V domenica Tempo Ordinario
1/ “Ahimè sono indegno, ma …eccomi, manda me”…
I testi di questa domenica vertono sulla vocazione.
Prima lettura: il Profeta Isaia dice : “ eccomi manda me”, dopo essere stato purificato dal tizzone ardente e dopo aver riconosciuto la sua indegnità.
Seconda lettura: San Paolo ai Corinti : “ Vi ho trasmesso anzitutto quello che anch’io ho ricevuto”. Quindi Paolo è un messaggero chiamato a trasmettere un annuncio che viene da oltre, cioè la morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo che, in ultimo, si è rivelato anche a lui. Fatto confermato dalle molteplici apparizioni che Paolo elenca: addirittura a più di 500 discepoli riuniti assieme, molti dei quali ancora vivi. L’avvenimento ha dunque una portata e importanza storica, con tanto di testimoni oculari che possono testimoniare essendo ancora in vita.
Il Vangelo ci parla della pesca miracolosa che l’evangelista Giovanni situava dopo la risurrezione di Gesù.
2/ Un giorno come nessun altro…
Per gli apostoli quello era un giorno come tanti altri, con le stesse ordinarie occupazioni di sempre,
nel luogo delle solite vicende quotidiane: il lago di Tiberiade. Ma ecco che ,di colpo, diviene un giorno come nessun altro perché LUI improvvisamente li raggiunge.
E li raggiunge lì, dopo una lunga e faticosa notte in cui sono falliti tutti i tentativi di pesca fruttuosa, notte di pesca, ma ancor più notte di speranza, di smarrimento , di assenza del Maestro.
“E’ allora che Gesù si presenta alla riva per salvarli dal naufragio della speranza. E si presenta alla nostra riva, a noi discepoli di oggi, per salvarci dalla nostra lunga e faticosa notte. E si presenta all’alba per salvarci dallo smarrimento dovuto alla Sua assenza, e inondare con la sua luce, ogni ombra del nostro cuore ridandoci la certezza della sua presenza.
E’ Lui che si presenta per primo ( “ non voi avete scelto Me, ma io ho scelto voi”), che si fa vedere, toccare, come per assicurare che è ben vivo, anzi è il vivente. “E’ un irrompere di Lui come avviene in ogni chiamata, in ogni conversione. Non siamo noi a raggiungere Lui; è sempre Lui che raggiunge noi” (Mons.Bruno Forte).
3/ Dopo che il gallo del fallimento cantò…
“Gettate la rete a destra...” I pescatori di mestiere sanno bene che non è l’alba il momento in cui i pesci abboccano; se non hanno preso niente durante la notte, inutile tentare ancora. Ma se è LUI che lo dice, allora sì che bisogna gettare le reti! Sulla sua parola e SOLO sulla sua parola! Senza Gesù il fallimento è completo, ma con LUI, il Maestro dell’impossibile, l’impensabile diventa possibile. Prima ci vuole però il fallimento affinché capiamo che tutto possiamo se c’è Lui sulla nostra riva, e niente possiamo se Lui non c’è. Solo allora non corriamo più il rischio di attribuire a noi stessi un merito che è solo Suo. Anche per noi come per Pietro, ci vuole il gallo del fallimento che canti, per ricordarci che è in Lui che dobbiamo riporre tutta la nostra fiducia e non nelle nostre misere forze e capacità.
· 4 / Chi non Lo ama, non Lo riconosce
“Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro “E’ il Signore”. Ecco la seconda tappa di ogni apparizione pasquale: dopo averlo incontrato LO RICONOSCONO. Si riconosce COLUI che si ama. E più lo si ama, più lo si riconosce. Infatti il primo a riconoscerlo è stato Giovanni, il discepolo prediletto. “Ma nessuno osava chiedergli chi sei?”. Gli Apostoli sentono bene che il loro Maestro non è più soltanto l’Uomo di Galilea che camminava con loro sulle strade di Palestina e sulle strade di ogni uomo alla ricerca della verità, ma è il Figlio del Dio Altissimo, il Signore della vita. La pesca è talmente abbondante da dover ricorrere ai compagni che sono sull’altra barca. E allora Pietro si getta ai piedi del Maestro dicendo :” Allontanati da me che sono un peccatore. E il Signore lo rassicura dicendogli che d’ora in poi non dovrà più occuparsi dei pesci, ma degli uomini. La sua missione d’ora poi consisterà nel lavorare per la gloria del Signore e riempire le reti di figli di uomini.
Wilma Chasseur (http://www.incamminocongesu.org/)
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