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venerdì 22 ottobre 2010

Padre Pio - Sulla soglia del Paradiso - Tredicesimo appuntamento

Torna l'appuntamento con la biografia che tratteggia una inedita "storia di Padre Pio raccontata dai suoi amici": "Sulla Soglia del Paradiso" di Gaeta Saverio:

IV

Dio, Gesù e Spirito Santo

Un "altro Cristo" come san Francesco

A Cleonice Morcaldi, che gli domandava: «Che cosa devo chiedere a Dio per voi?», Padre Pio rispose: «Ch'io sia un altro Gesù, tutto e sempre Gesù». La tensione spirituale nella quale il cappuccino era costantemente immerso aveva infatti come termine di paragone san Francesco d'Assisi, che i contemporanei del Trecento definivano alter Christus, un altro Cristo.

Per Padre Pio il richiamarsi a Gesù non era mancanza d'umiltà, bensì serena consapevolezza del proprio stato e della missione affidatagli dal Signore. Lo sapevano bene anche i suoi figli spirituali, tanto che al professor Gerardo De Caro non parve strano quanto gli accadde un giorno nel quale il frate era a letto ammalato: «Il professor Attilio Massa ed io entrammo nella sua cella solo per sa­lutarlo. Nel commiato gli dissi con l'amico: "Il Signore sia con voi . Ed egli rispose: "E io con voi Allora pensai che Padre Pio parlasse davvero come alter Christus».

«Viva Gesù! Questa è la parola interiore sotto cui dobbiamo vivere e morire», scriveva nel 1917 il Padre, poco dopo aver iniziato il definitivo ministero che si sarebbe protratto per cinquant'anni a San Giovanni Rotondo. Ed era così elevato il suo amore a Cristo, da farlo prorompere - secondo la testimonianza del dottor Francesco Di Raimondo, che narra un episodio avvenuto il 7 settembre del 1956 - in un frammento di vera poesia teologica: «E valsa la pena che l'uomo portasse le conseguenze del peccato originale, dal momento che questo ha provocato l'incarnazione di Cristo». Per questo non appare come una semplice osservazione scherzosa quanto si legge sulla sua cartella clinica del maggio 1959, alla voce professione: «Portatore di anime a Cristo»!

Uno degli studiosi dei suoi scritti, padre Melchiorre da Pobladura, ha sintetizzato in sei aspetti la spiritualità cristocentrica di Padre Pio: Gesù ideale di vita cristiana; Gesù modello nel quale tutti devono rispecchiarsi; Gesù vivo nei suoi misteri; Gesù sempre con noi; il Cuore divino di Gesù; Gesù nell'Eucaristia. Proprio Gesù Sacramentato era al centro della sua devozione, come testimonia la preghiera di comunione spirituale, composta da sant'Alfonso Maria de' Liguori, che Padre Pio recitava ogni sera: «Gesù mio, credo che voi siete nel santissimo Sacramento. Vi amo sopra ogni cosa e vi desidero nell'anima mia. Poiché ora non posso ricevervi sacramentalmente, venite almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io vi abbraccio e tutto mi unisco a voi; non permettete che io mi abbia mai a separare da voi». «Guardate Gesù, e non me», era l'ordine che rivolgeva ai devoti che si voltavano verso di lui mentre pregava. E se quando lui usciva dal confessionale era in corso la celebrazione eucaristica in qualche altare laterale, racconta padre Marcellino lasenzaniro, alla gente che faceva ala al suo passaggio tentando di toccarlo o chiedendogli la benedizione si rivolgeva con fermezza dicendo: «Si sta celebrando la Messa: state voltando le spalle a Gesù Sacramentato».

Era così grande l'amore di Padre Pio per l'Eucaristia, che a padre Alberto D'Apolito, quando nel 1922 si vociferava del trasferimento da San Giovanni Rotondo, confidò di sentirsi estremamente tranquillo, perché «dovunque andrò troverò Gesù Sacramentato, un pane da mangiare, un panno per coprirmi». E a suor Maria Francesca Consolata -che si lamentava per alcuni problemi in ospedale, dicendogli: «Me ne scapperei davvero da Casa Sollievo, se non fosse per Gesù e per voi» - Padre Pio rispose con dolcezza: «E quello che dico sempre anch'io, figlia mia... Credi tu che starei qui se non fosse per Gesù?».

La sua identificazione con Cristo raggiungeva talvolta livelli impensabili, come attesta una straordinaria esperienza di don Pierino Galeone mentre stava per ricevere la comunione: «Padre Pio si mise davanti a me e, prendendo fra le dita la particola, la guardava con tanta intensità da tenerla per un bel po' ferma. Con mia sorpresa, vidi chiaramente cambiare le sue sembianze in quelle di Gesù. Era di statura normale, in abiti sacerdotali, occhi sereni, volto dolce, labbra con cenno di sorriso. Aveva una trentina d'anni, capelli biondi e lunghi, barba discreta e ben ordinata, occhi azzurri, volto ovale e bello. Vidi muovere quella mano, dapprima immobile, che teneva fra le dita la particola, avvicinarsi lentamente alla mia bocca e dire "Questo è il mio corpo". Aprii la bocca e presi la particola: ancora le sue sembianze erano quelle di Gesù. Poi abbassai il capo, chiudendo gli occhi in raccoglimento. Quando li riaprii, vidi Padre Pio riprendere le sue sembianze con semplicità e passare oltre con disinvolta naturalezza».

L'invito a vivere nella gioia di Gesù Cristo faceva il pari con la sollecitazione che Padre Pio rivolgeva ai figli spirituali «a non dare mai luogo nel vostro cuore alla tristezza... poiché essa impedisce la libera operazione dello Spirito Santo». Che cosa intendesse dire, lo spiegò alla nobildonna Raffaelina Ce-rase: «Lasciate che lo Spirito Santo operi in voi, abbandonandovi a tutti i suoi trasporti, e non te­mete. Egli è tanto sapiente, soave e discreto da non causare che il bene. Quale bontà di questo Spirito Paraclito per tutti, ma quale per voi massimamente che lo cercate».

Di fatto, per Padre Pio la consapevolezza che l'anima è il tempio dello Spirito Santo aveva come immediata e logica conseguenza la necessità per ogni cristiano di «non dar luogo al nemico di farsi strada per entrare nel nostro spirito e far contaminare questo tempio». Come concreto aiuto in tal senso, un semplice ed efficace suggerimento: la preghiera allo Spirito Paraclito affinché illumini «intorno a tre grandi verità specialmente: che ci faccia conoscere l'eccellenza della nostra vocazione cristiana; che ci illumini intorno all'immensità dell'eterna eredità a cui la bontà del celeste Padre ci ha destinati; che ci faccia penetrare il mistero della nostra giustificazione, che da miseri peccatori ci trasse a salute».

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