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domenica 3 ottobre 2010

Credere oltre la speranza


XXVII domenica tempo ordinario

Il Vangelo di oggi è tutto imperniato sulla fede. Ma a che serve credere? Il mondo direbbe: a niente, né a far soldi, né a far carriera, né ad aver successo, anzi! Se ne fa benissimo a meno, e si sta meglio facendone a meno... Eppure è proprio questo mondo, più che mai ateo praticante, che dimostra di non poter vivere senza credere in qualcosa: o negli oroscopi, o nei maghi, o nelle previsioni del tempo, o nei vari santoni di turno. Le sette aumentano e pullulano di nuovi adepti, proprio perché la gente ha più che mai bisogno di agganciarsi a qualche “credo”, magari il più strampalato e il più anti religioso che ci sia, ma sempre “credo”.

• 1) Metti la freccia giusta!...

“Le sette sono la risposta sbagliata a una sete giusta” (P. Isoardi) Ecco la conferma che nell’uomo -in tutti- c’è una sete profonda e una ricerca spirituale che, se non si orienta verso DIO, si orienta necessariamente verso qualcos’altro. Si mette la freccia sbagliata …
Ma perché la gente si allontana dal Vangelo e dalla vera fede? Le risposte sono sicuramente molteplici e differenziate, ma una preponderante, certamente è perché il Vangelo viene trasmesso, non come buona novella, ma come un codice della strada: non devi far questo, non devi far quello. Cioè i mezzi diventano un fine. Dobbiamo invece riscoprire prima il fine a cui siamo chiamati, cioè l’amicizia con Dio che è una vera beatitudine fin da quaggiù, e poi i mezzi si prenderanno con gioia, per raggiungere quel fine stupendo.

• 2) …e guarda la cima…

E’ come quando si sale in montagna: se a tratti s’intravede la cima stupenda e splendente, si riprende a salire con più slancio, ma se si vede sempre e solo la salita e la fatica, è perfettamente scoraggiante continuare a salire.
Già san Tommaso d’Aquino, che era un fine pedagogo, aveva iniziato il suo trattato sulla morale, non parlando dei precetti e dei divieti, ma della beatitudine finale che ci attende, e che è meravigliosa. L’annuncio del Vangelo è forse ancora troppo malato di moralismo. Si continuano a dare risposte a domande che non vengono mai poste! “Non devi fare questo, devi evitare quello” E chi lo chiede più cosa deve o non deve fare? Quello che viene chiesto è invece: perché dobbiamo farlo, o meglio per CHI? Quando Gesù dice: ”Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso”, l’accento della maggior parte dei commentatori, sarebbe sicuramente sul “rinunci a sé stesso” (= la morale) e svilupperebbe tutta una teologia della croce, ma quanti si soffermerebbero sulla prima parte “venire dietro a Me?” Dobbiamo riscoprire che la nostra fede è basata su una Persona e non su una morale! La legge non ha mai salvato nessuno! Non è osservando la legge che ci si salva, ma osservando Cristo! La buona novella del Vangelo è il volto splendente di Gesù, icona visibile del Dio invisibile, non “devi fare questo e non devi fare quello”. Prima devo centrarmi su Cristo, che deve finalizzare tutti i miei atti, e poi osserverò i precetti in modo perfetto, perché lo farò per amore suo e non per l’osservanza ad una legge.

• 3) Basta un granello di senape

Contare sulla legge poi, è non essere persuasi che la salvezza è gratuita e che l’amore di Dio ci viene donato ben prima che lo meritiamo! La fede è una virtù teologale e quindi ha DIO per oggetto; per cui si appoggia sulla forza stessa di Dio, che tutto può anche nei casi più disperati. Lui è “le maitre de l’impossible” i limiti glieli mettiamo noi quando manchiamo di fede. “Se aveste fede come un granello di senape”... Diciamo anche noi come Pietro “Credo Signore ma aumenta la mia fede” e “perdona ciò che la mia coscienza teme, ed aggiungi ciò che la mia preghiera non osa sperare”, come dice la bellissima preghiera di apertura di questa settimana.

Wilma CHASSEUR

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