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martedì 2 febbraio 2010

LA CONTROVERSIA DEL CROCIFISSO

Il 3 novembre 2009 la Corte europea dei diritti dell’uomo – organismo con sede a Strasburgo che deve far rispettare l’omonima Convenzione per conto del Consiglio d’Europa – ha emesso una sentenza che condannava l’Italia per la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. Pronunciandosi su un caso specifico – il ricorso di una cittadina italiana di origini finlandesi contro l’esposizione di un crocifisso in una scuola media del suo paese di residenza, Abano Terme –, la Corte estese indebitamente il raggio d’azione della sentenza sostenendo che «la presenza del crocifisso, che non è possibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli alunni di ogni età come un simbolo religioso» disturbando «gli alunni atei o quelli che praticassero altre religioni, specialmente se appartenessero a minoranze». Il ricorso era già stato respinto dal Tar del Veneto e poi dal Consiglio di Stato con la decisiva sentenza dell’11 febbraio 2006. (Avvenire)

 

Abbiamo deciso di interessarci di questo argomento importante perché il ricorso del Governo è in questi giorni, quasi pronto. vorrei sapere quale è la pericolosità di cui si parla e soprattutto quale pessimo esempio Esso dia. Se non sbaglio, il Crocifisso inteso come simbolo religioso, insegna l'uomo solo ad amare il prossimo e sacrificarsi per gli altri. E' questo un pessimo esempio? Dire di aiutare gli altri? O non è piuttosto un pretesto per eliminare il Crocifisso definitivamente dagli occhi e quindi dal cuore delle persone?

Si parla di pericolosità, ma quale pericolo c'è in un semplice Crocifisso? Quale è dunque questo enorme pericolo? Semmai il pericolo è che il Crocifisso, nelle aule, rimanga l'ultima cosa integra, visto che quasi tutte le scuole sono a rischio crollo. Quindi mi preoccuperei di più della salute fisica degli studenti che della pericolosità di un Crocifisso, che a detta loro (cioè di atei) è solo un oggetto. Un oggetto inanimato può spaventare davvero così tanto?

E' davvero incredibile, comunque, come questo fatto abbia attirato così tanta attenzione: con tutti i problemi del nostro Paese, ci si è puntati come dei bambini, sul fatto che il Crocifisso non può stare nelle aule. Di questo passo, scommetto che diventerà un problema pure portare al collo una catenina rappresentante il cattolicesimo. E questa voi la chiamate laicità? Non è piuttosto intolleranza religiosa verso di noi cristiani? Laicità vuol dire tolleranza, non intolleranza. Riflettete su queste parole e sul loro significato intrinseco. Il fondamento della sentenza europea è la laicità dell'Europa. Ma, come detto, laicità non va intesa come ateismo, o come laicismo, ma semplicemente come tolleranza e rispetto. E il Crocifisso non lede alcuna norma, non lede alcun diritto, non manca di rispetto a niente e a nessuno. Esso è parte della nostra cultura, delle nostre radici e come tale deve avere il rispetto che gli compete. E se qualcuno non lo può tollerare, si faccia un esame di coscienza perché vuol dire che forse è la sua coscienza che gli dice che dopotutto, quel Crocifisso rappresenta davvero qualcosa. E questo vale per non cristiani e per atei. Dicono che la colpa sia dei musulmani, ma io non credo perché essi mostrano rispetto verso di noi e dopotutto riconoscono Gesù Cristo come profeta di Dio. Allora chi è che manovra da dietro le quinte? Non sarà mica qualche ateo o qualche servo di satana che sta lavorando per piano piano toglierci tutto ciò che possa ricordarci Dio? Magari in un tentativo di scristianizzazione dell'uomo? Non sarà che satana sta lottando per eliminare e rendere vano il sacrificio di Gesù Cristo? Per cui non dobbiamo permetterlo così noi non dobbiamo aspettare queste cose per svegliare le nostre coscienze assopite.

E’ lodevole che molti si siano stretti intorno al Crocifisso nelle aule, ma prima che nelle aule, il Crocifisso deve stare nel nostro cuore. A cosa serve difendere un simbolo se poi quel simbolo non lo seguiamo o lo disconosciamo quotidianamente? Dunque, difendiamo le nostre radici, la nostra vita, sia all’esterno e sia, principalmente, all’interno perché è lì che Gesù viene prima di tutto. Nei giorni seguenti, analizzeremo anche il ricorso del Governo, ma per ora fermiamoci qui. Sperando che non si debba più sentir parlare di cose simili e di non assistere ad uomini che si rifiutano di lavorare in luoghi dove è esposto il Crocifisso, dimostrando solo un carattere di intolleranza e di mancanza di rispetto verso la nostra stessa cultura.

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