quel monte e che colpisce sia gli uomini di fede e sia gli scettici e i non credenti. Quanti atei si sono convertiti! Le testimonianze sono centinaia di persone sparse per tutto il pianeta: raccoglierle tutte qui sarebbe impossibile. Ma oggi vi presentiamo una testimonianza di un giovane di venti anni. Questa testimonianza risale al lontano 1987 e vede protagonista un giovane come tanti oggi, dediti solo al divertimento e alla ricerca del piacere personale:
A 20 ANNI: FOLGORATO SULLA VIA DI MEDJUGORJE - Da mondano diventa apostolo - Tratto dall'Eco di Medjugorje
Questa piccola famiglia vive le sue gioie. L’11 agosto è arrivato all’ora del Vespro un ragazzone di 20 anni: aveva strappato al capitano una licenza straordinaria:
“Non potevo rimanere in caserma nell'anniversario della mia conversione. Sono venuto a far festa con voi” E ridendo, felice come un bimbo, racconta la sua avventura. L’ascolto di Gianni diventa preghiera. Prima di un anno fa la mia vita era discoteche, donne - ne cambiavo una ogni sera -, giocano a carte e bere senza pagare perché vincevo sempre,e andare a casa ubriaco. Mai pensare a Dio, mai pregare. E sempre no a tutti gli inviti che mi venivano da parte degli zii, molto addentro a Medjugorje, perché, ci andassi anch'io o partecipassi ai loro gruppi. E no a tutte le occasioni che mi si offrivano di sentirne parlare.
Ma un giorno di ferie partii per la Jugoslavia, dove mi spingeva la voglia di divertirmi sulla spiaggia, non certo il desiderio di Medjugorje. Dopo una serie di contrattempi che ritardavano la mia tabella di marcia e mi facevano sorgere strani presentimenti, mi ha preso una gran voglia di correre. E più andavo avanti più correvo, pur nei pericoli delle strada per il traffico intenso: ho visto auto rovesciate, io stesso ho sfiorato diversi incidenti. Il passeggio offerto a una persona mi ha fatto ritardare due ore. Ero stanco e si faceva scuro. Dopo Makarska l’incidente che determinava la mia Conversione, come la folgore che ha fatto cadere Saulo da cavallo sulla via di Damasco. A un tratto mi trovai davanti sulla sinistra una macchina ferma, mentre una BMW tedesca , superandola, invadeva la mia corsia; e alla mia destra due bambine correvano sull’asfalto. Che fare? O gettarmi contro una delle macchine o contro le bambine per finire in mare ( non c’era parapetto). Non ho avuto tempo di frenare e, a tutta velocità, ho investito le bambine. Dopo 100 metri di zig-zag la mia macchina si fermò: ero illeso e voltandomi col cuore in gola vidi le bambine correre ancora, allegre, sul ciglio della strada. Mi tremavano le gambe. In quel momento è caduta la mia sicurezza. Non c’era più tempo per divertirsi. Lì ho cominciato a pregare. Da anni non riuscivo a dire un’Ave Maria. Ho cominciato a invocare Maria e a dirigermi verso Medjugorje.
Ancora incidenti: due macchine nel burrone, un’altra appena tirata su, un camion mi accecava coi fari puntati. Era sfinito. Ora c’era solo un gran desiderio: arrivare a Medjugorje chiedevo ma nessuno... sapeva dov’era Medjugorje, o mi facevano sbagliare strada. Mi rivolsi alla polizia e chiesi Ljubuski” per non insospettirli. Di lì a Medjugorje il tratto è breve. Arrivai davanti alla Chiesa che era notte, ma con una grande gioia nel cuore e dissi: “grazie”. Nessuno seppe indicarmi la casa di Jelena dove erano ospiti gli zii. Dormii in macchina. Il giorno dopo,12 agnato ho preso la Messa in italiano alle 11 e una forza mi spinse a fare la comunione. Se avessi pensato al male fatto alle ragazze, a quelli che credevano, ai genitori, non sarebbe stato possibile fare la comunione senza confessione. Dopo la Messa ho cercato a lungo per la Chiesa un sacerdote disposto ad ascoltarmi; finalmente uno mi ha accolto in sacrestia. Dopo d’allora mi confessavo due volte al giorno, tanta era la gioia che provavo, e sempre mi seguiva un profumo di ciclamino. Pregavo davanti alla statua e sentivo il profumo. Durante la strada di ritorno ne avvertii di tre qualità diverse.
Tornato da Medjugorje ho dovuto tagliare con tutto e con tutti e così ho cominciato ad ascoltare quei sacerdoti che prima deridevo. Un padre spirituale mi ha aiutato, mi ha fatto un lungo discorso sul peccato, ho imparato come dovevano essere i veri rapporti cristiani con le ragazze. Dopo l’11 agosto non ho più frequentato discoteche, o più guardato giornali pornografici, ne films. Il mio cuore cantava. Quando guardavo l’ostia alla elevazione pensavo: Tu Gesù mi hai guarito il cuore. Avrei spaccato i muri dalla gioia.
Ora sono in caserma da parecchi mesi. Poveri ragazzi! Un 10% hanno genitori in discordia o sanno che l’uno o l’altro ha l’amante. Un 10% tornano da casa dopo la licenza e la ragazza deve abortire. Quanti credono di trovare la felicità nel piacere! C’è chi partecipa a messe nere e disegna croci con data di nascita e di morte,o va a bivaccare sulla tomba di una ragazza morta tragicamente. Dispensano fotocopie di un foglio,su cui si è invitati a giurare fedeltà satana e si rinnega il battesimo ricevuto: firmano in tanti, poi si pentono, ma si drogano e hanno qualcosa dentro che li fa star male: satana è ministro di morte. Gli ufficiali pure stanno male e non sanno più che cosa inventare per far star male anche noi. Hanno una grande sofferenza interiore. Il primo ufficiale è tutto una bestemmia. Mi trasferiscono al peggiore servizio: “Grazie Signore!”, ma non è questo il modo di trattare!
