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domenica 14 febbraio 2010

GUAI E BEATITUDINI

Anche oggi, la Vigna presenta il commento al Vangelo della Domenica, contributo della nostra sorella Wilma.

6^ Domenica tempo ordinario 


1/ Pagina difficilissima
Eccoci alle prese con una difficilissima pagina di Vangelo –il discorso delle beatitudini– che fa risaltare la dissonanza e la dissomiglianza nelle quali ci troviamo rispetto ad essa e ci mostra come viviamo agli antipodi di quanto qui ci viene proposto. Discorso controcorrente ed in assoluto contrasto con la mentalità dominante del “carpe diem”, dell’afferra l’attimo fuggente cibandoti di effimero e spremendo ”beatitudine” da ogni bene (o male) di consumo, abbeverandoti a pozzanghere torbide che si esauriscono ancor prima che tu abbia potuto attingervi scoprendo poi che erano solo chimere ingannatrici e miraggi traditori.
L’uomo, attingendo ad esse, crede di placare le sue fami, ma si accorge ben presto che –come diceva Dante– “la bestia, dopo il pasto ha più fame di prima!” O come diceva san Giovanni della Croce:” Il gusto di un bene finito, può al massimo, stancare l’appetito”.
Contro questa mentalità del “divertissement” a tutti i costi abbiamo come unico efficace antidoto il discorso delle beatitudini, nuova legge proclamata da Gesù Cristo sul monte, come sul monte era stata proclamata l’antica legge. Beati i poveri, gli umili, i tribolati, gli afflitti e i perseguitati.

2/ Ma chi le vuole questa beatitudini?
Ma chi le vuole queste beatitudini? Certo è promessa una ricompensa, ma solo al futuro (“saranno consolati, saziati”, ecc) mentre noi vogliamo tutto subito. Chiediamoci sinceramente: chi tra di noi si augura una sola di queste beatitudini? Eppure l’esperienza dimostra che la felicità sta da quelle parti, e che la disperazione sta dove c’è il surplus di tutto.
Ma vorrei soffermarmi sulla prima di queste beatitudini. “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”. Qui, contrariamente alle altre, la ricompensa non è al futuro, ma al presente. Qui non si dice “beati (…) perché SARANNO consolati, saziati, ecc.”, ma ”beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”. Subito! Non si era mai visto dei poveri che avessero addirittura un regno! E che regno! E ce l’hanno subito (qui c’è proprio tutto subito), e lo hanno appunto in quanto poveri. Se fossero ricchi, non ce l’avrebbero per niente, né ora, né in futuro, né mai!

3/ Tutto è nostro…
Ma chi sono i “poveri in spirito”? Sono quelli che contano totalmente su Dio e non mettono la loro fiducia in loro stessi o nei beni materiali. Non costruiscono la loro vita, né progettano il loro futuro senza far riferimento a Colui che ha dato loro questa vita e questo futuro. Non vogliono realizzare un loro progetto, ma vogliono aderire al progetto che DIO ha su di loro. Non fanno la loro volontà, ma quella di Dio. Ecco perché hanno subito il regno dei cieli: perché il loro punto d’appoggio non è la terra, ma il cielo e nella misura in cui fanno la volontà di DIO, Dio stesso fa lo loro volontà.

E possono dire a ragione con san Giovanni della Croce: ”Miei sono i cieli, mia è la terra” e tutto l’universo è mio perché in Dio ho tutto. Avendo il cuore distaccato da tutto possono ben dire che il loro tesoro è il tutto, cioè DIO e, come dice Gesù: “Là dove è il tuo tesoro lì sarà anche il tuo cuore”.

Wilma CHASSEUR 

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