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venerdì 8 ottobre 2010

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Undicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia una inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici": "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio:

Un'opera che sfiderà i secoli

Padre Pio, ha sottolineato padre Mariano Paladino, aveva una grande fiducia in Dio e diceva: «La Provvidenza non bisogna precederla, ma affiancarla». Fu questa la radice dalla quale trassero linfa, in varie riprese, le numerose opere sociali da lui ispirate, che mirarono innanzitutto a rispondere ai bisogni della gente di San Giovanni Rotondo, ma che poi si allargarono a una miriade di persone.
La prima realizzazione nella quale il cappuccino si impegnò direttamente, con l'aiuto della locale Congrega di carità, fu la trasformazione dell'ex convento delle Clarisse nell'ospedale di San Francesco. L'inaugurazione fu fatta da Padre Pio nel
gennaio del 1925, ma il terremoto del 1938 provocò gravi danni ai locali e la struttura dovette chiudere.
Il desiderio del Padre di rispondere ai bisogni sanitari della popolazione del Gargano non era però venuto meno, e i suoi più stretti collaboratori e figli spirituali lo sapevano. Si sviluppò così l'idea di un altro ospedale, di dimensioni più ampie del precedente. Nella cella di Padre Pio, la sera del 9 gennaio 1940, il medico Guglielmo Sanguinetti, il farmacista Carlo Kisvarday e il veterinario Mario Sanvico raccontarono al Padre che avevano creato un comitato per la fondazione della nuova clinica.
Come ha narrato lo stesso Sanvico nel Diario di quei giorni, Padre Pio li ascoltò con attenzione e poi disse: «Da questa sera ha inizio la mia grande opera terrena. Benedico voi e tutti coloro che doneranno alla mia opera, che sarà sempre più bella e più grande». Quindi, frugando nella tonaca, ne estrasse una moneta d'oro, che gli era stata donata per la sua carità, ed esclamò: «Anch'io voglio offrire il mio obolo».
La seconda guerra mondiale costrinse a rimandare l'avvio dei lavori, nonostante fosse già disponibile l'area per la costruzione, un terreno del demanio concesso alla signorina Maria Basilio per un'opera di beneficenza, situato a pochi passi dal convento cappuccino. Lo stesso luogo, quasi come una singolare profezia, dove Camillo de' Lellis - che fonderà l'ordine religioso ospedaliero dei Camilliani e sarà poi proclamato santo - si era convertito il 2 febbraio 1575.
Finalmente, il 16 maggio 1947, veniva benedetta e posata la prima pietra e, tre giorni dopo, alcuni operai davano i primi colpi di piccone. Ma, se gli eventi militari e la crisi economica avevano fatto perdere sette anni di tempo, proprio gli aiuti post bellici fecero decollare l'opera. Provvidenziale tramite fu la giornalista britannica Barbara Ward che, giunta per curiosità a San Giovanni Rotondo, restò colpita da don Giuseppe Orlando, il sacerdote amico di Padre Pio che dirigeva i primi lavori di sterro e che ha lasciato scritto nelle proprie memorie:
«Domandò proprio a me: "Che cosa fate?". E io risposi: "Una grande clinica". "E che denaro vi occorre?". Sparai allora una bomba: "400 milioni". "E chi paga?". "Chi passa paga". E la signorina passò e andò dal Padre».
Al cappuccino la donna chiese di pregare per la conversione del fidanzato, il comandante Jackson, dal protestantesimo al cattolicesimo. Il dialogo le sembrò, al momento, troppo generico: «Se il Signore vuole si convertirà», disse Padre Pio; e alla domanda: «Ma quando?», si sentì rispondere: «Se il Signore vuole, anche adesso». Quale fu la sua sorpresa quando, tornata a Londra, il fidanzato le raccontò che si era fatto battezzare, praticamente in contemporanea con il suo viaggio a San Giovanni Rotondo.
Dopo che la Ward gli raccontò quel che le aveva detto don Orlando, Jackson, che era consigliere dell'Unrra (un organismo assistenziale delle Nazioni Unite), riuscì a far deliberare un consistente stanziamento. Fra diversi alti e bassi, la mattina del 26 luglio 1954 venne aperto il poliambulatorio, dotato di pronto soccorso, medicina generale, pediatria, otorinolaringoiatria, odontoiatria e laboratorio di analisi cliniche, mentre il 10 maggio 1956 entrò in clinica il primo ammalato.
Pochi giorni prima, il 5 maggio, il Padre aveva così descritto, nel discorso d'inaugurazione, la Casa Sollievo della Sofferenza: «Città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche e insieme ordine ascetico di francescanesimo militante. Luogo di preghiera e di scienza, dove il genere umano si ritrovi in Cristo crocifisso come un solo gregge con un sol pastore». A chi gli osservava che era troppo lussuosa, Padre Pio replicava:
«Se fosse possibile, la Casa la farei d'oro, perché il malato è Gesù e tutto è poco quello che si fa per il Signore!».
L'Ordine cappuccino preferì non entrare nella gestione della Casa Sollievo, temendo di non essere in grado di sostenerla economicamente dopo la morte del Padre. Così Padre Pio nominò la Santa Sede, con un testamento firmato l'lì maggio 1964, «erede universale di tutti i beni mobili e immobili». Al cardinale Domenico Tardini, che gli fece chiedere dal commendator Angelo Battisti che cosa sarebbe accaduto dopo la sua scomparsa, Padre Pio rispose: «L'opera sfiderà i secoli».
Nel frattempo, su sollecitazione di Padre Pio, varie altre opere sociali erano state realizzate negli anni Cinquanta: la cooperativa di consumo «San Francesco d'Assisi» (1955), il centro assistenziale «Santa Maria delle Grazie» (1956), le scuole materne francescane «Santa Maria delle Grazie», «San Francesco d'Assisi» e «Pace e Bene» (1956-1958), il centro di addestramento professionale «San Giu seppe Artigiano» (1958). E nel contempo, il 1° luglio 1959, venne consacrata anche la nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie, che integrò l'antica chiesina conventuale, edificata nel 1629. Mentre è ormai prossima l'inaugurazione del santuario progettato dall'architetto Renzo Piano, proprio alle spalle del convento cappuccino.

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