Io non sono mai stato felice come in questo periodo. Gesù ci ama. Io frequento un gruppo di preghiera fuori caserma. Affrontare dodici mesi di servizio militare senza pregare è impossibile. Nel mese di maggio sono caduto in una crisi depressiva: “Perché Gesù?” dicevo. Nessuno se ne è accorto. Con la fede ne sono venuto fuori da solo, accostandomi alla Messa quotidiana e alla confessione. Poi... Maria mi ha aiutato! Grazie a Gesù sono stato strumento di conversione per alcuni ragazzi, ma troppo pochi. Cerco di parlare di Gesù e di aiutare tutti. Se uno mi dice: “Come devo fare per essere contento come te” “Vatti a confessare”-rispondo io-. Ma tutti mi fanno esempi di preti che non fanno bene. Sì, non tutti i preti sono bravi, ma io dico loro: “Se cade una particola consacrata, tu la calpesti? Non dobbiamo sparlare di loro,ma pregare per loro”. Però bisogna stare attenti a scegliere un prete che vada bene. Sì, in tutti i giovani c’è qualcosa di buono. Devi aspettare e chiedere l Signore che ti dia le parole giuste per toccarli nel cuore. Oggi sono andato a pregare con i genitori, a far la Via Crucis con loro. Sono felice, scoppio di gioia. E’ un anno che sto facendo questo cammino di fede. Lo auguro a tutti.
Priabona, 11 agosto 1987
mercoledì 24 febbraio 2010
Giovanni Paolo II - Uno di noi
Un icona laica: Sandro Pertini
Pertini io l'ho visto come un esempio di politico capace di affrontare senza timori i mali di questa politica così distante dal popolo: in realtà egli riuscì nell'ardua impresa di ricollegare società reale con le istituzioni. Amava l'uomo e piangeva quando qualcuno moriva. Piangeva sinceramente dinanzi alle disgrazie e volevo l'affetto del popolo (a differenza dei politici di oggi che si servono del popolo solo a fini elettorali, salvo poi scappare...). E ciò che mi ha spinto a ricordarlo oggi, qui e non nell'angolo politico, è stata la scoperta di un amicizia intima con Giovanni Paolo II, al quale sono molto legato. I farisei si sarebbero scandalizzati se il loro sommo sacerdote avesse auto rapporti con un uomo senza Dio, invece Gesù l'avrebbe amato ancora di più e Giovanni Paolo II, questo lo sapeva. Però non essendo io testimone, lascio lo spazio all'articolo di un giornalista (che troverete integralmente cliccando in basso su FONTE) Marzio Breda, protagonista anche di un documentario su Rai Storia:
Pertini a Wojtyla: «Santità,
la Polonia sarà libera»
Sono curiosi l’uno dell’altro e diventano amici fin dall’incontro d’esordio, nel 1978, frequentandosi poi al di là dei vincoli di protocollo. Pranzi segreti. Telefonate dirette. Colloqui privati e abbracci in pubblico. Con schermaglie giocose, persino, tanto che in una visita di Stato li si vede baloccarsi su chi abbia la precedenza a varcare le porte dei saloni apostolici: «Prego, prima lei»; «No, prima lei… ubi maior, minor cessat»; «L’ospite è sempre maior, avanti». Una familiarità che li spinge a scappare insieme dai rispettivi palazzi per una gita in montagna, come due studenti che marinano la scuola. «Presidente, vuol venire a sciare con me?». «Santità, non so sciare, mi spiace». «Venga lo stesso, l’aria buona le farà bene». Tre giorni dopo sono sull’Adamello, a tremila metri di altezza, e il vecchio ex partigiano grida al Papa che scende dalle piste: «Ma lei volteggia come una rondine».
Ecco come sono i rapporti tra Sandro Pertini e Giovanni Paolo II quando, tra il 31 marzo e l’8 aprile 1983, i due che hanno reso «più strette le sponde del Tevere» si scambiano un saluto pasquale. L’iniziativa la prende il capo dello Stato, un ateo che, nella memoria della cattolicissima madre, ha «la tentazione della fede». Prende carta e penna e prepara una lettera dove a ogni riga echeggia la questione polacca, aperta dalla prova di forza tra Solidarnosc e il regime comunista, e nella quale pesa molto l’Ostpolitik vaticana. I suoi auguri sono un esorcismo. Infatti, la ricorrenza che si avvicina, diversamente dalla promessa della Pasqua come «liberazione» (dalla schiavitù per gli ebrei d’Egitto, dalla morte a una vita nuova per i cristiani), sembra offrire allora solo incognite e paure. Specie a Varsavia e dintorni.
Pertini scrive di getto, con poche correzioni: «Santità, sia pace all’animo suo, sempre proteso verso quanti soffrono perché privi del necessario per vivere o perché giacciono inermi sotto la prepotenza altrui. Sia pace al suo coraggioso popolo, che tanto io amo e che oggi non è libero come liberi dovrebbero essere tutti i popoli e tutte le umane creature. Non servi in ginocchio siano, ma uomini liberi, in piedi, padroni dei propri pensieri e dei propri sentimenti. Sia pace, Santità, all’umanità intera: fratelli si sentano tutti i popoli, legati ormai dallo stesso destino: o vivere affratellati insieme da comune aiuto reciproco o insieme perire nell’olocausto nucleare…». Risponde il Pontefice, una settimana più tardi, colpito dagli «accenti di intensa commozione » nel ricordo delle «persone e popoli che soffrono perché privi di questo bene umano fondamentale» che è la pace. Quell’augurio, dice Karol Wojtyla, «ha suscitato in me eco profonda. Ancora una volta nelle sue parole ho sentito vibrare la nobiltà di un animo che sa interpretare le ansie e le speranze insieme condivise. Le sono grato per la sua sincera amicizia, che vivamente apprezzo. E la ringrazio altresì per i sentimenti di simpatia e stima per la mia Patria …». FONTE
martedì 23 febbraio 2010
Quaresima
L'Angelus della Domenica: 21 Febbraio 2010
Cari fratelli e sorelle!
Mercoledì scorso, con il rito penitenziale delle Ceneri, abbiamo iniziato la Quaresima, tempo di rinnovamento spirituale che prepara alla celebrazione annuale della Pasqua. Ma che cosa significa entrare nell'itinerario quaresimale? Ce lo illustra il Vangelo di questa prima domenica, con il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Narra l'Evangelista san Luca che Gesù, dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni, "pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito Santo nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo" (Lc 4,1-2). È evidente l'insistenza sul fatto che le tentazioni non furono un incidente di percorso, ma la conseguenza della scelta di Gesù di seguire la missione affidatagli dal Padre, di vivere fino in fondo la sua realtà di Figlio amato, che confida totalmente in Lui. Cristo è venuto nel mondo per liberarci dal peccato e dal fascino ambiguo di progettare la nostra vita a prescindere da Dio. Egli l'ha fatto non con proclami altisonanti, ma lottando in prima persona contro il Tentatore, fino alla Croce. Questo esempio vale per tutti: il mondo si migliora incominciando da se stessi, cambiando, con la grazia di Dio, ciò che non va nella propria vita.
Delle tre tentazioni cui Satana sottopone Gesù, la prima prende origine dalla fame, cioè dal bisogno materiale: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". Ma Gesù risponde con la Sacra Scrittura: "Non di solo pane vivrà l'uomo" (Lc 4,3-4; cfr Dt 8,3). Poi, il diavolo mostra a Gesù tutti i regni della terra e dice: tutto sarà tuo se, prostrandoti, mi adorerai. È l'inganno del potere, e Gesù smaschera questo tentativo e lo respinge: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto" (cfr Lc 4,5-8; Dt 6,13). Non adorazione del potere, ma solo di Dio, della verità e dell'amore. Infine, il Tentatore propone a Gesù di compiere un miracolo spettacolare: gettarsi dalle alte mura del Tempio e farsi salvare dagli angeli, così che tutti avrebbero creduto in Lui. Ma Gesù risponde che Dio non va mai messo alla prova (cfr Dt 6,16). Non possiamo "fare un esperimento" nel quale Dio deve rispondere e mostrarsi Dio: dobbiamo credere in Lui! Non dobbiamo fare di Dio "materiale" del "nostro esperimento"! Riferendosi sempre alla Sacra Scrittura, Gesù antepone ai criteri umani l'unico criterio autentico: l'obbedienza, la conformità con la volontà di Dio, che è il fondamento del nostro essere. Anche questo è un insegnamento fondamentale per noi: se portiamo nella mente e nel cuore la Parola di Dio, se questa entra nella nostra vita, se abbiamo fiducia in Dio, possiamo respingere ogni genere di inganno del Tentatore. Inoltre, da tutto il racconto emerge chiaramente l'immagine di Cristo come nuovo Adamo, Figlio di Dio umile e obbediente al Padre, a differenza di Adamo ed Eva, che nel giardino dell'Eden avevano ceduto alle seduzioni dello spirito del male di essere immortali, senza Dio.
La Quaresima è come un lungo "ritiro", durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno e trovare la verità del nostro essere. Un tempo, possiamo dire", di "agonismo" spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede, cioè la preghiera, l'ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse del nostro Battesimo. Ci aiuti la Vergine Maria affinché, guidati dallo Spirito Santo, viviamo con gioia e con frutto questo tempo di grazia. Interceda in particolare per me e i miei collaboratori della Curia Romana, che questa sera inizieremo gli Esercizi Spirituali.
DOPO L'ANGELUS
J'accueille avec joie les pèlerins francophones, particulièrement les jeunes des collèges Charles Péguy de Paris et de Bobigny. En ce début du Carême nous sommes invités à faire de notre montée vers Pâques un combat spirituel, à la suite de Jésus conduit au désert, où pendant quarante jours il sera mis à l'épreuve par le démon. Au plus profond de lui-même, l'homme connaît la tentation du pouvoir, de l'ambition et de l'hédonisme. Demandons au Christ de nous entrainer dans le mystère de son obéissance au Père, afin que nous ne succombions pas à la tentation et que nous soyons délivrés du mal. Que la Vierge Marie nous aide à nous donner librement à son Fils et à suivre ses chemins ! Bon dimanche et bon Carême à tous!
I offer a warm greeting to all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer, especially the boys and girls of the London Oratory Junior Choir. In today's Gospel the Church invites us to contemplate Christ's victory over temptation and to imitate his complete obedience to the Father's will. May the Lenten season which we have now begun draw us closer to the Lord in prayer and prepare us to celebrate worthily his victory over sin and death at Easter. Upon all of you I invoke God's abundant blessings!
An diesem ersten Fastensonntag grüße ich herzlich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Fasten heißt verzichten und frei werden für das Gute. Es geht darum zu erkennen, was wichtig und wesentlich ist, was den Menschen wirklich ausmacht, und danach zu leben. Dieses neue Leben sehen wir in Jesus Christus. Er, der mit unserer menschlichen Schwachheit mitfühlen kann, da er wie wir in Versuchung geführt wurde, zeigt uns: Der Mensch lebt von Gott. Bitten wir in diesen Tagen der Vorbereitung auf Ostern den Herrn um die Gnade echter Erneuerung, damit wir nach seinem Willen und in seiner Liebe leben. Der Heilige Geist stärke euch mit seiner Gnade.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. En este inicio del itinerario cuaresmal, la liturgia nos va introduciendo poco a poco en un clima de mayor austeridad y recogimiento para propiciar en los fieles una reflexión profunda sobre el fin último de nuestra existencia y su dimensión eminentemente sobrenatural. Es Cristo el que se nos ofrece como única riqueza que perdura, como el verdadero alimento de vida eterna y la plenitud para nuestras almas. Confiemos a las manos maternas de María Santísima la vivencia humilde y fructífera de este tiempo de preparación para la Pascua. Muchas gracias y feliz domingo.
Drodzy Polacy, uczestnicy modlitwy „Anioł Pański"! W całym Kościele trwa Wielki Post: czas pokuty, modlitwy, jałmużny i nawrócenia. W jego przeżywaniu niech pomoże wam osobista refleksja, udział w rekolekcjach, Drodze krzyżowej i Gorzkich żalach. Waszym modlitwom polecam również rekolekcje, które w Watykanie zaczynamy już dzisiaj. Niech Bóg błogosławi nam wszystkim w tym świętym czasie duchowej odnowy.
[Cari Polacchi, che partecipate alla preghiera dell'Angelus! In tutta la Chiesa viene vissuta la Quaresima: tempo di penitenza, di preghiera, di opere di carità e di conversione. Nel vivere la Quaresima vi aiutino la riflessione personale, la partecipazione agli esercizi spirituali, alla Via Crucis e alle celebrazioni penitenziali. Alle vostre preghiere raccomando anche gli esercizi spirituali, che inizieremo già oggi in Vaticano. Dio ci benedica tutti in questo santo tempo di rinnovamento spirituale.]
Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi di Seregno e di Lecco, venuti per la loro professione di fede, e i fedeli di Cento di Ferrara e di diverse città della Sicilia. Un pensiero speciale rivolgo alle Figlie di San Camillo, che si apprestano a celebrare il centenario della morte della loro Fondatrice, la beata Giuseppina Vannini. A tutti auguro una serena domenica e un buon cammino quaresimale.
© Bollettino Santa Sede -21 febbraio 2010
lunedì 22 febbraio 2010
Il martirio di San Pietro
San Pietro
San Pietro Apostolo
San Pietro è l’apostolo investito della dignità di primo papa da Gesù Cristo stesso: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”. Pur non essendo stato il primo a portare la fede a Roma, ne divenne insieme a s. Paolo, fondatore della Roma cristiana, stabilizzando e coordinando la prima Comunità, confermandola nella Fede e testimoniando con il martirio la sua fedeltà a Cristo.
Nacque a Bethsaida in Galilea, pescatore sul lago di Tiberiade, insieme al fratello Andrea, il suo nome era Simone, che in ebraico significava “Dio ha ascoltato”; sposato e forse vedovo perché nel Vangelo è citata solo la suocera, mentre nei Vangeli apocrifi è riportato che aveva una figlia, la leggendaria santa Petronilla; il fratello Andrea, dopo aver ascoltato l’esclamazione di Giovanni Battista: ”Ecco l’Agnello di Dio!” indicando Gesù, si era recato a conoscerlo ed ascoltarlo e convintosi, disse poi a Simone “Abbiamo trovato il Messia!” e lo condusse con sé da Gesù.
Pietro fu chiamato da Cristo a seguirlo dicendogli “Tu sei Simone il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa = Pietro (che in latino è tradotto Petrus); in seguito dopo la pesca miracolosa, avrà la promessa da Cristo che diventerà pescatore di anime.
Fu tra i più intraprendenti e certamente il più impulsivo degli Apostoli, per cui ne divenne il portavoce e capo riconosciuto, con la celebre promessa del primato: “E io ti dico che sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. Ti darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Ciò nonostante anche lui fu preso da grande timore durante l’arresto e il supplizio di Gesù, e lo rinnegò tre volte. Ma si pentì subito di ciò e pianse lagrime amare di rimorso; egli non è un’asceta, un diplomatico, anzi è uno che afferma drasticamente le cose e le dice, protesta come quando il Maestro preannuncia la sua imminente morte, Pietro pensa e poi afferma: “Il Maestro deve morire? Assurdo!”, come altrettanto decisamente si rifiuta di farsi lavare i piedi da Gesù, durante l’ultima cena, ma in questa ed altre occasioni riceve i rimproveri del Maestro ed egli pur non comprendendo, accetta sempre, perché sapeva od aveva intuito di trovarsi davanti alla Verità.
È un uomo semplice, schietto, diremmo sanguigno, agisce d’impeto come quando cerca con la spada, di opporsi alla cattura di Gesù, che ancora una volta lo riprende per queste sue reazioni di essere umano, non ancora conscio, del grande evento della Redenzione e quindi, privato delle sue forze solo umane, non gli resta altro che fuggire ed assistere impotente ed angosciato agli episodi della Passione di Cristo.
Dopo la crocifissione e la Resurrezione, Pietro ormai convinto della missione salvifica del suo Maestro, riprende coraggio e torna quindi a radunare gli altri Apostoli e discepoli dispersi, infondendo coraggio a tutti, fino alla riunione nel Cenacolo cui partecipa anche Maria.
Lì ricevettero lo Spirito Santo, ebbero così la forza di affrontare i nemici del nascente cristianesimo e con il miracolo della comprensione delle lingue, uscirono a predicare le Verità della nuova Fede.
Gli Apostoli nell’ardore di propagare il Cristianesimo a tutte le genti, non solo agli israeliti, dopo 12 anni trascorsi a Gerusalemme, si sparsero per il mondo conosciuto di allora.
Pietro ebbe il dono di operare miracoli, alla porta del tempio guarì un povero storpio, suscitando entusiasmo tra il popolo e preoccupazione nel Sinedrio. Anania e Zaffira caddero ai suoi piedi stecchiti, per aver mentito e Simon Mago che voleva con i suoi soldi comprare da lui il potere di fare miracoli, subì parole durissime e cadendo rovinosamente, in un tentativo di operarli da solo.
Risuscitò Tabita a Giaffa per la gioia di quella comunità fuori Gerusalemme. Ammise al battesimo il centurione romano Cornelio e la sua famiglia, stabilendo così che cristiani potevano essere anche i pagani e chi non era circonciso, come fino allora prescriveva la legge ebraica di Mosè.
Subì il carcere e miracolosamente liberato, lasciò Gerusalemme, dove la vita era diventata molto rischiosa a causa della persecuzione di Erode Antipa; intraprese vari viaggi, poi nell’anno 42 dell’era cristiana dopo essere stato ad Antiochia, giunse in Italia proseguendo fino a Roma ‘caput mundi’, centro dell’immenso Impero Romano, ne fu vescovo e primo papa per 25 anni, anche se interrotti da qualche viaggio apostolico.
A causa dell’incendio di Roma dell’anno 644, di cui furono incolpati i cristiani, avvenne la prima persecuzione voluta da Nerone; fra le migliaia e migliaia di vittime vi fu anche Pietro il quale finì nel carcere Mamertino e nel 67 (alcuni studiosi dicono nel 64), fu crocifisso sul colle Vaticano nel circo Neroniano, la tradizione antichissima fa risalire allo storico cristiano Origene, la prima notizia che Pietro fu crocifisso per sua volontà, con la testa in giù; nello stesso anno s. Paolo veniva decollato sempre a Roma ma fuori le mura.
Il corpo di Pietro venne sepolto a destra della via Cornelia, dove fu poi innalzata la Basilica Costantiniana.
La grandezza di Pietro consiste principalmente nella dignità di cui fu rivestito e che trascendendo la sua persona, si perpetua nell’istituzione del papato. Primo papa, Vicario di Cristo, capo visibile della Chiesa, egli è il capolista di una gerarchia che da venti secoli si avvicenda nella guida dei fedeli credenti.
L’umile pescatore di Bethsaida, si trovò a guidare la nascente Chiesa, in un periodo cruciale per l’affermazione nel mondo pagano dei principi del Cristianesimo; istituì il primo ordinamento ecclesiastico e la recita del ‘Pater noster’.
Indisse il 1° Concilio di Gerusalemme, fu ispiratore del Vangelo di Marco, autore di due lettere apostoliche nonostante la sua scarsa cultura, nominò apostolo il discepolo Mattia al posto del suicida Giuda Iscariote.
Il primo simbolo che caratterizza la figura di Pietro e dei suoi successori è la ‘Cattedra’, segno della potestà di insegnare, confermare, guidare e governare il popolo cristiano, la ‘cattedra’ è inserita nel grande capolavoro della “Gloria” del Bernini, che sovrasta l’altare maggiore in fondo alla Basilica Vaticana, a sua volta sovrastata dall’allegoria della colomba, raffigurante lo Spirito Santo che l’assiste e lo guida.
Il secondo simbolo, il più diffuso, è lo stemma pontificio, comprendente una tiara, copricapo esclusivo del papa con le chiavi incrociate. La tiara porta tre corone sovrapposte, quale simbolo dell’immensa potestà del pontefice (nel pontificale romano del 1596, la tiara o triregno, stava ad indicare il papa come padre dei principi e dei re, rettore del mondo cattolico e Vicario di Cristo). Questo simbolo perpetuato e arricchito nei secoli da artisti insigni, nelle loro opere di pittura, scultura, araldica, raffiguranti i vari papi, oggi non è più usata e nelle cerimonie d’incoronazione è stata sostituita dalla mitria vescovile.
Questo ad indicare che il papa più che essere al disopra di tutti regnanti, è invece vescovo tra i vescovi e che il suo primato è tale perché vescovo di Roma, a cui la tradizione apostolica millenaria aveva affidato tale compito. Le chiavi simboleggiano la potestà di aprire e chiudere il regno dei cieli, come detto da Gesù a Pietro.
Per tutti i secoli successivi, s. Pietro, rimase fino al 1846 il papa che aveva governato più a lungo di tutti con i suoi 25 anni, poi venne Pio IX con i suoi 32 anni di governo; ma l’attuale pontefice Giovanni Paolo II ha raggiunto anch’egli il quarto di secolo come s. Pietro.
Nessun successore per rispetto, ha voluto chiamarsi Pietro. Nella Basilica Vaticana, nella cripta sotto il maestoso altare con il baldacchino del Bernini, detto della ‘Confessione’, vi sono le reliquie di s. Pietro, venute alla luce durante i lavori di restauro e consolidamento archeologico, fatti eseguire da papa Pio XII negli anni ’50.
Sulla destra dell’immensa navata centrale, vi è la statua bronzea, opera attribuita ad Arnolfo di Cambio, raffigurante l’Apostolo assiso in cattedra, essa si trovava originariamente nel mausoleo che all’inizio del V secolo l’imperatore Onorio, volle costruire sul lato sinistro della basilica, per stare accanto alla tomba del martire; durante le cerimonie pontificie essa viene rivestita con i paramenti papali.
Sporgente dal basamento vi è il piede, ormai consumato dallo strofinio delle mani e dal tradizionale bacio di milioni di fedeli e pellegrini, alternatosi nei secoli e provenienti da tutte le Nazioni.
La festa, o più esattamente la solennità, dei ss. Pietro e Paolo al 29 giugno, è una delle più antiche e più solenni dell’anno liturgico. Essa venne inserita nel messale ben prima della festa del Natale e vi era già nel secolo IV l’usanza di celebrare in questo giorno tre S. Messe: la prima nella basilica di S. Pietro in Vaticano, la seconda a S. Paolo fuori le mura e la terza nelle catacombe di S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero essere nascoste per qualche tempo, per sottrarle alle profanazioni barbariche.
Il giorno 29 giugno sembrerebbe essere la ‘cristianizzazione’ di una ricorrenza pagana, che esaltava le figure di Romolo e Remo, i due mitici fondatori di Roma, come i due apostoli Pietro e Paolo sono considerati i fondatori della Roma cristiana.
Autore: Antonio Borrelli (FONTE)
Gesù consegna le chiavi a Pietro: "A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»." (Mt, 16,19)
domenica 21 febbraio 2010
Video Vangelo: Gesù nel deserto
CON GESU’ NEL DESERTO
• 1/ Lotta contro chi?
Inizia la Quaresima. In questa prima domenica, il Vangelo ci porta nel deserto con Gesù, luogo dell’incontro e dell’intimità con Dio, ma anche luogo della lotta suprema contro il tentatore. Ciò che mi colpisce in questo brano è proprio la realtà della tentazione e del tentatore che ci insidia per condurci al peccato e distoglierci da Dio. Dobbiamo affrontarlo uniti a Cristo, per riportare la vittoria sul male partecipando alla stessa vittoria di Gesù. Ma c’è una differenza fondamentale tra la sua tentazione e la nostra: mentre per Gesù la tentazione era solo avvertita dall’esterno e scivolava via come l’acqua sull’impermeabile (in quanto era esente dalla concupiscenza in forza dell’unione ipostatica), in noi trova invece la complicità interiore di una natura corrotta e attratta dal “fascino” del peccato. Ed è proprio su questo che vorrei soffermarmi.
In una società come la nostra in cui si perde non solo la coscienza del peccato, ma la stessa lucidità e il coraggio di riconoscere che esso esiste, ci voleva proprio questo brano di Vangelo che ce lo ricordasse, facendoci uscire dal nostro pericoloso letargo.
Infatti ai nostri giorni, in nome di chissà quale psicologia costruttiva, bisogna eliminare dal vocabolario il termine stesso di peccato, per non traumatizzare la gente (a cominciare dai bambini) e non renderla schiava di una mentalità ormai superata, dove pare che il peccato, non corrisponda più al linguaggio e alla realtà della nostra cultura.
• 2/ Quale progresso?
Come se l’uomo moderno fosse passato, in virtù di chissà quale evoluzione, dallo stadio di animale razionale a quello di animale tout court! Altro che progresso! Qui siamo in pieno regresso .
La paura di riconoscersi peccatori è una falsa paura: il peccato è perdonabile e il peccatore è salvabile. Anzi, è salvabile solo quando si riconosce peccatore (“chi dice di essere senza peccato è un mentitore” dice san Giovanni). E’ solo il saper riconoscere con lucidità e fiducia la nostra colpa, che ci libera totalmente e libera anche il nostro inconscio da ogni complesso di colpa che, altrimenti, rimane annidato nel profondo causando vere e proprie malattie da inconscio patologico. Infatti la colpa non ammessa, continua ad esserci rimproverata dal nostro giudice interiore e ad agire nel profondo, punendoci nel modo più nefasto e rendendoci infelici. Ora Gesù vuole liberarci totalmente e darci la sua pace profonda e definitiva. Non quella che dà il mondo, facendoci credere che non siamo peccatori e quindi non abbiamo bisogno di essere salvati, e men che meno di un Salvatore! No! Gesù viene a dirci che è morto per ognuno di noi; per il peccato mio e vostro e della nostra civiltà e cultura!
• 3/ Salvati da cosa?
Egli continua a dirci che viene oggi come ieri per salvarci. Salvarci da che? Dal peccato. Se non ci riconosciamo peccatori, non potremo mai essere salvati. E’ probabilmente questo il peccato contro lo Spirito Santo: non riconoscerci bisognosi di salvezza. Ma se lo riconosciamo, allora faremo l’esperienza della Sua pace, e la sua gioia in noi sarà piena senza ombre né amarezze. Perché allora la grazia di Dio potrà agire nel cuore di ognuno e renderlo figlio suo -non importa se prodigo o no- figlio a cui il Padre può finalmente spalancare le braccia e manifestargli tutto il suo amore. Amore eterno e infinito che aspettava solo un inizio di pentimento e di ritorno per riversarsi come un oceano di tenerezza e di misericordia.
“Poter dire come Pietro ‘Signore allontanati da me che sono un peccatore’, significa essere pronti per riceverlo” (A. Louf).
sabato 20 febbraio 2010
Miracolo Eucaristico di Lanciano
Il miracolo Eucaristico di Lanciano
La tradizione, non attenta come noi oggi ai particolari delle vicende umane, non ci ha consegnato i dati anagrafici del monaco-sacerdote tra le cui mani si è verificato lo straordinario e inatteso mutamento. Sappiamo che era un monaco di rito orientale, greco, appartenente alla grande famiglia spirituale dei basiliani. Un documento del 1631, che riferisce il Prodigio con dovizia di particolari, ci aiuta ad entrare nel mondo interiore dell'anonimo protagonista, dipingendolo "non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando, se nell'ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue". Un uomo dunque tormentato dal dubbio, disorientato dalle varie correnti d'opinione, anche nel campo della fede, lacerato dalla inquietudine quotidiana.
Quale fu la sua reazione di fronte alla inattesa mutazione che coinvolse anche le specie sacramentali? Attingendo dal citato documento, leggiamo: "Da tanto e così stupendo miracolo atterrito e confuso, stette gran pezzo come in una divina estasi trasportato; ma, finalmente, cedendo il timore allo spirituale contento, che gli riempiva l'anima, con viso giocondo ancorché di lacrime asperso, voltatosi alle circostanti, così disse: 'O felici assistenti ai quali il Benedetto Dio per confondere l'incredulità mia ha voluto svelarsi in questo santissimo Sacramento e rendersi visibile agli occhi vostri. Venite, fratelli, e mirate il nostro Dio fatto vicino a noi'". E' il sentimento comune che si accompagna ad ogni esperienza di Dio e del suo misterioso agire con i figli degli uomini. Il pane e il vino, investiti dalla forza creatrice e santificatrice della Parola, si sono mutati improvvisamente, totalmente e visibilmente in Carne e Sangue. (FONTE)
mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui». «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». «Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Queste sono le parole del Signore rivolte a ciascuno di noi. Cristo è il pane e cioè il nutrimento per la nostra anima. La sua carne immacolata e il suo sangue prezioso sono il vero nutrimento per l'anima, come il pane e il vino sono nutrimento per il corpo. Il miracolo eucaristico di Lanciano è un richiamo per i fedeli verso questa realtà ignorata. Gesù non è un personaggio di una favoletta, Gesù è il Figlio di Dio, è realmente presente, non va paragonato ai personaggi fantastici. Quando noi andiamo a ricevere il corpo di Cristo, in quello stesso istante noi stiamo mangiando la carne viva di Gesù, bevendo il sangue vivo di Gesù. Perchè questo possa portare buon frutto è necessario che noi crediamo in questo. Ricordiamoci anche che per ricevere Gesù, la nostra anima deve essere linda e candida. Per questo c'è il Sacramento della Riconciliazione, in poche parole, la confessione. Dopo una buona
e santa confessione, siamo degni per ricevere il Re della nostra vita, il nostro unico Salvatore della nostra anima. Qualche giorno fa ho avuto un esperienza particolare, non soprannaturale, precisiamolo, ma comunque qualcosa che mi ha sconvolto. Mi è successo di dire a Gesù che avevo voglia di rilassarmi un pò suonando e che non avevo molta voglia di partecipare all'adorazione eucaristica trasmessa su Tele Radio Padre Pio. Quando hanno inquadrato il corpo eucaristico, mi sono vergognato per aver detto quelle cose e ho capito che Gesù è molto più grande di quello che noi pensiamo. A quel punto ho preferito rinunciare al passatempo e immergermi nell'Adorazione. Ho percepito la presenza reale del Signore. Un attimo prima non mi stavo vergognando di quelle parole, un attimo dopo e cioè quando ho visto Gesù presente nel sacramento dell'eucaristia, mi sono veramente vergognato e addolorato. Ho compreso che Gesù è meritevole di ricevere le nostre attenzioni e di coprire il nostro tempo. Concludo ringraziando con sincerità Enza per la sua bellissima testimonianza che ci apre gli occhi sulla realtà della presenza viva del Signore nel sacramento, bellissimo, dell'Eucaristia.
Un caro e fraterno saluto a voi tutti e buona e santa domenica del Signore.
venerdì 19 febbraio 2010
La Via Crucis: prima e seconda stazione
La Via Crucis
I Stazione
Gesù è condannato a morte
Dal Vangelo secondo Marco (15,14-15)
“La folla gridò più forte: “Crocifiggilo!”E Pilato, volendo dare soddisfazione alla
moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.”
O Gesù, nella notte decisiva per i destini del mondo, tutti ti hanno abbandonato, persino i tuoi discepoli ai quali avevi chiesto: “vegliate almeno un’ora con me” si sono addormentati. Eppure ti avevano seguito, conosciuto, amato, avevano lasciato tutto pur di restare con te. Hai avuto paura, tanto che il tuo sudore “è diventato come gocce di sangue che cadevano a terra”. Anche noi ti abbandoniamo tante volte, Signore, desideriamo seguirti e ci fermiamo dinanzi al primo ostacolo. Ti promettiamo di cambiare vita, ma puntualmente non lo facciamo. La pigrizia, l’indifferenza, diventano padrone della nostra vita e, anziché cercare Te, andiamo alla ricerca dei piaceri del mondo. Eppure tu ci perdoni ogni volta e ogni volta ci apri di nuovo il tuo cuore. Insegnaci o Signore a vivere con te la nostra vita, a non aver paura del mondo perchè tu sei con noi. Aiutaci ad amarti come tu hai amato, a non vergognarci di essere tuoi sostenitori, anche quando ci condannano e ci deridono come hanno fatto con te.
II Stazione
Gesù è caricato della croce
Dal Vangelo secondo Marco (15-20)
“Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo”.
O Gesù, come ti hanno ridotto gli uomini per i quali stavi dando la vita. Deturpato, bastonato, umiliato ti hanno caricato del peso della croce che in silenzio hai sostenuto. Sfigurato nel tuo dolce viso e coronato di spine hai cominciato la salita al Calvario pensando al dolore arrecato alle persone che ti amavano e che ti vedevano come un agnello condotto al macello. Signore, quante volte ti addossiamo anche le nostre croci perché le consideriamo difficili da sopportare. Il peso che tu hai sostenuto in silenzio per noi diventa impazienza, insofferenza e ci piacerebbe tanto fuggire perché non amiamo il dolore, la solitudine e la sofferenza. Manchiamo dell’amore che hai avuto tu, che ti ha consentito di fare pienamente la volontà del Padre. Signore, aiutaci ad amare la croce, ad accettarla in silenzio, donaci l’amore per fare la volontà di Dio e trasforma le nostre sofferenze in gioia facendoci comprendere che la croce è purificazione, lavacro, salvezza per i nostri peccati.
giovedì 18 febbraio 2010
Buona Quaresima
La Quaresima
La giornata di ieri ci ha dato la possibilità di pentirci e di presentarci dinanzi a Dio con il cuore penitente e le ceneri sul capo, e soprattutto con il buono proposito di combattere il male in questo periodo e di convertirci al Vangelo, come ci chiede Gesù.
La Quaresima coincide con il periodo in cui Gesù ha combattuto il male e le sue tentazioni nel deserto. Il Nostro Signore ha resistito alle tentazioni per quaranta giorni, e alla fine ha sopraffatto satana il quale ha dovuto allontanarsi da Lui. Bene, noi dobbiamo fare esattamente come Lui.
Gesù stesso ci dà la strada per affrontare il male e adesso è arrivato il momento di seguire quella strada. Facciamo che questo periodo sia il nostro periodo di rinascita, di lotta e alla fine di redenzione. Rinate in Cristo aderendo a Lui, lottate con il male e prendete sulle vostre spalle la vostra croce ed infine vedrete che il giorno santissimo di Pasqua, quando festeggerete la Risurrezione del Cristo, voi potrete anche festeggiare la vostra redenzione.
Il cammino è insidioso e tortuoso, ma è un giusto cammino che culmina con la Pasqua di Resurrezione: e questo ci deve ricordare che tutti noi siamo chiamati a vivere in virtù della speranza della Resurrezione di cui Gesù ci ha fatto partecipi, nel momento in cui ha vinto la morte, sacrificandosi in Croce. Abbiamo già vinto: spetta a noi decidere se sedersi alla Tavola del Vincitore o se sedersi alla tavola dello sconfitto. E in questi quaranta giorni, abbiamo la possibilità di dimostrare la scelta che vogliamo fare: la Chiesa ci da tre linee direttrici: preghiera, elemosina e digiuno. E il Vangelo ci dice come fare queste tre cose:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». (Mt 6, 1-6. 16-18)
Non fate queste cose per gloria personale o per farvi vedere dinanzi agli altri uomini: ma fatele nel vostro segreto e nella vostra intimità dove solo il Padre che è nei Cieli può vedere. Questo è il messaggio più importante di questo passo del Vangelo: fare in modo che sia il cuore a guidarci e non la voglia di mettersi in mostra per gloria personale.
Non scoraggiatevi e affrontate questo periodo con forza e serenità, seguendo anche le parole della vergine degli Ultimi Tempi: avete letto le Sue dolci parole? Anche Lei, di cuore vi invita ad affrontare il peccato e a tornare a Gesù, poiché Lui vi ama immensamente: ama immensamente e incondizionatamente, ciascuno di voi. Pensate a quanto amore ha il nostro Signore: chi di noi può dire di amare tutti incondizionatamente?Ascoltiamo dunque la Parola di Dio e mettiamola al centro della nostra vita, soprattutto in questi giorni propizi. Rialziamoci insieme e incamminiamoci verso la Pasqua di resurrezione. Tutti insieme.
mercoledì 17 febbraio 2010
QUARESIMA
Messaggio per la Quaresima
Come sapete, oggi entriamo ufficialmente nel periodo noto come Quaresima. La Quaresima è uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica, e altre chiese cristiane, celebra lungo l'anno liturgico. È il periodo che precede la celebrazione della Pasqua, dura quaranta giorni, ed è caratterizzato dall'invito insistente alla conversione a Dio. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione a celebrare la Pasqua che è il culmine delle festività cristiane. Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico. È anche il periodo in cui i catecumeni vivono l'ultima preparazione al loro battesimo.
E il primo passo è proprio il Mercoledì delle Ceneri: quest'oggi siamo chiamati per chiedere perdono a Dio per tutti i peccati che abbiamo commessi, presentandoci a Lui con la cenere sul capo, che dimostra la nostra fragilità e il nostro essere cenere.
Vi presentiamo, in onore all'inizio del periodo quaresimale, il discorso tenuto dal Santo Padre Benedetto XVI, per la Quaresima 2010:
La giustizia di Dio si è manifestata
per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22)
Cari fratelli e sorelle,
ogni anno, in occasione della Quaresima, la Chiesa ci invita a una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici. Quest’anno vorrei proporvi alcune riflessioni sul vasto tema della giustizia, partendo dall’affermazione paolina: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).
Giustizia: “dare cuique suum”
Mi soffermo in primo luogo sul significato del termine “giustizia”, che nel linguaggio comune implica “dare a ciascuno il suo - dare cuique suum”, secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo. In realtà, però, tale classica definizione non precisa in che cosa consista quel “suo” da assicurare a ciascuno. Ciò di cui l’uomo ha più bisogno non può essergli garantito per legge. Per godere di un’esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente: potremmo dire che l’uomo vive di quell’amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza. Sono certamente utili e necessari i beni materiali – del resto Gesù stesso si è preoccupato di guarire i malati, di sfamare le folle che lo seguivano e di certo condanna l’indifferenza che anche oggi costringe centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine -, ma la giustizia “distributiva” non rende all’essere umano tutto il “suo” che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio. Nota sant’Agostino: se “la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio” (De civitate Dei, XIX, 21).
Da dove viene l’ingiustizia?
L’evangelista Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: “Non c'è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male” (Mc 7,14-15.20-21). Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?
Giustizia e Sedaqah
Nel cuore della saggezza di Israele troviamo un legame profondo tra fede nel Dio che “solleva dalla polvere il debole” (Sal 113,7) e giustizia verso il prossimo. La parola stessa con cui in ebraico si indica la virtù della giustizia, sedaqah, ben lo esprime. Sedaqah infatti significa, da una parte, accettazione piena della volontà del Dio di Israele; dall’altra, equità nei confronti del prossimo (cfr Es 20,12-17), in modo speciale del povero, del forestiero, dell’orfano e della vedova (cfr Dt 10,18-19). Ma i due significati sono legati, perché il dare al povero, per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo. Non a caso il dono delle tavole della Legge a Mosè, sul monte Sinai, avviene dopo il passaggio del Mar Rosso. L’ascolto della Legge, cioè, presuppone la fede nel Dio che per primo ha ‘ascoltato il lamento’ del suo popolo ed è “sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto” (cfr Es 3,8). Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato: chiede giustizia verso il povero (cfr Sir 4,4-5.8-9), il forestiero (cfr Es 22,20), lo schiavo (cfr Dt 15,12-18). Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia. Occorre, in altre parole, un “esodo” più profondo di quello che Dio ha operato con Mosè, una liberazione del cuore, che la sola parola della Legge è impotente a realizzare. C’è dunque per l’uomo speranza di giustizia?
Cristo, giustizia di Dio
L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25).
Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.
Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.
Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore.
Cari fratelli e sorelle, la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti l’Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 30 ottobre 2009
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martedì 16 febbraio 2010
Inno alla Carità di San Paolo
Richiesta di aiuto
«Desidero incoraggiare non solo i cattolici, ma ogni uomo di buona volontà - ha detto il Papa -, in particolare quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione e nelle diverse istituzioni, ad impegnarsi nella costruzione di un futuro degno dell'uomo, riscoprendo nella carità la forza propulsiva per un autentico sviluppo e per la realizzazione di una società più giusta e fraterna». Il Papa ha spiegato che «la carità è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici».
Queste sono state le parole del Santo Padre Benedetto Xvi, pronunciate la scorsa Domenica, in occasione della visita alla Caritas di Roma. Papa Benedetto XVI si è soffermato sull'importanza della carità e si è rivolto, non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà, affinché tutti possano essere parte, allo stesso modo, di una società fraterna e giusta che, dunque, presuppone una giusta distribuzione dei beni ed un aiuto costante a favore del fratello in difficoltà.
Non abbiamo mai nascosto l'intento principale della nostra Vigna, insieme all'evangelizzazione costante: e cioè la carità. Purtroppo, siamo una Vigna in costruzione: abbiamo piantato i primi tralci, ma c'è bisogno di tempo, affinché questi tralci possano crescere e divenire Vigna. Per questo lavoro, abbiamo bisogno di operai, quelli che il Santo Padre ha definito necessari ed indispensabili («Senza volontari non si fa niente», ndr). Confidiamo nel Signore e sappiamo che questi operai li troveremo strada facendo e grazie a loro, potremo costruire una Vigna reale che si prodighi a favore del più debole, sacrificando anche la propria vita, in nome di quella carità che Gesù Cristo ha seminato nei nostri cuori.
L'altro giorno, abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto, da parte di un uomo che vive in Brasile. Ci siamo commossi per questo uomo e per il fatto che la nostra Parola fosse addirittura giunta in un Paese così lontano da noi. Purtroppo, non siamo in grado ancora di rispondere a questo tipo di richieste perchè non disponiamo di fondi necessari. Per il momento, l'unica cosa che possiamo fare è fare da promoter a questa richiesta di aiuto che ci è giunta, sperando che qualcuno di voi, che è nella possibilità, possa dare il suo aiuto, seppur piccolo. Ecco la richiesta che abbiamo ricevuto:
“Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.” Matteo 25,40
Il mio nome è Garcia.
Io vivo nella città di Fortaleza, Ceará, Brasile.
Io Sono all'età di 50 anni. A questa età nel mio paese, l'uomo è considerato vecchio per il mercato del lavoro formale (un peccato). Io sono un padre di 02 figli, di Pietro, 15 anni, a 1 anno di istruzione di base (scuole pubbliche) e Bruno 18 anni, la Facoltà di Teologia, UECE (università pubbliche), nella seconda metà del corso. Io non sono un lavoro formale per oltre sei anni. Con la crisi globale è peggiorata la mia situazione. Io Chiedo la donazione del Libro: Titolo Per una ecclesiologia pneumatologica. Il Concilio Vaticano II e una proposta sistematica Autore Cislaghi Gabriele Editore Glossa Editore Edizioni EAN 9788871051666 2004.Sarei grato se potesse darmi un piccolo aiuto di 50 €.
(Se potete aiutarmi con i soldi si prega di inviare il libro. E 'molto importante.)
Ho cercato di trovare in diverse comunità in Brasile, ma senza successo.
Sarà una benedizione per me e la mia famiglia. Io Non può permettersi. Il denaro è essenziale per l'approvvigionamento di cibo. Io vivo in una casa in affitto.
"Dio vi benedica e mantenere la Virgen"
Con Gesù e Maria in preghiera
Garcia
Il mio indirizzo: Antonio Garcia de Oliveira Neto
Via: José Vilar, 3005
Apt 602 °
Quartiere: Dionisio Torres
Località: Fortaleza
Stato: Ceará
Codice postale: 60125001
Brasile